Buoni propositi per l’anno nuovo

Partecipare più attivamente a campagne sociali, animaliste, vegane, No-TAV, PRO-Life, No-Life, PRO-lasso, Anti casta, Insieme ce la faremo, Siete solo quattro sfigati, Sì ma siamo convintissimi, Bah, Liberiamo il Tibet, Liberiamo le Pussy Riot, Non sapevo fossero in Tibet, No, che c’entra, Abbassiamo il prezzo della benzina, E come?, Boh, tu indignati e poi vediamo, Ok, Attraversiamo a nuoto lo Stretto, Fa freddo aspettiamo luglio, Grande idea,  Adottiamo un bambino in Uganda, Guarda che non ho voluto figli perché mi rompo il cazzo e adesso devo andare a cercarne uno in Uganda?, Sei un insensibile, Scusa ma tu l’hai adottato? No ma che significa? Rispetta le donne, Mi ha messo le corna la troia, Tu rispettala comunque, Ma che si facesse inculare da un Mammuth, Sono estinti, Ecco vedi? Adotta un Mammuth, E dove lo metto se vivo in 40 mq?, Soppalca, Aboliamo L’IMU, Puliamo i monumenti dalle cacche ma contemporaneamente non turbiamo la sensibilità dei piccioni, Lasciamo la mancia, Spegniamo le luci, Ma così non vedo un cazzo, Eddai sii propositivo, Usa il deo roll tuo, Timbra il biglietto, Vai a piedi, E allora che cazzo dovrei timbrare? No dicevo così tanto per fare conversazione, Accarezza un bambino, Non così, pedofilo, Dì ti voglio bene a tua mamma, È morta, Scusa non lo sapevo, Tranquillo, Agita prima dell’uso, Metti in ordine prima di uscire, Aiuta una vecchietta ad attraversare, L’ho fatto ma mi ha detto che non doveva attraversare manco per cazzo, Sì ma tu chiediglielo prima, Non versare petrolio in mare, Non sono mica una petroliera, Scusa, dal culo mi sembrava.

Cercare, trovare, autostop

C’è un quadro da appendere. Cerco il martello: è certo nella cassetta degli attrezzi. Cerco una ragione per la quale io possegga davvero una cassetta degli attrezzi: non la trovo, non ci penso. Cerco la cassetta, è certo nello stanzino. Cerco lo stanzino: questo so esattamente dov’è. Trovo lo stanzino, trovo la cassetta, dentro non c’è il martello. Cerco nella memoria, so dov’è. Ma solo la memoria: del martello nessuna traccia. Cerco la ragione per cui un martello sia fuori dalla sua cassetta. La trovo: sono un coglione. Chiedo conferma: “Sì, sei un coglione”. Cerco qualcuno che non sia d’accordo. Non lo trovo. Forse è insieme al martello. Cerco a caso il martello, non ho idea di cosa fare. Cerco alternative al martello ma mia moglie non è d’accordo. E comunque il suo cranio non mi pareva il top. Cerco alternative all’alternativa principale: niente, anche il mio vicino ha una calotta poco robusta. Cerco un’alternativa ulteriore. La trovo.
Non era poi un gran quadro.

Non aveva gli occhi

Cose vecchie, serie, non me ne vogliate: tornerò a breve con le mie cazzate

(mercoledì, ottobre 15, 2008)
Non aveva gli occhi.

No, non che avesse perso la vista: proprio non aveva gli occhi. Era nato così.

E – la cosa più assurda era proprio questa – nessuno gliel’aveva detto! Né i genitori, che si erano guardati bene dal metter ansia nel loro unico adorato figlio. Né le persone con le quali man mano veniva a contatto nella vita.

Neppure la sua ragazza, con la quale si “vedeva” ormai da tre anni.

Nessuno.

Coincidenze, circostanze paradossali, situazioni non comprese nella loro reale portata, avevano fatto sì che P. non sapesse di avere questo handicap.

Dunque non ne soffriva.

Riferimenti alla vista, a situazioni che avrebbero potuto lasciar intendere qualcosa venivano prontamente riprese, edulcorate.

Parole come “vedere”, “occhi”, “guardare” erano bandite in quella tenuta.
Lui non sapeva cosa fossero, gli occhi. Non ne avvertiva la mancanza come a un cane non mancano i tentacoli.

Era arrivato a trentotto anni così, senza occhi, senza sapere cosa fossero.

Non era mai andato a scuola – i genitori lo istruivano in casa – e mai si era allontanato dalla sua magnifica residenza, nella quale aveva davvero tutto: piscina, palestra, domestici, cani, un maneggio.

Non un campo da tennis però. Né televisione.

Il suo mondo si limitava a quello spazio. Ma lui non ne soffriva perché non aveva coscienza che il mondo fosse più ampio della sua villa. Per lui i confini erano quelli, come per un etrusco le Colonne d’Ercole, come per noi l’universo: non ti stai troppo a far domande su cosa ci sia di là, perché ti hanno insegnato che non c’è alcun di là.

Aveva iniziato a passeggiare fino al muro che delimitava quell’immensa proprietà, a toccarne le pietre. E qualche volta provava ad allungare un braccio, saltare, per vedere se ci fosse qualcosa, ma il muro era alto, troppo alto. Allora camminava per tutto il perimetro: ultimamente era diventata una abitudine. Partiva sempre dallo stesso punto, una piccola crepa all’altezza delle ginocchia, e da lì iniziava il suo percorso che terminava ore dopo. Per tornare esattamente dove era partito.

Ormai conosceva perfettamente quel mondo. Piccolo.
I suoi genitori, preoccupati, si misero in contatto con una ragazza che doveva fingere di essere una nuova domestica ed innamorarsi di lui, così, per distrarlo. Ma – le favole vanno così – lei si innamorò davvero. E lui di lei.

Un giorno di ottobre, mentre lei guardava fuori dalla finestra, si lasciò scappare:

– Belle le foglie che cadono…

– Cosa?

– Niente.

– No, cosa hai detto sulle foglie che cadono?

– Niente, dicevo che sono belle, mi piace quando cadono.

– Ma perché me lo dici ora che siamo in casa?

– Così, ricordavo.

– Ho capito, ma cosa c’è di tanto bello in una foglia che cade da tornarti in mente adesso?

– Non so… è…

– Cosa?

– Ma… non saprei…

– A me una volta è caduta una foglia su una spalla mentre ero seduto sotto la quercia vicino al maneggio ma non è che mi abbia colpito… voglio dire, è una foglia che cade…

– Hai ragione.

Vai a spiegare i colori d’autunno, le sfumature di cielo, i riflessi sulle gocciole di pioggia sui rami.

La cosa sarebbe finita là se non fosse che, qualche giorno dopo:

– Ricordi quella cosa che mi hai detto, sulle foglie che cadono?

– Uh, cosa?

– Che le foglie che cadono sono belle…

– Sì…

– Stavo pensando che una volta mi avevi detto anche che l’autunno era la tua stagione preferita…

– Sì, lo è…

– Mi spieghi perché? Voglio dire, non è meglio l’estate, il caldo…

– Beh, sì, certo, però l’autunno ha un suo fascino…

– Fascino? Ma le stagioni non si distinguono solo per la temperatura e per tutto quello che questo comporta? Neve, caldo, foglie che cadono, erba che cresce…?

– Certo, ma anche perché tutto questo porta una atmosfera diversa…

– Cioè?

– Non so come spiegarti, sarà l’aria, saranno i color…

– Cosa?

– Niente, l’aria…

– No, dopo l’aria dicevi? I color cosa?

– Niente, un lapsus!

– Ti trema la voce.

– No, ti sbagli.

– Cosa sono i color?

– Niente, niente… hai capito male.

– COSA SONO I COLOR?!

– … Colori…

– Colori?

Stettero tutta la notte a parlare dei colori, e poi delle luci, e dell’orizzonte.

Le nuvole poi, quante ore a descrivere le nuvole…

P. scoprì quel giorno di avere gli occhi.

Di lei.

Racconto di Natale 2012: testimoni d’un amore, n.43

Non era solo passione. Era mania, ostentazione anzi.

Massimiliano (a volte le omonimie) era uno di quelli che aveva bisogno di sfoggiare sempre l’ultimo “qualcosa”: telefonino, automobile, abito. E questa sua fissazione la proiettava anche in ambiti che con gli status symbol non c’entravano affatto. La corsa.
Non era appassionato di running per salute ma gli piaceva mostrare il suo fisico fasciato in tutti i modi possibili. Così aveva comprato tute aderenti, magliette a tessuto tecnologico, scarpette che manco Star Trek.
Per questo, quando fu ritrovato riverso su una panchina, con la lingua di fuori, stroncato da arresto cardiaco, il fatto che non indossasse quelle sue Mizuno Wave Creation (perché lui chiese al commesso “le scarpe più fighe per correre”), peraltro personalizzate con le sue iniziali, “M.Z.”, insomma,
l’essere trovato scalzo colpì molto, tanto da non far escludere, se non dopo l’autopsia, che a causare quel decesso non fossero state cause naturali.
La moglie, Adele, restò così improvvisamente sola, priva di un sostegno che comunque non fu mai davvero tale a livello di presenza, di capacità di donarsi, con lui sempre sotto i riflettori e il resto a far da spettatore plaudente.

Era sempre stata lui, la primadonna.

Quelle scarpe così tecnologiche erano adesso trofeo di un barbone, cui la vita aveva tolto tutto e che per un attimo si era trovato nel posto giusto al momento giusto. Il tempo per sfilarle a chi non ne aveva più bisogno. E fuggire via.

Ma cosa se ne fa un barbone di scarpette running, abituato a vivere nella sporcizia e per di più sotto Natale, quando il freddo ti morde i piedi e hai bisogno di ben altro per non congelare?
Così decise di scambiarle in mensa con un cartone di Tavernello ed un panettone del discount, con Andreas, l’ecuadoregno appena arrivato in cerca di fortuna.

Non parlava molto Andreas, nessuno sapeva nulla di lui. Scambiava cose con cose, questo solo.
E quando, per puro volere del caso, si ritrovò a passeggiare proprio nello stesso parco che per ultimo aveva visto quelle scarpe ai piedi di Massimiliano, da subito non capì perché quella donna lo fissasse tanto insistentemente. E perché proprio i suoi piedi.

– Chi ti ha dato queste scarpe?! Parla!
– Eh? Signora… io…
– CHI?!

Iniziarono a parlare, raccontarsi, spiegarsi.

Sembra una di quelle favole di Natale, ma è tutto vero. Andreas iniziò ad avere una storia con Adele. Cominciarono anche a progettare, a parlare di futuro.
Fino a che Andreas, un giorno, non fece più ritorno a casa.
Adele non seppe più nulla di lui: sparito completamente.

Fu una settimana di inferno per Adele: ancora una volta aveva perso il suo uomo, e stavolta senza nemmeno sapere più nulla del suo destino.

Non resse stavolta e provò a togliersi la vita nella sua vasca da bagno, proprio accanto alle scarpe, quelle scarpe, che lui aveva lasciato là in un angolo.

Quando Andreas, ad una settimana dalla sua scomparsa tornò, con le carte in mano per quella che doveva essere la sorpresa di Natale per il suo amore – il nulla osta, le carte del tribunale, tutti i permessi per il matrimonio – dopo essere volato nella sua terra ed essere tornato il prima possibile, crollò, ginocchia a terra, nel vedere il suo amore esanime nella vasca, che stringeva a sè proprio quelle scarpe, in un ultimo, disperato gesto d’amore.
Andreas però si accorse che non era finita. Adele respirava, seppur flebilmente. La sollevò e corse giù per le scale, e fino all’ospedale. E lei che teneva sempre strette al cuore quelle scarpe.

Sì, ci fu il lieto fine. Lei si salvò e quelle scarpe rimasero in quella casa a testimonianza della forza dell’amore, che tutto può e tutto supera.

Un simbolo, tanto inusuale per racchiudere sentimenti così grandi. Ma non è poi questo a rendere la storia tanto meravigliosa?

Chi non desidererebbe adesso guardare quelle scarpe, possederle anche?
Io non ho resistito e sono riuscito a venirne in possesso – non chiedetemi come. Per me erano troppo importanti.
E sì, è solo un caso che avessero le mie stesse iniziali – buffa la vita.
Ma adesso penso sia arrivato il momento di condividere anche con altre persone queste emozioni.

Novanta euro trattabili, praticamente nuove, no perditempo.

Io, lei, le olive. E il cavallo, certo

Nell’immagine, una pozzanghera

Saliva le scale con la stessa sicurezza, lo stesso portamento, la stessa grazia con cui saliva le scale.
(Se bisogna fare paragoni è bene essere precisi).
Era qualcosa di incredibile, so che mi crederete. Oppure risolvete questo paradosso.
Quando poi apriva bocca attivava una serie di muscoli, tra cui il massetere, il temporale e lo pterigoideo che le consentivano questo, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Le stavano addosso, sempre. Ma è questo che fanno, gli abiti.
(Tra poco inserirò una “G”).
Io avevo perso la testa per tutto quello che rappresentava (spettacoli teatrali: faceva l’attrice).
Ma sapevo che non avrei mai potuto raggiungerla, non col mio allenamento.
Cosa avrei dovuto fare? Arrendermi? Sì, molti averebbero fatto così. E pure io: non è che poi mi piacesse così tanto.
Mi dedicai così alla spremitura a freddo delle olive. Certo non era la stessa cosa. Ma neppure adottare un cavallo lo sarebbe stato.
La spremitura delle olive ha un fascino tutto suo, sapete?
Lo sapete?!
G
In poco tempo diventai espertissimo: Tondello, Arnasca, Gentile, Leccino. Non avevano più segreti per me.
Ma anche li avessero avuti, erano solo olive, Cristo!
Smettetela di enfatizzare le olive! Io ne sono uscito. E mi ha aiutato tantissimo il cavallo. Sì, ve ne ho parlato sopra. Ero indeciso se chiamarlo Furia o Alfredo Scannamela.
Alla fine pensai che non avrebbe comunque risposto e non lo chiamai.
Ma Alfredo Scannamela è un bel nome, per un cavallo. Pensateci quando ne adotterete uno.
Lo presi a grandezza naturale.
(?)
Era di razza Gypsy Vanner: praticamente si spostava sempre mentre nitriva “Volare”.
Era un gran cavallo ed io lo adoravo.
Solo… non riuscivo a smetterla di fare confronti col mio vecchio amore: le olive.
Il mio cavallo non era extravergine.
Ma io non gliel’ho mai fatto pesare.

 

Il pope e il ricchione

Due gay, addirittura negri, cercano di procreare, vanamente

Il Papa: “Nozze gay una ferita alla pace“.

Oh, sentite, ha ragione. Ha ragione lui. Cioè, basta fare tanto i progressisti di ‘sta minchia. Diciamo le cose come stanno.
Due ricchioni che si sposano feriscono la pace. E’ vero.

“Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita“, dice Benedetto XVI.

Come fai a combattere contro una verità inconfutabile come questa?

Che? Manca l’aggancio tra il matrimonio tra due gay e un attentato alla vita?
E’ perché sei un blasfemo del cazzo. Cristodiddio, ma è così difficile capire che due ricchioni non possono avere figli? E che se non fai figli attenti alla vita? E che attentare alla vita è anche, che so, sparare in testa ad un adolescente che ti chiede la paghetta? E che sparare in testa ad un adolescente che ti chiede la paghetta è una ferita alla pace, benché attività estremamente ludica?
CristoMadonna, sono semplici sillogismi.

Tutti i siciliani sono meridionali. Tutti i calabresi sono meridionali. I siciliani sono calabresi.

Beh? Cosa c’è che non va? E’ logica! Ora qualcosa forse ho sbagliato ma è così.

Come si può pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?“.

Hai ragione, PuttanaEva! Dici cose sacrosante! E non capisco perché ancora qualcuno ti venga contro!
Occorre tutelare chi non c’è! E’ ovvio! Cioè, quei due ricchioni valgono comunque meno di due persone normali, e questo mi pare pacifico. Adesso va chiarito che valgono anche meno di chi proprio non c’è ancora, il nascituro. Perché alla fine è questo che ci sta dicendo il Papa, Madonnadiddio. Il nascituro – cioè un cazzo di nessuno – va assolutamente tutelato.
Siete voi, capre di Satana, a non capirlo! E state a rompere i coglioni con i froci!

Stephen Hawking usa una carrozzella speciale. Zanardi ha vinto una medaglia d’oro grazie ad una carrozzella speciale. Stephen Hawking è Alex Zanardi. Oppure una carrozzella d’oro.

(C’è sempre qualcosa che mi sfugge…).

Che poi con quel messaggio parlava pure di aborto. Cioè, uno che è lungo come un mini ipod, a forma di gamberetto, che non ha manco la quinta elementare e non sa fare di conto e non ha ancora alcuna cognizione su come si faccia a fuggire da un prete, questo va assolutamente tutelato, perdio! E se per far questo si deve calpestare la dignità di una donna, ci vedete un problema? Ooooh! Sveglia! Si parla di femmine! Froci e femmine! Ma ci vogliamo o no dare una regolata? Di questo passo cominciamo a parare il culo pure ai negri, bah.

Basta con quest’intolleranza verso il Papa! Basta! Diciamola tutta! Siete voi intolleranti! Intolleranti verso chi non tollera i froci! E’ tolleranza, la vostra? Volete o no aprirvi al diverso? Predicate bene e razzolate male! Il Papa – che comunque ha ragione a prescindere – dice cose diverse dalle vostre. Rispettatele!
Quando questo ti fa un santo sillogismo voi pronti a gettare merda sul suo camice bianco. E’ una cosa vergognosa e xenofoba. Tra l’altro verso uno straniero.

Gli africani hanno il cazzo grosso. Rocco Siffredi ha il cazzo grosso. Dio che fica Adriana Lima!

Visto che funziona? Sillogismi!

I tentativi di rendere il matrimonio fra un uomo e una donna giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione sono un’offesa contro la verità della persona umana e una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace“, sostiene il Papa. Lo dice lui! Cioè, ma cosa volete di più, è il Papa che lo dice! E il Papa mica dice la prima cosa che gli passa in testa! Questo parla con Dio, DioCristo! Sente la voce di Dio e ce la riporta! Ma come fate ad essere così ottusi?
Ma per sicurezza, siccome il Papa è buono, ti spiega pure perché le cose vadano così: “Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità“.

Cioè, è come nelle dimostrazioni in matematica. Non è che se ne esce e dice una cosa. Ti spiega pure perché. E lo fa proprio nel modo più comprensibile per tutti. Cioè, dopo aver detto una cosa, alla fine aggiunge: “perché sì!“. E dunque è sicuro! Non lo facevamo anche noi da piccoli? E poi questo prende un sacco di soldi per stare là. Oh, mica ci mettono un incapace a dirci quello che dobbiamo pensare!

Il Papa ripete sempre gli stessi concetti. Chi ripete sempre gli stessi concetti rompe il cazzo. Il Papa…

No, i sillogismi a volte non funzionano.

Ma poche volte eh.

Io e Stefania

Dopo Monica conobbi Stefania. Splendida ma aveva un enorme difetto: amava i cani in modo viscerale.
Questa cosa – apparentemente innocua – alla lunga si rivelò devastante per il nostro rapporto. Non si separava mai dal suo curly-coated retriever, una bestia con un nome che mi ha portato via venti minuti di ricerca di razze strane su Google.

Io non ho un buon rapporto con gli animali. Nessun animale, invero. Ne riconosco le qualità ma più spesso dal punto di vista nutrizionale. Per il resto non riesco ad affezionarmi .
Certo, capisco il piacere di avere un cane a pelo lungo se sei in un bosco e hai terminato la carta igienica, ma anche le foglie vanno benissimo, eh.

Comunque quello era un cane fantastico, in effetti. Ma lei era troppo, troppo devota.
Non riuscivamo a trovar tempo per noi.
Già le sue passioni ci portavano via un casino di tempo: scriveva poesie, faceva parapendio, frequentava un corso di inglese avanzato che richiedeva continue trasferte negli Stati Uniti.
Tutte cose che non ti aspetti da un cane pur così intelligente.

Che poi, si dice che altri animali siano ancora oltre. I corvi, per esempio, sarebbero ancora più intelligenti delle scimmie. Beh, si sappia, è una cazzata. Ce n’era uno che tutti davano come geniale: parlava, fischiava.
Ma quando gli ho dato da sbucciare una banana non mi pareva una cima. Impacciatissimo.

Insomma, ci lasciammo a causa del cane.

«Dunque vuoi dirmi che stasera non usciamo perché preferisci stare col tuo cane?»
«Ma gliel’avevo promesso!»
«Promesso?! Ad un cane?!»
«È molto intelligente»
«Beh, lo vedo, ma non esagerare ora…»
«Esagerare? Non sai nemmeno cosa è capace di fare!»
«E cosa vuoi che sappia fare? Leggere?»
«Certo! Guarda! Lo sta facendo ora»
«Guarda che è solo un libro di Fabio Volo»
«Lo fa per prenderlo poi per il culo sulla sua rubrica letteraria»
«Fabio Volo ha una rubrica letteraria?!»
«Certo che no, il cane»
«Vuoi farmi credere che il tuo cane cura una rubrica letteraria?»
«Solo quando non è in giro per convegni»

Andai via. Uscendo il cane mi guardò con aria compiaciuta.
Io non gli diedi soddisfazione.

[Tratto da “UomoMordeCane, il Vaticano smentisce ogni coinvolgimento”, Absolutely Free editore, che viene via con 4.99 euro, manco una pizza e coca, qua >>]

Nuts!*

*In gergo pokeristico indica la mano imbattibile. Altrove significa idiozia. Tipo qua.

[Nato dalla perversione del sublime Mu Ho (Paolo Murgia) e del solito UMC]

Avvertenza per una piena comprensione del pezzo: conoscere la terminologia pokeristica aiuta. Non conoscerla è meglio.

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Netanyahu: Pronto, sono Benjamin. Parlo con Barack?
Barack: Ehi, mi spieghi cosa sta succedendo? Cosa sono tutte quelle bombe? Qua mi stanno facendo una testa così… Lo sai a chi hanno dato il nobel per la pace quest’anno? All’Unione Europea perdio! Io sono meno dell’Unione Europea?!
Netanyahu: Tranquillo, non è successo nulla. E poi chi te lo leva il nobel? Abbiamo solo un problema con Hamas e i palestinesi. Non vogliono accettare che…
Barack: Accettare cosa? Ma questo gioco al massacro dove pensi che porti?
Netanyahu: Il fatto è questo, Barack: questi si nascondono al piccolo buio, e tirarli dentro non è facile.
Barack: Eh?
Netanyahu: A Gaza, per dirti, noi abbiamo lanciato un paio, di missili, che avevamo lì. Nel punto d’impatto c’era 992. Noi con 9J avevamo un tris sul flop.
Barak: Che cazzo dici? Capisco che sia una mano blindata, ma Cristo!
Netanyahu: Blindata mica tanto, Hamas aveva full sul flop secondo l’intelligence, così gli abbiamo fatto raise x3 su delle scuole nelle vicinanze, e loro hanno fatto call all’onu. Call, dico. Non esiste. Dovresti rilanciare in quei casi, lo sa anche Doyle Brunson…
Barak: Su questo concordo. Si deve rilanciare. Ma considera che qua si parla di heads up, che è un altro mondo. Cioè, siamo io e te, Net?
Netanyahu: Certo. Qui c’è solo il mio schiavo loose passivo.
Barak: Non mi interessa delle tue pratiche con Dario Minieri. Ascolta, tu non puoi far arrivare Hamas allo show-down. Saremmo perdenti. La gente sta dalla parte dei deboli, lo sai.
Netanyahu: E che cosa mi consigli allora?
Barak: Il pubblico sta con chi getta la pietra. Io penso che dovresti fare un passo indietro.
Netanyahu: E se lanciassi missili di pietra?
Barak: NONONO! Niente missili perdio! Leggi il manuale di Harrington il volume 3. Che dice?
Netanyahu: E che ne so, è scritto tutto in ebraico. Fammi un sunto, non voglio regalare carte ai palestinesi. Non è meglio se andiamo tutti all-in Gaza?
Barak: Sei già all-in percristo. Vuoi restare corto? Qua abbiamo i media contro e se mi hanno rieletto stavolta è solo perché il repubblicano, Ramones, come cazzo si chiama, era veramente un pollo.
Netanyahu: Ci mettiamo in preflop?
Barak: Mettersi in preflop non significa una mazza ma fa ridere. Ok. Te la senti tu? Di metterti in preflop? Guardami guardami! Che vedi?
Netanyahu: Una cornetta del telefono?
Barak: Esatto. E di che colore è?
Netanyahu: Nera
Barak: Sei in flush draw! Hai capito ora?
Netanyahu: Uhm, quindi a questo punto dovrei mettere in preflop i soldati e lanciare un paio di missili in Iran? Così mentre i media si concentrano lì posso andare a vedere il bluff di Hamas
Barak: E’ un’idea. Hai valutato il tuo bankroll?
Netanyahu: Perdio Barak, siamo ebrei, siamo pieni di bankroll! Non è certo un problema
Barak: NON SI PUO’ ESSERE PIENI DI BANKROLL!
Netanyahu: No?
Barak: Non ora. Ricapitoliamo Se checki puntano, se punti raisano. Questi ci fanno il culo! Devi capire quando foldare. E questo è il momento di foldare.
Netanyahu: Allora secondo te foldo e aspetto che i palestinesi bettino di morte naturale?
Barak: I palestinesi sono morti. O corti. Non betteranno.
Netanyahu: Facciamo così, io consulto ancora una volta la Torah, ne ho una versione semplificata in arabo scritta con la supervisione di Jennifer Tilly: non si capisce una mazza ma ci sono le tette. Così capisco se posso, per un paio di settimane, smettere di bombardare i palestinesi senza essere in colpa verso JWH o quello che è.
Barak: Ma prima che altra versione della Torah avevi? Quella di Negreanu? Quella di Negreanu?!
Netanyahu: No, no, quella di Kasparov
Barak: NO NO NO! QUELLO E’ ULTRALOOSE! Apre con J BANANA ALFIERE IN C4! E’ ridicolo! Ti sei formato con Kasparov! Ora si spiega tutto! CheckYourBets perdio! CheckYourBets!
Netanyahu: Per la barba di Mosè, stavo per farmi inculare. Se pesco il capo del Mossad lo floppo per bene. Facciamo così, vedo di procurarmi una copia decente della Torah, magari in turco, poi ti callo io
Barak: Va bene. Adesso però dimmi se sei underpair.
Netanyahu: Sì sì, mi sono appena alzato. Più underpair di così potrei essere solo nudo.
Barak: Bene. Chiama il Mossad e digli di appoggiarti e mai raisarti, ok?
Netanyahu: Ricevuto, dobbiamo dare l’idea di avere bottom.
Barak: Stai usando termini pokeristici del tutto errati e la cosa rende questa conversazione ulteriormente demenziale. Comunque, quando arrivano i primi missili voi non rilanciate, è importante. Non rilanciate. Aspettate almeno una coppia suited. E tu sai che è impossibile. Picche Picche è solo un esempio, eh. Picche picche. Ripeti con me: picche picche.
Netanyahu: Picche picche. Capito. Non rilancio, li lascio giocare come se non avessi che un j-cetriolo e poi appena settano li nuclearizzo.
Barak: E allora fa’ un po’ cohen cazzo ti pare.

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E buon Natale

Il regalo di Natale scacciacrisi: a 4.99 euro puoi comprare solo questo o una Fiat, fa’ un po’ tu.

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E poi pensiamo al look

– Posso?
– …uh… eh… chi…
– Porca troia, ti sei fatto ieri sera?
– Eh… nono… io…
– Senti, qua dobbiamo darci una regolata. Dobbiamo parlare di quella cosa…
– Ancora?!
– Ancora, sì. Non vedi che sta andando tutto a puttane? I fan ci abbandonano! E tu qua a sbattertene…
– Non possiamo parlarne un’altra volta?
– Non possiamo, no! Adesso rivediamo tutto, tutto! Strategia, repertorio…
– Repertorio? Cos’ha che non va il mio rep…
– Stai scherzando, vero? I soliti quattro-cinque pezzi e via? Pure Carmen Consoli ha più roba di te.
– Non esageriamo adesso… E’ che alla gente piace quella roba e se provi a fare qualcosa di nuovo lo sai come funziona, ti chiedono le solite cose… E poi non ho più gli autori… lo sai…
– Ma quei fan stanno invecchiando ormai. Dobbiamo aprirci al pubblico giovane. Hai dato un’occhiata al pubblico di ieri? Lo stadio era per tre quarti vuoto e per il resto fatto di casalinghe e pensionati. Manco quando Emilio Fede ha presentato il suo partito.
– Magari è stata la serata storta…
– Stessa cosa a Dublino. E Madrid. E Parigi. E Londra. E…
– Ho capito, ho capito… Senti, c’è un’aspirina da qualche parte là sotto…
– Sisi, ecco… Per non parlare degli Stati Uniti. Là non abbiamo proprio mercato. Ce la battiamo solo in sudamerica, ma là la Pausini è fortissima. E Ramazzotti…
– Eh, Ramazzotti. Era pure alla finale di XFactor… ma dico io, come si fa a svendersi così…
– Svendersi?! Quello è un colpo di mercato eccezionale! E’ proprio di questo che parlo! Sono queste le cose che andrebbero organizzate! C’era pure Mika, tra l’altro, a duettare sul palco. Questo va fatto, questo!
– Non venirmi adesso a dire che dovrei andare a XFactor…
– E perché no! Ma il problema è che sono loro che non ci chiamerebbero… Magari partecipare ad un programma giovane, interattivo anche! Ecco, interattività, social network. Ma l’hai visto il nostro sito? Ti sembra web marketing quello? Pare uscito dalle mani di Tim Berners-Lee in persona, tant’è antico.
– Io non ne capisco niente e non me ne frega un cazzo… penso solo a fare al meglio quello che so fare. Per questo vi pago, no?
– Ed io sono qua per questo e per consigliarti. Ma devi attivarti anche tu oppure il tuo nome sarà associato presto a Mauro Repetto.
– Chi?
– Esatto.
– Oh, dai, mi sono rotto. Dobbiamo fare qualcosa, ok. Quella cosa che mi dicevi, là, i social salcazzo.
– Social Network.
– Sisi, dai. Va bene, approvo, che ti devo dire: procedi.
– Partiamo con Twitter, poi ci espandiamo.
– Come ti pare. Hai scelto già un nome da usare là sopra?
– Pensavo @pontifex.