Che è un po’ come pagare per vederle parcheggiare

Un’azione esaltante dell’ala destra manda in visibilio un geco a bordo campo, mentre il pubblico gremisce le uscite

Antonio Cabrini, ex della Juve e dell’Italia di Bearzot, oggi ct della squadra nazionale femminile, dichiara: “Sono bravissime, ma pochi lo sanno. Per colpa del solito maschilismo italiano“.

Ed ecco un’ennesima prova delle devastanti conseguenze del colpire ripetutamente un pallone con la testa.

No, ex Bellantonio, il maschilismo non c’entra un’emerita cippa. Le tue azzurre hanno poca visibilità perché scarso è lo spettacolo che producono, poche storie. Io non pagherei venti-trenta e passa euro per vedere giocare a calcio peggio di come farei io, correre dietro una palla con la tecnica di un mediocre calciatore di Serie D, nè li tirerei fuori per veder controllare uno spiovente dal fondo con la maestria di un don Bruno di una parrocchia qualsiasi. Perché tutti abbiamo visto una donna giocare a calcio almeno una volta, anche le tue azzurre. Ed è un’esperienza che muove il mio interesse una tacca più di una partita di biliardo ma molto meno di fissare un limone per terra (odio il biliardo, impazzisco per i limoni).

Una partita di calcio femminile, priva peraltro della parte nella quale poi le giocatrici fanno la doccia insieme, non provoca nulla più che una sensazione di Bah. Un “Bah” profondo, pieno, viscerale. Tanto più marcato quanto più chi assiste ama il calcio vero, il gesto tecnico.
Se sei infatuato del possesso palla di Messi, se Ibrahimovic ti sta sul cazzo ma riconosci che è l’unico a permettersi colpi di taekwondo su un campo di calcio, se insomma ami questo sport per la bellezza del gesto, dell’azione, dell’intuizione geniale unita a sovrumana rapidità e precisione di esecuzione, allora il calcio femminile non può che crearti un “Bah” grosso come i polpacci delle tue azzurre.
Ed usare termini come “maschilismo” in casi del genere non è solo sbagliato: è pericoloso. Va a depotenziare il termine stesso, in modo da privarlo della forza che gli sarebbe utile in tutte quelle occasioni di reale necessità di denuncia.

Maschilismo è quando a parità di resa una donna non ha i vantaggi dell’uomo. Ma qui la resa (leggasi: lo spettacolo) è tanto, troppo inferiore.

Maschilismo è non riconoscere parità dove c’è, non è rivendicarla a casaccio.

Maschilismo è quando arbitro fischia.