[Processi storici demenziali – Atto2 – Gesù]
[Processi precedenti: Socrate]
[Prossimi processi: Galileo – Norimberga – Calciopoli – Berlusconi]
[Voce fuori campo]
Ora, quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.
Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte, ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.
Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni».
Alzatosi il sommo sacerdote disse a Gesù: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?».
Ma Gesù taceva.
Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».
«Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio,e venire sulle nubi del cielo».
(Matteo 26,57)
…
Sacerdote: Aspetta. “il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio”… cioè?
Gesù: Cosa?
S: Non ho capito. C’è un uomo seduto alla destra di Dio. Chi sarebbe?
G: Suo figlio.
S: Suo di chi?
G: Di Dio.
Ok, ma allora c’è anche un nipote.
G: Che nipote?
S: Hai detto: “il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio”. Dunque c’è un uomo alla destra di Dio, che è il figlio, abbiamo capito. Ma c’è anche un figlio di questo figlio. Dunque è il nipote di Dio. Affermi dunque tu di essere il nipote di Dio?
G: Ma che nipote! Sono il figlio!
S: Il figlio del nipote?
G: Ma cos’è, una sceneggiatura di Mel Brooks?
S: Chi è Mel Brooks?
G: Niente, cose mie. Comunque io sono.
S: Mel Brooks?
G: Il figlio, il figlio!
S: Il figlio di Mel Brooks?
G: Di Dio, porco…
S: Giovane, si moderi. Innanzitutto questo è un Sinedrio serio, mica siamo in Italia. Vede puttane?
G: No, in effetti.
S: E allora prenda atto che qui si segue solo la legge.
G: Non riconosco voi giudicanti!
S: Io sono Caifa, il sommo sacerdote di questo Sinedrio!
G: che secondo la Legge Ebraica, Sanhedrin, Cap. 4, folio 32°, dovrebbe riunirsi solo di giorno, prima del tramonto, per giudicare. Invece è notte. Questa irritualità già inficia il giudizio.
S: Ma è avvocato?
G: Ci mancherebbe: “Guai a voi dottori della legge!”
S: Ah, ho capito. E’ pratico perché è stato già in galera.
G: La sua lingua sta vaneggiando.
S: Allora mi spieghi come fa a conoscere così bene le procedure giudiziali.
G: Io so perché io sono l’uomo.
S: Eccone un altro: di che uomo parla ora?
G: Io, io sono l’uomo.
S: Scusi, ma questa non le sembra una tautologia?
G: Che?
S: Uff…
G: E abbia pazienza, ho fatto le scuole basse. Tutto il tempo in falegnameria…
S: Dicevo, sta dicendo una cosa ovvia. Qua siamo tutti uomini.
[Voce effemminata fuori campo: “Parla per te, carina”]
S: Vabbè, quasi tutti.
G: Io sono l’uomo perché vengo per mano di Dio.
S: Allora lo ammette: lei sta dicendo di essere il figlio di Dio!
G: Veramente è dall’inizio dello spettacolo che lo sto facendo.
S: Che spettacolo?
G: Questo [indica il pubblico]
S: Uh, non avevo notato la gente. Avete pagato voialtri? Vabbè, imbucati. Comunque, torniamo a noi.
G: Chi siete voi, per giudicare l’uomo?
S: Giudici.
G: Ah, scusate.
[Qui inizia un dialogo tutto fuori campo, tra il giudice e il cancelliere. Gesù intanto, mentre aspetta, prende un bicchiere vuoto ed una bottiglia di vino praticamente vuota, con una piccola scolatura. La versa nel bicchiere ma non è evidentemente soddisfatto della quantità. Allora comincia a muovere le mani, come nei giochi di prestigio, senza ottenere risultato]
S: Senta, qui le prove sono schiaccianti. Abbiamo una denuncia di tale… Cancelliere, come si chiama il denunciante?
Cancelliere: Un attimo signor giudice… non lo trovo… ma dove… ma porco… Giuda!
S: Cancelliere, si moderi, di bestemmie qui ce ne sono state già a sufficienza. Allora, questo nome?
Cancelliere: Giuda, Giuda!
S: Proprio non riesce a trovarlo?
C: Giuda, è Giuda perdìo.
S: Cancelliere, alla prossima bestemmia la metto agli arresti.
C: Sembra “Chi gioca in prima base”. Comunque il nome del denunciante è Giuda, signor giudice.
S: Bene. Cosa sappiamo di questo Giuda? Referenze?
C: È morto.
S: Morto? E come?
C: Impiccato ad un ulivo, signor giudice.
S: Oddio che brutta cosa. Ha lasciato un biglietto, qualcosa?
C: Sì ma è in aramaico.
S: Certo che è in aram… Uff… Nient’altro?
C: Aveva un sacchetto con trenta den… vent… vuoto, signor giudice. Un sacchetto completamente vuoto.
S: Insomma il denunciante non può esserci d’aiuto. A meno che il nostro “Figlio di Dio” non ce lo sappia resuscitare. Ahahahah!
C: Ahahahah!
S: e i testimoni? Cancelliere, introduca i testimoni.
C: Certo signor giudice. Ecco. Abbiamo Chmouel Antipa e Hiroshi Shiba.
S: Hiroshi Shiba l’ho già sentito.
C: Sì, anche io.
S: E dove sono?
C: Veramente non si sono presentati. Ma hanno rilasciato dichiarazione orale all’usciere nella quale affermano che Gesù è colpevole di tutto e che ha anche un’igiene personale carente.
S: Mi sembra altamente irrituale tutto questo. Ma tutto sommato ci puliamo ancora il culo con le pietre, a posto così. Signor Gesù, ha finito?
G: Sisi, oggi manco con le colombe funzionava [smette con la bottiglia].
S: Torniamo a noi.
[Gesù si scaccola e appiccica la caccola sotto un tavolo o cose simili]
S: Giovane, cosa sta facendo?
G: L’uomo fa pulizia.
S: Non scarichi responsabilità su gente che non c’è. Lei si stava scaccolando.
G: In verità, in verità vi dico…
S: Cosa?
G: …sì, chiedo scusa.
S: Insomma, questo Sinedrio si è qui riunito per accertare le sue responsabilità. E le assicuro che sta facendo fatica e alle sei c’è Nazareth-Betlemme, vediamo che dobbiamo fare.
G: Tanto vince Nazareth.
S: Ahahah, ma quando mai! Si sono venduti pure Ebreimovic…
G: In verità vi dico: prima che l’arbitro fischi tre volte, Nazareth l’insaccherà in rete.
S: A quanto lo dai?
G: tre e mezzo.
S: Andata: ecco sessanta denari.
G: Ok. [si volta verso il pubblico, ammiccante: “soldi facili”].
S: Torniamo a noi. Ha testimoni che provino che lei è il figlio di Dio?
G: Non ho bisogno di testimoni, io sono l’uomo.
S: Aridaje. Almeno qualche prova di miracoli, qualcosa?
G: Beh, da giovane camminavo sulle acque.
S: Qualche foto?
G: Nulla. Ma moltiplicavo anche pesci e vino.
S: Ricorda il risultato finale?
G: Eh?
S: Il risultato di questa moltiplicazione.
G: Ora no, ma lo sapevo professo’.
S: Uhm, mi dica almeno l’argomento a piacere.
G: Sì, questo lo so. Sono preparato sulle tecniche di rianimazione istantanea.
S: Dica.
G: Per rianimare un morto apparente occorre pronunciare esattamente una frase.
S: Quale?
G: “Lazzaro, alzati e cammina!”. Funziona sempre.
S: Sempre?
G: Garantito.
S: E se non si chiama Lazzaro?
G: Eh?
S: Se non si chiama Lazzaro ma – che so – Alex?
G: allora si dirà “Alex, alzati e cammina!”
S: Bocciato! Bocciato perdìo!
G: Ma come?
S: Provi su Zanardi e mi saprà dire.
G: Cazzo, questa è cattiva!
S: Non come la pena che l’aspetta.
G: Basta domande a trabocchetto! Io sono il figlio di Dio!
[Tuono]
[Voce fuori campo]
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia, che ve ne pare?».
E quelli risposero: «È reo di morte!».
Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell’uomo». Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all’aperto, pianse amaramente.
(Matteo 26,65)
[Gesù passeggia in tribunale, si tocca l’orecchio (auricolare bluetooth). Ora la voce fuori campo è di Pietro]
P: [piange]
G: gnegnegne… piangi ora?
P: Oddio, chi ha parlato?
G: Sono il signore dio tuo.
P: Ma… dove sei? Non ti vedo?
G: In verità, in verità ti dico che hai un telefonino, coglione. Mi hai risposto tu. Io sto in vivavoce.
P: Ah, già. Non riesco ancora ad abituarmi. Era tanto bella la cabina…
G: Hai visto che alla fine mi hai tradito? Che io manco mi sono sposato per evitare ‘st’inculature…
P: chiedo scusa mio signore, ma mi stavo cacando sotto.
G: Pietro, perché hai la stessa voce del sacerdote che mi ha condannato?
S: Scarsità di mezzi, Signore.
G: Ok, ok, ‘sta cazzo di crisi… Comunque: [tono militaresco, marziale] io cosa ti ho insegnato tutto questo tempo, soldato!
P: a credere, obbedire, combattere, signore!
G: e allora, soldato?
P: io ho creduto e obbedito, signore. Ma quelli erano armati, signore. E lei non ci ha mai fornito armi, signore.
G: tu hai la fede, soldato! E’ l’arma più potente di tutte.
P: quelli hanno le spade, signore. E sono cattivi, signore.
G: [da qui in poi citazione Hartman] Soldato! I tuoi genitori hanno anche figli normali?
P: Signorsì, signore!
G: Si saranno pentiti di averti fatto! Tu sei talmente brutto che sembri un capolavoro d’arte moderna! Come ti chiami sacco di lardo?
P: Signore Leonard Lawrence, Signore. Cioè no, Pietro, cazzo dico.
G: Lawrence? Lawrence come, d’Arabia?
P: Signorno, signore. Non è manco ancora nato, signore. Sono Pietro, Signore. Cristo, Signore!
G: [Fine tono marziale per Gesù] “Cristo Signore” Suona bene… mi sa che ci si può comporre qualcosa di figo…
S: Sarà uno stracciacoglioni da lavaggio del cervello in bocca agli scout di tutto il mondo, Signore. Una palla immane, Signore.
G: Già, può funzionare… Comunque, Palla di L… Pietro, Pietro. Scusa. Scusami. Pretendevo troppo da te.
P: [Fine tono marziale per Pietro] Dai, fa niente. Amici come prima.
G: Amici come prima stocazzo. Mi stanno condannando a morte, non lo sai?
P: A morte? Oddio!
G: Non ti hanno detto niente?
P: Qua il telefono non prende bene.
G: Motorola del cazzo.
[Tuono]
[Si torna con il dialogo Gesù-Sacerdote]
S: Imputato, abbiamo finito?
G: Sì scusi, era una telefonata di lavoro.
S: Riprendiamo. Abbiamo appurato che ci sono prove sul suo conto assolutamente schiaccianti.
G: Me ne dica una.
S: Il mio parere.
G: Ah, beh.
S: Tuttavia, siccome qui siamo magnanimi e non vogliamo farci dire che siamo come i tribunali sudamericani, ho pensato…
G: I tribunali che?
S: Non so, devo avere inventato una parola nuova.
G: In verità, in verità ti dico che ci hai preso, sai?
S: Silenzio! Questo tribunale, viste le prove a carico dell’imputato e visto che sono le cinque e mezza e alla SNAI c’è un casino di gente, rimanda il giudizio a domani e lo rimette nelle mani – peraltro sempre pulitissime – di Ponzio Pilato.
G: Perché non mi condannate ora, visto che avete già deciso del destino del figlio di Dio?
S: Guardi, in effetti io lo farei anche ma secondo la nuova normativa, pubblicata nella Gahazzetta di Jahvè, solo il procuratore romano può emettere queste sent… NON DEVO STARE A DARE SPIEGAZIONI A LEI!
G: Insomma, vuol dire che domani devo tornare qua?
S: Giovanotto, non deve tornare da nessuna parte. Lei stasera è ospite nostro. Si prenderanno cura di lei questi due centurioni. Vedrà che si troverà benissimo.
Madonna: Fermatevi! Dove state portando mio figlio?
S: e lei chi sarebbe?
M: Io sono la Madre di colui che è.
S: Aspetti, aspetti… la madre di chi?
M: Di colui che è.
S: Cazzo vuol dire?
M: Eh?
S: Si spieghi. Chi è “colui che è”? E perché parla così?
M: Non so, fa pomposo e arcaico.
S: Sì, ma non significa nulla. Tutti sono “qualcuno che è”.
M: Continui.
S: Bene, si accomodi. Il primo a esplicitare il concetto di essere è stato Parmenide di Elea, nel IV secolo avanti Cristo…
M: Avanti che?
S: Avanti Cristo.
Gesù. Mi avete chiamato?
M: Figlio mio!
G: Madonna, la mamma!
S: La mamma, Madonna?
G: La mamma, la mamma!
S: Ordine per Cristo!
G: Per me?
S: No per Cristo! Cioè, qua la cosa sta prendendo una piega demenziale assurda.
M: A me interessa solo che mi ridiate mio figlio. E che mi chiariate il concetto dell’essere di Parmenide e quella del divenire di Eraclito.
S: Signora…
M: Maria, prego.
S: Signora Maria…
M: Signora Maria pare una casalinga di Voghera. Mi chiami Maria, Santa Maria, madre di Dio.
G: Aspe’, questa comincia bene… me la segno… Santa Maria, madre di Dio… come la faccio continuare…?
S: SILENZIO PERDIO!
G: Per papà?
S: BASTA! Fuori tutti! Cacciate fuori la Madonna!
Coro: LA MADONNA!
S: Ma non così! Fuori dall’aula! Fuori tutti!
G: Pure io?
S: Fermo perdio!
G: Per papà?
S: Cristo!
G: Sì?
[Tuono]
[Voce fuori campo]
La mattina presto, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio, legarono Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.
(Marco 15,1)
[Gesù viene condotto innanzi a Pilato]
G: è permesso?
Pilato: prego.
G: Buongiorno, io sarei Il figlio di D… Gesù, mi chiamo Gesù.
P: Gesù. Dica, cosa ci fa qui?
G: Ehm… niente… credo di aver sbagliato. Buongiorno.
P: Buong… UN ATTIMO! Lei è quello che dovrei giudicare oggi.
G: Chi? No. Mi sa che si sta sbagliando con un altro. Noi siamo un po’ tutti uguali.
P: Noi chi?
G: Noi, figli di Dio.
P: Aha!
G: Cazzo.
Pilato: Dunque tu saresti il figlio di Dio.
Gesù – Così dicono [guardandosi e lucidandosi le unghie, con tono altezzoso].
P: Sai che quello che vai in giro a dire è molto grave?
G: La verità è così, la verità può ferire. La verità ti fa male… lo so [accenna movimento braccia anni ’60].
P: Perché sei solo? Dove sono le guardie giudee?
G: I giudei non possono entrare nel pretorio perché zona impura, e impedirebbe loro di poter celebrare la Pasqua.
P: Allora questo dovrebbe valere anche per te, giudeo.
G: Ho fatto il vaccino.
P: Comunque. Che devo fare? Avanti e indietro da qua dentro a fuori? Che cazzo di popolo siete.
G: Siamo il popolo eletto.
P: Bah, forse col proporzionale. La verità è che avete un sacco di fisime, vi fate problemi pure per quello che mangiate. L’acqua poi…
G: Che ha l’acqua?
P: Ma non vedi? Lascia sempre calcare. Ti lavi, ti lavi le mani e ce le hai sempre sporche. Insomma, ora per capire che cazzo hai fatto devo chiedere là fuori?
G: Se vuoi ti racconto io.
P: Ci hai provato. Aspetta, vediamo che mi dicono.
[Si sente parlottare. Rientra Pilato]
P: Mi dicono che sei colpevole.
G: Bel processo del cazzo.
P: Silenzio! Affermano che “Se non fossi colpevole non ti avrebbero consegnato”.
G: Giovanni 18,30.
P: Eh?
G: Niente, niente.
P: Ma non puoi dire semplicemente che ti sei sbagliato? Che era per tirartela un po’ e rimediare fica? Invoco l’infermità mentale? Eh? Dai, con quelle infradito passi pure per ricchione: derubrichiamo il reato a “Frocioneria”, non so come si dica qua… Ti prendi due anni e con gli sconti e tutto domani sei fuori.
G: In verità, in verità ti dico: non mi tentare.
P: Eddai, pensaci su… intanto mi sciacquo le mani… acqua del cazzo…
G: No! Ci ho pensato. Non posso rinnegare quello che sono.
P: Ma chi cazzo pensi di essere, Cristo!
G: Esatto.
P : Nono, non ci mettiamo ora a rifare il giochetto. Ma lo vedi che io ho le mani legate?
G: Bagnate.
P: Legate, bagnate… dai, fai il bravo ché non c’è motivo adesso per attrezzare tutta quella baracconata con la croce e tutto. Abbiamo delle spese qua che manco immagini. Lo sai che è una settimana che non posso mandare in giro le bighe perché non ci sono i soldi per la biada ai cavalli? Su, fai il bravo.
G: Io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla parte della verità ascolta la mia voce.
P: E questo mo’ che è?
G: Giovanni 18,37
P: Cazzo basta! Cosa devo fare? Vuoi morire? Lo capisci cosa sta per accadere?
G: [tace]
P: Ottocento denari! Ottocento denari mi costa una crocifissione!
G: Pensavo meno in effetti.
P: Eh, perché non è solo la croce – due pezzi di legno messi in croce li trovi.
G: Ahahah!
P: Ahahah! Carina, sì. Dicevo: non è tanto la croce ma tutto l’ambaradan di contorno. Le guardie, i costumi…
G: I costumi?
P: Certo. Che pensi che si possa accompagnare uno da crocifiggere in borghese?
G: No, pensavo…
P: e i permessi per l’occupazione di suolo pubblico, per il corteo, per i certificati…
G: Non avevo mai pensato a tutto questo.
P: Questo mi fa capire che non hai i superpoteri che dici di possedere. Dunque mi vieni incontro. Dai, metti una firmetta qua, dì che hai sparato due cazzate e ce ne andiamo a casa.
G: No.
P: Porca puttena maledetta dell’incoroneta di Foggia
G: Lino Banfi?
P: Boh, non so perché mi sia uscita così. Insomma vuoi morire.
G: Non posso che accettare la volontà di Dio.
P: Che rottura di cazzo. Guarda, ti va di culo perché oggi c’è il pienone e hai ancora una chance di cavartela. Lascio decidere al popolo.
G: Televoto?
P: Che?
G: Niente, cose mie.
P: C’è un tale, Barbabarba…
G: Barabba…
P: Sì, Barabba, allora lo conosci!
G: No, so come va a finire la storia… Dai, niente.
P: Insomma, c’è questo Barbanera, un ladro da quattro soldi… ci resta solo una croce e ve la giocate voi due. Ora chiedo al popolo chi vuole liberare… sicuro? Vado?
G: Vai.
P: Uff… vabbè.
[Rumore di passi e folla]
P: Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili.
P: Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?
[Urla della folla: BARABBA!]
P: “Non ho inteso: chi dei due volete che vi rilasci?”.
[Urla della folla: BARABBA!]
P: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”
[Urla della folla: BARABBA!]
P: Cristo, prendete professionisti al mixer.
[Urla della folla: Sia crocifisso!]
P: Chi? Il tecnico? È una capra in effetti…
[Urla della folla: No, Gesù! Sia crocifisso!]
P: Ma che male ha fatto?
[Urla della folla: Hai rotto il cazzo! Crocifisso!]
P: Cazzo! Ma che mani luride! Acqua, acqua perdìo!
[Pilato rientra, si sentono i passi]
P: Ecco, visto? Hanno scelto Barroso.
G: Barabba.
P: Sì, quello. Ma dico io, tanto ti costava darti per malato di mente?
G: Sia compiuto il mio destino.
P: Cazzo, ma manco il ripescaggio.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora.
(Giovanni, 19,1)
G: Bene ragazzi, dove si va ora?
[Sipario]