Fraccazzo

C’erano zero gradi ieri e un vento gelido talmente tagliente che mi sono ritrovato rasato.

Passa un frate francescano, di quelli coi sandali. Senza calzini ovviamente (non era un frate-turista tedesco) e ho pensato ai miei genitori, quando mi dicevano di indossare le calze pesanti prima di uscire. Era una di quelle tipiche raccomandazioni da parte di chi ti vuole bene e non vuole che ti ammali. Ho poi ricondotto l’usanza dei frati, circa il sandalo scalzo, ad una idea di povertà e rifiuto degli agi, per dimostrare la propria Fede. Anche il freddo, la sofferenza, sono una prova di amore per il proprio Padre.

Poi mi sono detto: ma che cazzo significa? Io per dimostrare che volevo bene ai miei genitori non mi infilavo nel culo un punteruolo (magari lo facevo lo stesso, ma per sperimentazione ludica). Non andavo a grattugiarmi i coglioni con la carta vetrata (sempre se non per lo stesso motivo). Insomma, la sofferenza come dimostrazione di amore: ma non è una idea imbecille?

Dono la mia sofferenza a dio“. E sei un coglione. Ma più per il tuo adorare un Dio inferiore, che si sollazza del tuo dolore, che per la tua già di per sè balorda Fede.

Ma quale cazzo di padre degenere vorrebbe mai che un suo figlio andasse in giro scalzo con quel Cristo di freddo? In nome di cosa?

Girare vestito come un sacco di patate… I sandali poi!? Se mi vedessero i miei genitori, con i sandali a Febbraio, mi prenderebbero a calci in culo, dandomi anche del frocio. 

E mi scalderebbero.

Frati del cazzo. Buffoni. Siete dei buffoni. Come il vostro Dio.

Gattini, interisti, gattini interisti

Facebook è una graniglia disordinata di brecciolino digitale colorato. Ciascun sassolino è un “amico”, con la sua storia, i propri gusti, il suo modo di comporre la bacheca. Che poi è ciò che apparirà sulla tua.
E si ricompone dunque, nel mio spicchio di universo mediatico, un insieme compiuto e insieme sbocconato, frammentato, provvisorio e tutt’altro che omogeneo.

Ci sono quelli che costantemente condividono roba politica, quelli che non fanno che mettere video musicali, altri ancora che parlano solo di un argomento, sempre di un argomento, nulla di diverso da quel cazzo di medesimo argomento, di cui te ne strasbatti ma per loro è la vita e ti chiedi come sia possibile che quello sia tuo “amico”.

Dell’Inter non me ne fotte un cazzo ma per te è motivo della tua stessa esistenza e se a questa frase rispondi “ma perchè, sei d’a Juve?” puoi davvero colpirti con un badile sul lobo frontale.
Della tua associazione che difende i porcellini d’India contro la sperimentazione cosmetica non conoscevo l’esistenza fino a che il tuo attivismo non ha frantumato i miei coglioni fino a portarli a livello di “polvere sottile”. Sotto casa mia i valori di PM10 sono alle stelle, per dire. Che poi, io un porcellino d’India truccato come una mignotta lo ammazzerei a prescindere.
Del tuo impegno fondamentalista per la difesa della felce Polypodiopsida posso solo dire: “ma scopa, Cristo!” e della tua passione per il pastore scozzese a pelo lungo ti confermo che anche a me un cane così verrebbe utile. In caso di mancanza di carta igienica.

Insomma, non mi frega un cazzo di praticamente nulla di quel che tu metti.
Ma peggio di qualunque cosa è chi condivide roba da siti-contenitori, quelli che hanno l’archivio di frasi balorde tipo “gli uomini si dividono in due categorie: i buoni e gli stronzi. I buoni sono da sposare e gli stronzi sono da evitare. Ma poi noi donne stiamo sempre con uno stronzo… eheheh…”. Ecco, manca tutta la parte sulle mezze stagioni e sull’euro che ha raddoppiato tutto. Questa gente la passerei allo Zyklon B ma sarebbe fare un torto ad un gas con ben altri illustri precedenti.

“Non pentirti, non giudicarti, sei quello che sei e non c’è niente di meglio al mondo!” [Di: <3<3 SEMPLICEMENTE NOI <3<3]
(ti accontenti di poco, vedo)

Le cose più inaspettate arrivano davvero quando smetti di cercare… [Di: Sette Nani Fans]
(tipo un tumore?)

Certe verità possono far male più delle pugnalate..ma preferisco soffrire..che sentire inutili bugie … [Di: Strega Scarlatta]
(Ok, allora te lo dico: sei un cesso)

A te, che condividi queste minchiate, dico solo: grazie. E’ grazie a persone come te che la mia facilità nel raggirare fighe ha un futuro assicurato.

Culture Club

‘sta cazzo di influenza non passava. Dovevo prendere altri antibiotici. Il medico me li ha prescritti ma mi ha anche chiesto di leggere bene il foglietto allegato perchè diverse erano le controindicazioni e così ho fatto. Però era di una noia terribile.
Così ho pensato di leggermelo con la stessa enfasi che ci mette Benigni quando ci parla di Dante, dell’inno di Mameli o di qualunque altra menata. Quelle che fanno oggi dire alle persone “che bella la Divina Commedia, che forte l’inno”, quando a scuola, mentre la prof tentava di recuperare scampoli di attenzione illustrando i drammi di Fetonte o l’ascesa di Dante e Beatrice al secondo cielo, gli stessi oggi rapiti dal toscanaccio sputavano palline insalivate dalle penne Bic sui capelli della stronza davanti.
E ora è tutta cultura che cola.
Per ben mezz’ora.

E’ questa la grandezza di Benigni: ti fa credere di amarla, anche tu, la cultura. Tu, che sei sempre stato una capra. E lo sei ancora. E lo sarai a vita.
Tu, che l’ultima volta che hai preso in mano un libro ti sei tagliato con la carta per incapacità di maneggiare un oggetto misconosciuto. (Ce l’ha messo tua moglie, poi, sotto la gamba del tavolo, quel libro sui luoghi comuni).

Comunque, tornando al foglietto illustrativo, sul “meteorismo e diarrea” mi sono levato in piedi ma sul “convulsioni e pericolo di morte” ho messo fuori dal balcone la bandiera dell’Italia.

E domani mi vado a comprare il cd di ‘sto Mameli.
Spero abbia fatto anche altre cover.

E’ la genetica, baby

Se oggi pensi che lei, 20-25 anni, bella come il sole e tua per grazia divina, sia una vera dea e anche invecchiando manterrà comunque il suo fantastico appeal, anche a 50, 60, 70 anni, beh mi spiace dirtelo ma guarda: quella… è sua madre.

Io invece

Dopo anni di cinismo espresso su queste e altre pagine posso tirare delle conclusioni addosso a tutti voi, certo di non andare troppo lontano dalla verità quando affermo che gli uomini sono dei coglioni. Si vendono per quello che NON sono. A sentir loro hai sempre a che fare con donnaioli incalliti, capaci di conquistare senza alcun problema una Kristin Kreuk anche se la loro compagna è più simile a Luciana Turina. Millantano relazioni clandestine con modelle scandinave ma tu sai perfettamente che di svedese oltre lo sgabello Ikea Malte non sono mai arrivati.
Decine e decine di donne sedotte e abbandonate, fughe rocambolesche da mariti armati di AK-47, telefonate nel cuore della notte ricevute da diciottenni vogliose. Quella sera però stanno con te perchè c’è Juve-Inter e dunque niente uscita con la Aishwarya Rai. Aspetterà.

In tutta la mia vita ho conosciuto due soli veri puttanieri. Di quelli professionali. Di quelli che non raccontano se non ai loro simili. Uno è morto di infarto durante un festino a Cracovia con 4 ragazze da fantascienza. A 41 anni. L’altro sono io.
Perchè il bello di questa logorrea di fantasticherie sessuali sta poi nel non riuscire a distinguere l’uno su milione che davvero dice la verità rispetto alla massa di beoti angelici che si affanna a costruire iperboliche castronerie.

– Sai Max, ieri mi son fatto una che era la fine del mondo
– Davvero? Chi?
– Non posso dirtelo. Sappi solo che ha fatto la velina.
– Accidenti. Complimenti. E tua moglie?
– Eh, le ho detto che avevo calcetto.
– E non è un po’ banale come scusa? E poi, pochissimo tempo… una volta che hai tra le mani una velina…
– Sì ma è andata così.
– Pensi di rivederla?
– No, mi stanco presto io.
– Certo.

Il punto è che quel coglione era davvero andato a giocare a calcetto. Me lo ha detto un amico comune. Lo fa ogni giovedi. Io e sua moglie lo sappiamo e ne approfittiamo.
Sarebbe poi da chiedersi cosa cazzo ci facesse una velina a Pescara. Magari si era persa sulla tangenziale di Milano (l’uscita Lambrate è sempre foriera di sorprese).
Perchè il bello di questa gente è che esagera. Esagera sempre.
Quando provo io ad aprirmi, a raccontare una cosa mia poi mi rendo conto di non possedere alcuna credibilità, bruciata dal carrozzone di ballisti professionisti che mi circonda.
E allora lo faccio raramente e solo con pochissimi fidati amici. Quelli che mi conoscono e che sanno. Gli unici ai quali non ho scopato la compagna (anche grazie al fatto che stanno insieme a veri e propri sacchi di lupini).

Questo weekend ho in programma una uscita tripla (spero di trovare il tempo): mi aspettano una 18enne che vuole festeggiare con me l’entrata nel mondo maggiorenne, una 26enne apparsa su una rivista di intimo la scorsa settimana e, se ho il tempo, faccio una capatina da quella povera Aishwarya Rai rimasta fregata l’altra volta.

Uomini del cazzo, tutti uguali, loro.

Finché non mi cacciano (10)

Sara Tommasi: “Quando esco di casa ho paura di bere in qualsiasi bicchiere, per paura che ci mettano dentro qualcosa che ti fa perdere la testa per farti fare delle pazzie sessuali“. Beh, ti capisco: pure a me farebbe quell’effetto un mucchietto di banconote al posto dell’oliva.

Ne parlo su L’Unità, qui.

trovata la via

– ti amo
– anch’io caro
– eh, ma mi dici sempre così
– così cosa?
– che mi ami anche tu. Prova a dirmelo diversamente qualche volta
– per esempio?
– per esempio inizia tu a dirmi “ti amo”
– va bene, lo farò
– ok
– ok
– ma quando?
– non so, stasera?
– stasera va bene
– a stasera allora
– a stasera

– eccomi
– ciao
– ciao…
– …
– …
– beh?
– beh cosa?
– non mi dovevi dire niente?
– cosa ti dovevo dire?
– dovevi dirmi “ti amo”!
– anch’io caro
– ma no! Non così, cazzo!
– cosa?
– mi stai rispondendo di nuovo in quel modo!
– pensavo ti facesse piacere sentirti dire “ti amo”
– certo che mi fa piacere, ma non in quel modo! Dovevi dirmelo tu!
– mi sembrava di averlo fatto. Ma se non ti sta bene te lo ridico
– ma ora non serve più!
– allora non vuoi che te lo dica?
– certo che voglio! Ma deve essere una tua iniziativa
– ma lo è. Se vuoi te lo dico ora
– non è quello che desideravo. Fallo solo quando ne avrai voglia
– ma ne ho voglia
– sicura
– certo.
– va bene, fai pure allora.
– ok.
– …
– …
– …
– beh?
– beh cosa?
– ma non hai detto che volevi dirmi “ti amo”?
– certo che lo voglio.
– e perchè non lo fai?
– l’ho appena fatto, no?
– no perdìo, no! Non l’hai fatto! Non lo fai mai!
– ma cosa dici?
– mai! Mai! Dimmelo ora! Dimmelo!
– ma cosa?
– “ti amo”, Cristo!
– anch’io caro
– puttana! Troia schifosa! Puttana!
– uh?
– sei una troia, hai capito? Una troia!
– ma caro, non penso di meritare…
– esatto! Un cazzo meriti! Merda, schifosa! Sono tre anni che aspetto che tu mi dica un cazzo di asfittico “ti amo”!
– ma anch’io, caro
– anche tu cosa, troia! Non capisci un cazzo!
– cazzo… sì… dimmelo ancora amore! Dimmelo!
– eh?
– dimmelo ancora, che sono una troia, amore mio! Ti amo quando mi insulti così!
– ma…
– trattami come l’ultima delle zoccole amore! Sì!
– ma io non pensavo che… ti amo da morire!
– anch’io caro
– fanculo
– ti amo!