Perché esistono i negazionisti del virus

Dai, la buttiamo giù definitiva, a uso e consumo di tutti per rapidi copia-incolla di fronte a osservazioni come:

“Ahahahah, e allora Zangrillo, Tarro, Bassetti, De Donno sarebbero deficienti o ignoranti, vero? Se ti piace continua tu a fare la pecora, a seguire il pensiero unico, a seguire i tuoi scienziati che cambiano idea ogni cinque minuti, le mascherine sì, le mascherine no, l’OMS che si rimangia le cose. Io penso con la mia testa. Vedrai che tra poco ci rinchiuderanno ancora e poi non ci sarà più la tua amata democrazia ad aiutarti”.

Analizziamo.

1) La posizione ufficiale del mondo scientifico è concorde, possono non esserlo i singoli appartenenti al mondo scientifico. Ma c’è sempre “una” posizione ufficiale, oltre le varie teorie, che però devono trovare conferma tramite dati. Certo che la posizione ufficiale cambia e continua a cambiare col tempo, con le esperienze – vivaddio – ma “scegliersi” solo i propri esponenti del mondo scientifico, proprio quelli che sotto molti aspetti contrastano la posizione ufficiale, escludendo tutti gli altri, rappresenta un perfetto esempio di cherry picking. Se un giorno uno di questi rappresentanti del proprio pensiero dovesse cambiare idea, il “supporter” per non cadere in dissonanza cognitiva e mostrare di aver commesso un errore di valutazione, accuserà lo scienziato “traditore” di essere passato al nemico dietro compenso. Tutto senza alcuna prova.

2) L’idea che ci sia una necessaria deriva verso una situazione precisa (“fine della democrazia”) è il tipico “piano inclinato”: si mostrano conseguenze inevitabili ma tutte nella testa di chi parla. Anche questo puntella l’idea della bontà delle proprie tesi. E ci dona sicurezza.

3) La risata, le faccine, le frasi di scherno denotano una difficoltà argomentativa: trattasi di “ricorso al ridicolo” che tende a screditare personalmente (ad hominem) l’interlocutore nel tentativo di screditare così anche le sue tesi.

La replica di un negazionista a questo punto è spesso: “Anche tu stai portando avanti le tue tesi, no? Che differenza c’è con quel che faccio io?”.
La premessa è sbagliata: qui non portiamo avanti “nostre” tesi ma, consapevoli della nostra ignoranza in tema virus, ci si affida al metodo scientifico e alla posizione ufficiale della scienza in un determinato momento. Non si eleggono propri rappresentanti, si elegge la Scienza. Non si tifa per una tribù, si ascoltano pareri formati tramite metodo scientifico, chiunque li fornisca. L’autorevolezza di qualcuno aiuta, ma non fino all’elezione del “principio di autorevolezza” appunto, che dice che se uno ha un nobel, automaticamente ha più ragione di chi non ce l’ha. Dati e prove. Dati e prove. Sempre.

Perché allora “i negazionisti”, quelli che protestano perché si sentono “reclusi” in casa, quelli che rifiutano mascherine, vaccini, posizione ufficiale, hanno scelto proprio questo “lato”, questo schieramento, e non l’altro, quello ufficiale?
Probabilmente scegliere proprio questa posizione di contrasto e non quella di appoggio alle azioni raccomandate dal mondo scientifico per contrastare il virus può dipendere dal fatto che solo la prima ci mostra più risoluti. Sono posizioni più “caratterizzanti” perché appunto denotano forza, contrasto all’ordine precostituito. Si mostra di avere una opinione forte, certamente più di chi supinamente “accetta” le indicazioni da medici e politica. Insomma, ci si mostra per ciò che piace passi di noi: persone determinate, capaci di andare contro “il Sistema”.
E questo ci piace e ci regala visibilità a livello social. Visibilità a costo zero.
La visibilità è la moneta del nostro tempo: consente di ottenere soddisfazione, endorfine che regalano al nostro cervello sensazioni di piacere. Zuckerberg ha ben capito questa logica ed è questa la benzina che fa andare avanti i social. Quando una canzone ci piace e la condividiamo qui sopra, stiamo dicendo al mondo: “Ehi, guardate cosa mi piace! Guardate che gusti che ho, guardate cosa vi sto facendo scoprire, del mondo e di me. Visto che figata? Pensate di me qualcosa di buono, adesso. Premiatemi”.

Andare contro “il Sistema” permette rapida visibilità, immediata catalizzazione di consenso da parte della medesima tribù, rafforzamento della propria autostima, innesco di circolo virtuoso che porta a regalare alla stessa tribù altro materiale che sarà ampiamente gradito e restituirà altra soddisfazione e autostima. Tanto più quanto più in contrasto si va con le posizioni ufficiali (gli altri: le pecore).

Sempre restando al metodo scientifico ci tengo ad inserire un disclaimer:
la mia è un’analisi personalissima dei fatti, basata non su “opinioni” campate in aria ma su precisi meccanismi noti nella comunicazione. Le conclusioni sono mie personali, certamente, frutto della mia osservazione ed esperienza. Sta al lettore farsi un’idea di quanto qua presentato e di chi lo sta presentando.
Per quanto mi riguarda mi occupo di comunicazione da ventitré anni: ho tenuto migliaia di ore di docenza sui processi comunicativi e le logiche di diffusione della comunicazione sul web e sugli altri media e nell’analisi delle fallacie logiche e bias cognitivi. In aula spiego come costruire sul web messaggi capaci di polarizzare attenzione, orientare il pensiero e creare interesse. Oltre che, ovviamente, come riconoscere trappole mentali e come difendersi da esse. Spiego come si scrive sul web, cosa fanno i politici (tutti) per acquisire consenso, cosa fanno le aziende per venderci prodotti. Ho formato migliaia di allievi e personale di aziende. Utilizzo questa pagina come divertissement ma anche come laboratorio per l’analisi dei processi comunicativi. Che io scriva battute, provocazioni, menate demenziali, peraltro con uno pseudonimo tutt’altro che autorevole, è perché questo è il mio personale spazio che gestisco in autonomia e piena libertà, ma non significa che dietro questa pagina ci sia un giratore di sugo a tempo pieno.
Accetto osservazioni, puntualizzazioni, correzioni, ma prima presentatevi, spiegatemi di cosa vi occupate, quali i vostri titoli e su quali basi state affermando una tesi che contrasta quanto qui esposto.

Altrimenti sugo, cucchiara e modestia.

Modestia come la mia, quando mi affido a chi ne sa più di me in medicina, virologia, architettura, nuoto, astronomia, fisica delle particelle, hockey su ghiaccio, idraulica, gastronomia, smerigliatura, unghie finte, citofonologia, scienza dei gargarismi, gnoseologia della morale, pittura fresca, mangime per criceti, ogni singolo ambito in cui io non mi riconosco competenza.

Grazie.

Piero Angela non vi ha insegnato una mazza

Piero Angela (da Wikimedia Commons)

Ero un bambino quando iniziò Quark, condotto da Piero Angela.

La scienza, il futuro, la capacità dell’uomo di creare progresso, erano portate nelle case di tutti, e io restavo affascinato da quell’universo svelato, che mi veniva raccontato, spiegato, da persone nelle quali nutrivo totale fiducia. Persone che dimostravano come la tendenza naturale dell’uomo fosse cercare sempre di progredire, migliorarsi, utilizzando gli insegnamenti di uomini precedenti per compiere continui passi avanti, in ogni campo, scientifico, medico, di cooperazione e abbattimento dei confini.
Venivano raccontate le guerre e le atrocità di tempi lontani, e io mi sentivo fortunato a vivere in tempi migliori, con prospettive ancora più rosee.
Il giorno dopo tornavo in classe e raccontavo agli amichetti della puntata di Quark, di viaggi intergalattici e buchi neri.
E c’era il compagno scemo, che non aveva visto la puntata, perché Quark era “noioso”.

Ho visto qualche giorno fa Superquark, e c’era ancora Piero Angela. Parlava di scienza, ancora, di futuro, ancora, di progresso. Ancora. Ma ho avuto una brutta sensazione: tutta quella scienza, tutta quella capacità dell’uomo di cercare di vivere in un mondo migliore, tutta quella progettazione di macchine fantastiche e di ricerca di forme di energia pulite, improvvisamente mi sono sembrate solo una opzione, una delle tante. Cioè, mentre da piccolo trovavo normale che col tempo l’uomo sarebbe “migliorato”, imparando dagli errori del passato, oggi tutta questa fiducia mi è crollata. Mentre da piccolo sentivo una sorta di deferente ammirazione per chi possedeva capacità e conoscenza, oggi avverto la diffidenza pubblica verso chi ha speso una vita sui libri. Mentre da piccolo Piero Angela mi sembrava Dio, oggi mi pare una sorta di ultimo baluardo ad arginare una tracimazione di ignoranza dilagante, ignoranza arrogante e distruttiva, che non riconosce meriti, impegno, capacità.

Io penso che sia questa, la nuova Resistenza, che questa generazione sta inconsapevolmente vivendo e fatica a riconoscere.
Perché non ci sono fucili di mezzo ma orde di zombie metropolitani a testa china su schermi che rimbalzano fake news e puttanate che stanno facendo breccia in menti semplici e arroganti, convinte di possedere il sapere grazie a a Google e del tutto inconsapevoli di quanto lavoro serva per imparare a capire, a progredire, a pensare.

Piero Angela è invecchiato benissimo, non così il nostro tessuto sociale, il nostro desiderare di scoprire la vita su altri mondi, il nostro sognare macchine volanti.
A me sembra che oggi l’unica aspirazione sia trovare il modo di mostrare a una piccola bolla internettiana che esistiamo. E per farlo siamo disposti a calpestare ogni umanità, civiltà, crescita.

Per decenni Angela ci ha spiegato l’importanza dei vaccini. Adesso la gente scende in piazza contro obblighi vaccinali, nati per un reale pericolo sanitario.
Per decenni Angela ci ha mostrato come esista un solo essere umano, a ogni latitudine, con la scienza, non con il “buonismo”. Adesso è diventato normale mostrare la propria miseria umana e inveire contro chi è più disperato di te, in una guerra a cercare di evitare di essere ultimi.
Per decenni Angela ci ha mostrato le bellezze del nostro pianeta, la sua fragilità, i suoi meccanismi scientifici e biologici. Adesso c’è spazio per terrapiattismo, negazionismo, schiachimismo.

C’è un ritorno a uno sciamanesimo 2.0, un revival delle “scienze alternative”, sovranismi medievali e nuove inquisizioni, guru mediatici ci insegnano a campare di aria fritta e a curare i tumori con acqua e zucchero (poco zucchero).

Abbiamo un bisogno immane di prendere una posizione, per mostrare che abbiamo idee, e così saliamo sul nostro piccolo palco facebookiano a urlare a tutti che NOI abbiamo ragione e VOI no.

Non ci piace più chi è meglio di noi, ci fa sentire inadeguato, se ha studiato probabilmente è corrotto, è lontano da noi gente. E allora eleggiamo chi è come noi, non importa se capace, non importa se preparato.

Tutto questo casino di fuffa diffusa a ogni livello, scambiato per “democrazia”, spacciato per legittimo perché trattasi di “volontà popolare”: il popolo deve essere libero di scegliere come curarsi, ok. Intanto chi non può scegliere perché immunodepresso muore. Semplicemente muore.

E su questo incipit populista di una libertà per scopi solo personali è nata una nuova era, anarco-rincoglionita, nella quale ce ne fottiamo allegramente del prossimo (come prima, eh), ma oggi con arroganza, con dati fasulli, con pezze di appoggio trovate su www.QUELLOCHEITGNONDICONOSIGNORAMIA.com.

In politica si parla da borgatari perché questo è visto come vicino alla gente, le città le vogliamo comuni medievali a difesa di tradizioni che non rappresentano nulla, nei letti si muore per idiozia.

Piero Angela, diciamolo, non vi ha insegnato un cazzo.

Ora mi rendo conto che eravate voi, il mio compagno di classe scemo.

E la pillola era blu, non azzurra

Mi sono imbattuto in un articolo dal titolo interessantissimo: “Matrix, finzione o realtà?”, che partiva da una domanda: “Il mondo che ci circonda è solo una simulazione di un’intelligenza artificiale o è reale?”.

A me la fantascienza ha sempre affascinato (lo dimostra l’essermi sposato) ed una domanda come questa non poteva lasciarmi indifferente. Clicco sull’articolo e lo leggo. E mi incazzo.


Viviamo o no in una realtà artificiale come nel film Matrix? E’ una domanda che sembra confinata alla fantascienza ma ora la scienza sta tentando di dare una risposta.

Perfetto: non che chieda la risposta, ma il tuo articolo sicuramente mi darà un qualche indizio, informazione, spunti di riflessione.


Gli scienziati di Bonn non si sono lasciati affascinare dalla finzione e dalla filosofia ma hanno iniziato una ricerca a livello di cromodinamica quantistica. Questa teoria fisica cerca di spiegare le leggi che regolano l’universo ad un livello straordinariamente piccolo, descrivendo l’interazione di particelle elementari, come quark e gluoni.

E chiude qua l’argomento. Capisco le esigenze di semplificazione, ma non mi hai detto una emerita mazza su questa teoria. Nulla. Metti almeno un link a Wikipedia, non so.


Ebbene, proprio lì si troverebbe la risposta alla domanda che assilla molti.

Cos’è “molti”? Non ti pare uno stile di scrittura infantile e banale? E poi: “Domanda che assilla molti”? Come pagare il mutuo? Dai, non assilla molti. Non assilla nessuno in verità. E’ una curiosità filosofica prima che scientifica.


In base alla tecnologia attuale, i fisici sono in grado di riprodurre, coi più potenti supercomputer, una parte molto piccola del cosmo, nell’ordine di pochi femtometri (un femtometro è un milionesimo di nanometro, circa il diametro di un protone).

Cosa significa? Cioè prendono una parte del cosmo, molto piccola, e la rifanno uguale? In che senso? Un clone? Una simulazione? E poi, la costruzione del tutto: mi dici che i fisici sono in grado di riprodurre una parte piccola del cosmo. Ma per un loro limite? O è una precisa scelta? Ne prenderebbero di più grandi ma non ci riescono? Non si capisce niente, dai.


Si tratta del cosiddetto effetto GZK, teorizzato dagli scienziati Greisen, Zatsepin, Kuzmin, che stabilisce un limite massimo all’energia dei protoni che viaggiano nell’universo.

Cioè? E’ questa la parte interessante! Dimmi qualcosa di più! Dai!


Prima di allarmarsi però, e scegliere se prendere la pillola rossa o azzurra come nel film dei fratelli Wachowski, saranno necessarie molte altre ricerche, perchè al momento si tratta di ipotesi, anche se molto affascinanti. Serviranno mezzi ancora più potenti per tentare di svelare finalmente questo segreto.
Alessandro Carlini

Cosa? Cosa? Perché la svolta cazzona ora? Non mi hai detto nulla! Non mi hai detto un cazzo sull’effetto GZK di questo caso specifico! Hai solo preso la parte che parla del limite massimo all’energia, ma poi?
Alessandro Carlini, spero tu sia il lavavetri della redazione del Corriere, capitato su un computer acceso per sbaglio e che si è poi divertito a scrivere un pezzo “per vedere l’effetto che fa”.

Questa la divulgazione della scienza in Italia. Poi non vi lamentate se uno si dà alla religione.