Pacata analisi dei risultati elettEHI, UN GATTINO!

maalox

Spero che finalmente tutti abbiano chiara la reale portata della “Rete” circa la rappresentatività del Paese reale. Anche se siamo immersi nei social al punto da cercare un “Mi piace” pure sul culo della commessa di H&M, là fuori c’è un mondo. Un mondo. Che di Grillo si ricorda le sparate a Sanremo contro Craxi, che votava Craxi, che oggi voterebbe Craxi, che è Craxi.

Fare affidamento sui movimenti di opinione da “Condividi se vuoi far tornare i marò a casa” e “Clicca qui se vuoi abolire il cancro” è non solo puerile e sognatore ma davvero caricaturale.

Renzi non ha vinto per gli ottanta euro. Renzi ha vinto perché non ha un apparato basato su blog aziendale e caciara da piazza. Così come Berlusconi non sapeva manco dell’esistenza dell’internet quando ci umiliava nel mondo con le faccine a Michelle Obama e si faceva conoscere come italianovero con l’appalto socialista nella mano destra e un Dell’Utri sopra la finestra.

Il buzz markettaro internettiano funziona, funziona tanto, tantissimo. Ma in quel mondo là, che non il “IL” mondo, che non raggiunge l’elettorato attivo/passivo/nonsanonrisponde. E pure avere il botto di “like” per ogni “vaffanculo” urlato su Facebook non è indicativo di nulla. Perché questo pomodoro ha 43.512.032 like. Senza essere manco passato per uno spot Yomo.

Rilassiamoci, gente: internet è un campetto di parrocchia: ci si esalta, si corre, si suda, si ricevono ceffoni, si segnano pure bei gol.

Ma là fuori si gioca al Bernabeu.

Dagli amici mi guardi Dio

1) Quelli che conosco anche personalmente
2) Quelli che non conosco personalmente ma con i quali ho scambi di un qualche tipo
3) Quelli che non conosco personalmente e con cui non ho mai alcun tipo di contatto.

Questi i livelli di amicizia su Facebook. So che per voi è lo stesso.

Ma esiste anche una quarta categoria di “amici”: quelli ai quali sto davvero sul cazzo (ed in certi casi la cosa è reciproca. Non sempre, eh). Si tratta di persone con le quali avevo magari scambi in passato ma che, per qualche ragione, mi sono diventati ostili/semi-ostili/indifferenti-tendenti-all’-ostile. Eppure né io né loro procediamo alla cancellazione. Forse qualcuno mi ha oscurato ma non cancellato.
Insomma: vedo che mettono le loro cose. E le leggo, sì, ma mai un commento, mai un “mi piace”. E lo stesso quando sono io a scrivere o condividere qualcosa. Per uno strano fenomeno sociologico, massmediologico, illogico, manteniamo un flebile, formale contatto, ma ignorandoci del tutto.

Ecco, se trasportassi questa pratica al quotidiano, alla vita vera, sarebbe tipo me che passeggio per strada e davanti a me il tale “amico”; ci guardiamo, manco un cenno del capo, nulla, e passiamo oltre. Potremmo dire come eravamo reciprocamente vestiti, scendere anche nel dettaglio, ma zero interazione.

Siamo al livello sotto il conoscente, che comunque potrebbe un giorno salutarci oppure interagire con noi in qualche modo in ascensore. Con questa tipologia no: anche condividendo uno spazio comune molto ristretto, tipo ascensore appunto, non avremmo alcuno scambio, proprio per la sottostruttura che ci impedisce di riprendere un qualunque tipo di rapporto. Forse anche perché adesso sarebbe difficile riattaccar bottone con un “Ehi, ciao! Come va?”. So benissimo come va, ti leggo sempre, ogni giorno. So delle tue emorroidi a grappolo e che passi da “impegnato” a single con la stessa frequenza con cui cambi le tue foto dei piedi al mare. Giochi a Bubblequalcosa e critichi Vendola ad ogni fuo fofspiro. Adori i Def Leppard e hai ancora un debole per Tinì Cansino. Non rientri ancora da quei cazzo di anni ’80 dunque e il taglio dei capelli me lo conferma. Insomma, so tutto di te. Ma ci stiamo ormai sul cazzo. Il bello è che se per qualche motivo ti mando una frecciatina tu fai altrettanto sul tuo profilo FB.
Insomma, sei attento ad ignorarmi, come lo sono io, ma anche a colpire se attaccato.

Allora ho capito: il nostro tipo di relazione è conflittuale. Il nostro stesso equilibrio si regge proprio su questo: ignorarci tutto il tempo per poi mandarci velatamente a fanculo, quel tanto che basta perché arrivi un messaggio impersonale di sottile disprezzo ma che non superi mai il livello di guardia, altrimenti si romperebbe anche questo tacito accordo di non belligeranza e dovremmo tornare ad avere un qualche tipo di rapporto, già solo per litigare. Esisti, esisto, so che esisti, sai che esisto, condividiamo uno spazio comune ma ciascuno si gestisce le sue cose, se metti male il mio dentifricio ti farò ritrovare spostate le tue chiavi.
Ignorarsi è comunque la parola d’ordine.

Insomma, caro non-amico facebookiano, finalmente ho inquadrato il nostro tipo di rapporto: siamo sposati.