Le grandi biografie: Gandhi (prima parte)

Bene, ora che mi fregio del titolo di cattivo ho intenzione di iniziare a riscrivere le biografie di altri “Cattivi più temibili della storia”.
Ero indeciso tra iniziare con Hitler, Stalin, Miloševic.
Così ho scelto Gandhi.

Mohandas Karamchand Gandhi, in devanagari “colui che conosce la parola, guida i movimenti e non disdegna un altro quartino” (ma sono solo alla seconda lezione) è stato un politico e filosofo indiano.

Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma, in sanscrito “Mahatma” (confermando così la vicinanza del sanscrito all’italiano, zona Casoria), appellativo che gli fu conferito per la prima volta dal poeta Tagore, quello della terza fila in alto, quarto scaffale Feltrinelli, saccheggiato dalle ventenni in vena di regalini culturali ai loro ragazzi, quando questi utilizzerebbero volentieri quelle pagine come kleenex post-coito.

Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa, che è un po’ in grande quel che fa mio figlio a pranzo.

Con le sue azioni Gandhi ha ispirato molti movimenti di difesa dei diritti civili e grandi personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. Molti però lo ricordano anche per aver influenze negative sul patrimonio culturale: ancora vivi gli esempi di concerti degli U2, le varie reunion di vecchi gruppi dimenticati negli anni ’80, gli appelli di Jovanotti.

In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita è dichiarato festa nazionale. Differisce dai giorni lavorativi perchè si può stare in terra nella polvere di Bombay, come sempre, ma con un simpatico nastrino rosso al braccio. Questa data è stata anche dichiarata Giornata internazionale della nonviolenza dall’ONU, e rappresenta il massimo intervento di questa organizzazione in tema di mantenimento della pace.

Non tutti sanno che il nome Gandhi significa “droghiere”, altrimenti col cazzo che gli avrebbero dato credibilità. “Mahatma Droghiere” in effetti è buffo. La stessa parola “buffo” è estremamente buffa ma questo esula dal discorso su Gandhi. Anche se i baffi di Gandhi li trovo molto buffi.

Nel 1881, all’età di 12 anni Gandhi sposa, con un matrimonio combinato secondo la tradizione indù, Kastürba Gandhi, sua coetanea. Kasturba, con la “K”. Che in devangari si pronuncia come una “M”. Ma sibilata. Controllate su Wimipedia se non ki credete. Gandhi in seguito condannerà più volte “la crudele usanza dei matrimoni infantili” ma si dice si sbattesse le figlie in età prescolare. Almeno secondo l’ultimo dossier di Feltri.

Si trasferisce per studiare a Londra e si adatta in una certa misura alle abitudini inglesi, vestendosi e cercando di vivere come un gentleman. Era veramente un amore col khadi sotto e la bombetta sopra.

Torna in India, vestendosi finalmente come un cristiano. Cioè, voglio dire… avete capito.

Tra gli aneddoti si raccontano quelli del treno a Pietermaritzburg, quando non accettò di passare dal vagone di prima classe in quello di terza classe, come gli fu imposto dalle rigide usanze di casta e dal fatto che in effetti possedesse un biglietto di terza classe.
In seguito prese una diligenza ed il responsabile prima gli vietò di viaggiare all’interno con gli altri passeggeri europei e poi lo picchiò perché si rifiutava di spostarsi sul predellino. Scoprì insomma il piacere della violenza passiva, dando vita al primo movimento sadomaso indiano.
[continua]
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L’intera saga di Gandhi, rielaborata e rimbecillita qui:
Parte 1Parte 2Parte 3Parte 4Parte 5Parte 6Parte 7

Abusate metafore. Abusate, metafore!

Ennesima uscita “naive” di Bossi, sul suo definire “porci” i romani.
Penso che un Paese debba essere governato con la testa, non con i coglioni.
Da noi governano i coglioni.
Poi penso al PD, ai suoi vertici. Lì quel che manca sono proprio i coglioni.
Ma c’è ancora Bersani: cosa non mi torna?

Il + bello d’Italia. Sì, col “+”

INTERVISTATORE – E dunque complimenti! Perchè hai deciso di partecipare al “più bello d’Italia”?

+ BELLO D’ITALIA – Cioè, perchè… per fare una esperienza… cioè tipo che qua ho trovato un sacco di amici e penso che spero proprio che ci scambiamo il numero di telefonino pure dopo che questa esperienza finisce perchè io credo molto nell’amicizia, pure tra gli uomini più belli degli altri, tipo gli operai sporchi e i muratori.

INTERVISTATORE – Ehm, certo… Hobby?

+ BELLO D’ITALIA – La testardaggine… sì… Oddio no! Quello lo devo dire quando mi chiedono i difetti… Mi volevi chiedere i difetti?

INTERVISTATORE – Sì va bene: difetti che ti riconosci?

+ BELLO D’ITALIA – La testardaggine.

INTERVISTATORE – Un pregio invece, un tuo punto di forza?

+ BELLO D’ITALIA – I bicipiti… cioè sicuro. I bicipiti ci tengo molto perchè fanno parte di questa parte del braccio, vedi? E alle donne piace una cifra toccare questa parte del braccio… Ma pure il culo ahahah.. Oddio! Ho detto culo in televisione! Si puo’ dire?

INTERVISTATORE – Beh, ormai è detto…

+ BELLO D’ITALIA – E non si puo’ tagliare tipo i tecnici che tagliano le parti che non vanno bene?

INTERVISTATORE – Veramente siamo in diretta.

+ BELLO D’ITALIA – Oddio, ho fatto la frittata! Ahahah… vabbe’ dai, tanto ormai culo lo dicono pure i bambini…

INTERVISTATORE – Non è comunque il caso di ripeterlo ancora.

+ BELLO D’ITALIA – C’hai ragione. Mi chiedi dei programmi per il futuro?

INTERVISTATORE – Errr… ok: programmi per il futuro?

+ BELLO D’ITALIA – Cioè, c’ho in mente di finire l’università e…

INTERVISTATORE – Ah, l’università. A quale facoltà sei iscritto?

+ BELLO D’ITALIA – No, mi devo iscrivere a settembre, dopo la discoteca, che adesso c’ho troppi cazzi per la testa… Oddio ho detto cazzi! Si puo’ dire cazzi in televisione?

INTERVISTATORE – No, nemmeno…

+ BELLO D’ITALIA – Oddio, vabbe’ scusate tutti, pubblico. Posso fare un saluto?

INTERVISTATORE – Faccia il saluto…

+ BELLO D’ITALIA – Cioè, saluto il Vanni, il Cicci che stava male di stomaco, il Trudino, le cinciallegre dello studio Iacone, la Mamy, il Papy, il Giorgio, il Galletto Rossano, quelli del club, gli amici del ballo, I carrambeiros che io ci faccio gli strip al sabato sera con certi puttanoni che ti infilano i soldi pure nel culo e… Oddio! Ho detto culo! Si puo’ dire culo?

INTERVISTATORE – Sì, si puo’ dire, lo dico anche io, vai a fare in culo, tu, il Vanni, il Cicci che stava male di stomaco, il Trudino, le cinciallegre dello studio Iacone, la Mamy, il Papy, il Giorgio, il Galletto Rossano, quelli del club, gli amici del ballo, I carrambeiros e i puttanoni che conosci tu!

+ BELLO D’ITALIA – Ooohhh… cioè, ma che stai fuori? Oddio…

INTERVISTATORE – Ma vaffanc…

+ BELLO D’ITALIA – Oddio!!! Ha detto quella parola! In tv… Ehi, ma che mi lasci solo con la telecamera… eeehhiii!!!

[tic tic tic – picchiettando sull’obiettivo della telecamera]

+ BELLO D’ITALIA – Cioè, questo non è un professionista… volevo solo dire che SI’, nella mia vita c’è spazio per un calendario, ma che sia artistico, non di quelli volgari che si vede il culo e… Oddio, ho detto culo!… Si puo’ dire culo …?

Immedesimazione

Uno schianto, improvviso. Una moto a terra. Spettacolo agghiacciante, per un motociclista come il sottoscritto. Il casco che schizza via e lascia intravedere il volto, insanguinato.

Tremo, mi avvicino… gli occhi mi si stringono in una smorfia di terrore… lo guardo in viso… mi somiglia anche! Ma… Nono, non sono io!  Ahahah, che volo!

Una Macchianera nel curriculum

 Bene, sarei “il cattivo più temibile della blogosfera“.

 Avevo pensato di scrivere sic et simpliciterPubblico di merda“. Poi mi son reso conto di non conoscere il significato di “sic et simpliciter“.

Allora faccio i ringraziamenti di rito. Ma rovesciati.

Grazie a te, “amico”, che non mi hai votato. Tu, e solo tu, mi vedi come “cattivo” o comunque persona disprezzabile. In ogni caso, non meritevole di ricevere alcun premio.

Grazie, perchè è per ciò che hai in corpo verso di me che posso dare una legittimazione a questo premio.

Grazie perchè so di vivere nei tuoi pensieri. E’ là dentro che so d’essere la cover scadente di “And It Stoned Me”, il Mauro Repetto dei tuoi 883, il Betamax della fine anni ’80,  l’amica cessa dell’amica figa.

Grazie a te, che non mi lasceresti mai accompagnare tua moglie,  che non compreresti mai la mia auto usata, che mi guardi male e mi controlli quando mi passi il cestino delle offerte in chiesa, che quando mi nomini non riesci a non associarmi aggettivi reperibili in tutti i cessi degli autogrill.

Grazie, e ancora grazie, Graziella.

A ciascuno il suo

Ho redarguito con una certa decisione (me ne dolgo, forse sono stato troppo duro) la colf: sovente capita che questa donna non porti a corretto termine la cottura delle omelette.

Ho mannato affanculo la serva (e si me dice quarcosa ‘a prenno pure a carci ar culo): quanno che ‘sta zoccola me fa ‘na stracazzo di frittata ‘a bbrucia.

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Mi racconta, invero, dei suoi problemi, che il suo colore della pelle puo’ a tutt’oggi rappresentare uno svantaggio sociale: persone provenienti da paesi in via di sviluppo possono aver senz’altro la testa altrove a volte, specie i figli rappresentano un grosso problema e a volte qualcuno di loro si trova suo malgrado a svolgere mansioni poco desiderabili. La sua piccola per fortuna ha solo tre anni e non corre questo rischio.

Dice che c’ha cazzi pe’ ‘a testa, che siccome è negra, ma negra negra, mica solo marone, c’ha da mandà affanculo pure lei troppa ggente: e ce credo! ‘Sti zozzi co’ ‘e pezze ar culo vengono qua dar terzomondo pecchè là stanno solo a ‘ngroppasse e a fa’ figli, poi i portano qqua appena ponno e ‘i mettono ‘n mezzo a na strada a batte; mo’ solo pecchè ‘a fija c’ha 3 anni ma aspetta ‘n’arte du’ anni e comincia pure lei a pijà cazzi.

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Anche il marito è un brav’uomo, lavoratore: è parte del personale non docente presso la scuola Leopardi ma arrotonda di sera operando nel settore dell’entertainment come mediatore interculturale con Paesi come la Lituania, branch-oriented in questo senso.

Che pure er marito t’o raccomanno: fa ‘r bidello dentro ‘na scola ma de notte c’ha r’ giro de troie a quello scannatoio, come se chiama, er Blu Nait: ‘e pija da ‘a Lituania o ‘sti posti pieni di fregna e ‘e porta qua a fa’ ‘e mignotte, che quelle pare che ce so’ nate.

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E’ stato assunto a scuola in virtu’ della legge che tutela le persone diversamente abili, afflitto com’è da una forma di “pre-verbalità”. Fu sfortunato nel concorso per un posto di operatore ecologico in quanto vertically challenged.

L’hanno pijato a scola solo perchè è handicappato, mezzo sordo, sinno’ cor cazzo che lavorava. Pensa che manco pe’ spazzino era bbono perchè era tarmente bbasso che er culo je puzzava de piedi.

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Ora sta pensando di far studiare il figlio in vista del concorso per Police Parker, anche se privo di un solido background sarà difficile, è il problema tipico di tutti gli svantaggiati.

S’è pure messo ‘ntesta de fa’ ffà ‘r concorso da pizzardone a quella capra der fijo, chissà come ce po’ riusci’ senza n’calcio ar culo, negro de mmerda..

I wish I could Flit

Ho viaggiato in aereoTratta Roma-Barcellona. Una mosca è salita sull’areo pratizamente insieme a me. Durante tuto il viaggio ho pensato alla allaassoluta libertà di quell’insetto, al fatto che non a2vrebbe avuto problemi di inserimento, lingua, affito, lavoro. Per lui (lei) non ci sarebb4ero stati confini nè )barriere di alcun tipo. Nessuna discrim inazione, nessun modulo da compilare, ninte permesso di soggiorno da ottenere.  
Avrebbetrovato un’altra mosca, mgari si sarebbe ripro&dotta, sarebbe salita su un altro altro aereo e via. 
Una mosca speciale, che ama viaggiare. 
Questo ho pPensato durante il viaggio. 
È stato bello volAre con la fantasia, costruire metafore. E ho buttato€ giù queste due righe, a memoria di quella .figura piccola ma piena di poesia.
Un viaggio diverso, romantico eY sognatore. 
E tutto grazie ad una mosca che per me era diventata un simb’lo di libertà.
Grazie, mia compagna di viagggio.  

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*chiedo scusa per i refusi ma mentre scrivevo sono stato distratto più volte da una merdosa mosca del cazzo.       
   

Scala di(s)valori

In una scala da zero a cento, cosa mettereste a zero, cosa a cento, quanto a capacità di suscitare emozione? Emozione positiva, intendo. 
Fino a ieri a cento avrei messo Rula Jebreal, che viene da me a dirmi: “sei incredibilmente geniale. Vieni a casa mia, a parlare, raccontare, fare l’amore”. 
A zero? Fissare insistentemente un mezzo limone.   
Sono in Spagna, a Granada. 
Mi hanno portato ad una esibizione professionale di flamenco.
Non sono mai stato appassionato di balllo. Per questo ero un po’ scettico sul fatto che questo genere di esibizione mi sarebbe piaciuta. 
Poi entrano le ragazze. Vestiti coloratissimi, sgargianti. Acconciature curate. Movimenti aggraziati. Musica, nacchere, pubblico in visibilio. Un’ora di flamenco ad altissimo livello. E ho dovuto rivedere la mia scala. 
Il limone è a uno.