L’amore ai tempi delle emissioni CO2

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L’amore ha il suo ciclo di vita, come una qualunque macchina. Parte piano, ci mette a scaldarsi, ingrana, inizia a filare bene, va che è una meraviglia, pensi sia tutto perfetto, ti godi il panorama, vedi altre macchine attorno a te e non ti importa perché hai la tua macchina e ci stai da Dio, poi passa una Lamborghini, ti fa girare la testa, ti rendi conto di guidare quel cazzo di macinino da vent’anni, che pure ti dà le sue soddisfazioni ma porcoddio la Lamborghini, e allora ti incazzi, cominci a picchiare su quella faccia di cruscotto che non ti eri mai reso conto scricchiolasse continuamente come manco RadioRai, ti sale l’istinto di andare dritto alla prima curva ma in quel momento capisci che la puoi rottamare e magari ti ci danno qualcosa, allora la molli a tuo cugino che non ha mai nascosto di avere un debole per quella carrozzeria che tu trovi ormai sfatta, e organizzi in modo da beccarli mentre si fanno un giro, lui e la troia della tua macchina, così ha pure l’addebito della separazione ACI e non ti può rompere il cazzo e finalmente realizzi che potevi avere anche altre auto ma il giudice era donna e incazzata per evidenti problemi di parcheggio e se n’è fottuta dell’addebito e ti ritrovi a dover mantenere quella maledetta carcassa e non ti puoi permettere manco una Twingo e allora ripieghi su una vecchissima Ritmo dell’84, che nella nostra metafora è Adele, la bagascia 76enne sulla Cristoforo Colombo, che non passa manco la revisione per eccessive emissioni di gas, e pensi che in fondo si stava bene con la vecchia macchina, specie quando la vedi sfrecciare con tuo cugino alla guida, che le ha pure dato una mano di vernice, e vista così non era poi tanto male, e questo è in fondo l’amore: sofferenza, delusione e bollo.