“L’odore della carta al mattino” (semicit.)

 

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UMC – Il libro

 

Non starò a farla troppo lunga. Comunque… è arrivato nelle librerie. Online e reali. Costa poco e vi cambia la vita (all’interno ci sono i numeri di telefono di Bianca Balti e Noah Mills*).

Che c’è dentro? Satira e umorismo nero, demenzialità e baffi finti. E nessuna banalità da Colorado Cafè. A parte la faccia dell’autore.

Davvero: se non ci fosse un leggero conflitto di interessi direi che una cosa così non la si trova in giro in Italia. Forse in Molise.

Provate, se non ridete per tutto il tempo vi mando una mia foto della comunione: risultato comunque assicurato.

 

*Potrebbe non essere vero.

“Bionda, bionda, beato a chi…” “NO!”.

“Non si risponde a una domanda con una domanda”.
Perché?

“I tatuaggi vanno dispari”.
Perché?

“Occorre sempre essere coerenti”.
Perché?

“Non stare troppo al pc”.
Perché?

“Chi non ama gli animali non ama nemmeno le persone”.
Perché?

“Eh, le rosse sono belle ma creano un sacco di casini”
Perché?

E tengo fuori tutti i “si fa/non si fa” di matrice religiosa, altrimenti non ne veniamo fuori.

Più passano gli anni e più mi accorgo che le persone parlano con frasi fatte che vanno oltre i luoghi comuni e la cosiddetta “saggezza popolare”. Si tratta di costruzioni artificiose, spesso anche slegate da qualsiasi aggancio logico, igienico-sanitario, culturale.

La cosa dei tatuaggi dispari – che sembra la più cervellotica – in fondo è l’unica, degli esempi citati, con una ratio storica: i marinai se ne facevano uno prima di imbarcarsi per lunghi viaggi e un secondo una volta arrivati a destinazione. Il terzo, tornati a casa. Dunque, avere tatuaggi pari significava semplicemente non essere ancora a casa. Il che non era necessariamente un male, ma diciamo che il detto poteva avere senso. Allora. Ma oggi siamo nel 2013 e io di marinaio ho solo le promesse; dunque?

Vogliamo o no affrancarci da questo immane peso anticulturale che ci ostiniamo a portarci appresso? Ma non vi va di sentirvi più leggeri? Pensate che davvero l’acqua elimini l’acqua? E cosa elimina l’acqua che elimina l’acqua? Vuoi vedere che alla fine aveva ragione mio nonno e serve il vino?

Tutto questo comporta un peso enorme sulle spalle soprattutto di chi non dispone di armi culturali sufficientemente evolute: sentire frasi fatte e non fermarsi a riflettere sul loro reale significato, sulla loro effettiva corrispondenza al vero, sulla loro utilità, significa affidarsi ad un tassista orbo: da qualche parte ti porta ma non è detto che sia dove vuoi tu, né che ci arrivi tutto d’un pezzo. E soprattutto nessuno ti assicura che il sottoscritto sia in grado di costruire sempre similitudini azzeccatissime.

Il punto è che i ragionamenti preconfezionati spesso impediscono di approcciare la realtà in modo libero, di trovare soluzioni nuove a problemi vecchi, di uscire da loop sui quali ci aggrovigliamo. Quando basterebbe un po’ di sforzo ed evitare di dire senza pensare quella frase che viene in automatico quando accade l’evento X.

“Occorre essere sempre coerenti”. Con cosa? Con se stessi? Ma se io cambio di continuo. Perché dovrei essere coerente con quello che ero prima? Non è l’uomo il sommo esempio di adattività ambientale? Di capacità di cambiamento? Non ci sono infiniti corsi appunto sul cambiamento e sulla sua gestione? Perché la coerenza dovrebbe essere un valore? “Coerente” è una bellissima parola che non significa un cazzo. Se fossi coerente non maledirei la vita su Facebook, ostinandomi a rimanere poi vivo per vedere la finale di Champions. Non parlerei male di tutti gli uomini, dandola poi via all’ennesimo puttaniere che “vabbè, è un po’ stronzo, però…”. Se fossi coerente non manderei a fanculo i politici che rubano, salvo poi accettare il lavoro in nero dal dentista. Se fossi davvero coerente con ciò che ero all’inizio, oggi, sarei uno spermatozoo che vaga alla ricerca di ovuli.

Beh, un po’ coerente sono rimasto.

 

 

Morto un Papa, muore pure l’altro

Ho sentito che Villaggio si è sentito male. Mi sono subito preoccupato ma poi ho pensato che non me ne frega niente di Villaggio. Questo è bastato a sentirmi meglio*.
Allora ho fatto un passo avanti e ho cercato altre persone malate di cui non mi fregava un cazzo, per provare finta preoccupazione e susseguente immediato sollievo. Funziona benissimo e lo consiglio a tutti.
Insomma, se mi dovessi preoccupare di tutti quelli che si ammalano e muoiono mi sparerei un colpo in testa immediatamente, perché qua c’è gente che si ostina ad ammalarsi e a morire.
Credo lo facciano apposta per crearmi quell’imbarazzo da finto dispiacere, quello sociale e ipocrita, perché “Ci lascia un grande”.
È da quando ero piccolo che quelli famosi muoiono. Ho capito da un pezzo che non hanno superpoteri, nonostante i soldi. Forse è per questo che dicono che i soldi non fanno la felicità. Io non so se facciano la felicità ma di certo non fanno l’immortalità.
Forse l’invisibilità, ma solo se sei grande evasore.
Pure Jobs, con tutto il suo genio, non ha saputo inventare una app contro il tumore. Ed è da allora che sono passato ad Android.
Alla fine muoiono tutti. E a me non cambia nulla.
La Montalcini? Morta.
Jannacci? Morto.
Califano? Morto.
Giulio Cesare? Morto.
Antonio Romanelli? Non lo conosco ma muore sicuro.
Ricordo che quando morì Paolo VI – ero piccolo – vidi mia mamma piangere. Io provai a piangere con lei ma non mi venne. Mi sentii in colpa. Da allora odio tutti quelli che muoiono, di cui non mi fotte nulla, perché secondo me lo fanno apposta.

* Che poi. Villaggio per me è morto dopo “Il secondo tragico Fantozzi”*.
** Ma pure se avesse fatto altro di interessante non mi sarebbe fregato lo stesso***.
***In ogni caso ha preso ed è tornato a casa: manco è morto, dunque tutta ‘sta manfrina per nulla.

Utopia, prima svolta a sinistra

Sogno un mondo in cui poter liberamente disprezzare un cristiano, un musulmano o un ebreo per il fatto di “credere” in sè, non per il credere in queste o quelle specifiche religioni. Così come poter disprezzare un “ateo praticante”, quelli che per dimostrare la propria anti-religiosità si sottopongono a complessi e strutturati riti collettivi come lo sbattezzo, mortificando con pubbliche cerimonie il loro rifiutare pubbliche cerimonie.

Sono costretto invece a seguire la Legge di Poe, e mettere specifici “segnali” di avviso circa il contenuto parodistico del mio porre alla berlina ogni tipo di Credo:

“Without a winking smiley or other blatant display of humor, it is utterly impossible to parody a Creationist in such a way that someone won’t mistake for the genuine article”.

Questa mortificazione costante del pensiero, questa edulcorazione del messaggio, questa pagina 777 per i non capenti diventa ogni giorno più necessaria sull’internet sociale. Forse perché aumenta il numero degli “ascoltatori” vigili ma ignoranti, quelli armati di perbenismo ma privi di una storia informatica in grado di mostrar loro come basterebbe applicare i principi di Netiquette per poter convivere pacificamente e risolvere problemi di ogni tipo, anche con le cattive se necessario.

Ma io continuo a sognare. Sogno un mondo che possa permettersi di prendere per il culo liberamente anche le mezze religioni, come veganismo, animalismo, abortismo, antiabortismo, culto della personalità. Fingendomi volta per volta vegano ma carnivoro solo con gli animali carrnivori (per punirli), animalista ma azionista Annabella Pavia, abortista e antiabortista a seconda di chi veniva (sic!) da destra, anti culto della personalità fino a che non mi eleggono.

E ancora: sogno di poter prendere per il culo qualunque tipo di collezionista di oggetti, di igienista ossessivo, di chiuditore compulsivo di manopole del gas, di maniaco controllore delle porte dell’auto, di amuchinizzatore di mani proprie e altrui, di tifoso calcistico e tuttologo di mercato.

Sogno di poter parlar male della savianizzazione del pensiero, del berlusconismo, dell’antiberlusconismo, di chi è per il “no alle armi” ma “sì ai cazzotti”, ma non sulle donne, allora picchiamo solo gli uomini, se non ora quando, facciamo dopo pranzo, Renzi era meglio, pure mi’ nonno lo era, abbasso la Kasta, I GRILLINI, gli anti grillini, gli anti anti grillini, torniamo alla lira o finiamo come Cipro, ma non era la Grecia?, sì pure, E la Minetti?, E la Boccassini?, sì ma qual è la domanda?, se non ora quando?, ancora!? Quando ti pare basta che ti togli dai coglioni, il femminicidio, la neologizzazione minchiona, ma “omicidio” non andava bene?, no, quello vale per gli uomini, ti sbagli, allora sarebbe stata “maschicidio”, hai ragione, allora cos’è l’omicidio?, boh, forse quando ammazzi i froci.

Sogno un mondo in cui posso non sognare un cazzo perché in fondo mi sta tutto bene così.

Gattare, cani, taxi invisibili e stronzi artistici

Gattara

Storia vera.
Dunque, c’è questa macchina, una vecchia Polo degli anni ’90, color grigio-Bersani, completamente arrugginita in tutte le parti metalliche e anche in alcune plastiche. Ci sono millemila parcheggi – siamo fuori da un centro commerciale – ma vedo che accosta sullo spazio giallo, con la scritta “TAXI” in carattere Arial Narrow, corpo ottocentomila. Una di quelle pochissime opere dell’uomo visibili anche dalla Luna, come la Muraglia Cinese e non so cos’altro. Forse un’altra Muraglia Cinese (la Cina è molto grande).
Ma la donna che guida la Polo ignora la scritta e ci si piazza sopra.

La mia mente scarrella rapidamente a tutta una serie di supposizioni:
– Quella Polo, nonostante il colore, è un Taxi
– La donna non sa leggere
– La Polo non sa leggere
– La donna se ne fotte della scritta
– La donna è straniera e nella sua lingua “Taxi” significa “Qui puoi parcheggiare”
– Ma tu pensa che cazzo di coincidenza deve essere
– E che strano paese il suo

Propendo decisamente per l’ipotesi “se ne fotte”, soprattutto quando vedo che ci parcheggia sopra di 3/4, occupando anche parte della carreggiata e quasi investendo me, fermo da un minuto ma probabilmente ancora pieno di energia cinetica ai suoi occhi ed estremamente reattivo ai tentativi di investimenti, sempre per i suoi parametri.
Così è in effetti ed evito una botta per puro spirito di autoconservazione.

La donna spegne il motore, esce dalla macchina e mi accorgo che si tratta della “gattara” dei Simpson. È decisamente orribile, nell’aspetto e nell’odore.
Ma questo è nulla rispetto ad una vecchia che lei aiuta a scendere – probabilmente la mamma della gattara. Si tratta di una “cosa” di circa 200-220 anni, portati così così, completamente avvolta da una nuvola viola, che all’inizio mi ricorda la pubblicità contro l’AIDS, poi giungo alla conclusione si tratti di concrezione visiva della sua anima che sta cercando di abbandonarla ed è già fuori per una buona metà in modo podalico.
Ora so che le anime sono viola. Forse per abbinarsi con i colori da lutto.
Comunque. Nel posto di dietro c’è un cane, in piedi, sopra la sua gabbia da trasporto.
Non chiedetemi che razza sia perché è già tanto che io li sappia distinguere da alcune specie di commercialista.
Cosa fa questo cane, appena la macchina si spegne?
Dai, secondo voi?
Dai, vi aiuto: voi, cosa fareste, se foste sul sedile posteriore di una macchina scassata, con una donna orribile che guida e sua madre, in fase di pre-morte?
Esatto. E lo fa anche il cane: si mette a cacare. Sul sedile. Così, come nulla fosse.
Io, che ho assistito a tutta la scena – ripeto: assolutamente vera – sento salire un conato di vomito ed istintivamente mi viene da rimettere nella stessa auto, ma mi trattengo quando penso che, a sentire quell’odore là dentro, mi sarebbe venuto da rimettere.
Confuso da questa sequenza causa-effetto, assisto per intero alla cacata del cane. Che non si limita a cacare ma poi, con le zampette, spalma quella merda in modo molto artistico sul sedile, rendendo quell’ambiente un misto tra un Kandinsky e un cesso dell’Autogrill. Più cesso dell’autogrill.
L’auto coi pezzi di cervello in Pulp Fiction, a confronto, sarebbe stata una camera sterile.

Cosa mi ha insegnato questa storia?
Assolutamente nulla: mi ha disgustato e siccome è ora di pranzo volevo condividere il mio malessere pure con voi.