Le grandi biografie: Gandhi (settima parte)

L’ultima immagine di Gandhi, prima di essere imbustato per uso personale.

Il 30 gennaio 1948, a New Delhi, mentre si recava nel giardino per la consueta preghiera ecumenica delle ore 17, Gandhi viene assassinato con tre colpi di pistola. E questo parrebbe metter fine ad una biografia demenziale che si sta trascinando da settimane.
Invece.

Nathuram Godse, un fanatico indù radicale (oppure un prodotto dietetico a base di erbe? Votate!), toglie la vita al Mahatma.

Prima di sparare, Godse si piega in segno di reverenza di fronte a Gandhi, che apprezza ma avrebbe preferito ricevere poi delle pastarelle non al piombo.

Seguendo le volontà di Gandhi, le sue ceneri furono ripartite tra varie urne e disperse nei maggiori fiumi del mondo, pronunciando le parole che Gandhi aveva richiesto: “ecologisti: sucate
Due milioni di indiani assistettero ai funerali, del resto non è che avessero molto da fare, a meno che non consideriamo lo spostare le mosche attività sociale.

Il 30 gennaio 2008, in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, sono state versate nel mare davanti a Mumbay le ceneri contenute nell’unica urna non ancora svuotata: Gandhi approfittò di quella occasione per lanciare un ultimo saluto, compreso solo dall’Uomo Sabbia.

Cosa ci lascia Gandhi? A parte una miriade di errori circa la corretta ortografia del suo nome (Ghandi, Gandi, Gandhy, Jimmy il Fenomeno), l’esperienza del Mahatma è stata di grande importanza per l’intera umanità.

Gandhi riservava un giorno della settimana al silenzio perché era convinto che il parlare rompesse la sua pace interiore. Egli così chiamava uno dei suoi testicoli: “pace interiore”. L’altro invece era “armonia del cosmo”. Grazie a questo escamotage gran parte delle sue volgarità vennero tradotte in insegnamenti elevati.

Gandhi rinunciò ai rapporti sessuali all’età di 36 anni diventando totalmente casto sebbene sposato, pronunciando, secondo la tradizione induista, i voti di brahmacharya, secondo un ideale di consapevolezza e armonia spirituale. Un po’ come Platini, quando si ritirò nel pieno del suo vigore fisico, evitando il declino.
La moglie condivise con lui questa scelta. Con lui, eh.

C’è poi tutta la storia del suo essere vegetariano.
Ma questa biografia ha scassato non poco le palle e la faccio finita qua.
Proprio come Platini.

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L’intera saga di Gandhi, rielaborata e rimbecillita, qui:

Parte 1Parte 2Parte 3Parte 4Parte 5Parte 6Parte 7

E la garanzia?

Verona: trovata statuetta della Madonna che non piange.
Lacrime, sangue: niente proprio. Neppure spingendo l’apposito pulsante sulla schiena. Malfunzionante anche il colpo di karate.
La comunità sgomenta si interroga: “è difettosa?”, “è un falso?”, “è un vero?”, “piangi perdìo”.
Si indaga tra i fornitori di Madonne: sembrerebbe che quella partita abbia tutta lo stesso difetto: a contatto con la popolazione non accade niente. A nulla serve diminuire ulteriormente il livello culturale dei fedeli o irretirli con minacce di fiamme eterne: si stanno facendo scaltri, ‘sti bifolchi. E protestano.
In serata comunicato ufficiale della diocesi locale che dovrebbe placare gli animi annunciando le prossime liquefazioni: del sangue di San Gennaro e della residua credibilità di queste menate.

50%. Per difetto.

Secondo una ricerca un partner su due tradisce l’altro.
E spesso lo fa con quello dell’altra coppia che non tradisce.

Le grandi biografie: Gandhi (sesta parte)

Qual è il legame tra Gandhi e questa ragazza? Ma soprattutto: ce ne fotte qualcosa?

Nell’estate del 1934 ci saranno tre tentativi di assassinio di Gandhi, che miracolosamente schiverà tutti e tre gli sputi.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale (1939) Gandhi offre un appoggio morale non-violento allo sforzo di guerra britannico, che apprezza molto ma inspiegabilmente preferisce puntare sui bombardieri.

Gandhi però fa marcia indietro e dichiara che l’India non può partecipare a una guerra il cui scopo sia la libertà della democrazia, affermando al contempo che avrebbe contribuito alla guerra solo se gli inglesi avessero proposto un piano per riconoscere agli indiani la libertà. Per questo viene insignito della tessera “io ti dò se tu mi dai”, consegnatagli da un giovanissimo e sconosciuto Clemente Mastella. 

Il governo britannico non cede. Gandhi intensifica le sue richieste di indipendenza organizzando grandi manifestazioni non violente di protesta, che però si riveleranno inefficaci vista la poca incisività della telepatia. 

Gandhi viene arrestato. Patisce le più grandi disgrazie affettive; il suo consigliere di 42 anni Mahadev Desai muore per un arresto cardiaco, così come sua moglie Kasturba, stesso attacco. La cosa fa balenare sospetti a Gandhi, soprattutto con il terzo misterioso arresto cardiaco che gli infligge la perdita più grave, quella del suo amatissimo orsacchiotto di pezza (Il Signor leprotto). 

Per reazione, Gandhi digiuna per 21 giorni, che è un po’ come rifare la punta alla matita se buchi una gomma in autostrada, ma lui era fatto così. 

Gandhi viene rilasciato il 6 maggio 1944 per poter essere sottoposto ad un’operazione: è gravemente ammalato di dissenteria. Voi non immaginate quanto un uomo tanto minuto possa così tanto scacazzare. Le guardie carcerarie sì. 

Malgrado la violenta repressione abbia portato in India una calma relativa, alla fine del 1943 il movimento “Quit” riesce a fermare il sistema operativo India. 

La pessima riuscita di questa battuta nerd priva di ogni credibilità l’aggancio al passaggio successivo, costringendo lo scrivente ad una complicatissima manovra diversiva. Che si concretizzerà nell’inserire l’immagine a capo di questo pezzo. 

Il nuovo Primo Ministro britannico Clement Attlee (succeduto a Churchill) annuncia che il potere verrà trasferito in mano agli indiani, aggiungendo alla lettera moltissimi smileys tristi. 

Gandhi annuncia allora la fine della lotta e circa 100.000 prigionieri politici vengono liberati. Finalmente possono morire di fame e stenti fuori dal carcere. 

Il Regno Unito decide di concedere la piena indipendenza alla sua colonia e, il 24 marzo 1947, profumi di quart’ordine vengono diffusi in tutti i discount dell’impero. 

Dopo l’indipendenza si creano forti tensioni politiche tra Pakistan e India, oggi per fortuna completamente risolte. Qui dovete sforzarvi di immaginare la faccia della Iena Enrico Lucci mentre fissa la telecamera. 

Il 13 gennaio 1948, all’età di 78 anni, Gandhi inizia il suo ultimo digiuno a Delhi. Chiede che la violenza tra le comunità cessi definitivamente. Il digiuno, stranamente, non li convince. 

A questo punto Gandhi smette il digiuno bevendo un succo di arancio. Storiche le sue parole: “due stuzzichini?” 

[continua]

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Le grandi biografie: Gandhi (quinta parte)

Gandhi mentre percuote un bambino che l’aveva chiamato “pelato”.

In poco tempo Gandhi diventa il leader del movimento anticoloniale indiano, e nel 1921 diventa il presidente del Partito del Congresso. Il possedere tre televisioni l’avrebbe senz’altro favorito ma la sua forza sta proprio nel riuscire a farne a meno. La cosa non attecchirà dappertutto.
 
Gandhi allarga il suo principio di nonviolenza al movimento Swadeshi puntando all’autonomia e all’autosufficienza economica del paese, attraverso l’utilizzo dei beni locali. Ma il colera non ha un gran riscontro sul mercato.
“Swadeshi” significa “autosufficienza” dell’India dall’economia inglese, ed è tuttora rimasta una parola del tutto campata in aria.

Inizia così il boicottaggio dei prodotti stranieri, in particolare di quelli inglesi, primo tra tutti lo humor britannico, come quello di questa battuta, che infatti non vedrà mai la luce in India.
 
Nel febbraio 1922 nella città di Chauri Chaura un corteo di manifestanti, provocato dalla polizia britannica, reagisce furibondo massacrando e ardendo vivi ventidue poliziotti. Che per questo rifiuteranno le tradizionali foto di rito con i turisti.

Gandhi il 10 marzo 1922 viene arrestato e processato con l’accusa di sovversione. Si dichiara colpevole e chiede il massimo della pena: pessimo momento per applicare la psicologia inversa. Viene condannato a sei anni di prigione. Ne sconterà solo due per un errore di conteggio delle lineette disegnate sulla parete della cella.

Gandhi si astiene dal provocare agitazioni durante la maggior parte degli anni venti, preferendo risolvere i problemi con il dialogo e i rottweiler.
Moltiplica anche le iniziative contro la segregazione degli intoccabili, l’alcolismo, l’ignoranza e la povertà. Nulla da fare per risollevare le sorti della Sambenedettese.

Nel marzo del 1930 intraprende una campagna contro la tassa del sale e contro tutte le becere battute su quanto fosse salata.
Questa campagna, una delle più riuscite della storia dell’indipendenza non-violenta dell’India, viene brutalmente repressa dall’impero britannico, che reagisce grattando via tutto il sale dai crackers (già danneggiati dal trasporto a mezzo elefante, vedi parte 2).

Durante il suo periodo europeo, Gandhi visita anche l’Italia dove incontra, tra gli altri, Benito Mussolini, che dopo le fallimentari campagne di Grecia ed Abissinia tenta di conquistare almeno quel mingherlino. Sarà l’ennesima disfatta.

Gandhi torna in India nel 1932 e viene di nuovo arrestato. Pessima, pessima idea quella di dire ad un poliziotto di Chauri Chaura “ha da accendere?”. Gandhi intraprende in carcere un digiuno ad oltranza per protestare contro il provvedimento del governo MacDonnald, circa la scelta di eliminare i cetriolini dai Big Mac.

Nel 1934 Gandhi si ritira dalla vita politica ma continua forte il suo impegno civile presso il locale bocciofilo.

[continua]
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Indietro non si torna

Parlavo con un amico di sinistra, che mi diceva di un discorso che l’ha scosso dentro, l’ha toccato nella sua voglia di riscatto, nell’orgoglio, un discorso di ritrovata coesione politica, di unità di intenti e ideali, cose che sarebbero piaciute a Berlinguer. Quando gli ho chiesto che discorso avesse sentito mi ha detto: “Una cosa su un canale di Murdoch, detta da Travaglio”.

Sì, è finita.

NSFW (mah…)

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Se non riesci a leggere questo avviso, per lo stesso motivo, ti invito a protestare con la tua azienda e a comunicarle che non sei ancora pronto a questi paradossi.
Se non riesci a leggere neppure questa cosa sui paradossi ti invito a protestare con la tua azienda per averti fatto perdere la possibilità di godere di questo splendido aggancio logico-linguistico.
Se, ancora, non riesci a prendere conoscenza neppure della sopra riportata autoreferenziale dichiarazione, cazzi tuoi.

Per tutti gli altri, diamo un senso a questa santoriana censura:

Le grandi biografie: Gandhi (quarta parte)

Gandhi prima della svolta pacifista.

I primi grandi successi di Gandhi si realizzano negli anni 1917-1918, quando finalmente vince un orsacchiotto di pezza alla fiera del paese (lo chiamerà “Signor leprotto” per via della forte miopia che già lo limitava fortemente nel quotidiano) e si aggiudica la gara come ultimo arrivato a “Mister maglietta bagnata” durante la consueta immersione purificatrice nel Gange. Nel Champaran organizza la disobbedienza civile di decine di migliaia di contadini senza terra (oggi definiti semplicemente “abitanti di città”) che sono costretti a coltivare l’indigofera, la pianta da cui si ricava l’indaco, la rosa purpurea (per il colore rosa) e la viola, la pianta da cui si ricava l’omonimo strumento musicale.

Gandhi crea un’organizzazione di volontari e col loro aiuto inizia una campagna costruzione di scuole e di ospedali. Pochi giorni più tardi si renderà conto che la solidità degli stecchi dei ghiaccoli incollati non è il massimo.

L’autorità locale tenta di processarlo ed il culmine della crisi viene raggiunto quando Gandhi viene arrestato dalla polizia per «turbamento dell’ordine pubblico» (avevano pubblicato una panoramica delle sue arcate dentarie), ma l’accusa viene ritirata grazie all’efficacia dell’azione di Gandhi e alla presenza di centinaia di migliaia di manifestanti nei pressi del tribunale. Era in effetti il mese della prevenzione dentale.

Gandhi raccoglie una grande quantità di dichiarazioni scritte dai mezzadri ma non saranno efficaci, tutte quelle “X”.

Finalmente l’autorità locale prende atto dell’esistenza del problema ed istituisce una Commissione, alla quale partecipa Gandhi, col compito di indicare una soluzione. La trovano nella ineluttabile volontà di un dio crudele e vendicativo, e tutti concordano sul non luogo a procedere.

Quasi contemporaneamente, Gandhi apprende che i contadini del Kheda non ce la fanno a pagare le imposte a causa di una grave carestia. Gandhi si scassa un po’ il cazzo e si stravacca sul divano a vedere Inter-Amritsar. “Una partita di merda”, commenterà più tardi.

Il 18 marzo 1919 viene approvato dal governo britannico il Rowlatt Act, che estende in tempo di pace le restrizioni di libertà entrate in vigore durante la guerra. Nessuno può più circolare liberamente per le strade e anche l’uso della Playstation è fortemente limitato (questo scatena ancora più gli animi, essendo uscita l’ultima versione di SuperMario pochi giorni prima). La Sony decide di posticipare l’uscita della Playstation per limitare questo paradosso temporale e crearmi un problema narrativo non da poco.

Gandhi si oppone con uno spettacolare hartal, uno sciopero generale della nazione con astensione di massa dal lavoro, mutuato dai COBAS italiani, ancora non costituiti ma già in grado di cacare il cazzo anche oltre confine.

Gandhi viene arrestato. Scoppiano disordini in tutta l’India, tra cui il massacro di Amritsar durante il quale le truppe britanniche uccidono centinaia di civili e ne feriscono a migliaia. Si scuseranno con un comunicato ufficiale due giorni dopo dicendo “hanno cominciato loro, uffa.”

I rapporti ufficiali parlano di 389 morti e 1000 feriti, mentre altre fonti descrivono il deserto del Gobi ma c’era confusione in questura quel giorno.

Dopo questo massacro Gandhi espone la sua posizione in un toccante discorso nel quale evidenzia il principio che la violenza è malefica e non può essere giustificata. Poi picchia la moglie per un caffè malriuscito.

[continua]

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Luoghi (ristretti) comuni

Decido di cambiare palestra, per vari motivi. Primo giorno. Entro. L’ambiente è in effetti squallidino ma forse dipenderà dalla giornata uggiosa. Nessuna ragazza, solo giovani esaltati che parlano di metodologie di allenamento, anabolizzanti, tecniche di esecuzione degli esercizi. Sto un’oretta e mi rendo conto che non è entrata nemmeno una ragazza. Doccia e via. Il giorno dopo stessa solfa: stessi ragazzini e niente donne. Stavolta mi rivolge la parola uno, mi pare gentile. Si chiacchiera un po’ e gli chiedo scherzosamente se fosse una palestra per soli uomini. Non mi risponde. Neppure quel giorno presenze femminili. Doccia e via. Un paio di giorni dopo: allenamento, chiacchiere e – ovviamente, zero donne. Ora sono in due a scherzare con me e me li ritrovo anche nello spogliatoio. Chiedo anche a loro se si prevedano ingressi femminili di tanto in tanto ma mi guardano come se avessi calpestato una suora. Quando parte Y.M.C.A. capisco diverse cose.
Per domani prevedo una corsa all’aperto.