Processi storici demenziali – Galileo

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L’antefatto, Firenze, 21 dicembre 1614

Il frate domenicano Tommaso Caccini accusa Galileo Galilei, matematico e filosofo, di contraddire le Sacre Scritture per mezzo di astruse concezioni astronomiche ispirate alle teorie eliocentriche copernicane.
La Terra non sarebbe più al centro del creato: “La terra si move et il cielo sta fermo, seguendo le posizioni di Copernico […] e vogliono esporre le Sante Scritture a loro modo e contra la comune esposizione de’ Santi Padri, e difendere opinione apparente in tutto contraria alle Sacre Lettere”.

Il 20 marzo 1615 Caccini denuncia Galileo ai cardinali, gli stessi che pochi anni prima avevano portato Giordano Bruno al rogo. “Una bella botta di culo”, commenterà più tardi Galileo.

Nel 1616 iniziano gli interrogatori. La teoria copernicana viene dichiarata del tutto contraria alle Sacre Scritture e viene imposto al Sole di tornare a girare attorno alla Terra. Ma lui se ne fotte e continua a fare il comodo proprio (si crede oggi che fosse in combutta con il Sant’Uffizio).
Le polemiche attorno alla figura di Galileo continuano per anni. Eresia, l’accusa più infamante.
Il 28 settembre 1632 il Sant’Uffizio emette la citazione di comparizione di Galileo a Roma.
L’inquisitore è Vincenzo Maculano, detto “Il pio”, ma alcuni lo conoscevano come “il morigerato”, “il savio”, “il prete che certi giorni tutto normale, per carità, poi gli prendono i cinque minuti, si fissa e madonna del carmine eh”.

Vincenzo Maculano: Ed eccolo qua, l’eretico. Allora, abbiamo finito di trottolare in giro su questo pianeta vagante? Ahahahah!
Galileo: Invero non vi vedo nulla da ridere.
V: E se non ride allora la brucio, contento?
G: Nono: ahahahah! Bene?
V: Bene. Dunque, lei afferma o nega che la Terra giri intorno al Sole?
G: Lo… affermo?
V: Cosa?!
G: Nego! Lo nego! Eh?
V: Ma certamente che lo nega!
G: Ah, ecco.
V: E’ una totale assurdità e andrebbe contro tutto quanto è scritto nella Sacra Bibbia.
G: Beh certo, se va contro la Bibbia…
V: Eppure io qua leggo che le sue teorie sono eliocentriche
G: In realtà non ho né tenuta né difesa l’opinione della mobilità della Terra e della stabilità del Sole
V: Insomma, sia chiaro. E sappia che rischia la vita.
G: Copernico diceva cazzate! Viva Dio! Viva la Terra al centro di tutto!
V: Non è che si sta rimangiando tutto?
G: Non lo so. La Bibbia che dice al riguardo?
V: Vuole dire che non conosce le nostre Scritture?
G: Nono, per carità! Dicevo solo che a volte… ma proprio qualche volta… non è che si capisca…
V: Non si capisce cosa?
G: Nulla, si capisce tutto.

Naturalmente Galileo si attiene al copione. Rigetta completamente il modello tolemaico ma non può confessarlo, pena la vita.
L’inquisitore si accorge di questo e mira a farlo confessare.
Galileo vorrebbe ribadire che è la matematica l’unica verità assoluta, a parte una ancora non nata Irina Shayk. Ma non può (allora gli scienziati non erano molto coraggiosi, a differenza dei giorni nostri, capaci come sono di sfidare ogni limite e spillarti soldi senza alcuna difficoltà in ogni Telethon e questua pubblica).
Galileo viene condannato:

Giudice: Che il Sole sia centro del mondo e immobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura. E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell’avvenire e esempio all’altri che si astenghino da simili delitti. Ordiniamo che per publico editto sia proibito il libro de’ Dialoghi di Galileo Galilei. Ti condanniamo al carcere formale in questo Ufficio ad arbitrio nostro. Ad cazzum, diciamo. E per penitenze salutari t’imponiamo che per tre anni a venire reciti sette Salmi penitenziali e ti sia impedito di masturbarti per più di una volta al dì. Ci riserviamo facoltà di moderare, mutare o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze”.
Galileo: Signor giudice, cosa devo fare per dimostrare la mia Fede?
Giudice: Abiurare.
Galileo: Abiche?
Giudice: Negare le sue assurde convinzioni scientifiche.
Galileo: Ah, ma allora lo faccio.
Giudice: Ma ci deve credere davvero.
Galileo: Cazzo.
Giudice: Eh, solo Dio può leggere nel cuore e capire se lei è sincero. Nessun essere umano potrebbe mai capire se le sue parole sono di vera Fede o puro opportunismo.
Galileo: Ah, solo Dio… Ehm: avrei una dichiarazione.
Giudice: Prego.
Galileo: Io Galileo, figlio di Vincenzo Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Eminentissimi e Reverendissimi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l’eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la Santa Cattolica e Apostolica Chiesa, pedofilia compresa. La Terra è centro del mondo, il Sole e le stelle vi girano intorno, Ibrahimovic è simpatico e tutto quello che cazzo vi pare.
Giudice: Queste cose sono sincere?
Galileo: Quant’è vero che il Sole gira attorno alla Terra.
Giudice: Sente che Dio sta credendo a quel che dice?
Galileo: Quant’è vero che le stelle girano attorno alla Terra.
Giudice. Mi pare possiamo essere a posto.
Galileo: Quant’è vero che la Terra gira attorno alla Terra.
Giudice: E sia. Un po’ di carcere e poi libero, contento?
Galileo: Ma è proprio necessario il carcere?
Giudice: Sente che Dio le sta dicendo che non ne ha bisogno?
Galileo: Quant’è vero che la Terra la Terra la Terra.
Giudice: Una serie di riferimenti così precisi non può che provenire dalla voce del Signore. E noi chi siamo per non fare la volontà di Dio?
Galileo: Un cazzo di nessuno. Con tutto il rispetto eh.
Giudice: E’ così: sia fatta la volontà di Dio.
Galileo: Tutti giù per Terra.

Nei suoi ultimi anni, Galileo avvia una affettuosa corrispondenza con Alessandra Bocchineri, già solo per il nome (questa non aveva alcun senso).
Alessandra è una bella donna di 33 anni molto intelligente ed acculturata. Galileo le si avvicina moltissimo a livello empatico.
Alessandra scrive:

“Son rimasta così appagata della nostra gentilissima conversazione e tanto affezionata alle sue qualità e meriti che non saprei tralasciare di quando in quando di salutarla e pregarla che si compiaccia farmi sapere nuove della sua salute, e conservare insieme memoria del desiderio ch’io tengo d’essere onorata di alcun suo comandamento”.

Galileo si innamora di queste parole. E del fatto che a pronunciarle fosse una con quel cognome, certo.

Alessandra:
“Ho l’ardire ardire di supplicare V.S. che volesse consolarci colla sua presenza ne’ prossimi giorni del principio di agosto: ma perché mi prometto di goderla in ogni modo mi riserbo ad altra occasione a implorare questa grazia. Di tutto core le bacio le mani e resto schiava alle sue virtù”.
Lette queste dolci ed accorate parole, Galileo si arrapa tantissimo: «sì rare si trovano donne che tanto sensatamente discorrino come ella fa.»
Gli uomini, si sa, non capiscono un cazzo quando una comincia a fare la gallina.
E il cognome, certo.

Negli anni seguenti Alessandra scrive a Galileo, che pressava come solo un vecchio infoiato può, che vorrebbe accettare i suoi inviti ma è costretta a respingerli per timore di dare scandalo mentre gli rinnova il suo desiderio di vederlo:
“Io delle volte tra me medesima vo stipolando in che maniera io potrei fare a trovare la strada innanzi che io morissi a boccarmi con Vostra Signoria e stare un giorno in sua conversazione, senza dare scandalo o gelosia a quelle persone che ci hanno divertito da questa volontà”
Sul “boccarmi”, Galileo pronuncia quelle che sono state le sue parole più famose: “Eppur si muove”.
Ma era solo moto apparente.

Il 2 gennaio 1638 Galileo scrive all’amico Elia Diodati a Parigi di essere diventato cieco da un mese: “Elia, ti scrivo questa lettera con tutta la difficoltà di un vecchio cieco. Quel cielo, quel mondo e quello universo che io con mie maravigliose osservazioni e chiare dimostrazioni avevo ampliato per cento e mille volte più del comunemente veduto da’ sapienti di tutti i secoli passati, ora per me s’è sì diminuito e ristretto, ch’e’ non è maggiore di quel che occupa la persona mia”.

Parole splendide e colme di tristezza, che però non giunsero mai all’amico perché Galileo imbucò la lettera in un orinatoio.

[Sipario]