Uomini inaffidabili e uomini inaffidabili

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Le donne si pongono enormi problemi nell’iniziare relazioni quando queste vengono bollate come “senza futuro” (es. con uomini sposati, debosciati, sciupafemmine, tronisti del paese), dimenticando che le pregresse relazioni ai tempi viste come “con futuro” giacciono sepolte in forma di sogni di carriera da giornalista di TeleMarechiaro infranti, ex (quelli allora visti come “con futuro”) che ti stalkerano su Facebook e pubblicano offese in salentino, separazioni con addebito a lui (sempre quello “con futuro”) che dimentica ogni mese l’assegno di mantenimento di centocinquanta euro, depressioni aggravate da quel threesome da momento di debolezza col personal trainer semimpotente e l’amico grassoccio che gli passava il nandrolone mentre il marito (quello “con futuro” ma trasformatosi improvvisamente in tutto quello che insieme prendevate per il culo) guardava fotogrammi scattosi di Frosinone-Chievo su Rojadirecta sul tablet cinese, stravaccato sul divano preso in saldo del saldo da quella di Puttane e Sofà.

Storia di una stalker, la mia stalker

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Conosco una ragazza, una bella ragazza. La guardo. Lei mi fa subito capire che il mio interesse è ricambiato.
Cose che succedono.
Iniziamo a frequentarci immediatamente: viviamo una intensissima storia, fatta di sesso, sempre e ovunque, di rapporti consumati nei camerini dei centri commerciali e sui sedili posteriori dell’auto.
Ogni posto, ogni istante è buono per strapparci di dosso i vestiti.
Succede però che l’idillio dura poco: lei si rivela prigioniera della sua gelosia – arriva a strapparmi di mano il telefono più volte – e, tempo un paio di settimane, decido che è il caso di chiudere là.
Ma la mia è una intenzione che non troverà “consenso” dalla sua parte.
Lei prova a riconquistarmi con l’unica arma in grado davvero di farmi cedere: sesso, di quelli in grado di mettere in secondo piano una evidente problematica caratteriale. Ma era così bella, così piena di passione, così pronta a darsi completamente, che decido di provare a restare un po’ ancora con lei.
Ma le cose peggiorano, rapidamente.
Il sesso è sempre di altissimo livello, ma i litigi sono sempre più frequenti e furiosi.
Si era arrivati a litigare anche durante l’amplesso. Volavano ceffoni violenti, che però eccitavano ulteriormente entrambi: un rapporto malato, fatto di eccessi, sopraffazione, sottomissione, bisogno.
Eravamo totalmente dipendenti dal sesso. Dal nostro.
Ma era solo quello a far andare avanti tutto.
La lascio, glielo dico.
Lei decide che non è finito nessun “Noi”. Che dobbiamo continuare. Che io non posso liberarmi di lei “come fosse un cane”.
Si mette in ginocchio e inizia a usare la sua solita tecnica, alla quale riesco, per una volta, a resistere.
Per poco.
Le spiego che non funziona, che non sto bene con lei. Tutto ciò che ottengo è un ostinato ripetere “Non mi importa: io non ti lascio andare”.
Inizia così un incubo, fatto di telefonate, minacce, appostamenti, sms.
La mia vita diventa un inferno: non riesco a compere un passo senza vivere la sua ossessiva presenza.
Ho una stalker. Ed è assolutamente vero, ciò che si dice: la tua vita cambia completamente.
In questi casi ci si deve rivolgere alle autorità, si sa. E così faccio.
Ma ammetto di essere caduto nella tentazione di rivederla e tentare di accomodare le cose: dopotutto siamo anche stati bene insieme e una persona non può essere così irragionevole.
Invece tutto quello che ottengo è altro sesso e successivi, nuovi, furiosi litigi, giorni di lontananza, ancora sms, contatti, chiamate anche nel cuore della notte, altri incontri, altro sesso.
Mi hanno consigliato di non risponderle mai, che si stancherà.
Ma io non credo.
Non ci credo.
Non può accadere.
Non deve.

Siamo donne, oltre le gambe c’è cucù

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Per motivi tecnici l’immagine è stata tagliata nella sua risposta, che comunque era: “Gli uomini”.

Trovo vergognoso quel che è successo ieri in Parlamento. Il concetto di “Quote Rosa” è così palesemente vitale, in ogni ambito, che non capisco come mai ci siano ancora queste assurde chiusure medievali. In casa mia, anzi, ho adottato il principio dello sbarramento minimo: se non entrano almeno tre zoccole ogni sera io non inizio manco a ubriacarmi.

No, seriamente: ma come si fa a non capire che un Paese che possa definirsi “civile” ha bisogno della presenza delle donne laddove più si prendono le decisioni importanti? In cucina, chi dovrebbe starci?

E non venitemi a dire che gli uomini sono migliori e a farmi sempre l’esempio di Carlo Cracco: pensate che lui poi abbia anche voglia di lavare i piatti? Già ce lo vedo, farmi la faccia schifata (a proposito, le espressioni di Cracco sono due: uno con la faccia schifata normale e uno con la faccia schifata da contratto Sky).

No, è una vergogna, una autentica vergogna: avremmo potuto dare un segnale di modernità definitivo, ieri. Invece niente: stiamo ancora là al palo, mentre ci stanno superando anche Paesi che fino a ieri consideravamo retrogradi. Sapete che per esempio in Iran stanno pensando di aumentare fino a tre centimetri la fessura per gli occhi nel burqa? E noi stiamo qua a cazzeggiare.

“Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, è verissimo ma quello dell’obesità è un problema che non voglio ora analizzare.

Perché “oltre le gambe c’è di più”, cantava Anna Omsa.

E allora proviamo in altri ambiti, se nella politica proprio non ci si riesce: almeno tre donne in ogni squadra di calcio. Non saranno peggio di Amauri.

Ha ragione la Boldrini quando afferma: “GNEGNEGNEGNEGNE!”. Noi uomini dovremmo vergognarci. Specie se abbiamo votato PD.

A proposito: volevo stracciare la mia tessera ma avrei solo riprodotto in scala l’ennesima scissione.