Storia di una stalker, la mia stalker

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Conosco una ragazza, una bella ragazza. La guardo. Lei mi fa subito capire che il mio interesse è ricambiato.
Cose che succedono.
Iniziamo a frequentarci immediatamente: viviamo una intensissima storia, fatta di sesso, sempre e ovunque, di rapporti consumati nei camerini dei centri commerciali e sui sedili posteriori dell’auto.
Ogni posto, ogni istante è buono per strapparci di dosso i vestiti.
Succede però che l’idillio dura poco: lei si rivela prigioniera della sua gelosia – arriva a strapparmi di mano il telefono più volte – e, tempo un paio di settimane, decido che è il caso di chiudere là.
Ma la mia è una intenzione che non troverà “consenso” dalla sua parte.
Lei prova a riconquistarmi con l’unica arma in grado davvero di farmi cedere: sesso, di quelli in grado di mettere in secondo piano una evidente problematica caratteriale. Ma era così bella, così piena di passione, così pronta a darsi completamente, che decido di provare a restare un po’ ancora con lei.
Ma le cose peggiorano, rapidamente.
Il sesso è sempre di altissimo livello, ma i litigi sono sempre più frequenti e furiosi.
Si era arrivati a litigare anche durante l’amplesso. Volavano ceffoni violenti, che però eccitavano ulteriormente entrambi: un rapporto malato, fatto di eccessi, sopraffazione, sottomissione, bisogno.
Eravamo totalmente dipendenti dal sesso. Dal nostro.
Ma era solo quello a far andare avanti tutto.
La lascio, glielo dico.
Lei decide che non è finito nessun “Noi”. Che dobbiamo continuare. Che io non posso liberarmi di lei “come fosse un cane”.
Si mette in ginocchio e inizia a usare la sua solita tecnica, alla quale riesco, per una volta, a resistere.
Per poco.
Le spiego che non funziona, che non sto bene con lei. Tutto ciò che ottengo è un ostinato ripetere “Non mi importa: io non ti lascio andare”.
Inizia così un incubo, fatto di telefonate, minacce, appostamenti, sms.
La mia vita diventa un inferno: non riesco a compere un passo senza vivere la sua ossessiva presenza.
Ho una stalker. Ed è assolutamente vero, ciò che si dice: la tua vita cambia completamente.
In questi casi ci si deve rivolgere alle autorità, si sa. E così faccio.
Ma ammetto di essere caduto nella tentazione di rivederla e tentare di accomodare le cose: dopotutto siamo anche stati bene insieme e una persona non può essere così irragionevole.
Invece tutto quello che ottengo è altro sesso e successivi, nuovi, furiosi litigi, giorni di lontananza, ancora sms, contatti, chiamate anche nel cuore della notte, altri incontri, altro sesso.
Mi hanno consigliato di non risponderle mai, che si stancherà.
Ma io non credo.
Non ci credo.
Non può accadere.
Non deve.

La nostra storia tormentata

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Litigavamo sempre, sempre, su ogni cosa, anche inesistente.
Passavamo le nostre giornate a cercare pretesti.
Litigavamo perché eri vegetariana e io mangiavo solo carne e quando provai a venirti incontro e a buttare pure io giù quelle merdose insalatine mi mettesti le corna perché “adesso mi sembri frocio”.
Litigavamo quando si doveva scegliere la meta delle vacanze e tu immancabilmente mare e io pure adoravo il mare ma a te non stava bene che si fosse d’accordo e non ti proponessi la montagna come alternativa da scartare.
Litigavamo per i miei vestiti sempre troppo sportivi e allora buttasti via tutte le mie scarpe da tennis e a nulla valse il mio ricordarti di chiamarmi Fognini.
Litigavamo quando sceglievamo il gelato e tu prendevi immancabilmente il Calippo perché io pensassi a battute scontate da fare che invece poi non facevo e ci restavi male perché il tuo scopo era farmi fare la figura del coglione e allora ti incazzavi dicendomi che a saperlo avresti invece preso un gelato da mangiare.
Litigavamo quando c’era da prendere la macchina perché tu preferivi la bicicletta e non sopportavi le mie rimostranze nel percorrere in bici il tratto Genova – Santa Maria di Leuca.
Litigavamo giorno e notte e se io ero all’estero mi telefonavi per litigare sulla base del fuso orario in modo da recare più danno possibile alla mia melatonina.
Litigavamo sulla presenza eccessiva di tua madre che pure sarà stata una gran donna ma tenerla in casa nostra e nella nostra camera mi pareva una esagerazione essendo peraltro morta due anni prima.
Litigavamo poco prima di andare a dormire perché le tue pecore incasinavano le mie nel conteggio.
Litigavamo perché nei miei sogni erotici ero magari a letto con Scarlett Johansson e mi sentivo libero e la cosa non so come richiamava te nel mio sogno e venivi a rompere il cazzo e alla fine mi ritrovavo a guardare Sassuolo-Livorno mentre tu e Scarlett parlavate delle dimensioni del giardiniere senegalese che entrambe conoscevate alla perfezione e che stranamente avevate come amico comune su Facebook.
Litigavamo sul motivo da scegliere per litigare.
E ora che non ci sei più, ora che Dio ha deciso di prenderti e portarti via penso che mi hai sempre detto di essere atea e in qualche modo pure adesso hai saputo farmi girare i coglioni.