Fatela ora ma fate la guerra

Ho letto oggi su Facebook che “Per costruire 12 ospedali servono 250 milioni di dollari, quel che ci costano 8 ore di guerra in Iraq”.
E ho seguito l’evolversi della civile discussione, fatta di “ma perche’ si e’ cosi’ ottusi!!!!!” (con un effetto accelerazione dell’ansia proporzionale ai punti esclamativi) o “Maledetti, moltiplicano i morti invece di preservare la vita!” (il punto esclamativo multiplo è un segno d’interpunzione che ricorre spesso nelle discussioni su Facebook e credo rappresenti bene la frustrazione di dover esprimere alti concetti schiacciando pezzi di plastica con le dita).

Nulla di riprovevole, sia chiaro. A parte i punti esclamativi.

Il punto (non esclamativo) sta nell’incapacità di vedere oltre il proprio naso e non capire che l’economia ha bisogno della guerra. Oltre all’aspetto meramente ludico della stessa (vuoi paragonare lo sparare in testa ad un cinese piuttosto che andare di calce e cazzuola per tirar su un edificio destinato a curarlo?), che non va sottaciuto.

La guerra è un elemento fondante la nostra stessa struttura aggregativa: quanto più degli uomini fonderanno società tanto più sarà necessario trovare forme di destabilizzazione delle stesse, in grado di mettere in moto meccanismi di travaso delle risorse.

Questo passaggio è storia, è nell’indole umana, da che il mondo è mondo. E tramite sistemi più o meno cruenti: colonialismo, dittature, schiavitù, deportazione, lavoro minorile, imperialismo, imposizioni commerciali, depauperamento risorse territoriali, sfruttamento manodopera a basso costo.

E guerre.

La guerra è volano di una economia stagnante. Mette in moto l’industria pesante e le collegate, pompa immani risorse economiche in circuiti rugginosi, apre spazi commerciali nuovi.
Fa crescere.
L’ospedale no.

8 ore di guerra in Iraq hanno creato posti di lavoro, permesso al signor Smith di cambiarsi l’auto e a Najm Udeen Joussef di raggiungere le sue 72 vergini.

8 ore di guerra in Iraq hanno reintegrato operai dell’industria pesante del Michigan e triturato una parte del Keli Haji Ibrahim, fornendo alla popolazione le pietre necessarie per le consuete, goliardiche lapidazioni.

8 ore di guerra in Iraq hanno pompato petrolio a basso costo nelle riserve americane, trascinando verso l’alto indici economici in costante calo da un decennio e destinati a sfociare in una possibile seconda Grande Depressione che avrebbe portato te, che scrivi di ospedali non costruiti, a non poter stare davanti un computer a scrivere di ospedali non costruiti ma a cercarti un lavoro senza più pensare agli ospedali non costruiti, in coda tra nugoli di pezzenti come te che manco in “Ladri di biciclette”, film che peraltro soffriva gravi lacune nella sceneggiatura per la carenza di parti descrittive di ospedali non costruiti.
Non ricordo se in quel film il protagonista quantomeno soffrisse per gli ospedali non costruiti.
Forse nel sequel.

Risorse, hai presente?

La Cina ha attualmente il monopolio di metalli rari usati soprattutto per l’elettronica: nel 2009 ha fornito il 95% della produzione mondiale con 120.000 tonnellate. Metalli come l’indio hanno oggi un costo di 1000 dollari al kg. Nel 2003 era di 60 dollari. E in poco più di un decennio si esaurirà, ‘sto cazzo di indio e la sua fottuta deriva musicale.

Ma a rischio ci sono anche il nichel (90 anni), lo stagno (40 anni, ancor meno le oche), lo zinco (46 anni) e l’antimonio (30 anni ma me ne farò una ragione). Le riserve geologiche di oro si potrebbero esaurire in 45 anni, quelle di argento addirittura in 30 mentre il sostegno al mio sciorinare dati, che mi fornisce Wikipedia, spero continui a durare a lungo.

Si tratta di metalli fondamentali per l’industria, soprattutto elettronica.

Vuoi continuare a scrivere che “Per costruire 12 ospedali servono 250 milioni di dollari, quel che ci costano 8 ore di guerra in Iraq” tramite il tuo ultimo IPhone? Prega che guerra sia. Armati anche tu, combatti un cinese e poi riparliamo di ospedali e fiori nei cannoni.

“Fate la guerra, sarà più bello poi fare l’amore in una lussuosissima suite”.