Dal carrozziere

Ieri mi son avventurato dal carrozziere:

Io – Ciao
Lui – Buongiorno [erano le 19]
– Buongiorno [mi deve fare il preventivo, mica posso contraddirlo da subito]
– Avrei questo graffio da riparare.
– Eh, graffio! Altro che graffio!
– Che è?
– Qua pare che ci sia passata sopra tutta la parata militare dell’esercito sovietico.
– Non esiste più.
– No, per dire…
– Veramente si tratta di un graffio…
– Altro che graffio! Qua sembra che il paraurti se l’è masticato una tigre coi denti a scimitarra…
– Sciabola forse.
– Eh, quella bestia là.
– Non esiste più.
– No, per dire…
– Io ho difficoltà a distinguerlo ad occhio nudo…
– Eh, altro che occhio nudo! Qua pare che…
– Ok, chiaro. Quanto mi costa?
– Eh, quanto mi costa… mica è facile adesso su due piedi…
– Sediamoci.
– No, per dire…
– Quanto costa… più o meno?
– Eh, qua va prima fatta un’analisi approfondita…
– Quando me la puo’ fare l’analisi?
– Eh, quando… mica è facile adesso… ho tanto di quel lavoro… sto pieno fino al 2050.
– Addirittura?
– No, per dire…
– Ok, capito, ripasserò.
– Ma che fai, te ne vai?
– E che devo fare?
– Ma no, dai, aspetta, vediamo, ci mettiamo d’accordo…

Lui si allontana, prende un grumo di grasso che nasconde qualcosa che in passato assomigliava ad un’agenda, apre un giorno a casaccio per me, tanto le date sono illeggibili…

– Ecco, puoi venire domani mattina.
– Ma come, non era pieno di lavoro?
– Sì, ma è che per te riesco a trovare un po’ di tempo.
– Ah, grazie! Perchè proprio per me?
– No, per dire…
– Ah, capito. E quanto mi viene a costare?
– Adesso su due piedi…
– Quelli di prima.
– Dai, diciamo che mi dai 1200 euro e siamo contant…contenti.
– 1200 euro?
– Prezzo di favore, eh!
– Sai che è?
– Sì?
– La parata militare…
– Cosa?
– Si è scopata tua moglie.
– ???
– Tutta. Squadra d’assalto, reparto logistico e fureria.
– Ma…
– Pure il portabandiera, che tra l’altro non ti dico dove l’ha poggiata, la bandiera.
– …
– Poi è arrivata la tigre coi denti a sciabola…
– ???
– Ha visto che era prossima all’estinzione, ma prima di morire pure lei una botta a quella troia gliel’ha data.
– Come ti permet…
– No, per dire.

Coerenza

A quello che mi dice che non capisco un cazzo di scommesse sulle partite di calcio perchè non sono mai stato un calciatore, come invece mi ricorda essere stato lui, pagherò un giro di zuccherini e carrube qualora dovesse beccare anche Milù Bee Power nella prossima corsa tris.

Sono furbo, io.

Sento piangere dall’altra parte del sottile muro che divide il mio appartamento da quello dei vicini. Abbasso un po’ la tv ma niente. L’abbasso del tutto: lo stesso. Poi capisco che l’altezza da terra non è parametro decisivo e agisco sul volume. Sono furbo, io. Ma ancora una volta, niente: tolgo tutta la cornice esterna e parte della piantana che lo sostiene per ridurre il volume generale dell’apparecchio ma pure questo si rivela altrettanto inefficace (eppure elimino parecchi centimetri cubici). Innervosito, mi dirigo verso la presa elettrica per risolvere alla radice il problema ma quando arrivo mi trovo davanti tre cavi che si dipanano dalla stessa presa: uno rosso, uno blu, uno bianco. Per cultura personale (sono un noto cinefilo) so che se dovessi sbagliare a staccare il cavo giusto farei saltare tutto in aria. Sono furbo, io. Allora desisto e lascio tutto attaccato. Questo comporta anche un incremento delle speranze del nonno di sopravvivere, visto che uno dei cavi alimenta il suo polmone artificiale. Ma, per quanto l’idea di staccare fosse a questo punto davvero allettante, decido di non rischiare e percorrere altre strade.
Sto per perdere le speranze quando mi siedo sul telecomando e inavvertamente schiaccio il tasto “mute”. Avrete già capito: niente. Del resto era il telecomando dell’altro televisore. Ma capisco il meccanismo. Sono davvero furbo, io. Vado di là, prendo il telecomando giusto e risolvo il problema, scagliandolo con violenza contro il televisore, che finalmente tace. Finalmente riesco a sentire cosa accada nell’appartamento attiguo: effettivamente sento piangere. Ma è solo la tv, che trasmette – guarda il caso – lo stesso programma che stavo guardando io. Poco male, lo ascolterò così, al di qua del muro, visto che il mio televisore ha misteriosamente smesso di accendersi. Sono furbo, io.

Iter consigliato

Avevo perduto ogni speranza di poter vivere ancora il suo calore.
Era bellissima, Dio mio, bellissima.
Ma distante.
Una spalla emergeva timida da quella odorosa, sottile fibra di maglina come il sole farebbe da un manto di cirri all’albeggio. Incantato, incantatore.
Quei seni annichilivano ogni idea contraria all’esistenza di Dio.
Il chiarore che emanava quella pelle sembrava volesse insegnare a vestali vergini l’arte della purezza.
Ma restava là, come assente. Non si sottraeva al mio amore ma sentivo chiaramente che il suo spirito era altrove.
Pensai di chiederle qualcosa ma esitai, certo di non ottenere risposta.
Fu un triste, freddo amore quello che consumammo sul talamo che ci vide complici.
Forse la sequenza corretta era: stupro-sgozzamento.

In Fallibile

Io sono il Male.
Ho un potere immenso. Lo esercito per me, per il mio piacere.
Chi mi tocca si perde. Si perde. Si perde.
Si perde nei miei occhi.
Si perde nelle mie parole.
Si perde nel mio essere ciò che gli uomini non sono.
E vede bruciare ogni speranza.
E voi, voi, tutti a formicare la vostra vita piccina.
I vostri legami indissolubili si sciolgono con un mio respiro.
Le vostre passioni eterne durano un mio schiocco di labbra.
Sono il veleno dello Jörmungandr,
sono l’Ecate delle vostre notti insonni.
Miserabili!
Un metro e mezzo sotto terra, danacea in bocca. Questo v’aspetta.
Sputo sopra le vostre felicità di cartone.
Menti mediocri voi le chiamate “illuminate”.
Aborti di uomini vi muovono come burattini.
Pecore!
E voi, voi, nel chiuso delle vostre fogne, a fingere d’essere vivi se una stella vi scivola sulla testa, a dare significati divini ad un’onda che si infrange.
Voi. A pensare d’essere unici ed irripetibili.
Portatemi, ora, le vostre anime!
E ringraziatemi quando le vomiterò nelle fiamme: sarà il momento più alto della vostra miserabile esistenza.
Io, l’eterno!
Io, il sommo!
Io, l’infallibile!
Pure se…
Ma era davvero di oggi l’oroscopo: “Acquario: giornata serena ma siate moderati” ?

Due colpi sotto il par

Con la stessa leggerezza con cui mandava l’sms da un euro per i morti de L’Aquila.

La stessa, con la quale firmava contro gli sbarchi dei disperati sulle coste pugliesi. Lui, che pugliese era di nascita ma era tutto un “Va da via i ciap”.

Col fazzolettino verde sempre in tasca, firmato da Calderoli (Calderoli!), feticcio della Festa dei popoli della Padania di Venezia, che – come si dice – “è merda, ma non ci vivrei”. Ma forse sbaglio qualcosa.

Quello stesso Calderoli (Calderoli!) che da allora è assurto a modello comportamentale e di pensiero e ogni volta che appare in tv si deve tacere, smettere di masticare, chè c’è lui perdìo, Calderoli (Calderoli!).

Con la stessa leggerezza, lui (e magari anche Calderoli (Calderoli perdìo!), ma son solo dolci illazioni), lo prendeva in culo da Regina, il viado di Ubatuba (manco la soddisfazione di sentirsi dire “Rio”) che per 50 euro ti dava quel qualcosa in più che.

Il sabato sera, nell’antro fetido di Regina (e non parlo solo del miniappartamento di via Isonzo), si consumava il rito – sempre uguale – di lui che per superare vergogna e inibizione e darsi una scusante doveva pippare l’impossibile.

E poi a casa. Con la stessa leggerezza ed il culo sanguinante. E magari, fatto com’era e per puro machismo chimico, due colpi pure alla moglie, chè il Viagra era ancora in circolo. Tanto lei, un dito in culo non gliel’avrebbe mai messo.

E comunque c’avrebbe ballato, dentro quel culo, quel dito sottile; come la bandierina nella buca da golf: solo ad indicare il dove ma nessuna velleità di riempimento.

Il giorno dopo, una gran fatica ad alzarsi per sputare merda su quelli che ci portano via il lavoro. Che poi, lui lo dice sempre – e su questo non si può dargli torto – non è vero che ‘sti negri fanno quei lavori che gli italiani non vogliono più fare, anzi. Fanno proprio quel che qualsiasi italiano sogna, da sempre. 

Metterlo in culo agli altri italiani.

Batuffoli di pelo

Ho visto in tv qualcosa di shockante: scimmie* sottoposte ad elettroshock, cavie iniettate di veleni e fatte accoppiare, cani in camere a gas. Io non so con che cuore si possa tollerare tutto ciò. E’ anche vero che va dato atto ai Vanzina di provare finalmente a fare qualcosa di nuovo.

 * Mi dicono fossero sempre De Sica e Ghini.

Comunque, ho letto, sempre restando in tema, di quei cuccioli di cani e gatti gettati nei cassonetti. La gente non ha alcun senso civico: la facciamo o no ‘sta differenziata?

E quella che lanciava i cuccioli nel fiume? Là si è toccato lo squallore assoluto.  Sinceramente raccapricciante, tutto. Dalla tecnica di lancio alla qualità delle riprese.

 

Incredibilmente

Sarei in nomination sui Macchianera Awards, categoria: “il cattivo più temibile della blogosfera”.

Ora, l’essermi aperto 1247 account email ha dato il suo frutto, ma da solo non ce la farò mai a vincere.

Non ce la farò mai neppure con il vostro aiuto perchè è tutto un magna magna e oggi piove pure.

Comunque prometto scarpe sinistre a tutti, subito. Le destre a cose fatte, come sempre.

Se vi fa piacere, son qua:

http://www.macchianera.net/2010/09/06/mba-macchianera-blog-awards-2010-2-le-nomination/

In ascensore

Non prendo mai l’ascensore.
No, niente claustrofobia.
E’ misantropia.

Ecco possibili scenari che potrebbero presentarvisi in ascensore se vi capiterà di avermi come “compagno di viaggio”.

Scena 1:

UOMO: Buongiorno
IO: Umpf.
UOMO: A che piano?
IO: Senti, già hai rotto tre quarti di cazzo. Premi ‘sta minchia di bottone!

Scena 2:

UOMO: Un attimo, arrivo, mi blocchi l’ascensore!
[simulando a mo’ di Ercole una tentata riapertura delle porte che pero’ si chiudono inesorabilmente, spinte da una forza ciclopica]

IO: N… Non… ce… la… facc…
[e le lascio chiudere urlando “Addiooooo!”]

Scena 3:

[Sono già in cabina, solo. Si apre la porta e sale una signora con un bambino – avrà cinque anni – tenuto per mano]

IO: Lo sa che in Thailandia uno di quell’età già riporta bei soldini a casa? Hanno una pelle cosi’ morbida…

[Terrorizzata!!! Non salirà più con me]

Scena 4:

[Questa si presta meglio nei mega-ascensori dei grattacieli. Salgo con altre otto persone. Ad un certo punto comincio a parlare tra me e me]

IO: Dio è grande, Dio è grande e mi dà la forza… il sangue, il sangue degli infedeli sarà versato… il tredicesimo piano, il sangue…

[L’ascensore si chiude. Gelo.]

Scena 5:

IO: Scusi?
UOMO: Sì?
IO: Lei è medico?
UOMO: Come?
IO: No, chiedevo.
UOMO: No.
IO: Ah…
UOMO: Perchè scusi?
IO: No niente… Magari quell’altro aveva torto e non è così infettiva.
UOMO: …
IO: Che piano?

Scena 6:

[Sono con un signore che si fa i cazzi suoi. Lui.]

IO: Agamennone è in Francia.
UOMO: Come?
IO: Agamennone è in Francia.
UOMO: Non la seguo.
IO: Ma… lei non è…
UOMO: Chi?
IO: Ah, mi scusi. Pensavo fosse lei quello della valigetta.
UOMO: Che valigetta?
IO: Errore mio. Mi spiace ma devo procedere come previsto in caso di scambio di persona. Nulla di personale.
UOMO: …

Varianti:

1) Entrare in ascensore col viso imbrattato di sangue.

2) Prima di pigiare il tasto del piano, rivolgersi a tutti dicendo: “Perchè questo viaggio sia simbolo di nuova speranza, preghiamo”.

3) Tirar fuori un sacchetto di carta di quelli degli aerei e fingere di vomitare.
Variante: vomitare.

4) Fingere di parlare al telefono con qualcuno, dicendo “sì, sono dentro… taglia… taglia tutto… goditi i soldi dell’assicurazione e fanculo al mondo!”

5) Rivolgersi a se stessi con frasi tipo: “Ti ho portato nell’ascensore! C’è tanta gente qua: ora esci, ti prego, e prenditi uno di questi, entra nel corpo di un altro… ecco… cosi’… grazie… grazie…”

6) Tirar fuori un cotton fioc e infilarselo in una narice; voltarsi poi verso i presenti e fissarli senza alcuna espressione del viso.

7) Appena l’ascensore parte accovacciarsi in posizione fetale. Aperte le porte rialzarsi ed uscire come se niente fosse.

8 ) Bloccare tutti dicendo che vi è caduta una pulce ammaestrata costosissima ed impedire a chiunque di lasciare l’ascensore fino al ritrovamento.

9) Tirar fuori una grossa cesoia e guardare i presenti con faccia truce. Riporla e sorridere non appena si apriranno le porte.