Il programma di governo che vorrei

Il mio programma di governo in 11 punti. Come vedrete c’è roba di sinistra, roba di destra, roba trasversale.
Perché è il mio. Quel che vorrei.

1) Lo Stato italiano è laico. Tutti i beni immobili delle diverse Chiese sul suolo italiano che producano reddito, sono tassate esattamente come ogni altro immobile. Nelle scuole si insegna storia delle religioni, tutte. Nessuna ingerenza della religione nella politica. Se volete credere a qualcosa fate pure. Ma ogni tanto chiedetevi se sia poi necessario.
2) Le tasse si pagano in proporzione al proprio reddito. Più guadagni, più l’aliquota sale. Hai una sola vita, se vuoi più soldi di quelli che potresti mai spendere sei un malato mentale e ti devi curare. La ricchezza non è un qualcosa da denigrare, ma se sei ricco devi aiutare chi ne ha davvero bisogno. Questo crea uno Stato Sociale. È nelle tasche dei più abbienti che lo Stato va a pescare per primo, non dei dipendenti e pensionati. Esattamente l’opposto del concetto di flat tax.
3) Lo Stato Sociale non è una balia. Tu cerca un lavoro adatto a te. Se non lo trovi lo Stato ti aiuta. Se non lo trovi ancora lo Stato ti aiuta anche a formarti. Se non lo trovi ancora lo Stato dà sgravi alle imprese che assumono. Se non lo trovi ancora magari adattati a impieghi meno qualificati. Se non lo trovi ancora lo Stato ti sostiene per un po’. Se non lo trovi ancora non è che possiamo mantenerti a vita. Se intanto fai tre figli da disoccupato lo Stato ti chiede i danni. Perché sei libero di rovinarti la vita, ma non puoi rompere il cazzo alla collettività con la tua irresponsabilità. Sì, i figli sono bellissimi, ma i conti te li devi fare, non sei un bonobo.
4) Le persone si giudicano sulla base del loro valore, non per caratteristiche somatiche, idee, somiglianza a te. Se sei nato sul suolo italiano hai solo avuto culo, non è che meriti un trattamento di favore rispetto a uno che dimostra di voler contribuire al benessere collettivo più e meglio di te. Se di lavoro fai l’ultras in curva e nel tempo libero condividi fake news sui social, non stai contribuendo più di uno che si fa un dottorato in medicina interna, pure se allo stadio urli fortissimo. Lo Stato italiano vuole crescere e aumentare il benessere di tutti i cittadini: se non vali un cazzo stai buono là, ché già e tanto che ti sopportiamo. Ogni anno ogni cittadino sosterrà un esame di cultura generale e un test psicologico. Se risulti ignorante come la merda e non hai i mezzi per studiare, lo Stato organizza gratuitamente corsi di recupero obbligatori. Se ti impegni, vorresti migliorare ma sei proprio stupido e non ci riesci nessun problema. Però il tuo diritto di voto viene pesato e verrà decurtato in proporzione al risultato del test. Perché hai una responsabilità sociale e se non capisci un cazzo fai danni agli altri. Se si vota per la Regione e tu pensi che Vercelli sia una Regione il tuo voto varrà 0.9. Se credi che una sensazione valga più di una legge il tuo voto varrà 0.8. Del resto nessuno si scandalizza se pure per fare il bidello devi superare un test. Se uno Stato vuole creare benessere deve partire dalle istituzioni di alto livello e se un cittadino non sa sceglierle crea un problema a tutta la collettività.
5) L’ambiente è di tutti. Chi viene preso a fare cose da troglodita come buttare frigoriferi per strada, viene trascinato per un orecchio a raccogliere quello e tutta la merda che altri trogloditi hanno gettato nel raggio di un km.
6) La scuola non è un diplomificio. Se sei un deficiente vai bocciato. Bocciato. I genitori non rompessero il cazzo. Si passa alla classe successiva solo per merito. Le scuole dell’obbligo sono tali, ma se arrivi a diciotto anni e non sei riuscito a superare la terza media sei esonerato dal proseguire. Però se hai davvero voglia del pezzo di carta ce lo dimostri, paghi tu, e se lo meriti lo prendi. Esami ogni anno. Non proforma. Se scrivi come un meme dimostri che la scuola dell’obbligo ha fallito e non possiamo permettercelo più.
7) Se ricopri un incarico pubblico non puoi utilizzare i social come profilo istituzionale ma solo come privato cittadino. Dunque nessuna campagna elettorale su Facebook. Dignità, maturità: cosa sei, un bimbominkia?
8) Diffondere odio è reato. Reato. Oltre che rivoltante.
9) A me il potere non interessa. Io non voglio scendere in campo. Sarebbe una cosa troppo lavorata. Sceglierei solo persone di elevatissime competenze e rettitudine, a mio insindacabile giudizio. E siccome sono intelligente e soprattutto a me non ne verrebbe in tasca un euro, vi potete fidare che creeerei la miglior squadra di governo possibile. Altro che Rousseau: la signora Maria che di competenze ha girare il sugo, girerà il sugo e non deciderà la manovra economica del mio paese, perdío. Uno non vale uno, altrimenti avreste scoperto voi la penicillina. Invece al massimo le muffe le avete sui piedi.
10) Lo Stato italiano valorizza meriti e competenze, cultura e capacità. Le persone con particolari abilità pur prive di mezzi saranno messe in condizioni di studiare e praticare professioni che contribuiscano alla crescita sociale. Non si va avanti per nepotismo, cognome o culi parati. L’accesso a ogni professione presuppone un esame, tarato su quella specifica competenza. Chi imbroglia o tenta di frodare lo Stato viene bandito da quella professione. E subirà azione penale.
11) Non ci si possono fare i cazzi degli altri. Se due si vogliono sposare cazzi loro. Loro. Se uno vuole morire cazzi suoi. Suoi. Finché le scelte individuali non incidono su altri o non comportano costi per lo Stato sono libere. Il tempo delle comari è finito. Se ti rode qualcosa fatti curare e prova finalmente a entrare nel ventunesimo secolo.

Il missionario e la radiolina

Un missionario si recò in una remota regione che non aveva ancora conosciuto la civiltà. Incontrò un gruppo di nativi che raramente aveva visto un uomo bianco. Il missionario si fermò là e notò come il gruppo fosse coeso, una grande famiglia con compiti assegnati a ciascuno e nessuna invidia, nessuna rivalità.

Tutto funzionava.

Tutte le sere il missionario accendeva la sua radiolina portatile e l’intero villaggio si riuniva attorno a questo oggetto che emanava strani suoni, musica, e nessuno capiva come fosse possibile.
Il missionario lasciò il villaggio dopo qualche giorno, con un gran carico di cibo donatogli dal villaggio, un carretto trainato da due buoi, frutta fresca, oggetti intagliati che avrebbe potuto rivendere poi al mercato. Salutò tutti e lasciò a un ragazzo del villaggio la sua vecchia radiolina a batterie, ormai scarica del tutto. Non l’avesse mai fatto: quel ragazzo iniziò a vantarsi con tutti di possedere l’oggetto tanto ambito, e non importa che non funzionasse più, era sufficiente il possesso della radiolina per attestare uno status di privilegiato. Gli altri componenti del villaggio allora iniziarono un lungo e costoso viaggio verso i villaggi vicini, e iniziarono a informarsi su come ottenere anche loro radioline simili. In qualche modo le ottennero, a carissimo prezzo (molti si indebitarono pur di averne una).

Tutti ora avevano la propria radiolina.

In pochissimo tempo questa perse il suo fascino e venne accantonata, perché l’avevano tutti, non era più status symbol, mancava la caratteristica dell’esclusiva.

La cosa da rimarcare era lo stato d’animo del ragazzo che aveva ricevuto la radiolina dal missionario: la sua felicità nel possedere quell’oggetto svanì nel momento in cui altri ne avevano trovate di simili.

Morale: non importa che tu possegga o meno qualcosa, la cosa più importante è che gli altri non ce l’abbiano, che stiano peggio di te o quantomeno non meglio. Non importa star male: altri devono stare peggio, e questo ti darà sollievo.

Niente, è una storia che lessi da qualche parte, simbolica. Non ne vedo alcuna applicabilità ai giorni nostri.

Cambiamo argomento dai, parliamo al solito di politica?
Vedo che gli italiani gradiscono: consenso altissimo all’operato di questo governo.
Puntare sui vitalizi odiosi e non su una riforma seria della politica è stata operazione vincente: facciamo stare un po’ peggio gli altri, pure se spesso si tratta di gente che non avrà grossi contraccolpi da questi tagli, ma intanto li puniamo un po’, ci basta per star meglio noi.
Centri commerciali chiusi la domenica? Fantastico! Le persone che ci lavorano potranno dedicarsi alla famiglia, come dice Di Maio, come non essere d’accordo? Certo, il lunedì poi si torna in ambienti spesso privi di tutela, con orari ben superiori a quelli da contratto, a volte vessati e ricattati in modo più o meno silenzioso e costretti ad abbozzare perché c’è una famiglia da mandare avanti. Una riforma del lavoro in tal senso sarebbe auspicabile, ma Dio provvederà, intanto stiamo a casa, altri no, ci basta per star meglio noi.
Farsi riprendere mentre si passeggia sul dismesso Air Force dell’odiato Renzie altrettanto, finalmente uno smacco morale alla casta, non importa strutturare un noioso e complicato piano di revisione delle spese pubbliche superflue, su: facciamo stare peggio una persona, mettendola alla pubblica gogna, ci basta per star meglio noi.
Gli immigrati? Beh, porti chiusi, costo zero. Rivedere il trattato di Dublino è un casino, ci stiamo provando, forse, boh, ma ci sono scartoffie, servirebbero competenze e voce in capitolo, non selfie con la parannanza davanti un barbecue. Intanto lasciamo marcire poveracci in mare: non risolve il problema, però ci basta per star meglio noi.

Non so perché mi siano venuti in mente questi esempi, boh. Parlavo di quella tribù, gente che sta tutto sommato bene, però si lascia traviare, spaventare, irretire dal missionario, che può assumere le forme di un imbonitore, uno sciamano, un bravo venditore, una persona carismatica, un uomo forte, un personaggio popolare, uno che che ci promette cose, cose grandiose, terreni fertili e grandi raccolti, raccoglie consenso, ci lascia alla fine una cazzo di radiolina e se ne va con le tasche piene, a litigare tra noi pezzenti, più divisi di prima, noi persone troppo semplici per capire o ammettere di averlo preso nel culo.

No, proprio non capisco come mi siano venuti in mente quegli esempi.

Governi e salumi

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Nell’immagine, una causa di addebito della separazione

– Non avete fatto nulla durante il vostro governo!
– Questa è una salumeria.
– Scusi.
– …
– …
– …
– Non avete fatto nulla durante il vostro governo!
– Guardi che è ancora qua dentro.
– Pensavo che l’autore avesse reimpostato la discussione in altro ambito.
– Non ancora.
– Scusi. Mi avverte lei?
– Va bene. Ecco, credo che ora possa: provi.
– Non avete fatto nulla durante il vostro governo!
– No, niente, sempre qua.
– Scusi.
– …
– …
– …
– Provi.
– Ok: non avete fatto nulla durante il vostro governo!
– E voi invece?
– Noi? Ma noi siamo all’opposizione!
– E perché non provate a governare con noi?
– Noi non condivideremo mai la vostra politica!
– Portatevi la vostra.
– Ah, ma si può?
– Certo. Questa è la democrazia, no?
– Veramente non pensavamo…
– Su, entrate qua… accomodatevi…
– …
– Allora: come si sta?
– Beh, devo dire non male. Allora, facciamo due riforme?
– Ma c’è tempo per quelle. Intanto, perché non prendete qualcosa, che so: due etti di soppressata?
– Soppressata?
– Sì, nel mentre del discorso l’autore vi ha rimessi nella salumeria.
– Tutto questo non è serio!
– Beh, è comunque un pezzo altamente demenziale.
– Questo si era capito. Adesso però sarebbe da dare una svolta alla narrazione.
– In genere quando cala l’attenzione si mette qualcosa di sesso.
– Funziona sempre. Tenete presente però che il grosso del pubblico l’abbiamo perso all’inizio, quando pensava di leggere un pezzo politico.
– Possiamo fare qualcosa per riportarli qua?
– Credo solo passaparola. Praticamente questa cosa ora viene spammata anche su Facebook e l’autore conta su una più ampia condivisione.
– L’autore è lei?
– Sì.
– Ed è anche il titolare…
– …della salumeria, esatto.
– Bello. Messo su un bell’ambientino qua. Elegante.
– Grazie. Parla della salumeria?
– Governo, del governo.
– Certo.
– Sì.
– Ma…
– Dica?
– A che punto della narrazione interviene la topa?
– Ah, ha ragione, dimenticavo.

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Nell’immagine, un letto

– Meglio?
– A me Miley Cyrus non fa rizzare.
– Beh, ha il fascino sbarazzino della…
– “Sbarazzino”?
– Sbarazzino, sì.
– “Sbarazzino” è un termine ridicolo.
– Perché mai?
– Lei usa questo termine nella vita di tutti i giorni?
– Non quando picchio mia moglie.
– Vede?
– Ma lo sto usando adesso.
– No, lo sta usando in questa narrazione. È l’autore che glielo fa usare, anzi.
– Sono io l’autore.
– Veramente sarei io. Ma ora non mi va di stare a ricostruire il filo e vedere chi di noi sia l’autore.
– Anche perché in fondo siamo entrambi personaggi di fantasia.
– Già.
– Già.
– Crede questo dialogo possa trovare un senso almeno alla fine?
– Credo che l’autore si sia tenuto in canna il colpo finale: mi aspetto una cosa sorprendente, che spiazzi il lettore.
– Sì, in genere è alla fine che tira fuori il meglio.
– E anche stavolta non mancherà.
– Sì.