“Quando ancora me ne fotteva qualcosa” (cit.)

Sapete cosa?
Qua sopra ho incontrato persone notevoli, intelligenti, colte, capaci. Oserei dire anche “buone”, se questo termine oggi non fosse quasi offensivo. Gente che addirittura mi spedisce un contributo per il solo piacere di farlo, di leggermi, senza sapere che quei soldi io poi li uso per fare la spesa al centro commerciale la domenica solo per vessare commesse ciancica-gomma incazzate con la vita, che poi entreranno qua a sfogarsi per diverse ore, invece di provare a formarsi, studiare una lingua, cercare di affrancarsi da una situazione di sudditanza al mercato del lavoro che non sempre è colpa di altri. Se sei così facilmente sostituibile prova a far qualcosa per te, per il tuo futuro. Ci sono corsi di formazione, anche gratuiti, in ogni settore. C’è un mondo di opportunità ovunque, oggi. Il divano e il cazzeggio internettiano sono più appetibili, lo capisco. Poi però non prendertela con me, se il tuo lavoro se lo può prendere pure uno che arriva qua senza manco le scarpe (semicit. Doug Stanhope). Limiti che poi diventano di decifrazione del mondo che ti circonda e ti impediscono persino di capire l’ironia di una battuta come questa. Probabilmente anche per il rimbombo della ciancicatura della gomma.

“La domenica non si deve lavorare! Nessuno deve lavorare! Si deve stare in famiglia, andare fuori, al cinema, in spiaggia, nei ristoranti!”. Tutti gestiti da robot, presumo. Da dove comincio con queste persone? Non comincio. Non comincio più. È una corsa a cercare il nemico (mi hanno dato del comunista e del fascista nell’arco di tre minuti), di togliere agli altri, più che rivendicare diritti noi. Una corsa a frammentarci ulteriormente in tribù, ha intelligentemente notato qualcuno dei pochi sopra descritti.

Dopo tanto avere a che fare con tanta gente, a me queste persone che sono qua e mi seguono, anche solo per confronto – mica necessariamente per accordo – ora sembrano una netta minoranza, ma ci sono.
Mi rendo conto che non solo è impossibile perforare le bolle facebookiane per lasciare che la contaminazione culturale faccia il suo corso e apra le menti. No, non si può, ma soprattutto non si deve. Siamo un paese di feudi e enclavi, lo siamo culturalmente da sempre e questa cosa si sta radicando, provincializzandoci ulteriormente. Siamo la periferia culturale dell’Europa, pensandoci invece ancora al centro del mondo, ma invece di antichi tribuni romani siamo come i gladiatori taroccati con la panza da Ichnusa e il gladio made in China che elemosinano due spiccioli ai cinesi attorno al Colosseo. Siamo quelli dell’applauso all’atterraggio, quelli che mettono la scritta “TURBO” sulla Punto diesel, quelli che non parlano una cazzo di altra lingua e manco bene la propria. E con orgoglio e arroganza. L’arroganza dell’ignoranza oggi estremizzata e diventata vanto. Perché si fa prima così, che farsi il culo a studiare e crescere. Provarci, almeno.

E poi ci sono gli stupidi, tout court. Quelli che semplicemente non capiscono le cose. Ci sono sempre stati, sempre ci saranno. Vi invito a leggere taluni commenti al post sulle chiusure domenicali: io penso che ci sia materiale per invocare un dio potente e distruttore e chiedergli di azzerare tutto, per una nuova civiltà nella quale l’egemonia sarà delle falene. O dei lombrichi. O una bestia qualunque, purché priva di tastiera.

Dunque sapete cosa?
Io mi coccolo i miei quattro gatti, che mi danno soddisfazione e mi fanno sentire meno solo. E viceversa, credo, spero. E inizierò a pubblicare solo cose dirette, prive di qualunque edulcorazione e diplomazia, perché non mi fotte un cazzo di arrivare a tutti, non mi fotte un cazzo di fare qualcosa pur nel mio piccolo per migliorare la devastazione culturale di questo paese.

Scriverò solo come voglio, quel che voglio, per chi vorrà.

Esattamente come sempre. <3

Piero Angela non vi ha insegnato una mazza

Piero Angela (da Wikimedia Commons)

Ero un bambino quando iniziò Quark, condotto da Piero Angela.

La scienza, il futuro, la capacità dell’uomo di creare progresso, erano portate nelle case di tutti, e io restavo affascinato da quell’universo svelato, che mi veniva raccontato, spiegato, da persone nelle quali nutrivo totale fiducia. Persone che dimostravano come la tendenza naturale dell’uomo fosse cercare sempre di progredire, migliorarsi, utilizzando gli insegnamenti di uomini precedenti per compiere continui passi avanti, in ogni campo, scientifico, medico, di cooperazione e abbattimento dei confini.
Venivano raccontate le guerre e le atrocità di tempi lontani, e io mi sentivo fortunato a vivere in tempi migliori, con prospettive ancora più rosee.
Il giorno dopo tornavo in classe e raccontavo agli amichetti della puntata di Quark, di viaggi intergalattici e buchi neri.
E c’era il compagno scemo, che non aveva visto la puntata, perché Quark era “noioso”.

Ho visto qualche giorno fa Superquark, e c’era ancora Piero Angela. Parlava di scienza, ancora, di futuro, ancora, di progresso. Ancora. Ma ho avuto una brutta sensazione: tutta quella scienza, tutta quella capacità dell’uomo di cercare di vivere in un mondo migliore, tutta quella progettazione di macchine fantastiche e di ricerca di forme di energia pulite, improvvisamente mi sono sembrate solo una opzione, una delle tante. Cioè, mentre da piccolo trovavo normale che col tempo l’uomo sarebbe “migliorato”, imparando dagli errori del passato, oggi tutta questa fiducia mi è crollata. Mentre da piccolo sentivo una sorta di deferente ammirazione per chi possedeva capacità e conoscenza, oggi avverto la diffidenza pubblica verso chi ha speso una vita sui libri. Mentre da piccolo Piero Angela mi sembrava Dio, oggi mi pare una sorta di ultimo baluardo ad arginare una tracimazione di ignoranza dilagante, ignoranza arrogante e distruttiva, che non riconosce meriti, impegno, capacità.

Io penso che sia questa, la nuova Resistenza, che questa generazione sta inconsapevolmente vivendo e fatica a riconoscere.
Perché non ci sono fucili di mezzo ma orde di zombie metropolitani a testa china su schermi che rimbalzano fake news e puttanate che stanno facendo breccia in menti semplici e arroganti, convinte di possedere il sapere grazie a a Google e del tutto inconsapevoli di quanto lavoro serva per imparare a capire, a progredire, a pensare.

Piero Angela è invecchiato benissimo, non così il nostro tessuto sociale, il nostro desiderare di scoprire la vita su altri mondi, il nostro sognare macchine volanti.
A me sembra che oggi l’unica aspirazione sia trovare il modo di mostrare a una piccola bolla internettiana che esistiamo. E per farlo siamo disposti a calpestare ogni umanità, civiltà, crescita.

Per decenni Angela ci ha spiegato l’importanza dei vaccini. Adesso la gente scende in piazza contro obblighi vaccinali, nati per un reale pericolo sanitario.
Per decenni Angela ci ha mostrato come esista un solo essere umano, a ogni latitudine, con la scienza, non con il “buonismo”. Adesso è diventato normale mostrare la propria miseria umana e inveire contro chi è più disperato di te, in una guerra a cercare di evitare di essere ultimi.
Per decenni Angela ci ha mostrato le bellezze del nostro pianeta, la sua fragilità, i suoi meccanismi scientifici e biologici. Adesso c’è spazio per terrapiattismo, negazionismo, schiachimismo.

C’è un ritorno a uno sciamanesimo 2.0, un revival delle “scienze alternative”, sovranismi medievali e nuove inquisizioni, guru mediatici ci insegnano a campare di aria fritta e a curare i tumori con acqua e zucchero (poco zucchero).

Abbiamo un bisogno immane di prendere una posizione, per mostrare che abbiamo idee, e così saliamo sul nostro piccolo palco facebookiano a urlare a tutti che NOI abbiamo ragione e VOI no.

Non ci piace più chi è meglio di noi, ci fa sentire inadeguato, se ha studiato probabilmente è corrotto, è lontano da noi gente. E allora eleggiamo chi è come noi, non importa se capace, non importa se preparato.

Tutto questo casino di fuffa diffusa a ogni livello, scambiato per “democrazia”, spacciato per legittimo perché trattasi di “volontà popolare”: il popolo deve essere libero di scegliere come curarsi, ok. Intanto chi non può scegliere perché immunodepresso muore. Semplicemente muore.

E su questo incipit populista di una libertà per scopi solo personali è nata una nuova era, anarco-rincoglionita, nella quale ce ne fottiamo allegramente del prossimo (come prima, eh), ma oggi con arroganza, con dati fasulli, con pezze di appoggio trovate su www.QUELLOCHEITGNONDICONOSIGNORAMIA.com.

In politica si parla da borgatari perché questo è visto come vicino alla gente, le città le vogliamo comuni medievali a difesa di tradizioni che non rappresentano nulla, nei letti si muore per idiozia.

Piero Angela, diciamolo, non vi ha insegnato un cazzo.

Ora mi rendo conto che eravate voi, il mio compagno di classe scemo.