La coscienza del neocatecumenale

famcristionline_20150210223547113_1240898
Una normale famiglia degna di stima viene applaudita da normali famiglie degne di stima

– Caro…
– Dimmi cara…
– Non so come dirtelo…
– Che succede?
– Non ti arrabbiare con me…
– Dimmi
– È che… questo mese… non ho un ritardo.
– Sì, hai un ritardo, è normale, come sempre. Ci mancherebbe.
– No, non hai sentito. NON ho un ritardo.
– COME!
– Eh, sì. Niente, nessun ritardo. Mi sono tornate.
– MA CRISTO!
– Non arrabbiarti con me.
– Ma dai! Non ci sono stato così attento! Come è possibile!
– A volte può succedere!
– No che non può! Un mese perso nel regalare un altro figlio a Nostro Signore! È inaccettabile!
– Sì, però ne abbiamo già dodici…
– COSA HAI DETTO?
– Niente, scusa…
– I figli sono tutto quello che noialtri possiamo dare al mondo! Dodici non sono niente! Manco la panchina di una squadra di calcio di bassa classifica di serie B!
– Non parlare sempre così dell’Inter.
– Dai, sono nervoso!
– Hai ragione…
– Certo che ho ragione! E adesso? Questo mese che devo fare? Come spendo i soldi? Vuoi vedere che mi tocca comprarmi una moto?
– Dio, non farti sentire così, mi dispiace tanto…
– Cazzo, cazzo! Lo sai che succede ora?
– Ogni volta me lo dici, lo so…
– E te lo dico anche stavolta! Adesso succede che il nostro pianeta ha una bocca in meno da sfamare per un mese almeno. E VOGLIO SOTTOLINEARE “ALMENO”, perché il mese prossimo qua o due gemelli o succede un casino.
– Caro, farò il possibile… ma non dipende tutto da me…
– Sai da quanto non abbiamo un figlio?
– Da undici mesi…
– UNDICI MESI! CHE ORA DIVENTANO 12!
– Sì.
– I figli sono una benedizione! Richiedono cure, amore, denaro, cibo, risorse, tempo! Tutti i doni di Nostro Signore! Dio è contento solo se facciamo figli! Perché è importante sostituire quelli che fa morire in Africa e a Secondigliano! Figli! Tanti! Più delle cavallette, devono essere. Anzi: più dei cinesi! Così invece a me tocca lavorare un po’ di più, avere un po’ meno stima da parte delle persone timorate di Dio, mi trovo a pesare meno sulle risorse globali e dunque vado ad allungare i tempi di sopravvivenza su questo pianeta e ad allontanare ancora la venuta dell’Apocalisse. QUANDO CAZZO CI RICONGIUNGIAMO A DIO SE TU NON FAI FIGLI? FIGLI! FIGLI!
– Sì, farò tutto quanto posso.
– Se’, vabbè. Vado.
– Dove vai?
– DOVE VUOI CHE VADA! A COMPRARE UNA MOTO! E LE FACCIO TOGLIERE PURE IL CATALIZZATORE! ANZI: PURE LA RUOTA ANTERIORE! CAZZO ME NE FACCIO! IMPENNARE! SEMPRE! RISORSE! SPESA! INCOSCIENZA CIVILE! FOTTI IL PIANETA! E MENTRE ESCO ACCENDI TUTTI GLI ELETTRODOMESTICI! A CAZZO!
– Sì caro. Però…
– Però che?
– Che moto?
– Boh, una Yamaha.
– E pensi che te la consegnino subito?
– …

La prossima volta provo la Melissa

tisane

Volevo prepararmi una tisana rilassante alla passiflora e biancospino. Trovo su internet la ricetta scritta da Ciottolina56 e vado in erboristeria a procurarmi questi semplicissimi ingredienti che – a detta di molti – avrebbero proprietà antistress fantastiche. L’erboristeria però è chiusa: fuori c’è un cartello: “TORNO SUBITO”, peraltro in Comic, e mi fido del “SUBITO”. Dopo mezz’ora mi rompo il cazzo e vado via. Altra erboristeria, altri problemi: “Abbiamo la passiflora ma il biancospino è finito. Possiamo sostituirlo però con la melissa, va bene lo stesso“. Al che rispondo: “Se Ciottolina56 ha scritto biancospino e passiflora un motivo ci sarà“, il commesso mi guarda strano, io lo riguardo e lui non mi sostiene lo sguardo: vinco io, prendo solo la passiflora, lamentandomi per il disservizio e le sopracciglia ad ala di gabbiano, ma in un’erboristeria te l’aspetti. Per il biancospino terzo negozio, questo strapieno (pare che la gente usi molto andare per erbe ma poi io la vedo comunque stressatissima, boh). Compro il biancospino, pago un fottìo, mi lamento con il commesso per le sopracciglia di quello dell’altro negozio, non mi capisce, mi lamento anche di questo e via a casa. Dopo una giornata intensissima e realmente stressante, quel che ci vuole è davvero una tisana rilassante. Rileggo questa frase e mi infastidisco della rima ma lo stress mi impedisce di correggerla. Ho proprio bisogno di quella tisana. Metto il bollitore sul fornello ma mi accorgo che è sporco e incrostato da chissà quanto. Cerco il detersivo ma è finito. Uso il bagnoschiuma ma non viene via. Sto mezz’ora a sfregare. Alla fine riesco a pulire e finalmente lo riempio d’acqua. Apro la bustina di passiflora e ne metto un po’ sulla bilancina, ma il piatto è messo male e mi cade tutto in terra. Sbraito non poco perché devo pulire tutto il casino e mi sono già perso la metà della passiflora comprata. Verso nel bollitore. Apro ora il biancospino ma mi sale il dubbio: dovevo metterli contemporaneamente? Spengo immediatamente il fornello ma nel farlo urto il bollitore che mi cade su un piede e se ne vanno diversi cristi in sequenza ravvicinata tipo rosario ma zippato. Raccolgo ancora il tutto, asciugo, risistemo, mando affanculo il telefono che intanto squilla insistentemente da due minuti – ma cosa cazzo continui a squillare?! Se non rispondo non posso! – confido che Siri mi ascolti e soffra del mio insulto, rimetto passiflora e biancospino, getto via tutto quanto pre-bollito in precedenza, noto il bollitore ammaccato, bestemmio moltissimo, la vecchia di sotto mi sente e mi bussa con la scopa, mi raffiguro il suo soffitto pieno di anni di questi segni di scopa, l’immagine mi infastidisce di suo, le urlo con tutta la rabbia che ho in corpo di non rompere i coglioni, bussa più forte, non resisto e scendo sotto a prendere a calci la sua porta, si affacciano gli altri vicini, mi dicono di calmarmi, prendo a pugni la vicina incinta, così ne picchio due con un colpo solo, riesco intanto a sfondare la porta della vecchia, sta ancora là con la scopa in mano, gliela ficco su per il culo, mi piace scambiare quella smorfia di ultimo dolore come un nostalgico aggancio a ricordi da tempo accantonati, mi muore in un tempo inferiore alle mie aspettative, prendo dalla sua cucina un bollitore che pareva chiedermi “portami via da questo posto tetro”, lo trovo perfetto per la mia tisana rilassante, risalgo le scale, trovo l’altro vicino che sembrava non chiedesse altro che essere gettato giù per tre rampe: per un complesso gioco di sponde e ringhiere gliene faccio fare invece quattro ma purtroppo nessuno ad annotare questa sorta di record, rientro in casa, metto su il nuovo bollitore, getto dalla finestra il vecchio, per un caso fortuito riesco a colpire in pieno la volante della polizia in quel mentre sopraggiunta, ho giusto il tempo di barricarmi in casa e farmi quella cazzo di tisana rilassante, riprendo la ricetta di Ciottolina56, dice “al termine aggiungere una goccia di miele di acacia“, penso che Ciottolina56 sia solo il Male, il miele di acacia di Cristo non ce l’ho, né saprei riconoscere un’acacia se pure mi si parasse davanti, ho il millefiori, così c’è scritto, una etichetta scritta pure questa in Comic, penso che questi lavori li fanno stagisti pagati solo con visibilità e dunque lo fanno apposta per rovinare le immagini delle aziende che li sfruttano, mi chiedo che cazzo di visibilità possa darti una etichetta di miele millefiori, mi girano i coglioni come non penso uomo possa descrivere, mi calmo solo pensando che tra i millefiori ci fosse pure la puttana di quell’acacia, penso che devo tenere la calma, che di lì a poco tutto sarebbe passato grazie alla tisana, che il miele posso sostituirlo con qualcosa comunque proveniente dal mondo animale, allora sputo più volte nella tisana, confido nella carica batterica della mia saliva, sono bestie piccolissime pure quelle come le api, mi accomodo sui vetri rotti della finestra perché intendo sanguinare pure dal culo, chiudo gli occhi e finalmente posso assaporare la mia tisana rilassante.

Oh, sapete cosa? Non credeteci mai, alle ricette trovate su internet.

 

UPDATE: Interpretazione di Marco Tajani

Gli jihadisti dell’analogico

3310
Un “oggetto del demonio” (nel 2000), un “utilissimo telefono che va benissimo e non lo cambierei mai” (nel 2015)

 

 

– Eh, ma vuoi mettere l’odore della carta…
– Non mi dire niente. Pensa che io ho dovuto portare un mucchio di libri in garage perché in casa non ci stavano più.
– Già.
– Già.
– Senti, vieni in piazza con me sabato?
– Cosa c’è?
– Allestiamo un banchetto firme contro il disboscamento.

C’è uno snobismo da reflusso post-informatico che abbraccia una parte di popolazione sempre più ampia. Più numerosi dei nativi digitali e degli immigrati digitali, ecco gli aborro-digitali. Li riconosci per l’ostentazione del loro non essere al passo con gli strumenti tecnologici del tempo.

– Ah, hai preso l’IPhone nuovo. Pensa che io ho ancora un Nokia 3310. Che va benissimo, eh. Tanto lo uso solo per telefonare.
– Sì, ma ti risponde solo Meucci.

Sono gli integralisti del ferrovecchio, gli jihadisti dell’analogico, quelli ai quali devi mandare un messo su cavallo bardato per invitarli a cena, dato che non sono su Facebook e al telefono non rispondono mai.

– Nono, non conosco ‘sto uozzapp. Al massimo* gli sms.
– Ma così non pagheresti niente.
– No, sicuro poi c’è la fregatura.
– Già. Dove stai andando?
– In erboristeria a prendere delle gocce omeopatiche contro il diabete.

*”Al massimo” è spettacolare.

Che poi, quelli che usano il Nokia sono quelli che, quando i Nokia erano di moda, dicevano: “Nono, io il telefonino mai. Preferisco la cabina”. Io rispondevo: “Lo capirei se fossi Superman”. Ma già là non mi seguivano più.
Gente che sta semplicemente indietro di una ventina d’anni. E allora se hai le palle usa il calesse!

Spesso, dietro queste scelte vintage, c’è solo la voglia di distinguersi dalla massa. Un po’ come se indossassi una giacca con le spalline anni ’80, o pantaloni a zampa di elefante anni ’70, o qualunque attuale capo di abbigliamento di Raffaella Carrà, o se indossassi direttamente la Carrà. Si tratta di un vero e proprio movimento ideologico: il buffo è che così va paradossalmente a esaltare ciò che per definizione è un semplice strumento: la tecnologia.
Vantarsi di “non capirci niente” è un po’ come, all’esame universitario, dire al professore: “Ah, mi chiede dell’Interpretazione di Copenaghen. Nono, io nella fisica quantistica non credo. Perché non parliamo un po’ dei poteri del dio Nettuno?“.

– No, io sono contro Internet. Preferisco un libro.
– Beh, io sono contro la malaria e preferisco uno Spritz.
– E che c’entra?
– Esatto.

Gli aborro-digitali, tra quindici anni, useranno un IPhone 3S, guideranno una Fiat Tipo, leggeranno su un Kindle mentre noi saremo tornati alla carta, solo perché sarà diventata commestibile.
E si masturberanno sulle foto di Serena Grandi.
L’attuale**.

**Bella donna, eh, se vivessimo in 16:9

27181020_san-marino-film-festival-serena-grandi-riceve-il-premio-alla-carriera-0
Nella foto, una metafora del Nokia 3310 oggi.

 

Disperazione moderata

Senza-titolo-131
Un uomo visita una nuova costruzione per eventuale acquisto di una seconda casa in collina

 

L’espressione “Islam moderato” è un po’ come “Paracadutismo da salotto”, “Politica al servizio dei cittadini” o “Formula 1 appassionante”. È evidente che ci sia qualcosa che non quadra.
È che il problema non risiede in quella specifica religione ma in qualunque sistema di regole eteroimposto: un cristiano moderato, semplicemente, non è un cristiano, ma un qualcuno che si adatta delle regole (altrimenti ben più stringenti) per poter vivere una vita normale. Un cristiano praticante e osservante non scopa, poche chiacchiere: tre botte, tre figli. E tutti con la moglie ufficiale. E con questo abbiamo scremato la totalità di chi continua a dichiararsi cristiano solo perché va a messa a Pasqua e Natale. Un cristiano vero non mente mai, paga tutte le tasse, aiuta il prossimo, non dice parolacce, paga il canone, non guarda il Victoria’s Secret, non desidera neppure guardarlo perché ci sono donne di altri (anche se aliene), non ha pensieri impuri, non pensa alla confessione come a un sistema di formattazione o una ultima ratio: l’istituto della confessione non nasce per permettere di fare il porco comodo proprio.

In sintesi, io non conosco cristiani veri ma cristiani adattivi.

Quando un sistema di regole diventa troppo soffocante rispetto allo stile di vita che desideriamo (e che possiamo condurre), ecco che o il sistema si ammorbidisce (e arriva un Papa Francesco a sostituire un Ratzinger che legge in latino pure l’etichetta del gingerino) oppure quel sistema è destinato a soccombere.

Perché allora il problema si presenta di più per il mondo islamico? Domanda sbagliata nella premessa: il problema si presenta per TUTTI i sistemi di regole, non solo religiose. Anche un sistema dittatoriale ha delle regole, che sovente vengono fatte rispettare con le armi e il terrore. Ma a volte la disperazione supera la paura e quel sistema viene sovvertito, col sangue.
Per la religione è lo stesso: il timore della dannazione eterna (o della reincarnazione in un essere inferiore, dalla medusa al verme allo stagista) rappresenta uno spauracchio potentissimo, con un potere di influenza eccezionale su persone prive di strumenti culturali per decifrare la realtà delle cose. È ovvio che se poi questa realtà è rappresentata da una vita di affanni e stenti, se il tuo quotidiano lo vivi tra le macerie della striscia di Gaza, se il tuo futuro non si presenta come una villetta bifamiliare a Cologno Monzese ma come una caverna dalla quale lanciare messaggi di terrore al mondo (e questo se fai carriera e butti giù almeno un paio di grattacieli), è ovvio che tutto quel che ti resta è sperare in un’altra vita. E osservare alla lettera le regole della tua religione non rappresenta che l’unico mezzo per raggiungere quell’obiettivo.

Dunque, un islamico moderato è un islamico che vive a Londra, si è aperto un negozio con le arance a otto sterline al kg da vendere ai turisti italiani, ha prospettive, speranze, futuro. È un islamico che ha ammorbidito le stringenti regole del Corano, perché la sua vita glielo consente, perché la sua disperazione non è più tale, perché il suo panorama non è fatto di pietre da lanciare alle donne. Che poi queste manco gliele riportano.

Un credente moderato è uno che crede perché gli conviene pascalianamente credere. Ma se domani gli offri un Dio migliore magari cambia parrocchia, tipo Ibrahimovic.

Il problema non è cercare il dialogo coi “moderati”. Il problema è creare moderati.
Vale a dire dare speranza a questa gente.
Dunque, siamo fregati.

Processi storici demenziali – Norimberga

[Processi storici demenziali – Atto4 – Norimberga]

[Processi precedenti: Socrate, Gesù, Galileo]

[Prossimi processi: Calciopoli – Berlusconi]

 

 

Norimberga

 

processo-norimberga1

20 novembre 1945, dopo una prima udienza a Berlino entra nel vivo il più importante processo della storia: Norimberga. Imputati gli alti gerarchi nazisti in un procedimento che durerà 218 giorni.

Presiede il giudice britannico lord Geoffrey Lawrence.

 

Lord Geoffrey Lawrence: Allora, vediamo un po’ cosa c’è da fare. Di cosa parliamo oggi, cancelliere?

Cancelliere: Dei crimini nazisti, signor giudice.

LGW: Tutti?!

C: Tutti.

LGW: Cristo, non ne usciamo prima di stanotte

C: Penso molto più tardi, signor giudice.

LGW: Dai, facciamo presto ché c’è Norimberga-Colonia stasera.

C: Questa della partita l’ho già sentita.

LGW: Ha capito anche lei che è il filo conduttore di tutti questi atti? C’era pure in Socrate, Gesù…

C: Comunque non penso ce la facciamo, signor giudice.

LGW: Vedremo. Chi sono gli imputati?

C: Karl Dönitz, Frank Hans, Wilhelm Frick, Hans Fritzsche, Walter Funk, Hermann Göring…

LGW: Piano, piano. Quanti ne sono?

C: Parecchi.

LGW: Perché non partiamo con quello che comandava? Quello coi baffetti…

C: E’ morto, signor giudice.

LGW: Cristo! E come?

C: Si è sparato.

LGW: Ma non ne sapevo niente. Era sempre triste, certo, con quella bombetta ed il bastone, ma da qui ad ammazzarsi…

C: Ehm, credo che stia confondendo con Charl…

LGW: Basta basta, andiamo avanti. I capi d’imputazione.

C: Cospirazione, aggressione contro altri Stati, violazione di trentaquattro trattati internazionali, crimini di guerra, violazione della Convenzione dell’Aja, crimini contro l’umanità, genocidio…

LGW: Cancelliere, ha mica preso il fascicolo di Berlusconi?

C: Chi?

LGW: Vabbè. Chi manca?

C: Sono assenti in questo procedimento Adolf Hitler, Joseph Goebbels e Heinrich Himmler, vostro onore.

LGW: Sono assenti giustificati?

C: Sono morti suicidi, signor giudice.

LGW: [sussurrando] In Brasile?

C: [sussurrando] Brasile, sì.

LGW: [sussurrando] Che cazzo aspettiamo pure noi ad andarcene da ‘sto cazzo di freddo?

C: [sussurrando] Maturiamo la pensione e poi via di culi e samba.

LGW: [sussurrando] Sì cazzo. [Voce normale]: Altri assenti?

C: [Brasiiiillll. nanananananananaaaa…] .

LGW: Cancelliere!

C: Mi scusi signor giudice. Martin Bormann è contumace. Manca anche Heinrich Muller, della Gestapo.

LGW: Me lo ricordavo all’Inter.

C: Quello è un altro, signor giudice.

LGW: Capisco. Poi?

C: Manca Adolf Eichmann, responsabile della “Soluzione finale”.

LGW: Un matematico, dunque. E non tornano i conti: ahahahahahah!

C: [silenzio]

LGW: Rida, cancelliere!

C: ahahahahahah!

LGW: Bene, aspettiamo che i servizi segreti israeliani facciano il loro corso.

C: ahahahahahah!

LGW: Questa non era una battuta, cancelliere.

C: Mi scusi.

LGW: Cominciamo. Chi è il primo?

C: Karl Dönitz, grande ammiraglio, comandante della Kriegsmarine, successore di Hitler; firmò la resa.

LGW: Ammiraglio, cos’ha da dire in sua difesa?

Karl Dönitz: “Eseguivo gli ordini”.

LGW: [Con tono da bambino] E allora se uno ti dice di buttarti dal ponte lo fai? Eh? Lo fai?

Karl Dönitz: Ma… io…

LGW: [Con tono da bambino] Gnegnegne. Cancelliere, appresso.

C: Hans Frank, avvocato, dal 1939 fu…

LGW: Avvocato? Mi basta. Appresso.

C: Wilhelm Frick, ex ministro degli Interni.

LGW: Di cosa è accusato?

C: Ha introdotto una legge sulla sterilizzazione chirurgica dei malati.

LGW: Non mi interessano le poche cose buone che pure avrà fatto. Qua si parla di crimini.

C: E’ tedesco, signor giudice.

LGW: E tanto basta. Poi?

C: Walter Funk, ministro dell’economia.

LGW: Il nome però e figo.

C: Magari gli diamo uno sconto di pena?

LGW: Probabile. Che ha fatto?

C: Praticamente tutto. Ha messo in moto la macchina economica a sostegno dell’Olocausto.

LGW: Se condanniamo lui allora pure Monti…

C: Eh?

LGW: Niente, ogni tanto ho dei flash forward.

C: Eh?

LGW: Cancelliere, si è incantato? Avanti.

C: Hermann Göring, il “numero due” della Germania nazista.

LGW: Ah, terzino destro. Cosa ha fatto? Qualche entrataccia?

C: Istituì il Geheimes Staatspolizeiamt che successivamente divenne la GeStaPo.

LGW: Questi campionati minori sono sempre più un casino.

C: Fu uno dei principali artefici della potenza militare tedesca.

LGW: Un pezzo grosso insomma. Implicato nel calcio scommesse, dica la verità.

Hermann Göring: Ma cosa dice!

LGW: Cancelliere, questo lo passiamo a Guariniello. Il prossimo.

C: Alfred Jodl, generale di corpo d’armata. Preparò tutti i piani di guerra della Germania.

LGW: Questo ce lo teniamo per il Risiko. Poi?

C: Ernst Kaltenbrunner, Wilhelm Keitel, Neurath von Konstantin…

LGW: Cancelliere, io mi sarei già rotto.

C: Ce ne sono ancora tantissimi, signor giudice.

LGW: Senta, io ho sentito che è nell’aria un bell’indulto…

C: Non penso che questi crimini ci rientrino.

LGW: Uff… vogliamo sentire un po’ di testimoni?

C: Ce ne sono milioni in effetti.

LGW: Ma cazzo! Non li avevano ammazzati tutti, ‘sti ebrei?

C: Sono tosti, signor giudice.

LGW: Dai, vediamo un po’ di prove.

 

Vennero illustrati dodici anni di regime, attraverso duemila prove documentarie e centinaia di testimonianze. Lavoro coatto nelle industrie tedesche, persecuzione degli ebrei, campi di concentramento. In aula furono proiettati filmati dei lager nazisti subito dopo la liberazione dei campi. Fu poi la volta dell’accusa sovietica circa i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalla Germania durante l’Operazione Barbarossa, che portò quest’ultimo a vincere inopinatamente Sanremo nel 1992 con “Portami a ballare”. Le conseguenze di quell’eccidio di telespettatori sono tragicamente note.

 

LGW: Dunque, qua vedo che l’invasione dell’Unione Sovietica comportò l’eliminazione di ebrei, zingari e commissari politici russi.

C: Esattamente, signor giudice.

LGW: Mi sembra dunque che tutto questo possa legittimamente configurare delle attenuanti generiche.

C: Esattamente, signor g… che?!

LGW: Dai, ora non esageriamo: non vorremo del tutto scagionarli per queste opere, pur meritorie?

C: Ma come? Hanno ammazzato pure bambini…

LGW: Sì, ma zingari. Che poi crescono e si sa.

C: Signor giudice, mi permetto di dissentire.

LGW: Faccia un po’ come cazzo crede, cancelliere. Tanto comando io.

C: Ma, le fucilazioni… gli stermini di massa… Pensi che il generale SS Otto Ohlendorf uccise da solo ben 90.000 ebrei, comprese donne e bambini, nel giro di un anno!

LGW: Che esagerazione! E’ vero, signor Otto? Ahahahah! Signorotto! Ahahahah! E’ buffo, dai.

C: …

LGW: Cancelliere, rida!

C: Ahahahah!

LGW: Allora, signorotto buffotto, è vero che ha fatto cose brutte agli ebrei?

Otto: Sì. E lo rifarei!

LGW: Eddai, dica che è un po’ pentito.

Otto: Affatto! Quel popolo andava sterminato!

LGW: Uff… ma così sono costretto a condannarla.

Otto: Andrò incontro alla mia pena con la testa alta.

LGW: Fino a che non gliela spezziamo con una corda, signorotto. Si metta agli atti che il signor Otto confessa di aver sterminato tantissimi ebrei e che lo rifarebbe.

C: Ahahahah!

LGW: Cancelliere, che cazzo ride?

C: Mi portavo avanti col lavoro.

LGW: Cancelliere, lei è un coglione. Un altro imputato, dai.

C: Il colonnello Friederich Hossbach, ufficiale di collegamento della Wermacht presso il Fuhrer.

LGW: Bel nome cazzuto. Anche se dagli atti ufficiali non mi risulta.

C: Le ricordo che questa è una ricostruzione cazzona degli eventi, signor giudice.

LGW: Ah, grazie cancelliere. Carina questa commistione tra vero, verosimile, rappresentazione teatrale, costruzione demenziale e immane cacata.

C: Più immane cacata, signor giudice.

LGW: Senza dubbio. Veniamo a noi. Dica, lei cosa ha fatto?

Hossbach:  Mi occupai della pianificazione del “Lebensraum”.

LGW: Cos’è, un dolce austriaco?

Hossbach: Conquistare l’Austria e la Cecoslovacchia, come preludio ad un’ulteriore avanzata verso Oriente: espansione dello spazio vitale.

LGW: Bah, non mi sembra una cosa gravissima. E’ quel che fa pure mia moglie a letto. Mi ritrovo sempre per terra.

Hossbach:  Ma infatti! Qua parlano, parlano ma poi scopri che non sono sposati! Ma lo sa che fa mia moglie invece? Prende le coperte e le tira tutte dal lato suo e…

LGW: Pure la mia! Uguale! Con quei cazzo di piedi gelati!

Hossbach: Io ho sempre dubbi che li metta prima in frigo, apposta.

LGW: O che li prenda da qualche cadavere.

Hossbach: Esatto. A volte penso che li stacchi da qualche ebreo accoppato il giorno prima.

LGW: Ahahahah!

Hossbach: Ahahahah!

LGW: Sarebbe da cacciarle di casa a pedate! Ahahah!

Hossbach: Ahahah! Sarebbe da metterle nelle camere a gas!

LGW: Ahahah! E perché pensa che mangi quei fagioli prima di andare a letto? Ahahah!

Hossbach: Ahahah!

LGW: Cancelliere: metta agli atti che questo tizio mi sta simpatico!

C: Non penso sia rilevante ai fini giuridici, signor giudice.

LGW: Questo lo vedremo.

 

Vennero portate altre prove, tra cui il diario di Hans Frank, meno noto di quello di sua sorella, Anna. Hans, nominato da Hitler Governatore generale della Polonia, scrisse quarantadue volumi di diario personale, circa 12.000 pagine. E’ che non c’era Facebook. In queste pagine vi era scritto in modo chiaro che bisognava “annientare gli ebrei” e “prendere misure tali da portare al loro sterminio”. Vi erano anche gli ordini del Reichsfuhrer-SS Himmler per la cosiddetta “soluzione finale”, in altre parole lo sterminio della razza ebraica ed anche delle altre razze considerate “inferiori”, tipo i giocatori di rugby.

Fu poi la volta di Himmler, responsabile della deportazione e dello sterminio e della caccia agli ebrei. Insieme ad Heydrich ed Eichmann diede vita al cosiddetto “Protocollo di Wannsee”, che si proponeva lo sterminio di undici milioni di ebrei, tra cui molti registi. I bambini e tutti gli inabili al lavoro venivano direttamente uccisi nelle camere a gas. Così anche i vecchi, che prima però si fermavano a criticare la lentezza di quelle operazioni di lavoro. Gli altri invece erano costretti a lavorare nei campi: braccia rubate al genocidio.

Insieme a loro venivano soppressi anche i malati di mente ma inspiegabilmente molti tedeschi si salvarono.

 

LGW: Cancelliere: mi porti quell’ometto là dietro che si nasconde.

C: Rudolph Hoess, signor giudice.

LGW: Perché si nascondeva?

C: E’ accusato di cose spaventose, signor giudice.

LGW: Ci dica, cosa avrebbe fatto?

Hoess: Ma niente… un po’ di camere a gas…

LGW: Cioè?

Hoess: Mah, ucciso qualche ebreo, ma non ricordo il numero.

LGW: Qua dice 2.500.000

Hoess: Avrei detto meno. Il tempo vola quando ci si diverte.

LGW: Lei non mi piace, sa?

Hoess: Mi spiace. Eppure sono una persona a modo. Posso offrirle un po’ di questo vinello?

LGW: Cos’è?

Hoess: Zyklon B., lo facciamo noi.

LGW: Magari più tardi. Cancelliere: quando tocca ai russi?

C: Non sono previsti, signor giudice.

LGW: Come non sono previsti? Ma se l’invasione della Polonia era stata concertata proprio con loro!

C: Signor giudice, guardi che questo processo non è mica basato sulla verità reale. E’ un immane pretesto per condannare il nazismo. Abbiamo affossato, insabbiato, cancellato, ricostruito in modo da condannare chi già sappiamo debba esserlo.

LGW: Ah, ho capito: è sempre per la storia della ricostruzione teatrale, demenziale e cazzona…

C: Nono. E’ proprio così che sono andate le cose.

LGW: “Sono andate”? Perché parla al passato ora?

C: Perché ora siamo sì nella rappresentazione teatrale e cazzona.

LGW: Mi sta dicendo che io e lei siamo solo dei pupazzi allora?

C: Esattamente, signor giudice.

LGW: Se è così allora non ci sono nemmeno italiani in questo processo.

C: Nessuno, signor giudice.

LGW: Incredibile: i fascisti italiani erano alleati dei nazisti tedeschi e ora la fanno franca come al solito?

C: All’italiana.

LGW: Pare un film di Monicelli. Che poi si sa che succede alla fine.

C: Si butta da una finestra di ospedale, signor giudice.

LGW: Cancelliere, solo alla fine mi tira fuori quest’umorismo nero?

C: Aspettavo che finissero ‘sti crucchi, signor giudice.

LGW: Avrà detto “signor giudice” un centinaio di volte. Guardi qua: sa cosa sono queste?

C: Borse della spesa?

LGW: Palle, cancelliere… le mie palle.

 

Nei mesi di luglio ed agosto del 1946 vi furono le requisitorie finali dei procuratori generali delle quattro potenze vincitrici. Il giudice Jackson affermò che: “Se voi, signori della Corte, doveste dire di questi uomini che essi non sono colpevoli, sarebbe come dire che non vi è stata guerra, non vi sono cadaveri, non vi è stato delitto”. Una frase rimasta nella storia, che per pochissimo non fu scelta da Moccia al posto di “Io e te, tre metri sopra il cielo”.

Il 1 ottobre 1946 ci fu la sentenza: undici condanne a morte. Che poi non è nulla rispetto agli ottanta milioni di morti stimati per colpa dei tedeschi.

Gli italiani? Vero: nessun italiano fu mai processato a Norimberga, nonostante l’Italia fosse alleata della Germania. Il motivo? Maddai, noi siamo caciaroni e simpatici! [parte una musica tipo tarantella]

 

[sipario]

“Je ne suis pas Charlie Hebdo” [Giannelli]

giannelli
Il Maestro Giannelli mentre disegna una delle sue tavole di satira sferzante e durissima (la statuetta triste già sa)

La strage nella redazione del Charlie Hebdo ci mostra una realtà inquietante:

1) C’è gente che conosce il Charlie Hebdo
2) C’è gente che si incazza per delle vignette
3) Se fossero state battute non le avrebbero sapute leggere e si sarebbe evitata la strage
4) Si ammazza ancora in nome di uomini invisibili
5) In Francia non fanno le interviste ai vicini dei terroristi, per capire se pure quelli salutassero sempre
6) Non riesco a immaginare la stessa strage presso nessuna redazione italiana
7) No, proprio non ci riesco: ma vi immaginate un commando che fa irruzione al Bagaglino? O a Colorado Café per prendersela per battute come: “L’OMINO DEL MONTE HA DETTO SII! E chi gli ha chiesto niente, ahahahah!” O “tu non sei una bambina… tu sei una RIMBAMBINA! Ahahahah!”.
8) Scherzare su certi dei è più sicuro: da oggi mi sta sul cazzo Manitù
9) Ancora ci si addolora per certe assurdità ma si continuano a pre-programmare i figli, insegnando loro che si può liofilizzare un Dio e renderlo in comodi dischetti bianchi e sottili per rapida ingestione, mandandoli per anni a catechismo invece di crescerli liberi e aperti alle differenze
10) No, davvero: ma ce lo vedete, uno armato di AK-47, che punta contro il povero Giannelli e gli spara una raffica per questo:

giannelli_544--544x550

Un po’ sì.

 

#jesuischarlie

Breve prontuario contro gli obblighi parentali

46187
Una famiglia-tipo riunita. A capo tavola il nonno racconta aneddoti infarciti di robe sporche (si notino le banane a portata di mano per la solita gag finale)

“Il nuoto è lo sport più completo”.

Fino a quanti anni è lecita una affermazione del genere? No, nel senso: se hai trent’anni, quante volte l’hai sentita, questa cosa? Se ne hai quaranta, non ne sei nauseato? A cinquanta non imbracci un fucile per sparare a chi ancora se ne esce con queste banalità, magari in una tavolata con altri quaranta-cinquantenni che invece di aggredire il luogocomunista annuiscono come se avessero sentito chissà quale grande, inedita verità?

Cena con parenti. Tutti riuniti, cellulare in mano, ad aspettare di fotografare piatti uguali a quelli della volta precedente.
– Scusa, ma quella foto del timballo, poi, la riguardi?
– Eh?
– È un Galaxy?
– Sì.
– Bello, bello, chiedo venia, continua pure.

Perché creare cortocircuiti è piacevole, ma non puoi farlo in modo troppo spudorato, palese. Hai da mantenere una diplomatica ipocrisia, che ti disegna sul viso i contorni del sorriso di Joker, per tutta la durata del conviviale raduno.
I muscoli facciali si irrigidiscono a tal punto che quando rientri nella tua macchina, nel rilassarli ti escono peti dovuti alla pelle che si riassesta in tutto il corpo (l’automobile è il luogo nel quale maggiore è la percentuale di peti rilasciati rispetto a qualunque altro posto).

– TANTI AUGURI A TEEEE
– E LA TORTA A MEEEE
– Ahahahah!
– Come?
– Cosa?
– La cosa della torta.
– Eh? No, gli auguri a te, e la torta a me! Ahahaah!
– Non ho capito: noi non la mangiamo?
– Ma no! È uno scherzo!
– Ah, non ci ero arrivato, circondato come sono da ultracinquantenni mi ero tarato anch’io su un’età adulta, chiedo venia, continua pure.

Che poi ti prendono per asociale, quando, semplicemente, come hai smesso di trovare credibili e divertenti i Flinstones a tredici anni, Tom e Jerry a dodici e Cristo a undici, hai pure visto i tuoi meccanismi di elaborazione dell’umorismo radicalmente rinnovarsi: se da preadolescente i tormentoni di Ezio Greggio li trovavi tutto sommato pedanti, a diciotto avresti volentieri ricreato l’ambiente di Saw per l’intero cast del Drive-in (tenendo sotto formalina le tette della Tinì Cansino).

Quel che mi chiedo è: perché vale solo per me? Su dieci persone, possibile che solo io trovi insopportabile tutta la manfrina fatta di:
– Ma quanto è cresciuto questo ragazzino! Sembra ieri che lo tenevo in braccio!
– Era ieri.
– Eh?
– Ieri lo tenevi in braccio. Mentre gli dicevi che quando era piccolo lo tenevi in braccio come in quel momento, e lui smessaggiava nella sua lingua cuneiforme coi suoi amici senza degnarti di attenzioni, come ora.
– Ma… Era per dire…
– Ah, allora vale tutto, pure dirgli “l’iguana è un animale molto particolare, specie mentre legge l’ultimo di Roth con gli occhiali per la presbiopia”; chiedo venia, continua pure.

Qua dobbiamo prendere atto che il cambiamento parte da noi, dalle piccole cose, dal rifiuto dei riti familiari pseudovolemosebene, stressanti per chiunque abbia a parteciparvi.

Se un cognato attacca con “Gli auguri sì, ma il regalo niente, ahahaah” interromperlo con un ceffone è doveroso.
Se un cugino se ne esce con “La Rubbentus, ahahaha”, colpirlo con un cavatappi sul bulbo oculare rappresenta un preciso obbligo sociale.
Se il bambino attacca con la poesia sul sole che splende robustoso e forte, ricordarsi che non è lui, il Male (comunque colpirlo alla carotide sulla prima sillaba, non è sbagliato), ma tutti quelli che lo stanno riprendendo col telefonino, di fatto ignorando quella tediosa nenia nel presente per renderla immortale fino alla prossima caduta di telefono (l’unica salvezza per la nostra epoca: gravità batte gorillaglass centazzero). Ecco, in quei casi colpire con un nodoso randello quei feticci sollevati a mo’ di accendino al concerto di Baglioni del ’76 si configura come azione che persino Gandy* tatuato Amnesty riterrebbe meritevole.

*il fratello hipster

Facciamo tanto per tenere sotto controllo il colesterolo, ci vacciniamo per le influenze, stiamo attenti a non finire schiacciati dagli autobus che pure fanno il loro onesto servizio pubblico, e poi permettiamo che queste persone stuprino la nostra intelligenza e approfittino del nostro stato di defaillance per essere entrati nostro malgrado in un vortice psichedelico fatto di centrini frattali sui tavoli, vapori di ragù che bolle dalle sei della mattina e tv sintonizzata sulla messa della domenica.
Ed è mercoledì.

La verità è che non sono io ad essere starato. Né mi manca senso dell’umorismo, mi azzardo a dire.

È che finché riterrete che le problematiche sulle mezze stagioni possano costituire valido argomento di discussione a tavola, statemi lontano.

Facebookate (8)

È perché non gli piaci abbastanza®

eperche

Finalmente disponibile “È perché non gli piaci abbastanza®”, la soluzione a tutte le vostre pene d’amore.

Con “È perché non gli piaci abbastanza®” potrai immediatamente capire perché:
– non si fa sentire
– non ti chiede mai di uscire
– dopo una scopata non ha voglia di moine
– sta sempre a cazzeggiare col telefono invece di parlare con te
– non ti dà quello che vorresti

Hai un dubbio che ti assilla? Non capisci il motivo per cui sta con te ma non è mai caldo come vorresti se non per fare sesso e magari pure là non è come una volta? Con “È perché non gli piaci abbastanza®” potrai dire basta a struggimenti e telefonate ossessive. Smetterai di chiedere alle amiche di uscire per parlare male degli uomini. Lui stesso troverà giovamento dalla tua nuova consapevolezza: “È perché non gli piaci abbastanza®”.
La rivoluzionaria formula di “È perché non gli piaci abbastanza®” è stata elaborata dai nostri esperti dopo una lunga ricerca sul campo e si adatta praticamente a tutte le situazioni.

Prima di scoprire “È perché non gli piaci abbastanza®” lo chiamavo sempre al telefono per capire cosa facesse, perché preferisse stare con gli amici invece di uscire con me. All’inizio pensavo avesse un’altra, poi ho visto che addirittura preferiva il Burraco a me. Ma da quando ho scoperto l’innovativa formula di “È perché non gli piaci abbastanza®” tutto mi è stato più chiaro [Linda, 27 anni].

Spesso passavo ore a litigare con lui su Whatsapp: io scrivevo, scrivevo e lui rispondeva a monosillabi. Mi ignorava sempre e non capivo il perché. L’ho anche minacciato di lasciarlo e la sua reazione è sempre stata quella di riavvicinarsi un po’, ma poi ricominciare a disinteressarsi di me. Non capivo la ragione, ma poi un’amica mi ha fatto conoscere “È perché non gli piaci abbastanza®”. Da allora tutto è cambiato [Linda, 32 anni] [Non quella di prima, eh].

Da me voleva solo sesso. Fatto quello, spariva. Non si faceva sentire fino a che non gli andava di nuovo. Mi sentivo usata ma speravo che col tempo si innamorasse di me. Invece niente. Poi ho letto di “È perché non gli piaci abbastanza®”. Ho trovato la forza di lasciarlo e la vita adesso mi sorride. [Linda, 35 anni] [Giuro, è una coincidenza].

“È perché non gli piaci abbastanza®”, la soluzione.

Presto disponibile anche nella versione per lui: “È perché non le piaci abbastanza®”.

[Grandi classici rielaborati]

Gli occhiali polarizzati provocano il cancro!

lenti-polarizzate

 

Delle migliaia di allarmi che infestano la rete, di questo non si parla. Probabilmente gli interessi economici in gioco sono talmente elevati che si preferisce dirottare l’attenzione altrove, magari su “scie chimiche” o “cerchi nel grano”, per rendere tutto una gran barzelletta e consentire poi che le persone subiscano i danni di questa disinformazione.

In sintesi, ricerche congiunte di diversi istituti indipendenti stanno a dimostrare che l’uso prolungato di lenti polarizzate, quelle che comunemente sono montate su molti modelli di occhiali da sole, creerebbe un’infiammazione a livello della retina e del nervo ottico che, col tempo, avvierebbe la mutazione delle cellule fino alla comparsa di una forma tumorale fin qui molto rara ma sempre più diffusa.

Adesso si è scoperto il motivo.

Bastano due semplicissime nozioni circa i principi ottici per capire come questo processo si inneschi. Il filtro polarizzante presente in queste lenti blocca una parte della radiazione elettromagnetica, quella caratterizzata da un preciso vettore elettrico con una data direzione di polarizzazione, lasciando passare solo le componenti con altre direzioni.
Se un fascio di luce polarizzato linearmente attraversa un filtro polarizzante, l’intensità luminosa viene smorzata secondo la legge di Malus.

Onda_EM_Interfaccia

In questo modo l’occhio, per natura abituato a ricevere tutte le componenti della luce e non solo una loro parte, si trova nell’innaturale situazione di “mancanza di informazioni” a livello luminoso: la radiazione elettromagnetica che riceve risulta carente per una considerevole parte, che l’occhio stesso non percepisce. Ciò che dunque manda al cervello è una informazione “a metà”, dato lo spettro visivo deficitario.
Il cervello riceve queste informazioni, “capisce” che qualcosa non va e restituisce all’occhio il compito di “scansionare” meglio la realtà, costringendolo ad uno sforzo continuo di analisi e mettendolo dunque sotto pressione.
Per tutta risposta l’occhio non fa che “sforzarsi” di ottenere quelle informazioni carenti, ma il filtro polarizzatore gliele blocca sistematicamente. In poco tempo ciò causa l’avvio di un processo infiammatorio che si tramuta in mutazione cancerosa.

Come mai questo non fa sì che le lenti polarizzate vengano bloccate nella loro commercializzazione in tutto il mondo?
La risposta la conoscete già: interessi economici.

Bene.

Male.

Abbiamo appena creato un caso di disinformazione.
Se queste boiate fossero state scritte su un sito serio avrebbero magari avuto una credibilità tale da far scattare il meccanismo: “Cazzo, sarà vero? Nel dubbio condivido su Facebook, non compro lenti polarizzate e mi lavo le mutande con la washball“.

Questo meccanismo, tipico dell’autoconservazione umana (che avremo poi tanto da autoconservarci brutti come siamo*, ma ok) è il medesimo che spinge a credere tanto più a qualcosa quanto più questo qualcosa rimbalzi di bocca in bocca, a prescindere da verosimiglianza, attendibilità, fonti. In fondo a noi non interessa sapere se la cosa sia o meno vera. A noi interessa che sia verosimile, per non trovarci spiazzati, preservarci, far sì che ci sia adeguamento a ciò che fa la maggioranza delle persone, perché in fondo ci fidiamo più della strada vecchia che della nuova.
A cosa assomiglia tutto questo se non al voler credere a qualunque cosa, financo a uno che un giorno prese e iniziò a camminare sulle acque?
Abbiamo gente che lo dice, che ci crede. E’ scritto un po’ ovunque e c’è una iconografia che lo garantisce. Non abbiamo alcuna prova tangibile della cosa ma azioniamo il meccanismo del “oh, nel dubbio…”.
Nel dubbio una beneamata mazza.
Nel dubbio tu cerchi di portare avanti la razionalità, non la leggenda, non la paura, non l’irrazionale.
Nel dubbio tu ti poni domande, non cerchi di soffocarle perché sai che non troverai risposte coerenti.
Nel dubbio tu prediligi studio, analisi e metodo, non esoterismo, energie sottili, pietre magiche, cure con limone e cacca di piccione e fuffa.
Nel dubbio ti informi su siti attendibili, circa la polarizzazione delle lenti, non su “XKENASCONDONOLEKOSEEE.COM” (col “.COM” pure questo maiuscolo).

Ma sapete qual è la cosa più buffa?
Che nonostante tutto, qualcuno di voi, adesso, guarderà le lenti polarizzate con un altro occhio (sic!), e un dubbietto al riguardo lo conserverà.

A proposito: sapete che i dubbi prolungati provocano il cancro?
______

 

*Parlavo di voi.