Ho visto la Madonna!

Nell’immagine, chiarissima la silhouette di una Madonna invero un po’ ingrassata

 

Bene signori, ora abbiamo la prova definitiva. Gli atei non potranno più canzonare i miracoli accertati anche dalla scienza: le stimmate di Padre Pio, le lacrime della Madonna di Civitavecchia, le apparizioni un po’ dappertutto nel mondo di cose o fatti assolutamente inspiegabili, tra cui la crescita spontanea delle piante, l’aurora boreale, l’esistenza acclarata di Emily Di Donato.
E’ evidente che l’immagine sopra abbia del soprannaturale: la sagoma della Madonna è inequivocabile.
No, non siate blasfemi: la figa ha un’altra forma, credo.
E no, a nulla vale l’obiezione: “perché la Madonna dovrebbe apparire in un tronco che magari rischia di non essere neppure notato, invece che a Times Square alle 17.00 in pieno orario shopping, tra due commessi ricchioni di H&M?“.
Perché noi non possiamo capire: è così e basta.
Ed è in questo modo semplice che tutti insieme dobbiamo ragionare: “è così e basta”.

Pensate a quanto l’uomo sarebbe potuto restare uguale a se stesso se avesse sempre applicato questo ragionamento.
– Vorrei dei finanziamenti per far rotta verso le Indie via oceano.
– Impossibile, la Terra è piatta.
– Ma io penso che…
– Signor Colombo, è così e basta.
Quante vite di indiani risparmiate.

– Sto catalogando specie di piante e esseri viventi per dimostrare che non c’è mai stata una creazione ma tutto è in continua evoluzione.
– Ti è fatto divieto continuare.
– Ma in questo modo possiamo rivedere tutte le errate concezioni circa la nascita della vita…
– Mr. Charles, è così e basta.
Quante battute risparmiate su suocere e anelli mancanti.

Ci sono tante persone come me che credono che la Madonna ci stia dicendo qualcosa, con quest’ultima apparizione. E lo sta facendo in questo modo, invece che tramite altri sistemi più efficaci perché – siamo seri: ce la vedete la Madonna in videoconferenza? Passerebbe tutto il tempo a rompere il cazzo a Giuseppe per problemi di configurazione audio.
Su un tronco sì, certo.
Così il suo messaggio è chiarissimo: l’uomo deve cambiare o andrà alla rovina.
Cosa? Non ci vedete tutto questo in quel nodo sul tronco?
E’ perché siete persone aride e tristi e andrete all’inferno.
Eh? Dovrebbe fare qualcosa di più, tipo incenerire i terroristi un attimo prima che esplodano bombe, non permettere che si ammalino in utero bimbi che verranno alla luce già condannati, impedire che la persona che amo perda la vita a trent’anni?
No, è così e basta.

Roberto Saviano™

Un uomo distrutto chiede a gran voce una vita normale e magari una dignitosa cassintegrazione.
[Camicia Armani, T-shirt Coveri]
Ho letto l’articolo su Repubblica di Roberto Saviano™ “La cittadina Berlusconi”, che dà addosso non al buon Silvio ma a Marina, citata dal tribunale di Palermo, e che non si è presentata a deporre per spiegare qualcosa circa un conto cointestato.
Saviano™ attacca affermando che “era tenuta a fare la sua deposizione”, dando addosso a Mediaset e alla sua propagandistica azione di infangare chiunque si ponga contro il Berlusca, sottolineando esempi ormai storici di Mesiano e dei suoi calzini, nonché di chi scrive libri di Mafia, ed ogni riferimento è puramente di cassa.
Non si può oggettivamente non essere d’accordo con Saviano™: attacca l’enclave, il potere politico e mediatico che ha reso il nostro Paese un deserto culturale prima che economico, dà contro in particolare ad una donna che ha già torto in partenza dato quel cazzo di cognome.
Non si può non essere d’accordo con Saviano™, quando ricorda a Marina gli “amici” illustri di suo padre: Putin, Lukasenko e Gheddafi, sottolineando l’infamità di tali legami; e per puro trasferimento genetico anche Marina stessa, sicuramente, considererà quei dittatori “amici” tanto quanto fece suo padre, perché si sa che il sangue non mente: se mio padre frequenta spacciatori e si droga anche io certamente farò altrettanto. E così mio figlio. E il figlio di mio figlio.
Ma magari si può ricordare a Saviano che se Marina Berlusconi esercita la sua facoltà di non presentarsi a deporre non è protetta da alcuno scudo giuridico, Cirami, richieste di autorizzazioni a procedere o legittimi impedimenti, a differenza stavolta di suo padre. Dunque i giudici potranno in tutta tranquillità procedere, tenendo conto anche della sua mancata comparizione, che ai fini giuridici ha un suo significato fattuale e importante e non lega affatto le mani alla magistratura, tutt’altro.
Fazio™sità a parte, Marina Berlusconi non sta violando alcuna norma, nè lede l’articolo 3 della Costituzione, invocato a gran voce dallo scrittore di Gomorra™ perché citare la Carta fa comunque patriottico. E ci sono le Olimpiadi.
Perché urlare contro ogni movimento di vessillo del nemico poi porta ad abbassare la guardia quando lo stesso comincia ad agitare le sue bandiere.
E di tutto ora ho bisogno tranne che vedere in libreria un altro cazzo di libro di Saviano™ che ci spiega chi siano i buoni e chi i cattivi.
Feltrinelli, 18 euro.

Il fumo uccide

Licio Gelli chiede ancora una paglia

Strage di Bologna. Secondo Licio Gelli la strage fu causata non da una bomba ma da “un mozzicone di sigaretta”. E no, non significa nulla che ci fosse del plutonio in mezzo.
Il mozzicone ha provocato il “surriscaldamento” e dunque l’esplosione. Del resto, a quanti fumatori non è già capitato? E’ per questo che hanno messo il divieto di fumo nei locali. Da allora le stragi in cinema e ristoranti sono in effetti diminuite. Tranne se siete di Denver.
Quali prove adduce il venerabile maestro della P2 a sostegno della sua tesi? “La bomba se c’era… qualche frammento si sarebbe trovato, no?“. In mezzo a tutti quei mozziconi? Impossibile.
Gelli, già condannato per depistaggio delle indagini della strage, ha poi tutta una sua teoria circa l’estraneità completa dei componenti del Nar Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, condannati come esecutori materiali della strage: “Non ne hanno colpa, sono stati gli alieni che hanno impiantato un microchip nel loro cervello e hanno ordinato di girare quel porno”. Ma forse faccio confusione con la storia della Tommasi.
Sono a posto con la coscienza“, così Gelli, aggiungendo un (chuckle).
Secondo il leader della P2 “i giovani vanno istruiti, bisogna insegnargli anche a lavorare“. Viste le conseguenze sarebbe grasso che cola farli smettere di fumare.
Il militante di estrema destra Valerio “Giusva” Fioravanti dichiara: “Bolognesi, il presidente dell’associazione familiari delle vittime, ha perso solo la suocera e come dice un mio amico, la suocera non è una vera perdita”. La cosa che più mi fa specie in questa dichiarazione è il fatto che mi consideri “amico”.
Durante la trasmissione di Radio 24, condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, Fioravanti ha dichiarato: “Cristo, mi mettete con questi due e sarei io il terrorista?

QUADRÙMANI

ovvero: un post sulle Olimpiadi come pretesto per parlare d’ammore (con Fed-ex <3)

 

Nell’immagine di Matteo Bertelli, il primatista di Inculata Olimpica

 

Venerdì 27 luglio si alzerà il sipario sulla trentesima edizione del Business Olimpico.

Da ragazzino sognavo di correre i cento metri alle Olimpiadi. Di tagliare il traguardo prima di tutti.
Tanti bambini sognano di diventare calciatori. Io no: ero fissato con l’atletica. Mi allenavo tutti i giorni su uno scalcinato campetto alla periferia di Opole, in Polonia.
Correvo, correvo come un matto. Ero anche piuttosto bravo rispetto agli altri ragazzini, tutti fanatici di quello stupido pallone.
Io avevo un altro sogno e volevo raggiungerlo: la medaglia d’oro delle olimpiadi. Ogni volta che andavo ad allenarmi mi immaginavo su quel podio, avvolto dalle bandiere:l’inno, il pubblico festante, mia madre in lacrime.
Poi è arrivato il Kaiserslautern, mi ha messo prima punta in Bundesliga, dato un pacco di soldi e fanculo a quelle seghe con le pezze al culo. [Miroslav Klose].

Dopo le edizioni del 1908 e del 1948, Londra diventerà la prima città al mondo ad aver corrotto per tre volte il CIO.

Le Olimpiadi sono uno spettacolo televisivo (c.d. reality show) nel corso del quale undicimila concorrenti dopati fino al buco del culo lottano con ogni mezzo per aumentare il valore delle proprie sponsorizzazioni, consentendo ai telespettatori di sentirsi degli sportivi anziché dei sacchi di merda dal cazzo moscio, gonfi di alcol e psicofarmaci.
Non a caso si tratta di una manifestazione snobbata dagli sport veramente interessanti, per i quali scendono in campo gli atleti più sfigati, con qualche significativa eccezione legata a ragioni estemporanee: esemplare il caso del Dream Team USA di basket, che consente a LeBron James di non passare per un ricchissimo scimmione negro bensì per un ricchissimo scimmione negro con dei Valori.

Un’altra importante funzione dei Giochi Olimpici è dare visibilità a discipline noiosissime e completamente inutili (hockey su prato, ginnastica ritmica, badmington) per giustificare lo stanziamento di denaro pubblico a favore delle rispettive federazioni. Le federazioni sono enti di promozione sportiva che si occupano di organizzare cene lussuose, stampare gagliardetti pacchiani e organizzare puttan tour in località esotiche.

Per un atleta i Giochi Olimpici rappresentano un’esperienza indimenticabile: un mese di ferie pagate, wifi gratuito, figa. Figa e ancora figa.
“Gara? Quale gara?” (atleta in hangover, Pechino 2008)

Il simbolo delle Olimpiadi sono cinque anelli di diverso colore, intrecciati in campo bianco, a simboleggiare i continenti: Africa, America, Antartide, Asia, Europa, Oceania.
Sì, manca un anello. Ma secondo i più c’è semplicemente un’Africa di troppo.

Il motto dei Giochi olimpici è citius, altius, fortius, ovvero “più veloce, più in alto, più forte”. Non ridete ma vale anche per i giocatori di curling.

Come nascono i Giochi Olimpici? Non so, ottanta euro al mese e su History Channel danno solo quel cazzo di “Ascesa e caduta di Hitler”.

Le Olimpiadi nascono nell’antica Grecia; le gare previste erano:
– Stadion (gara a chi interpretava meglio brani di Lucion Dallan)
– Diaulos (lancio di ingiuriosi epiteti contro entità soprannaturali)
– Pugilato (senza guantoni e con un Don King giovanissimo)
– Pancrazio (un mio amico)
– Pentathlon (col tempo si sviluppò fino al moderno Decathlon, mantenendo tuttavia prezzi concorrenziali)
– Hoplitodromos (mostro Haniwa)

I vincitori delle gare erano oggetto di ammirazione: immortalati in poemi e statue, fregiati di una corona di ulivo e inculati da boriosi filosofi.

Nel 1896 Pierre de Coubertin ristabilì i Giochi Olimpici. In ogni caso l’importante è che ci provò.

L’Italia ha sempre onorato la partecipazione olimpica: può vantare una lunga tradizione di vittorie in discipline che non pratica nessun altro.

L’atleta di punta della delegazione azzurra è la nuotatrice Federica Pellegrini. La sua concentrazione è massima, al punto di dichiarare: “Io e Filippo Magnini avremo stanze separate”. Conoscete un modo più elegante per comunicare alla delegazione camerunense il via libera?

I Giochi sono purtroppo stati sovente inquinati dalla politica. Ad esempio nel 1972, a Monaco di Baviera, una delegazione palestinese impedì la qualificazione di undici atleti israeliani.

Alcuni rappresentanti dei paesi musulmani si sono lamentati perché l’edizione 2012 si svolgerà durante il mese del Ramadan: il digiuno potrebbe svantaggiarli durante le competizioni, e Il Corano va rispettato. Trovata infine la soluzione: “Allah non esiste”.
Alcuni atleti più oltranzisti hanno chiesto che le competizioni fossero riprogrammate a cavallo degli attentati previsti per settembre. Insorgono però gli atleti produttori di vino: “la vendemmia va rispettata!”.
Si è quindi proposta una data dal valore simbolico: Natale, che potrebbe mettere tutti d’accordo. Insorgono però gli atleti cattolici: “Boh, ok”.

La manifestazione ha richiesto una ristrutturazione di molte zone di Londra. “Servono più troie!”

Queste saranno ricordate come le Olimpiadi a più basso impatto ambientale della storia: all’interno del villaggio olimpico sono stati utilizzati prodotti usati o riciclabili, come Federica Pellegrini; è prevista la raccolta differenziata del secco dall’EPO; gli atleti hanno ricevuto navigatori GPS in luogo delle mappe su carta, anche se così la maratona perde un po’ di fascino.

L’intero piano trasporti londinesi è stato rivisto e migliorato, per favorire pedoni e ciclisti: “Porcodio, tenete quella cazzo di destra!”

Uno degli impianti più avveniristici è il BMX Circuit, presso l’Olympic Park. Qui gli atleti su potranno sfidarsi su un percorso molto impegnativo, che prevede spettacolari e lunghissimi salti. Il vincitore, oltre alla medaglia d’oro, potrà tenersi l’alieno nel cestino.

In totale nove miliardi di sterline, trentuno campi di gara, diecimilacinquecento atleti, centoquarantasette nazioni partecipanti, colonna sonora dei Chemical Brothers. Tutto per vedere otto negri che corrono dieci secondi.

I Giochi di Londra saranno il primo evento trasmesso in mondovisione con il formato UHDTV. Il catarro degli atleti non sarà mai stato così verde.

Intanto non cessano le polemiche circa il richiamo, da parte del governo inglese, per motivi di sicurezza, di tremilacinquecento soldati. Erano usciti difettosi.

Parallelamente alle Olimpiadi si svolgono anche i Giochi Paralimpici, o Paralimpiadi, per atleti con disabilità fisiche, visive o intellettive. Non c’è nulla di diverso dalle normali olimpiadi, a parte che la sfilata iniziale dura tantissimo.

L’edizione del 2016 è stata assegnata al Brasile, e già è allarme per le annunciate stragi dei meninos de rua. Se ne avevate pieno il cazzo dei randagi ucraini.

E comunque, De Coubertin era un frocetto.

 

Fed-ex <3 UMC (o UMC <3 Fed-ex)

Fantastico! Meraviglioso! Irripetibile! Niente di eccezionale!

Rossella Urru liberata in Mali. Napolitano: “Sollievo e gioia”.
“Sollievo”.
“Gioia”.

Fermatevi un istante su queste parole.
“Sollievo”.
“Gioia”.

Provate ora a ripercorrere tappe della vostra vita nelle quali avete provato reale “Sollievo” e “Gioia”.

– Signor Bianchi, buone notizie: quella macchia non era un cancro ma solo sugo sulla lastra.
– YEEEEEEH!
“Sollievo”. “Gioia”.

– Caro, falso allarme: mi sono tornate.
– YEEEEEEH!
“Sollievo”. “Gioia”.

Quanti si sono sentiti davvero sollevati, e quanti hanno provato reale “gioia” alla notizia della liberazione della Urru?
In termini più esatti: quanti possono permettersi di utilizzare per questo lieto fine i due termini “Sollievo” e “Gioia”?
La verità? La sua famiglia. Solo la sua famiglia.
Sono loro a potersi permettere di dire di sentirsi sollevati, non altri.
Loro hanno provato reale gioia, non altri.
A meno che non si voglia procedere in quella balorda direzione che sta prendendo la lingua mediatica, ormai asservita ad una barocca logica di evidenziazione parossistica di emozioni, più che descrittiva della realtà.
Ogni aggettivazione è sempre più scarica rispetto al giorno prima e serve fare un passo avanti, esplorare nuovi confini linguistici, parlare tutti come si fosse titolisti di “Libero”.

Io non mi vedo Napolitano provare “sollievo”. Men che meno “gioia”.
“Gioia”. Un uomo a quell’età credo non provi altro che stupore per essersi svegliato un’altra volta. E forse in quel caso si va abbastanza vicini al concetto di “sollievo”.
Certo, sarebbe stato buffo sentire Napolitano esprimersi in questo modo: “Alla notizia della Urru libera ha provato relativo piacere, ma ho subito cercato di comunicare una forma più enfatica di questo mio sentire, al fine di evitare polemiche sul mio non essermi riuscito ad emozionare più di tanto, come del resto tutti voi, ipocriti del cazzo“.

La gente fa battaglie emozionali, perché ha bisogno di sentirsi dalla parte del giusto, dei “buoni”. E quando un po’ ci credi pure, quando davvero tutti gli elementi che riesci a valutare con i tuoi (sovente scarsi) strumenti culturali, depone a favore del fatto che sì, sei “tra i buoni” ed è cosa buona e giusta partecipare a quella fiaccolata, ecco che si creano i fenomeni isterici di massa. E non riesci nemmeno a capire che anche chi non parla la tua rozza lingua magari è dalla tua parte, semplicemente in modo diverso.

La verità è che la notizia della liberazione della Urru fa piacere. E basta.
“Piacere”.
Questa la reale portata emozionale che quella notizia dovrebbe avere come impatto su una persona estranea alla vicenda, come praticamente tutti noi.
Una persona equilibrata, priva di picchi isterici e poco avvezza a farsi trasportare da onde emozionali mediatiche, una persona che sappia ascoltarsi ed accetti i propri immanenti limiti tipicamente umani, che non mandi i 2 euro via sms per ripulirsi la coscienza o che non creda che condividere la foto del bambino nigeriano possa in qualche modo aiutare più quel poveraccio che se stesso, un uomo così, alla notizia della liberazione della Urru ha provato “piacere”. Punto.

No, non sono un essere spregevole se dico che non ho provato gioia. La gioia la conosco, è un’emozione intensa, rara e violenta, per qualcosa che segna la tua propria esistenza (o, se sei un bambino, per un pacchetto di figurine con dentro lo scudetto della tua squadra).

E’ su questa assurda falsariga che un giornalista può poi permettersi di definire Lucio un “top player”.

Morire, dormire, sognare forse.

Quali sogni fate più spesso? A me capita sovente di sognare di essere un calciatore affermato, all’apice della carriera, che entra in uno stadio festante e gremito.
Poi mi avvicina Doni e mi sale l’ansia perché non so più con chi io giochi e chi debba far vincere.
Alla fine getto il pallone in fallo laterale e mi cerco un Punto Snai per un over che mi pare sicuro ma perdo fiducia quando vedo Masiello allontanarsi incazzato.
Questo mi fa agitare, ma non al punto da svegliarmi. Semplicemente cambio sogno e mi posso ritrovare a sognare di saper suonare. Il pianoforte, in particolare, e divinamente. Muovo le dita sui tasti, velocissimo, ed escono pezzi meravigliosi che manco i Notturni di Chopin.
Ad un certo punto però mi bussa quello di sotto con la scopa.
Altre volte sogno di volare: mi dicono sia un sogno comune. Ma capita anche a voi di avere tutte quelle restrizioni per il bagaglio?
Il sogno che più spesso facevo da piccolo, molto piccolo, invece riguardava forme semplici, grossolane, senza troppo senso, e colori, colori sgargianti e fortissimi.
Come facessi a sognare già da allora mia suocera è un mistero.
Qualcuno dice invece che non sogna, non sogna mai. Si mette là e dorme. E basta.
Sono quelli che sognano di non sognare.

“Hicks”… “Salute!”


– L’ha fatto davvero?
– Davvero.
– Ma come? Tutta quella storia sull’ironia, l’autoironia, il saper accettare il confronto…
– Bah, non mi dica niente… un vero coglione.
– E perché l’avrebbe fatto?
– Dice che si è rotto il cazzo di ricevere insulti e minacce personali.
– Le voleva collettive?
– Ahahah, lei è spiritosa, sa?
– Grazie, mangio pane e Flaiano la mattina.
– Comunque quello là, se si incazza per semplici minacce ha sbagliato mestiere.
– Decisamente. Pensi pure che dice che manco lo è, il suo mestiere.
– Si vede, eh.
– Sicuramente. Mi dica lei se quella è considerabile “satira”.
– Ah, signora mia. La satira è tutt’altra cosa… noi lo sappiamo bene…
– Certo. Pensi che ieri ad Auchan ho preso tre batracomiomachie fresche fresche.
– Ah, mio marito ne va pazzo. Io niente spesa. Sono stata dal parrucchiere.
– Ma si vede! E’ il taglio alla Izzard, vero?
– Esatto. Si vede che è pratica della vera satira.
– Mica come quello là…
– Noi invece, cresciute con Orazio.
– E Clarabella, signora mia. Clarabella dove la mettiamo?
– Una volta sì che si faceva satira. Oggi invece…
– Vede qui? Una volta era tutto Aristofane.
– Vero. E non si rompevano mai. Io ho una Whirlpool con carica dall’alto e non faccio che chiamare il tecnico.
 – Triste, triste. Che poi, da quando c’è Crozza è raddoppiato tutto.
– Io non riesco ad arrivare a fine Fabula Atellana.
– E chi ci riesce ormai?
– Ma infatti. Una volta invece.
– I giovani sapevano quali erano i limiti da non superare. Tranne Taricone, eh.
– Sì. Su cosa scherzare, su cosa no.
– Infatti. Per fortuna io porto sempre con me una lista completa, delle cose sulle quali si può fare satira e di quelle che no, non si può. Mio figlio la sa a memoria ormai.
– Anche io ho la mia lista! Che coincidenza. Faccia vedere…
– Prego…
– Ma… sono diverse!
– Come? Non è possibile!
– Le dico che i suoi limiti della satira sono assolutamente diversi dai miei!
– Oh Cristo! Ma è terribile!
– E come si fa ora?
– Guardi, ho un’idea: mettiamoli insieme. Avremo un bel listone, grande grande, al quale tutti si dovranno attenere. Che ne pensa?
– Geniale.
– Poi la sbattiamo in faccia a quello là.
– Sì. Quello che denuncia. Che faccia tosta. Sa cosa ha avuto il coraggio di dire?
– Cosa?
– Che gli imbecilli anonimi sono una manna dal cielo.
– E perché mai?
– Perché di anonimo su Internet non c’è un cazzo. E adesso comincia a divertirsi lui. Ha presentato denuncia ieri, con tanto di allegati, indirizzi IP, di gente peraltro già individuata.
– Bah, non ha un cazzo da fare.
– Bah, signora mia. Che brutta gente.
– Brutta brutta.
– Mi stia bene.
– Anche lei. Come ha detto che si chiama?
– Non l’ho detto.
– Troia.
– Anonima, prego.

Brunetta è basso [risate]

Esempio di come l’apparenza possa fuorviare – nella foto nessuna tolleranza ma forte xenofobia: il cicciobello cinese è stato lasciato nella scatola.

 

Che poi ho imparato tanto, da questa storia.
Che ci sono quelli che, innanzi un sacco di perline colorate dicono: “guarda, ce ne sono di nere!“.
Che ci sono quelli che, innanzi un sacco di perline colorate dicono: “guarda, ce ne sono di rosse!“.
Che ci sono quelli che, innanzi un sacco di perline colorate dicono: “guarda, il sacco è di liuta!”.
Che ci sono quelli che, innanzi un sacco di perline colorate dicono: “guarda, ma non è uguale uguale alla tua ragazza quando si trucca?“.

Quando tu ti eri solo soffermato ai fatti. E cioè che avevi un sacco di perline colorate. E le vedevi tutte. Tutti i colori, e non pensavi certo a contenitori o mignotte.

Ciascuno può vedere in ogni cosa quel che vuole, enfatizzare solo alcuni aspetti, volutamente ignorarne altri.
Il fine è sempre lo stesso: cercare di vivere in un mondo che più si adatti alle proprie esigenze. Che poi è l’obiettivo primario di ogni essere vivente: noi ci adattiamo all’ambiente circostante solo perché siamo costretti. Ma quanto ci piacerebbe che fosse l’ambiente ad adattarsi a noi.
– Cazzo, fa freddo: meglio mettere un maglione.
– Ma perché non fai uscire il sole?
– Sei coglione o cosa?
– Coglione.

L’ambiente però è restìo ad accettare di cambiare sulla base dei nostri desideri. Fosse così in questo momento mi apparirebbe Naomi Watts al posto di questa tastiera. O forse è accaduto ma la trovo piena di briciole.

Allora cerchiamo noi di cambiare le cose, modificarle nei limiti del possibile. E quando non si può cerchiamo di farci piacere ciò che sappiamo non poter cambiare. Che poi è quel che faccio con mia moglie quando le dico “tranquilla, non mi sono mai piaciute le tette grosse“.

In questi giorni si è detto di tutto sul caso “Umore Maligno” e sul famigerato post sui disabili.
La maggior parte delle persone che conosco è rimasta allibita di fronte alla ferocia degli attacchi, ma anche sgomenta per quanto tempo ci sia voluto prima che qualcuno denunciasse Umore Maligno.
Quel che a me ha fatto più specie è la strumentalizzazione delle posizioni. La destra che cerca autori di sinistra. La sinistra che denuncia razzismi da destra. Il centro che sbraita: “non contiamo un cazzo!“.

Abbiamo chi cerca la battaglia da combattere, armata dal sacro fuoco della Verità e del Bene. E denuncia così un post certamente oltre le righe, sicuramente feroce, probabilmente non per tutti, forse migliorabile, di certo in grado di attorcigliare le budella.
Ma satirico, non ci sono cazzi.
E a nulla vale l’obiezione: “ma che satira e satira! Vi nascondete dietro la satira per dire cose orribili!“.
Vero: ci nascondiamo dietro la realtà. Orribile.
A nulla vale tanta tautologia perché la satira è orribile per definizione.
E’ come entrare su Youjizz e poi urlare sgomenti: “Ma che amore e amore! Questi si nascondono dietro atti sessuali solo per scopare!“. Sei un grande, potresti guidare il PD.

E tanta indignazione mi sta dimostrando che l’obiettivo satirico ricercato è stato perfettamente raggiunto: indignare te.
Te che non capisci che Umore Maligno sta facendo emergere un problema (e stavolta ci sta riuscendo alla grande).
Te che ti scandalizzi per mostrare agli iscritti alla tua associazione che fanno bene a rieleggerti l’anno prossimo e dunque ancora per un anno avrai il tuo rimborso spese con tanto di cresta.
Te che “vorrei vedere voi a vivere con un disabile in casa, quanti problemi” e mi stai dicendo tutto, perché non sai che io magari ci vivo con un disabile in casa e so dei problemi ma a me fa specie il tuo focalizzarti sui problemi che porta il disabile.
Te che mi dici che sono io il vero handicappato, caricando questa parola di quel significato spregevole e negativo che mi stai accusando di portare avanti.

Questa la ripeto perché notevole:

Te che mi dici che sono io il vero handicappato, caricando questa parola di quel significato spregevole e negativo che mi stai accusando di portare avanti.

Te che voti PD e ridi alle battute sulla deficienza mentale del Trota, o a quelle sull’ictus di Bossi o sull’altezza di Brunetta (tutte fortemente incentrate sul sottolineare delle infermità o problematiche invalidanti: in cosa sei diverso da chi oggi definisci “mostro insensibile?”. Ché tra l’altro io sono pure belloccio.).

Una originalissima e del tutto politicamente corretta satira verso un verticalmente svantaggiato: Puffo Contadino

Te che mille volte hai soffermato il tuo pensiero alla gobba di Andreotti. Ché quelle non sono disabilità, perché attaccate al nemico.
Te che vai a Natale a vedere il cinepanettone con un De Sica che prende in giro il ricchione di turno.
Te che non riesci a non sentirti superiore al contadino analfabeta.
Te, Cristo santo, che “comunque in città non c’è un parcheggio manco per cazzo ma guarda quanti spazi vuoti per i disabili“.
E mi dimostri così che la diversità esiste davvero. Nel tuo pensiero piccolino.

Ma stai sereno, arriva il collettivo Maligno a farti sentire meglio, farti credere di essere dalla parte dei buoni e portavoce di sani valori. Un po’ come chi va a messa a Natale e poi si definisce “cristiano abbastanza praticante“. Praticami abbastanza ‘sta minchia: sei praticante o no? “Cara, sono marito abbastanza fedele. Il sabato mi concederai un paio di nigeriane“.

Umore Maligno, che denuncia la vera diversità, quella invisibile, che ti porti dentro, che ciascuno di noi tiene in saccoccia, pronto ad appiccicarla a qualunque cosa non sia affine al proprio essere.
Cercando così, ancora di modificare l’ambiente circostante. Consapevole di essere del tutto incapace di adattarsi.
Per propri, palesi, insuperabili, incosapevoli limiti.

Altra satira odiosa (adesso troviamo l’autore responsabile!)

Una modesta proposta
È cosa ben triste, per quanti passano per questa grande città o viaggiano per il nostro Paese, vedere le strade, sia in città, sia fuori, e le porte delle capanne, affollate di donne che domandano l’elemosina seguite da tre, quattro o sei bambini tutti vestiti di stracci, e che importunano cosí i passanti. Queste madri, invece di avere la possibilità di lavorare e di guadagnarsi onestamente da vivere, sono costrette a passare tutto il loro tempo andando in giro ad elemosinare il pane per i loro infelici bambini, i quali, una volta cresciuti, diventano ladri per mancanza di lavoro, o lasciano il loro amato Paese natio per andarsene a combattere per il pretendente al trono di Spagna, o per offrirsi in vendita ai Barbados.
Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti questi bambini, in quantità enorme, che si vedono in braccio o sulla schiena o alle calcagna della madre e spesso del padre, costituiscono un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana ed utile della comunità, acquisterebbe tali meriti presso l’intera società, che gli verrebbe innalzato un monumento come salvatore del paese.
Io tuttavia non intendo preoccuparmi soltanto dei bambini dei mendicanti di professione, ma vado ben oltre: voglio prendere in considerazione tutti i bambini di una certa età, i quali siano nati da genitori in realtà altrettanto incapaci di provvedere a loro, di quelli che chiedono l’elemosina per le strade.
Per parte mia, dopo aver riflettuto per molti anni su questo tema importante ed aver considerato attentamente i vari progetti presentati da altri, mi son reso conto che vi erano in essi grossolani errori di calcolo. é vero, un bambino appena partorito dalla madre può nutrirsi del suo latte per un intero anno solare con l’aggiunta di pochi altri alimenti, per un valore massimo di spesa non eccedente i due scellini, somma sostituibile con l’equivalente in avanzi di cibo, che la madre si può certamente procurare nella sua legittima professione di mendicante; ma è appunto quando hanno l’età di un anno che io propongo di provvedere a loro in modo tale che, anziché essere di peso ai genitori o alla parrocchia, o essere a corto di cibo e di vestiti per il resto della vita, contribuiranno invece alla nutrizione e in parte al vestiario di migliaia di persone.
Un altro grande vantaggio del mio progetto sta nel fatto che esso impedirà gli aborti procurati e l’orribile abitudine, che hanno le donne, di uccidere i loro bambini bastardi; abitudine, ahimè, troppo comune fra di noi; si sacrificano cosí queste povere creature innocenti, io credo, piú per evitare le spese che la vergogna, ed è cosa, questa, che muoverebbe a lacrime di compassione anche il cuore piú barbaro ed inumano.
Di solito si calcola che la popolazione di questo Regno sia attorno al milione e mezzo, ed io faccio conto che, su questa cifra, vi possano essere circa duecentomila coppie, nelle quali la moglie sia in grado di mettere al mondo figli; da queste tolgo trentamila, che sono in grado di mantenere i figli, anche se temo che non possano essere tante, nelle attuali condizioni di miseria; ma, pur concedendo questa cifra, restano centosettantamila donne feconde. Ne tolgo ancora cinquantamila, tenendo conto delle donne che non portano a termine la gravidanza o che perdono i bambini per incidenti o malattia entro il primo anno. Restano, nati ogni anno da genitori poveri, centoventimila bambini. Ed ecco la domanda: come è possibile allevare questa moltitudine di bambini, e provvedere loro? Come abbiamo già visto, nella situazione attuale questo è assolutamente impossibile, usando tutti i metodi finora proposti. Infatti non possiamo impiegarli né come artigiani, né come agricoltori, perché noi non costruiamo case (intendo dire in campagna), né coltiviamo la terra; ed essi possono ben di rado guadagnarsi da vivere rubando finché non arrivano all’età di sei anni, salvo che non posseggano doti particolari; anche se, lo debbo ammettere, imparano i rudimenti molto prima di quell’età. Ma in questo periodo essi possono essere considerati propriamente solo degli apprendisti, come mi ha spiegato un personaggio eminente della contea di Cavan; il quale appunto mi ha dichiarato che non gli capitò mai di imbattersi in piú di uno o due casi al di sotto dell’età di sei anni, pur in una parte del Regno tanto rinomata per la precocità in quest’arte.
I nostri commercianti mi hanno assicurato che i ragazzi e le ragazze al disotto dei dodici anni non costituiscono merce vendibile, e che anche quando arrivano a questa età non rendono piú di tre sterline o, al massimo, tre sterline e mezza corona, al mercato; il che non può recar profitto né ai genitori né al Regno, dato che la spesa per nutrirli e vestirli, sia pure di stracci, è stata di almeno quattro volte superiore.
Io quindi presenterò ora, umilmente, le mie proposte che, voglio sperare, non solleveranno la minima obiezione.
Un Americano, mia conoscenza di Londra, uomo molto istruito, mi ha assicurato che un infante sano e ben allattato all’età di un anno è il cibo piú delizioso, sano e nutriente che si possa trovare, sia in umido, sia arrosto, al forno, o lessato; ed io non dubito che possa fare lo stesso ottimo servizio in fricassea o al ragú.
Espongo allora alla considerazione del pubblico che, dei centoventimila bambini già calcolati, ventimila possono essere riservati alla riproduzione della specie, dei quali sono un quarto maschi, il che è piú di quanto non si conceda ai montoni, ai buoi ed ai maiali; ed il motivo è che questi bambini sono di rado frutto del matrimonio, particolare questo che i nostri selvaggi non tengono in grande considerazione, e, di conseguenza, un maschio potrà bastare a quattro femmine. I rimanenti centomila, all’età di un anno potranno essere messi in vendita a persone di qualità e di censo in tutto il Regno, avendo cura di avvertire la madre di farli poppare abbondantemente l’ultimo mese, in modo da renderli rotondetti e paffutelli, pronti per una buona tavola. Un bambino renderà due piatti per un ricevimento di amici; quando la famiglia pranzerà da sola, il quarto anteriore o posteriore sarà un piatto di ragionevoli dimensioni e, stagionato, con un po’ di pepe e sale, sarà ottimo bollito al quarto giorno, specialmente d’inverno.
Ho calcolato che, in media, un bambino appena nato venga a pesare dodici libbre e che in un anno solare, se nutrito passabilmente, arrivi a ventotto.
Ammetto che questo cibo verrà a costare un po’ caro, e sarà quindi adattissimo ai proprietari terrieri, i quali sembra possano vantare il maggior diritto sui bambini, dal momento che hanno già divorato la maggior parte dei genitori.
La carne di bambino sarà di stagione per tutta la durata dell’anno, ma sarà piú abbondante in marzo, e un po’ prima dell’inizio e dopo la fine di quel mese. Ci informa infatti un autore serissimo [Rabelais], eminente medico francese, che, essendo il pesce una dieta favorevole alla prolificità, nei paesi cattolici ci sono piú bambini nati circa nove mesi dopo la Quaresima di quanti non ce ne siano in qualunque altro periodo dell’anno; di conseguenza, un anno dopo la Quaresima il mercato sarà piú fornito del solito, perché il numero dei bambini dei Papisti è almeno di tre contro uno, in questo paese; ricaveremo quindi parallelamente un altro vantaggio, quello di far diminuire il numero dei Papisti in casa nostra.
Ho già calcolato che il costo di allevamento per un infante di mendicanti (nella quale categoria faccio entrare tutti i contadini, i braccianti ed i quattro quinti dei mezzadri) è di circa due scellini all’anno, stracci inclusi; ed io penso che nessun signore si lamenterà di pagare dieci scellini il corpo di un bambino ben grasso che, come ho già detto, può fornire quattro piatti di ottima carne nutriente per quando abbia a pranzo qualche amico di gusti difficili, da solo o con la famiglia. Il proprietario di campagna imparerà cosí ad essere un buon padrone ed acquisterà popolarità fra gli affittuari, la madre avrà dieci scellini di profitto netto e sarà in condizione di lavorare finché genererà un altro bambino.
I piú parsimoniosi (ed io confesso che la nostra epoca ne ha bisogno) potrebbero scuoiare il corpo, la cui pelle, trattata artificialmente, dà meravigliosi guanti per signora e stivaletti estivi per signori eleganti.
Per quanto concerne la nostra città di Dublino, nelle parti piú acconce, potrebbero apprestarsi mattatoi per codesta bisogna; e possiamo star certi che non mancheranno i macellai; anche se io vorrei raccomandare di comperar vivi i bambini e di prepararli caldi, appena finito di usare il coltello, come si fa per arrostire i maiali.
Una degnissima persona, che ama veramente il suo Paese, e le cui virtú tengo in grande considerazione, si compiacque di recente, parlando di questo argomento, di suggerire un perfezionamento al mio progetto. Egli diceva che, dal momento che molti gentiluomini del Regno in questi ultimi tempi hanno distrutto la selvaggina, pensava che sarebbe stato possibile ovviare alla mancanza di cacciagione procurando corpi di giovinetti e fanciulle non al di sopra dei quattordici anni e non al di sotto dei dodici: dato che tanto sono quelli, sia dell’uno che dell’altro sesso, che sono avviati a morire di fame per mancanza di lavoro o di assistenza: ed i genitori, se ancora in vita, oppure i parenti piú prossimi, sarebbero ben lieti di liberarsi di loro. Tuttavia, pur con tutta la deferenza per un cosí eccellente amico e per un patriota di tanto merito, non posso essere completamente d’accordo con lui. Per quanto riguarda i maschi, un Americano di mia conoscenza, che ha avuto modo di farne esperienza frequente, mi ha assicurato che la carne era generalmente magra e coriacea come quella dei nostri scolari, a cagione del troppo esercizio fisico, e che il sapore era sgradevole e non valeva la pena di ingrassarli. Per quanto riguarda le femmine poi, io sono umilmente del parere che in questo modo si procurerebbe un danno alla comunità intera, perché tra breve esse sarebbero divenute feconde. D’altra parte non improbabile che persone scrupolose possano criticare severamente una pratica di questo genere (benché del tutto ingiustamente, com’è ovvio), considerandola come qualcosa che rasenti la crudeltà; e confesso che, nel caso mio, questa è sempre stata la piú forte obiezione ad ogni progetto, anche se presentato con le migliori intenzioni.
Ma debbo dire, a giustificazione del mio amico, che egli mi confessò che questo espediente gli fu suggerito dal famoso Salmanazar, nativo dell’isola di Formosa, il quale venne a Londra piú di venti anni fa e, parlando con lui, gli disse che al suo Paese, quando accadeva che qualche giovane fosse condannato a morte, il boia vendeva il cadavere a qualche personaggio importante, come leccornia di prima qualità, e che, ai suoi tempi, il corpo di una ragazza paffutella sui quindici anni, che era stata crocifissa per tentato avvelenamento del re, era stato venduto al primo ministro di Sua Maestà Imperiale e ad altri grandi mandarini della corte, a fette, appena tolta dalla forca, per quattrocento corone. Effettivamente, non posso negare che se si facesse la stessa cosa con parecchie ragazze ben nutrite di questa città, le quali, senza un soldo in loro possesso, non vanno fuori di casa se non in portantina, e si fanno vedere a teatro ed alle riunioni coperte di abiti vistosi venuti dall’estero, che non saranno mai loro a pagare, il Regno non andrebbe certo avanti peggio di ora.
Alcune persone, portate allo scoraggiamento, si preoccupano molto della grande quantità di poveri in età avanzata, ammalati e storpi, e mi si è chiesto di indirizzare le mie riflessioni alla ricerca di metodi atti a sollevare la nazione di un peso tanto gravoso. Però questa faccenda non mi preoccupa punto, perché è noto che muoiono e vanno in putrefazione ogni giorno per freddo e fame, per la sporcizia ed i pidocchi, con una rapidità che si può considerare ragionevole. Quanto ai braccianti piú giovani, va detto che la loro attuale situazione non offre maggiori speranze. Non possono trovare lavoro e, di conseguenza, deperiscono per mancanza di nutrizione, a tal segno che, se viene loro affidato un qualsiasi comune lavoro, non sono in grado di farlo: e cosí il Paese e loro stessi vengono ad essere felicemente liberati dei mali a venire.
La digressione è stata troppo lunga, e quindi ora torno al mio argomento. Io ritengo che i vantaggi offerti dalla mia proposta siano molti e piú che evidenti, ed anche della massima importanza.
Primo: come ho già osservato, diminuirebbe enormemente il numero dei Papisti dai quali siamo infestati annualmente, dato che, nella nazione, sono quelli che fanno piú figli, oltre ad essere i nostri nemici piú pericolosi; e se restano in Patria, lo fanno di proposito, per consegnare il Regno al Pretendente, sperando di trarre vantaggio dall’assenza di tanti buoni protestanti, che hanno preferito abbandonare il loro Paese piuttosto che starsene a casa a pagare le decime contro coscienza ad un coadiutore del vescovo.
Secondo: i poveri affittuari avranno dei beni di loro proprietà che, per legge, potranno essere resi suscettibili di sequestro ed aiutare a pagare l’affitto al padrone, dal momento che grano e bestiame sono già stati confiscati ed il denaro è cosa del tutto sconosciuta.
Terzo: previsto che il mantenimento di circa centomila bambini dai due anni in su non può essere calcolato di un costo inferiore a dieci scellini l’anno per ogni capo, il patrimonio della nazione aumenterà in questo modo di cinquantamila sterline l’anno, senza tener conto della nuova pietanza introdotta nelle mense di tutti i signori del Regno che siano di gusti raffinati; ed il denaro circolerà fra di noi, essendo l’articolo completamente di nostra produzione e lavorazione.
Quarto: i produttori regolari, oltre al guadagno di otto scellini buoni, ottenuti annualmente con la vendita dei bambini, si libereranno del peso di mantenerli dopo il primo anno di età.
Quinto: questa nuova pietanza porterà anche molti consumatori alle taverne, e gli osti avranno certamente la precauzione di procurarsi le migliori ricette per prepararla alla perfezione; quindi i loro locali saranno frequentati da tutti i signori di rango, che giustamente vengono valutati in base alla conoscenza che hanno della buona cucina; ed un cuoco esperto, che sappia come conquistarsi il favore della clientela, farà in modo di mantenere un prezzo che li saprà soddisfare.
Sesto: si avrebbe un grande incoraggiamento al matrimonio, che tutte le nazioni di buon senso hanno cercato di favorire con premi, o imposto con leggi ed ammende. Aumenterebbe la cura e la tenerezza delle madri per i bambini, quando fossero sicure di una sistemazione certa sin dall’inizio, e procurata in qualche modo dalla comunità a loro annuo profitto, anziché, a loro carico; e ben presto avremmo modo di vedere un’onesta emulazione fra le donne sposate nel portare al mercato il bambino piú grasso. Gli uomini, durante la gravidanza della moglie, le sarebbero affezionati tanto quanto lo sono ora alla cavalla, alla mucca o la scrofa prossima a figliare, né la minaccerebbero di pugni e di calci (cosa purtroppo frequente nella pratica), per timore di un aborto.
Potrebbero elencarsi molti altri vantaggi. Ad esempio, l’aumento di qualche migliaio di esemplari nella nostra esportazione di manzo in barile, la maggior diffusione della carne di porco, ed un miglioramento nell’arte di fare il buon prosciutto che si trova in quantità tanto scarsa a cagione del grande consumo che facciamo di maialini da latte, una pietanza troppo frequente nelle nostre mense che tuttavia non è neppure alla lontana paragonabile, sia per il sapore sia per la figura che fa, a quella fornita da un bambino di un anno, grasso e ben pasciuto: il quale, arrostito intero, farà una splendida figura alla festa del sindaco della città o a qualsiasi altro ricevimento pubblico. Ma questo ed altro voglio tralasciare, preoccupandomi di esser conciso.
Supponendo che mille famiglie in questa città comperino costantemente carne di bambino, in aggiunta ad altri che potrebbero acquistarla in liete circostanze, particolarmente per i matrimoni e per i battesimi, calcolo che Dublino consumerebbe annualmente circa ventimila esemplari, ed il resto del Regno (in cui probabilmente verrebbe venduta ad un prezzo lievemente inferiore) i rimanenti ventimila.
Io non prevedo obiezione possibile alla mia proposta, a meno che non si insista nel dire che la popolazione del Regno in questo modo dimunuirebbe notevolmente. Lo ammetto ben volentieri, ed è questo, di fatto, uno degli scopi principali della mia proposta. Prego il lettore di osservare che il mio rimedio è destinato soltanto ed unicamente a questo Regno d’Irlanda e a nessun altro che sia mai esistito, che esista o abbia ad esistere nel futuro sulla terra. Che quindi non mi si parli di altri espedienti: di tassare di cinque scellini la sterlina i proprietari che non si curano delle loro terre; di non usare abiti o mobili di casa che non siano di nostra produzione e lavorazione; di respingere tutti i materiali e gli strumenti che favoriscano il lusso straniero; di guarire le nostre donne dalla mania delle spese che fanno per orgoglio, vanità, pigrizia e passione del gioco; di introdurre una vena di parsimonia, prudenza e temperanza; di imparare ad amare il nostro Paese, cosa in cui siamo diversi persino dai Lapponi e dagli abitanti di Topinambu; di abbandonare la nostra animosità e la faziosità, e di non comportarci piú come gli Ebrei, che si scannavano l’un l’altro persino nel momento in cui la loro città veniva presa; di stare un po’ piú attenti a non vendere il nostro Paese e la nostra coscienza per niente; di insegnare ai proprietari ad avere almeno un po’ di pietà per i loro affittuari. Infine, di far entrare un po’ di onestà, di operosità e di capacità nello spirito dei nostri bottegai i quali, se potesse ora esser presa la decisione di comprare soltanto merce nostra, si unirebbero immediatamente per imbrogliarci e ricattarci sul prezzo, sulla misura e sulla qualità, né si sono mai potuti indurre a fare qualche proposta commerciale onesta e decente, nonostante siano stati spesso e calorosamente invitati.
Pertanto, ripeto, che nessuno venga a parlarmi di questi espedienti o di altri del genere, finché non abbia almeno un barlume di speranza che vi possa essere qualche generoso e sincero tentativo di metterli in pratica.
Quanto a me, stanco com’ero di offrirvi utopie inutili ed oziose, alla fine disperavo ormai del successo: quando per fortuna mi è venuta in mente questa proposta che, essendo interamente nuova, presenta alcunché di solido e di concreto, è di nessuna spesa e di poco disturbo, rientra pienamente nelle nostre possibilità di attuazione, e non fa correre il rischio di recar torto all’Inghilterra. Infatti questo tipo di merce non tollera l’esportazione, perché la carne è di consistenza troppo tenera per consentire una lunga durata nel sale; anche se forse io potrei nominare un Paese che sarebbe ben contento di mangiarsi per intero tutta la nostra nazione anche senza questo condimento.
Dopo tutto, non sono cosí tenacemente avvinto alla mia idea da rifiutare qualsiasi proposta che venga fatta da persone di buon senso, che sia altrettanto innocente, facile da mettersi in pratica, efficace e di poco costo. Ma prima che qualcosa del genere venga presentato in concorrenza con il mio progetto, offrendo qualcosa di meglio, desidero che l’autore, o gli autori, abbiano la cortesia di ponderare a lungo due punti. Primo: stando le cose come stanno, come potranno trovare cibo e vestiti per centomila bocche e spalle inutili. Secondo: esiste in questo Regno circa un milione di creature in sembianze umane, le quali, pur mettendo insieme tutti i loro mezzi di sussistenza, resterebbero con un debito di due milioni di sterline; mettiamo i mendicanti di professione insieme con la massa di agricoltori, braccianti e giornalieri che, con le loro donne ed i bambini, sono mendicanti di fatto: ed io invito quei politici, ai quali non garba il mio progetto, e che forse avranno il coraggio di azzardare una risposta, ad andare a chiedere prima di tutto ai genitori di questi mortali se non pensino, oggi come oggi, che sarebbe stata una grande fortuna quella di essere andati in vendita come cibo di qualità all’età di un anno, alla maniera da me descritta, evitando cosí tutta una serie di disgrazie come quelle da loro patite, per l’oppressione dei padroni, l’impossibilità di pagare l’affitto senza aver denaro o commerci di qualche sorta, la mancanza dei mezzi piú elementari di sussistenza, di abitazione e di abiti per ripararsi dalle intemperie, con la prospettiva inevitabile di lasciare per sempre in eredità alla loro discendenza questi medesimi triboli, se non peggiori.
Dichiaro con tutta la sincerità del mio cuore che non ho il minimo interesse personale a cercar di promuovere quest’opera necessaria e che non sono mosso da altro motivo che il bene generale del mio Paese, nel miglioramento dei nostri commerci, nell’assistenza ai piccoli e l’aiuto ai bisognosi, e nella possibilità di offrire qualche piacevole passatempo agli abbienti. Io non ho bambini dai quali posso propormi di ricavare qualche soldo: il piú piccolo ha nove anni, e mia moglie ha ormai passata l’età di averne ancora.

(J. Swift, Una modesta proposta e altre satire, Rizzoli, Milano, 19832, pagg. 135-159)

Inquisizione

Bene signori, è giunto il momento. La caccia alle streghe è iniziata ed io sono al centro del rogo perché ho avuto l’imprudenza di non passare all’associazione culturale Umore Maligno il nome del dominio del sito che avevo registrato.

Non so se sia ormai utile ribadire quel che abbiamo già spiegato ovunque: Umore Maligno condanna ogni forma di discriminazione ed intolleranza. E lo fa utilizzando l’arma dell’umorismo nero e della satira, impersonando volutamente un personaggio eccessivo, grottesco, odioso, sbattendo così in faccia al razzista (ma anche a chi non sa di esserlo) la sua vera essenza, divenendo specchio riflesso di ogni umana deviazione, portandola all’estremo.

Cattivo gusto? Certo, assolutamente sì. Umore Maligno è cattivissimo gusto. Perché questo tipo di denunce devono tranciare in due l’anima. Ed un messaggio esasperato ed esasperante arriva cento volte meglio di una semplice segnalazione di un fatto increscioso.

Lo si fa da sempre, ovunque. Ma in Italia questo adesso pare essere diventato vietato, disabituati come siamo a riflettere sulle storture della vita.

Quando Umore Maligno dà dell’handicappato a qualcuno, invita all’intolleranza verso l’immigrato, sbeffeggia le vittime di una strage, in realtà – ma pareva evidente – sta sbattendovi in faccia la pochezza di questo mondo, la voracità mediatica con la quale ci si permette di intervistare la madre subito dopo aver perso il figlio nel terremoto, il benpensante che viene qua ad insultare senza aver capito che quei post avevano lui, come obiettivo.

Ci si veste da diavolo per mostrare com’è fatto.

Ma qualcuno ora scambia la maschera per la realtà.

Incredibile.