Le grandi biografie: Giovanni Paolo II (2)

Wojtyla si appresta a raggiungere la folla che lo acclama, mentre porta il necessario per la comunione.

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Storia di Wojtyla

Sua madre Emilia morì nel 1929 per insufficienza renale e una malattia cardiaca congenita. Quando egli, che aveva 9 anni, seppe della notizia disse: «Era la volontà di Dio», dimostrando che il trenino di legno regalatogli dal padre aveva svolto ottimamente il suo compito consolatorio. Suo fratello maggiore, Edmund, di professione medico, morì nel 1932 per scarlattina all’età di 26 anni: quelle tipiche malattie che troviamo nell’antologia delle medie, come la tisi. La sorella Olga, invece, era morta poco dopo la nascita nel 1914 prima ancora, dunque, che Karol nascesse.
Insomma, Dio già posava la sua benevola mano sul giovane Karol.

Si trasferì con la famiglia a Cracovia dove iniziò l’addestramento militare obbligatorio nella legione accademica: fu qui che imparò la lotta corpo a corpo, le tecniche di combattimento, il nonnismo e altre nozioni che sarebbero state utili negli anni del seminario.

Nel settembre del 1939 la Germania invase la Polonia. Karol e suo padre fuggirono da Cracovia insieme a migliaia di altri polacchi. Dopo avere camminato per 200 chilometri (le autostrade allora funzionavano così, e non vi dico che porcheria l’Icaro e il Camogli dell’autogrill) seppero dell’invasione russa della Polonia e furono obbligati a ritornare a Cracovia. Solo più tardi scoprirono la possibilità di dirigersi anche verso un “Nord” e un “Sud”, ma era troppo tardi. Karol seguiva dunque una balorda logica binaria.

Nel novembre, 184 accademici dell’Università Jagellonica furono arrestati e l’università venne chiusa. Tutti i maschi abili furono costretti a lavorare, altro che “faccio il ricercatore”! Nel primo anno di guerra Karol lavorò come fattorino per un ristorante. Fu licenziato quando finalmente fecero mente locale e si chiesero: siamo un ristorante! Che cazzo ce ne facciamo di un fattorino?

Dall’autunno del 1940 Karol lavorò per quasi quattro anni come manovale in una cava di calcare, insieme ad altri suoi coetanei ed amici: i ragazzi della viakal.
Scusate.
Il padre morì nel 1941, ancora chiedendosi perchè Cristo non avesse pensato ad una direzione diversa dalla Cracovia-Russia, Russia-cracovia.
Nel 1942, entrò nel seminario del cardinale Sapieha, arcivescovo di Cracovia, noto per essere stato arcivescovo di Cracovia e per non essersi disarcivescovizzato.

Il 29 febbraio 1944, tornando a casa dal lavoro nella cava, fu investito da un camion tedesco, perse coscienza e passò due settimane in ospedale. Riportò un trauma cranico acuto, numerose escoriazioni e un fortissimo accento polacco, che si porterà dietro per tutta la vita.

Nell’agosto 1944 iniziò la rivolta di Varsavia, la Gestapo perquisì la città di Cracovia per evitare un’analoga sollevazione. Quando la Gestapo perquisì la sua casa, Wojtyla riuscì a scampare alla deportazione nascondendosi dietro una porta e mimando perfettamente un cardine. Ottimo il cigolio in tedesco: la Gestapo non lo notò. La notte del 17 gennaio 1945 i tedeschi abbandonarono la città. I seminaristi restaurarono il vecchio seminario e festeggiarono con i soliti bagordi ed eccessi. “So’ ragazzi”, commentò l’arcivescovo di Cracovia durante una fellatio.

Karol Wojtyla venne ordinato sacerdote il 1º novembre 1946. Subito dopo si trasferì armi e bagagli a Roma per proseguire gli studi teologici e perchè una cartomante gli aveva predetto una carriera folgorante in quella città. Karol pensava di diventare al massimo un onesto cardinale, con la sua diocesi, i fedeli, le ordinarie insabbiature circa atti pedofili: il futuro però gli riservava sorprese ancora maggiori…

[continua]