Il mio amico immaginario. “Amico” un par di palle.

Il mio amico immaginario mi ha detto che non esisto.
Lui, a me.
Ieri, prima di cena ha preso e ha sparato ‘sta cosa. Io lì per lì nemmeno volevo dargli peso, ero stanco e volevo solo mangiare e andare a dormire, ma lui insisteva.
Insomma, voleva farmi credere che fossi io, l’amico immaginario e che la realtà reale fosse quella sua.
Che poi, ci ho ripensato, magari per lui è davvero così. Ma io so di essere reale, dai. Sto scrivendo ora, no?
– No, in effetti.
– Uh, che ci fai qua?
– Voglio dimostrarti che sono io quello reale, come detto ieri.
– Ma ti sembra il momento?
– Ne trovi uno migliore? Così tutti capiranno che sono io quello vero e tu solo un parto della mia fantasia.
– Guarda che è un dialogo scritto, il lettore non capisce davvero chi stia scrivendo cosa.
– Questo dovrebbe già dimostrarti che affermare che sia tu quello reale è quantomeno azzardato.
– Tu sai che il lettore sa perfettamente che questo dialogo nasce integralmente dalla stessa persona, vero?
– Certo. Ma quella persona sono io.
– Ti sbagli caro, tu sei solo il frutto della mia fantasia.
– O lo sei tu, della mia. O della tua stessa.
– Mi sono perso.
– Vedi?
– Cosa vuoi dimostrare?
– Beh, nulla in effetti. Se non che stai tirando su un dialogo idiota tra due persone che in realtà sono una sola che finge siano due simulando sia la stessa.
– Ma non eri tu a fare tutto questo?
– Me ne guardo bene. Son quello sano, io.
– Sai, stai peggiorando. Una volta scrivevi cose intelligenti.
– Ma non eri tu a scriverle?
– Già.