Confuso. E’ felice?

Mi sveglio tutto bagnato. Devo trovare un posto per la notte lontano dalla cabina doccia. O ripararla. Anche solo spostarsi un po’: contare sulla fase REM si è dimostrato fallimentare. Guadagno però del tempo sull’igiene personale e passo direttamente alla colazione. Non prendo caffè al mattino: la caffeina mi rende nervoso e quest’intolleranza mi rende nervoso. Dunque ripiego sulle fette biscottate. Ma non ci stanno nella tazzina. E comunque lo zucchero non ci si scioglie bene. Insomma, digiuno come al solito e esco. E’ domenica e non lavoro. In realtà sono disoccupato e non lavoro mai ma la domenica la cosa acquista un senso diverso. Tanto che comincia a salirmi l’ansia man mano che passano le ore e si avvicina il lunedi. Compro il giornale ma ci trovo sempre le notizie del giorno prima. Penso che sarebbe bello trovarci invece cose del giorno dopo ma mi rendo conto che costerebbe di più. Mi arriva un sms: “ti aspetto questa sera, a casa mia. Ho una gran voglia di te. La tua Miciona“. Cerco di capire come abbia fatto un grosso gatto a digitare un sms ma non me lo spiego. A meno che non disponga di mani. Mi creo tutto un film con questo gatto con le mani e penso possa a questo punto essere lo stesso gatto mutante che in altre storie indossa stivali quando realizzo che “Miciona” possa essere solo uno pseudonimo. Ma mi piaceva di più la cosa del gatto prensile. Cerco di risalire alla fonte dell’sms ma appare solo il numero e non il nome. Mi scervello per ore nel cercare di capire chi sia: non posso certo comporre quel numero e chiedere: “scusa Miciona, chi sei?“, farei una figura pessima. Ma ecco il colpo di genio: vado a chiederlo a quello al quale ho fregato il cellulare: sono certo che mi potrà aiutare.

Niente. Inoltre ora non ho più il cellulare. Vado a bere qualcosa in un bar. Prendo un caffè sovrappensiero e mi innervosisco tantissimo, non per la caffeina ma per il mio tardivo rendermi conto di non essere affatto intollerante alla stessa. Mi arriva un altro sms, stavolta sul mio cellulare: “dove cazzo sei?“. E’ mia moglie che mi aspetta a casa, incazzatissima perché dovevamo andare dai suoi. Solo in quel momento ricordo chiaramente tutto: sono evidentemente sposato e i suoi genitori sono ancora in vita. A dimostrazione che è vero che le disgrazie non vengono mai da sole. Devo chiedere il divorzio prima o poi ma detto così pare brutto. Mi si è staccato anche l’Algasiv. E mi ritrovo con la dentiera in mano.

Tutto sta ora a capire di chi sia.