Esperimenti pavloviani su iscritti al PD

Senza nome-1

 

 

Ho trovato uno scritto di qualche anno fa, rovistando in soffitta, a firma a me ignota, probabilmente un ricercatore.
L’ho trovato estremamente interessante. Lo riporto pari pari.

È stato condotto un esperimento su un iscritto al PD, che qui chiameremo “A“. Abbiamo inserito “A” in un ambiente ermeticamente sigillato, privo di correnti, del tutto nuovo per il soggetto. Dopo un difficile ambientamento, “A” è riuscito ad acclimatarsi e a mettersi in un angolo in attesa di qualcuno che gli dicesse cosa fare. Ma non è stato inserito alcun elemento esterno in grado di svolgere questo ruolo da leader. Ciò perché l’esperimento prevedeva esattamente questo, ma anche per l’impossibilità di reperire un leader del PD.

A questo punto è stato introdotto nell’ambiente ermeticamente chiuso un iscritto PDL, che chiameremo “B” (le lettere sono di pura fantasia), e abbiamo atteso che i soggetti “A” e “B” interagissero. Dopo un brevissimo confronto si era già creato scontro, interruzione di dialogo e successiva divisione dello spazio in aree uguali, con chiusura totale reciproca. Abbiamo dunque introdotto un secondo iscritto PD, che qui chiameremo “C“.

Dopo un periodo di tempo 1T, il soggetto “C” aveva intessuto una relazione amicale con “A“, con conseguente tensione comune rivolta verso “B“. Grazie a questa alleanza, l’area presidiata da “A” + “C” risultava l’80% del totale, lasciando a “B” solo lo spazio sufficiente per la sopravvivenza. Ma sorprendentemente, dopo un tempo 2T, “C” aveva interrotto le relazioni con “A“, per procedere ad un avvicinamento a “B“. Dopo un tempo 3T, gli spazi erano così suddivisi:

  • 10% “A“;
  • 20% “C“;
  • 70% “B“.

Dunque la nuova alleanza “C” + “B” aveva portato vantaggi solamente a “B“.

Abbiamo valutato le ragioni per le quali “C” avesse deciso di abbandonare l’alleanza col suo omologo “A“, che gli consentiva comunque il dominio dello spazio e con qualcuno a sé teoricamente affine. Ciò che è risultato è comprensibile solo intoducendo una serie di complesse variabili comportamentali, che qui chiameremo “BERS“, “FRANCESCHIN“, “LETT (NIPOT)“, “FACC’ DA BAMBIN RENZ“.

In sintesi, il soggetto “C“, a contatto con “A” aveva sviluppato una forte idiosincrasia per quest’ultimo, dovuta al diverso imprinting culturale nonostante il ceppo comune. Il primo, “A“, possedeva i tipici caratteri “BERS” + “LETT (NIPOT)“, mentre il secondo, “C“, era spostato sull’asse “FACC’ DA BAMBIN RENZ“, con un recentissimo influsso “FRANCESCHIN” che lo rendeva del tutto incompatibile con “A“.
A nulla è servita l’idea che una mutua assistenza “A” + “C” conducesse ad innegabili e reciproci vantaggi, specie contro il soggetto che portava con sé caratteri evidentemente incompatibili, se non ostili (parliamo di “B“).

A complicare le cose, la recente contaminazione con ulteriori flussi esterni, dati dalle variabili “CIVAT“, “PITELL“, “CUPERL“, “FIORON“. Il tutto tenendo sempre conto dell’influsso della costante “BAFFETT“, che sia “A” che “C” subivano pesantemente.

In sintesi, già dopo un tempo 2T, all’interno di un ambiente pur ermeticamente sigillato, il solo contatto di “A” con “C” aveva generato un flusso naturale di correnti, in direzione “B“.

Dopo un tempo 4T abbiamo iniziato ad associare il suono di un campanellino ogni volta che un inserviente entrava a portare del cibo ai tre soggetti coinvolti nell’esperimento.

Dopo un tempo “5T”, il soggetto “B” aveva venduto il campanello ad “A“, ma con un complesso gioco di joint ventures, era riuscito a piazzare lo stesso anche a “C“, che ora rivendicava la proprietà dell’oggetto contro “A“.

L’esperimento si è concluso dopo un tempo “6T”, con la generazione spontanea di un nuovo soggetto, con caratteristiche fortemente mutuate dalla costante “BAFFETT“. Questo soggetto nuovo ha immediatamente fagocitato “A” e “C“, accordandosi con “B” per la condivisione dello spazio comune. Abbiamo chiamato questo nuovo soggetto “D“.

 

Alema