Auguri che non siete altro

Che l’uomo sia un essere progettato per prendersi per il culo si capisce già dalla sua continua smania di trovarsi impegni inutili, di sistemare cose marginali, di dedicarsi ad attività assolutamente imbecilli come il collezionismo, la minuta catalogazione delle cose e la messa in ordine maniacale, dalla casa all’auto, dai cassetti della biancheria alla propria scrivania, in un anelito di iperbolica perfezione, ma di fatto realizzando solo il prontuario compulsivo del Furio verdoniano.

Tutto per occupare la mente, illudersi di poter controllare il flusso del tempo e dell’inesorabile divenire attorno a sé, e sfuggendo così, con questa leggerezza prossima alla pura stupidità, al pensiero della propria certa – e magari vicina – morte.

E ciò che più mi fa e mi ha sempre fatto specie, è sentirmi opporre la solita obiezione: “Eh, ma se uno ragiona così si deprime e basta: non si può mica pensare sempre alla morte”, come se uno scegliesse di essere realista, potesse decidere se ragionare o mettere da parte la realtà, mantenendo comunque onestà intellettuale.

Come se un ateo potesse razionalmente, pascalianamente, scegliere di credere in Dio.

La premessa era sì, che l’uomo è progettato per prendersi per il culo.
Ma questo non vale per tutti. Non vale per me.
Se vedeste il casino che ho in casa mi dareste ragione.
Ma v’immaginate, un ictus mentre state accoppiando i calzini, o mentre state sistemando per colore le mollette della biancheria?
Questa l’ultima immagine lucida della vostra vita?
Bestie che siete.
Meno delle bestie, che di certo non perdono tempo ad allineare statuine, abbinare cravatte, lucidare cruscotti.

Avete mai visto uno gnu lucidare un cruscotto?

Magari con una pelle di daino, che è pure a portata di mano. Invece niente.

Visto che non dico cazzate?

Auguri di buone feste.

“Popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati” (Flaiano)

https://www.redditodicittadinanza2018.it/

500.000 persone abboccano a questo sito “IMPS” con la M. Ok. Facciamo il solito discorso indulgente sul fatto che siano magari persone anziane (ma hanno accesso digitale, qualcosa devono capire, oppure si sono fatte aiutare da qualcuno che dunque deve riuscire a distinguere una roba farlocca così), oppure gente che non ha studiato (ma anche qui le competenze digitali minime le hanno, vivono in questa società, votano – Cristo Santo, votano).

Ditemi voi, è credibile un sistema-paese che porta questi risultati? Cosa ha fallito? La famiglia? La scuola dell’obbligo? O magari un po’ tutto?
Io la butto là: e se fossimo noi, semplicemente un popolo di cialtroni, abituato da sempre ad arrangiarci, con quella subcultura non dello studio ma della furbizia, del compito passato sotto al banco?
E se fosse anche un po’ colpa proprio del vivere in un sistema clientelare, nel quale si trova lavoro per conoscenze e non per meriti?
La sto estremizzando, lo so, col rischio di cadere nel qualunquismo e nel “Signora mia”, ma aiutatemi a capire: cioè, se fosse proprio l’italianità nel senso peggiore del termine, ad aver alimentato, nel 2018, questo possente analfabetismo culturale?

Se io aspetto l’aiutino di qualcuno, sempre, poi magari sono così assuefatto a questo assistenzialismo che non ho manco più gli anticorpi culturali per distinguere vero, verosimile, ridicolo. E un sito così mi appare credibile: c’è il modulino da compilare, all’italiana appunto, e mi danno qualcosa.

È credibile. 

Nasco e già mi ritrovo in un sistema nel quale gli asili non sono per tutti – se hai conoscenze vai nei migliori. A scuola le prime cose che imparo sono le arti dello scopiazzo selvaggio (tutti noi abbiamo i ricordi più dolci e divertenti dell’infanzia e dell’adolescenza legati ai compiti in classe copiati, alle penne Bic riempite con le formule di fisica, alle interrogazioni superate con questo o quello stratagemma). Cresco, cerco lavoro e mi affido non al talento o all’impegno ma alle conoscenze. Lavoro e se posso inculare il sistema lo faccio, dalle mancate fatture agli aggiustamenti di bilancio creativi.

Insomma, essere da sempre immersi in un sistema che non fa selezione, che non screma, che non rallenta chi non merita e che frena chi ha più slancio, alla lunga qualche sfascio lo doveva creare. E ce ne stiamo accorgendo proprio ora che tutto è amplificato dal web, dai social in particolare.
Ora, che c’è possibilità di continuo confronto con altre popolazioni, con altre culture.
Ora, che la globalizzazione è reale e non limitata all’economia.

Voi davvero credete che un sito farlocco del genere, in Finlandia, avrebbe ingannato altrettante persone? E non perché i finlandesi siano più intelligenti: è che c’è una cultura diversa.

Siamo il popolo delle marchette, dei favori, degli intrallazzi e del “C’è un francese, un tedesco e un italiano: alla fine l’italiano è il più furbo”.

Siamo convinti di essere migliori.

E sapete chi lo è più di tutti?

Proprio quei 500.000.

https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/reddito-di-cittadinanza-falso-sito-imps-ci-cascano-in-500mila_3180893-201802a.shtml

Pepperoni conspiracy

Bastano pochi giorni negli USA per capire il motivo dell’epidemia di obesità che affligge gli americani. E non si tratta solo dei soliti Big Mc o delle bibite gassate.

Provate a fare la spesa. Provate a comprare una roba semplice qualunque, che so: mandorle. Ecco, farete una gran fatica a trovare mandorle e basta. Nessun problema invece nel reperire:

  • mandorle al cioccolato;
  • mandorle glassate al caramello salato;
  • mandorle al burro di cocco e granella di zucchero con mini marshmallow incastonati;
  • mandorle al manzo affumicato, parmesan cheese e vino;
  • mandorle allo strutto di uranio, ascella di pescatore e olio motore.

Provate a comprare delle patatine in busta: dappertutto campeggia la dicitura: “naturally and artificially flavored”. Cioè, non basta che invece dell’olio di semi di girasole ci sia l’olio di canola (qualunque cosa sia la canola), non basta che ci siano aromatizzanti naturali: servono pure gli artificiali.

Il latte. Provate a trovare un litro di latte normale. A parte l’unità di misura diversa, ci sono fusti da un gallone che già solo a vederli li battezzi come detersivo, non solo per le dimensioni ma per le etichette colorate, che ci regalano mix micidiali di latte e fragola, latte e noci di macadamia, latte e pizza, latte e fondi obbligazionari JP Morgan.

Persino nei market biologici, dove campeggia dappertutto la scritta “organic” e sulle confezioni ci si affanna a sottolineare la naturale composizione del cibo, la lista degli ingredienti e additivi è inquietante.

Credo che a un certo punto uno entri nell’idea che il cibo debba essere raffinato, lavorato, aromatizzato il più possibile.

C’è dietro una industria alimentare impressionante, una catena produttiva che vive e prospera avvelenando un popolo indolente e privo di cultura alimentare, che vede ovunque prodotti finalizzati a esaltare i sapori e a fottersene delle conseguenze. Ho comprato una ciambella, una di quelle di Homer: mi è sembrato di assaggiare una flebo di Diamox.

I sapori sono finti, e non parlo da italiano esaltato, di quelli pronti a “ma come si mangia in Italia, signora mia”: ogni cibo è pungente, amplificato, parla direttamente con la tua emicrania.

Questo poi si traduce nel successivo problema: i culi.
Culi enormi che crescono sotto i colpi di “sugar added” e “may contain some shit”, culi ingestibili e ridondanti, culi che attraggono lo sguardo già solo per la legge di gravitazione universale, attaccati a gente che per muoversi è ridotta alle macchinine elettriche, così da muoversi agilmente tra scaffali saturi di grassi saturi.

Tutto per esaltare palabilità, sapore, possenza del gusto.

Ma allora non mi spiego il motivo per cui poi tutti girino con in mano un walky cup con dentro una nera brodaglia acquosa.

Sarà straordinario il sapore del cartone.