Careless memories

Iowa, Montana, Massachussetts, Maine, California, Arizona, Nevada, Utah, Minnesota…
Li so, li ricordo. Pure se sono cinquanta. Pure se non sono americano.
Cultura generale, sì, ma preferisco imparare il nome del mio cazzo di vicino che sono vent’anni e ogni volta lo saluto con un impersonale “salve”.
Ora che ci penso, io non ho mai detto niente di più che “salve” al mio vicino.
Ma a tutti i vicini. A tutti in genere. Ma questa è semplice misantropia.
E’ che io non ricordo i nomi delle persone.
Quando c’è il momento cruciale, la presentazione, io switcho e parto in un’altra dimensione: credo il tempo intorno a me acceleri in quel preciso istante, salvo poi tornare a velocità normale una volta terminata la pronuncia del nome del mio interlocutore.
Ecco: in quell’istante io non ci sono.

Lui/lei mi dice: “piacere, ***”
Asterischi. Per me siete asterischi.

– Piacere, mi chiamo ***.
– Piacere mio, caro asterischi… e la signora asterischi come sta? E i piccoli asterischini? Cresciuti, accidenti! Sono quasi dei bei fiocchi di neve ora.
Poi torno immediatamente sulla terra, ma solo quando tocca a me parlare.

La cosa gravissima è che poi lui/lei si ricorda di me.
Mentre io.
Lei: “ciao Max”.
Ed io “ciao… come stai?” (tu, sconosciuta).

Con gli anni ho imparato tecniche di camuffamento della mia amnesia-nomi.
Riesco a condurre una conversazione senza mostrare in alcun modo il mio problema.

– Ciao Max! Da quanto non ci vediamo!
– Carissimo! Hai ragione, è una vita! A casa tutto bene?
– Benissimo! Silvia ora lavora con me e…
– Silvia! Salutamela tanto! Quindi lavorate insieme!
– Già: abbiamo aperto uno studio legale.
– Ah che bello: così sulla targa ci mettete un cognome solo e risparmiate… ahahah!
– Ahahah, vero! Abbiamo la nostra bella targa “Studio legale Maroncelli”.
– Già! Maroncelli
[è fatta].

Poi capita di parlare con una terza persona, che mi blatera qualcosa circa “Sandra Bencivenga” oppure “Fausto Del Casale”… “te li ricordi, vero?”… [manco per cazzo] “certo” io, con la faccia da culo.
Insomma, ho una falla nella mia elica DNA che mi impedisce l’apprendimento in tempo reale dei nomi propri: forse s’accoppia l’adenina con la guanina, ma analmente, oppure escono e vanno direttamente a puttane, o si drogano, non saprei.
Perchè se uno poi mi dice “quello là si chiama Renato Rossi” io da quel momento me lo ricordo! E’ proprio questione di vis a vis: sono le presentazioni dirette che mi fregano.
E’ per questo che adesso giro sempre con un accompagnatore: quando mi si presenta qualcuna, metto lui in mezzo, faccio sì che le presentazioni avvengano per interposta persona, insomma. E poi lui mi ripete i nomi.
Così funziona.
E’ che poi è lui a trombarsele, quel… quel… ma come cazzo si chiama?!

Stanotte è la notte

Corvi neri, alberi bruciati, giovani che correvano nudi, terrorizzati.
Nessun adulto rimasto vivo.
Il sole oscurato da una nube d’ebano densa di pece,
lamenti, orrore dappertutto.
Ho sognato l’apocalisse,
l’odore della morte, crudo, penetrante.
E lei.
Sulla collina, immobile, ad osservare senza espressione alcuna.
Lei.
Orrida, torva. Completamente muta. Per la prima volta.
Il silenzio.
La fine di ogni inizio.
Aveva lasciato l’Averno e cominciato ad infettare il vicino, l’amico, lo sconosciuto, con il suo subdolo gioco perverso.
Dapprima nessuno si era reso conto del pericolo.
E io che urlavo – parevo un pazzo – “è lei! Scappate! E’ lei! E’ la fine!”.
Nessuno ad ascoltarmi.
Urlavano attorno schiere di demoni affamati, col cuore a vista, pulsante e purulento.
Non riuscivo a svegliarmi, sapevo fosse un sogno ma devastava l’anima.
La sua stessa figura tagliava gli occhi.
Era orribile. Scarna come nessun essere umano avrebbe potuto mai. Una voce che non apparteneva se non al Male.
I suoi piedi affondavano nel putrido che lei stesso aveva generato. E da questo prendeva linfa.
Ma solo io la vedevo tale. Per tutti si trattava di una innocua donnina di paese, modesta, dimessa anche.
E vederla su quella collina, imperatrice del male, algida e potente come niente d’umano avrebbe potuto, nessuno la riconosceva.
Il mio sogno, la morte di tutto.
Nessuno è salvo, niente sarà più.
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Oh, Signùr

Oh Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa,
penso che al Mc Donalds non si facciano tutti questi problemi.

Oh Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa,
ma dubito lo sia quello che parla a nome tuo.

Oh Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa,
che poi è lo stesso atteggiamento di mia suocera.

Oh Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa,
l’anno scorso comunque si mangiava meglio.

Oh Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa,
del resto sono a tua immagine e somiglianza.