venerdì, aprile 30, 2010
Insomnia
Certe notti (Ligabue non c’entra, non mi intendo di arte naif) dormo poco, pochissimo, praticamente niente.
E quando capita, al mattino sto ancora ancora bene, ma col passare delle ore parlo coi folletti. Pure quelli che aspirano.
Mi capita di vivere un’allucinazione continua, come se avessi leccato una rana ed i suoi tortellini.
Non riesco neppure a pensare in italiano corretto: mi perdo molti avverbi e praticamente tutte le frasi si compongono di al massimo 5 parole, tipo “io no fatto quello tu dici”, oppure “No spesa, no adesso. Dopo.”.
Anche i sensi sono deviati: non sento odori oppure questi sono amplificati e comunque tutto è immerso in un sottofondo di brodo di mensa universitaria. I suoni sono soffusi e c’è un’eco di base tipo arpa ma suonata da Marilyn Manson quando non caca da tre giorni.
E sto incazzato, incazzatissimo con tutto e con tutti. Ma non ho forze per esternare questo mio stato alterato. E allora penso fumetti con asterischi e girandole come Gambadilegno quando lo prendeva in culo da Topolino. L’altra volta ero in macchina e uno mi ha tagliato la strada: gli ho detto “percentuale cancelletto parentesi quadra!”. Lui si è comunque risentito per il tono (secondo me si è offeso particolarmente per il cancelletto) ed io sono stato contento.
Poi magari arrivo a casa, stremato, mi butto sul letto e non mi addormento: svengo direttamente con gli occhi aperti.
Il mattino dopo sembro un Gollum con due mestruazioni al posto delle pupille.
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mercoledì, aprile 28, 2010
Secondo uno studio americano… primo uno francese.
Secondo uno studio americano le donne sarebbero attratte dalla mascella di un uomo, dalle sue labbra ed in genere dalla parte inferiore del viso. Che credo comprenda anche un metro sotto.
Voglio dire, tu puoi anche avere la testa di un alieno, le ruote al posto delle gambe o essere Buttiglione, non importa: l’importante è la mascella.
La prima cosa che ho fatto è stata andare a vedermi allo specchio. L’impatto è stato subito confortante: avevo una mascella.
Secondo: la mascella si trovava davvero al suo posto. Voglio dire, non sono stato a cercarla sotto gli avambracci o nella cassetta della posta, no: era proprio là dove piace alle donne.
In ultimo: c’erano anche le labbra. Ed entrambe.
(Considero a questo punto un semplice plus non essere Buttiglione, non ne faccio più motivo di espresso vanto con il prossimo).
Armato di queste nuove sicurezze esco in strada sfoggiando tutto l’armamentario che lo studio americano riteneva sufficiente a farmi fare strage di femmine: mascella e labbra.
Per l’occasione non indosso il solito passamontagna (al quale avevo cominciato ad imputare le reali ragioni del mio insuccesso con l’altro sesso: eppure era così comodo… Oddio, d’estate qualche problemino lo dava, ma era in banca che ogni volte mi facevano storie).
Uscito con la sicumera di chi ha una mascella e delle labbra al posto giusto mi aspetto di dover allontanare a forza lo sciame di femmine che di lì a poco avrebbe rallegrato la mia giornata.
Invece.
Nessuna pare invece accorgersi della mia mascella.
All’inizio ho pensato dipendesse dal fatto che non conoscevano la ricerca.
Decido così di aprire un banchetto informativo: distribuisco depliant con i risultati di quello studio, allegando una foto della mia mascella.
Pensavo che l’informazione corretta avrebbe prodotto i risultati sperati. Ma ancora, più che una multa per occupazione non autorizzata di suolo pubblico non ottengo.
Cosa stavo sbagliando?
Eppure quello della foto della ricerca americana aveva una mascella nella mia stessa posizione, labbra più o meno uguali…
Comincia così a montare una depressione che mi porta a rivolgermi ad uno psicologo:
– Buongiorno
– Buongiorno dottore, ho un problema con la mia mascella
– In che senso?
– Nel senso che non va bene.
– Non va bene?
– No, non va bene.
– Le dà problemi di masticazione?
– No. Di donne.
– Mi spieghi.
E inizio il mio breve racconto fatto di frustrazioni e tentativi senza risultati.
– Il suo problema non è nella mascella.
– No?
– No. E’ nella testa.
– Nella testa?
– Già. Dobbiamo intervenire su quella, non sulla mascella.
– Va bene. Ma è uscito un altro studio che dice che alle donne piace una certa forma della testa e quella cosa della mascella non vale più?
– No. Alle donne piace un uomo sicuro di sè.
– Ma io sono sicuro di me.
– Ne è sicuro?
– No.
Insomma, quel giorno inizio la mia terapia sulla sicurezza, l’autostima e cose così.
Dopo sei mesi sono un altro.
Completamente diverso.
Mi sono sottoposto ad un maxillo facciale.
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martedì, aprile 27, 2010
Dello xenofobo e di altri strumenti musicali
Un razzista lo riconosci perchè quando parla di xenofobia inizia con: “Sia chiaro, io non sono razzista, però…”.
E’ come se uno che va comprare una lavatrice dicesse al commesso: “Sia chiaro, a me non serve una lavatrice, però…”. Al commesso interessa?
Tu stai dimostrando di volerla, la lavatrice. Stai dando seguito ad un tuo pensiero. Con fatti concreti. E dire che la lavatrice non ti serve non porta nulla se non far pensare che tu non abbia le palle per dire le cose come stanno davvero. O per fare il bucato. Sono i fatti a smentirti. Zozzo che non sei altro.
Dunque.
…
Sono uscito l’altra sera per il solito giro. Io non sono razzista, però il mio quartiere è pieno di negri.
Siccome questi si son fatti furbi, adesso tendono a rimanere chiusi in casa. Non trovandone abbiamo ripiegato sui barboni.
Io non sono razzista, però i barboni vanno cacciati a pedate in culo o bruciati vivi – meglio.
Ne abbiamo trovato uno dietro la stazione, avvolto nei cartoni. Subito ci siamo guardati in faccia per capire chi volesse appiccare il fuoco. La nostra è una comitiva che si ritrova da anni e c’è un bellissimo clima goliardico, ma anche tanta stima reciproca, per cui ogni volta è tutto un “Dai, questo brucialo tu…”… “Dai, l’hai visto prima tu…”…”Sicuro? Posso posso?”… “Ma certo!” “Grazie, il prossimo è tutto tuo…”.
Insomma, Fausto ha insistito per lasciarmi il primo della serata.
Ho tirato fuori lo zippo con la croce celtica (regalino di mia moglie… ha un gusto per queste cose…) e gli ho messo fuoco.
Del resto, ubriachi come sono, prendono con una facilità incredibile: potenza dell’alcol.
Se non fosse stato per le bastonate di accompagnamento sarebbe pure riuscito a raggiungere la fontana, che culo ad aver portato le mazze da baseball!
La sera era ancora giovane e abbiamo pensato di dare una reale svolta alla stessa cercando mignotte nigeriane.
Io non sono razzista, però se ne andassero a fare le zoccole a casa loro.
Dopo averle fatte divertire un po’ (eh, si divertono, si divertono) ne abbiamo messe un paio nel bagagliaio. Non ci stavano all’inizio, poi abbiamo pensato che non era necessario trasportarle intere.
[NOTA: Il fiume comincia a deviare il corso: dobbiamo trovare un altro punto di scarico].
Eravamo troppo stanchi per le roulotte degli zingari ma Renato ha comunque voluto tirare la molotov che sua moglie aveva così amorevolmente preparato con le sue manine (è bello quando una donna pensa a te).
Io non sono razzista però gli zingari proprio non li sopporto.
Tutto sommato è stata una bella serata, in compagnia.
La cosa più bella? Tornare a casa e vedere la tua donna che ti aspetta sveglia: leggeva l’ultimo libro di Calderoli (quella donna è un’intellettuale: io tutte quelle figure non le capisco).
No, io non sono razzista.
Però.
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lunedì, aprile 26, 2010
Del grottesco e dell’arabesco
Sono venuto in possesso – non sto a spiegare come – di un libro antichissimo, che tratta di antiche e spaventose credenze locali. Ce ne sono di ogni cultura e Paese: orientali, europee, africane – le più terrificanti. Sono stato sempre appassionato del genere ma stavolta mi si gela il sangue solo nell’aprirlo.
Sì, siamo nel terzo millennio, la tecnologia e tutto ma come si fa a restare impassibili di fronte a certe cose?
Poi sono convinto che se una credenza è diffusa da tanto tempo, con la gente che continua a parlarne, qualcosa di solido sotto sotto ci sarà.
Insomma, sono affascinato e spaventato dalle credenze.
Ma un po’ tutti i mobili di cucina mi hanno sempre fatto venire i brividi.
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venerdì, aprile 23, 2010
Riflessioni sulle ultime…
Ue: sì alle colture Ogm
Per l’approvazione, decisivo il voto favorevole delle stesse colture.
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Ue: sì alle colture Ogm
“Nessun pericolo per la salute e nessuna mostruosità della natura”, dichiarano le pannocchie.
…
La ricerca ci regala la prima rivista porno per non vedenti.
Che poi son quelli che già le usavano troppo da giovani.
…
La montalcini compie 101 anni e seppellirà tutti. Con la ricerca italiana è già andata.
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Per esser certi dell’età della Montalcini è stato necessario invecchiare il carbonio 14 in botti di rovere.
…
La montalcini mostra i primi scritti da lei pubblicati da ragazza. I papiri sono conservati benissimo.
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Infami accuse al governo di tagliare i fondi alla ricerca. Era semplicemente una voce del bilancio che nessuno riusciva a comprendere.
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La rete è importante per i ricercatori italiani. Fate voi gli equilibristi senza!
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I recenti fatti del vulcano islandese hanno fatto tornare alla ribalta l’importanza della ricerca anche per scongiurare gli eventi naturali. Speranze vane riguardo gli interventi dal vivo di Gasparri.
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Fuga di cervelli in Italia. La Gelmini è causa o dimostrazione?
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Al Gran Sasso si studia la astrofisica particellare. Quando Gasparri ha fatto visita alla struttura gli hanno detto che facevano fare bumbum ai sassolini .
…
Le donne risultano svntaggiate nel raggiungere posizioni di vertice nella ricerca. Forse è il tempo che perdono nel parcheggiare.
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giovedì, aprile 22, 2010
L’agnello di Dio. O il canguro?
Gesù – Figliolo, tu sarai il mio primo discepolo,
Discepolo – E tu chi cazzo sei?
G – Io sono l’agnello di Dio.
D – L’anello di Dio?
G – Agnello, agnello!
D – Ah. Che sta per…?
G – Uh, l’agnello… perchè… è… non lo so mica perchè.
D – Cominciamo bene. Comunque, che devo da fare?
G – Annuncia al mondo la lieta novella!
D – Cioè?
G – L’agnello di Dio è tra voi. Un gran giorno è nato.
D – Renato chi?
G – E’ nato! NATO!
D – Si ma fatti capire, su.
G – Dici che parlo difficile?
D – No, è che sei un po’…
G – Un po’…?
D – Niente, dai.
G – Dimmi pure, se posso migliorare in qualcosa…
D – No, quei capelli…
G – Cos’hanno i miei capelli?
D – Fanno troppo Kurt Cobain.
G – Morto?
D – Fatto.
G – Sì, io mi sono fatto uomo per…
D – Ti sei fatto un uomo?
G – No, io mi sono fatto uomo, non “un uomo”!
D – Non ti capisco. Comunque i capelli non vanno bene.
G – Dovrei tagliarli?
D – Si’…
G – Va bene, non è questo un problema.
D – E ci sarebbe un’altra cosa…
G – Cosa?
D – Le infradito… quest’anno non vanno tanto.
G – Ma mi avevano detto…
D – Chi?
G – Mio padr… Niente. Eppure in spiaggia ci cammino benissimo.
D – Beh, sì, sulla sabbia sono l’ideale.
G – Anche sull’acqua.
D – Che?
G – Niente, cose mie.
D – Comunque: dicevi dell’agnello?
G – Eh? ah, sì, l’agnello… ma… senti, dov’è che si beve un goccio di quello buono da queste parti?
D – Se ti accontenti proprio di un goccio dovrei averne mezza aperta a casa.
G – Mezza? Va bene.
D – Se poi non basterà andremo a comprarne un’altra.
G – Basterà.
D – Ti accontenti vedo, va bene, dividiamo quel poco che ho.
G – Magari moltiplichiamo.
D – Eh?
G – Niente, cose mie.
D – Boh. Mi spieghi meglio quella cosa dell’agnello?
G – Eh? l’agnello? Che agnello?
D – Hai detto di essere l’agnello.
G – Eh? Ah, sì. Io sono l’agnello di Dio.
D – E perchè?
G – Eh?
D – Perchè sei l’agnello di Dio? Che significa?
G – Come che significa! L’agnello di Dio!
D – Ma perchè l’agnello? Che senso ha?
G – Perchè essendo il figlio, dunque, l’agnello… no. Essendo che sono l’agnello di Dio e pure suo figlio… no. Siccome che l’agnello è un animale buono…
D – Ma lo è pure un cerbiatto.
G – Il cerbiatto di Dio. Beh, sì, suona bene in effetti. Io sono il cerbiatto di Dio!
D – Sì ma mica puoi andare in giro cosi’ ad inventarti le cose! Allora puoi fingere di essere qualsiasi animale!
G – Sì, hai ragione. Allora oggi saro’… il leone di Dio!
D – Tu stai fuori.
G – La tortorella di Dio!
D – Piantala.
G – L’upupa di Dio.
D – Manco so com’è fatto un upupa.
G – Dici che ci vorrebbe qualcosa di piu’ familiare?
D – E sì, dai. Una cosa che riconoscono tutti.
G – Tipo un coniglio?
D – Prova.
G – Io sono il coniglio di Dio!
D – No dai, pare un Dio fifone.
G – Hai ragione… che ne pensi della gallina? Tutti conoscono la gallina. Io sono la gallina di Dio!
D – Non dà senso di onnipotenza.
G – Non fa effetto eh? Il calabrone? Il calabrone di Dio!
D – Ma che è?!
G – Uff… comincio a scocciarmi… il cavallo di Dio?
D – No.
G – Il pavone di Dio?
D – Pare che poi se la tira.
G – L’armadillo di Dio.
D – Ma se abbiamo detto che deve essere un animale che tutti conoscono!
G – Che palle! Non andava bene l’agnello?
D – Ma non significa niente. Che poi a Pasqua se lo mangiano pure. Pare irriguardoso.
G – Hai ragione. Ma cos’è la Pasqua?
D – Veramente non lo so. Mi sa che ho inventato una parola nuova.
G – Vabbè, l’agnello no ma allora? La mosca?
D – Ma che schifo!
G – Il gorilla?
D – Sì, io sono il gorilla di Dio, pare la guardia del corpo.
G – Fermo! Ce l’ho!
D – Dai, spara.
G – Il porco!
D – Beh, beh… sai che ti dico…
G – E vai! Già me lo vedo sulla bocca di tutti! Il porco di…
D – OK BASTA COSI’!
G – MI PIACE! IL PORCO DI D…
D – Nnamo va’.
G – Pensi che tra duemila anni la gente ne parlerà?
D – Credo sarà una frase che tutti useranno.
G – Che meraviglia!
D – Certo.
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martedì, aprile 20, 2010
Luoghi comuni reloaded
– Non capisco perchè ti ostini a stare con gli occhi chiusi: ok, sto guidando io, come hai chiesto, ma ti stai perdendo tutto il paesaggio!
– Lascia stare, non mi interessa: so già tutto, conosco ogni albero, collina, vicolo che stiamo attraversando. E’ come se li vedessi.
– E come è possibile, visto che non siamo mai stati da queste parti?
– Tutto il mondo è palese.
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lunedì, aprile 19, 2010
E’ un medicinale, usare con Manuela
ASPIRINA: Dio che stress!
AULIN: Che hai Aspirina?
ASPIRINA: E’ che mi chiedono sempre di tutto! E fammi passare il mal di schiena e abbassami la febbre e fammi smettere questo mal di testa!
AULIN: Ma non sei contenta? Sai fare cosi’ tante cose!
ASPIRINA: Ma in fondo nessuna bene.
AULIN: Perchè dici cosi’, dai.
ASPIRINA: E’ che se davvero hai la febbre, quella alta dico, mica ricorri a me.
AULIN: Beh, certo, lì chiedo a Tachipirina
ASPIRINA: E se ti fa male ma male la testa?
AULIN: Forse a Moment
ASPIRINA: Vedi? A che servo io?
AULIN: Ma a volte si ha bisogno di te, di qualcuna che sappia fare tante cose e tutte insieme.
ASPIRINA: Ma ne sei sicuro?
AULIN: Ma certo dai. Chi vuoi che si rivolga a chi fa bene solo una cosa?
VIAGRA: ‘sto cazzo!*
—
* espressione idiomatica per mancanza di accordo; dissenso, discordia: essere, trovarsi in disaccordo su qualcosa.
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mercoledì, aprile 14, 2010
Razziatone ad una santana. Santana e cagnotta.
Colta mia, tuta colta mia.
Non aneto rapito ke… ke sei una strozza! Dolo una strozza!
Ketty creavi? Ke non lo aprei saputato? Tuta la cita giallo sa.
Odio mio, seppe enzo ke o’ perzo tango tenpo apprezzo atte’… ke rognone sono strato. Uno scupido tonale.
Tu ke disci: “yogi no, non pozzo badile ton te al kinema pertè alè bue ciò il garrettiere, varta ke cappelli ke o’, volo far bidella pettè”.
E io ci crescevo, mi fidato bidè.
Ettu’, strozza e cagnotta, ke razzo pompinavi? Tè nannavi a schioppà con chilla meza seca di Frausto l’idrantico, ke io, minoprio io, sono strato a protrarlo in cazza mostra. Un fiero rognone sono strato.
Komodo, e? Troncarsi l’indrantico. Ke manko le sbardellette, puelle ke puoi dentra il maritozzo e lui si impicca sotto il lento o nell’armadillo.
Ma dantè: si una è zocca, pigna oppoi zocca sidis mostra.
Ettù tattakki ar cazako.
Emo ke giri penzo, ke ciai aveto il carteggio di dire?! “Ho tinto tuti i miei organismi contè”… biella zocca ke sghei!
E cono l’indrantico? Non li tingevi gli organismi?
E una oltra rosa: lui la prezzava il tuo mulo ormai radente? Placcido e piego di cellulosa?
“E’ pellame a scucchia d’arrangia, non cellulosa” – disci… Sè, ke me pareti la gonna cantone tandem ieri grazza!
La bronzima volpa, io lila vori entro cazza mia meli traccio da dolo.
Ansi, miki amo una zocca ke seni indente e mente fa lila vori mela tronco purè io.
Gargiulo, a gargiulo tene devy antares, tu e tuta la terrazza bua: santana, sghei dolo na schiodosa santana!
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lunedì, aprile 12, 2010
Coerenze
Stavo pensando che mi fa impazzire quando uno si dichiara cattolico ma non praticante.
E’ come dire macellaio ma vegetariano, assessore al traffico ma senza patente, misogino ma latin lover.
Ci sta, per carità, ci sta.
Ma non senti che qualcosa non quadra?
Poi penso al medico obiettore antiabortista.
Ecco, quello è un cattolico praticante.
O almeno così mi ha detto sua moglie.
Ah, no. E’ stata la sua amante.
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venerdì, aprile 09, 2010
Quel che poteva (legittimamente) andar perso:
L’85enne Padre Gabriele Amorth terrà corsi per diventare esorcisti. Da dentro.
David e Victoria Beckham dichiarano di fare sesso cinque volte al giorno. Lei è insaziabile ma anche Victoria non scherza.
Sindone: a Porta a porta l’apertura della teca. Nemmeno stavolta dall’interno.
Tutto esaurito per la Sindone anche nei ristoranti. Che speriamo cambino tovaglia.
Padre Pio riposerà in un sarcofago rivestito di argento e pietre preziose. E dovreste vedere l’impianto Bose.
Dal 19 aprile padre Pio passerà nel nuovo santuario. Tutto esaurito per l’evento. Una roba che a San Giovanni Rotondo non si vedeva da ieri.
Lapo Elkann parcheggia sulle strisce per disabili. Apprezzo sempre le autocritiche ma deve fare di più.
Pensionato prende a martellate la moglie. ‘Ste istruzioni IKEA non sono sempre chiarissime.
Estratti vivi da miniera cento minatori cinesi indistinguibili dagli originali.
Cina, intrappolati da 7 giorni, salvati cento minatori. Sempre più capienti, ‘sti sottoscala.
Morto il giudice santi licheri. Ma aspettiamo la cassazione.
Sacerdote indagato per evasione fiscale. Non avrebbe rilasciato fattura al bambino.
Calderoli: «nel 2013 Berlusconi al Quirinale e la Lega a Palazzo Chigi». Ora ci conto molto, sui Maya.
Alla radio davano “Thriller” di M. Jackson. Non sarei riuscito a trovare musica pasquale più indicata.
Bersani: “Adesso acceleriamo”. L’uso del plurale è commovente.
Giornalisti: e’ morto a Pavia Maurizio Mosca. Lascia un gran vuoto dietro di sè. Ma speriamo che ce lo dicano altri, dove va Milito.
E’ Nato il figlio di Tatangelo-D’alessio. Ovviamente piange.
Pupo spopola in Russia con “Italia amore mio”. Un motivo in più per i ceceni.
PEDOFILIA: dopo gli abusi, prete raccomandato dal Vescovo. Deve essere stato davvero bravo questo.
Islam, nasce il sexy shop a prova di sharia. Le donne vengono macellate lo stesso ma secondo precisa procedura.
Pillola abortiva: Cota, “Io le terrei nei magazzini”. Va bene, ma in un Paese civile si chiamano “farmacie”.
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giovedì, aprile 08, 2010
Creazionismo VS Evoluzionismo
Qualcuno oggi sta mettendo in dubbio le teorie darwiniane, per rispolverare antichi concetti creazionistici, secondo i quali sarebbe stato Dio stesso a crearci a sua immagine e somiglianza.
Provo a chiarire definitivamente, con la competenza e le capacità che mi riconoscete dopo che avete bevuto.
Secondo me la verità sta nel mezzo, come sempre.
Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ma si è accorto che eravamo tutti uguali così. Troppo. E miliardi di esserini triangolari con un occhio al centro avevano seri problemi all’anagrafe.
E poi, sai i casini per prendere il figlio-triangolino giusto all’uscita di scuola?
Per non parlare delle fidanzate:
– Ma ti giuro cara, pensavo fossi tu!
– E io avrei gli angoli così larghi?!
– …
Di buono c’era l’assenza dello shopping per le scarpe.
Comunque.
Ad un certo punto Dio deve aver capito di aver fatto una cazzata e ha iniziato a trasformare quei triangolini in altre figure geometriche.
Ma dopo una decina di queste, di nuovo, si presentava il problema dei duplicati.
Dunque prese atto dell’impossibilità di una immagine e somiglianza assoluta e fece una forma a casaccio, tendente al cazzo di cane. E creò l’uomo. Differenziandolo per piccoli particolari: forma degli occhi, altezza, codice fiscale.
L’idea fu geniale e Dio si congratulò con sè stesso (era molto spocchioso, sapete? Non parlava con nessuno).
Il fatto è che questa genialata l’ebbe durante una glaciazione. La terra era ammantata dai ghiacci fino all’equatore e il riscaldamento elettrico probabilmente non funzionava benissimo.
Dunque i suoi pupazzetti morivano come mosche, appena venuti al mondo.
Cosa pensò di fare allora Dio?
Riscaldare tutta la Terra?
Certo, era Dio, avrebbe potuto. Ma cominciava già a montare l’onda ecologista, il risparmio energetico e quelle menate là e per non diventare subito impopolare pensò di aspettare che la Terra si scaldasse da sola.
Nel frattempo dotò tutti gli uomini di una termocoperta Beghelli.
L’idea era geniale (anche se in molti sorse il dubbio di un cartello) e avrebbe anche funzionato, se ci fossero state sufficienti prese elettriche.
Insomma, il piano zoppicava ancora.
La svolta ci fu quando Dio vide una scimmia:
– Toh, e a te, quando t’ho creato?
– Uhuhuhu!
– Non parli la mia lingua, esserino?
– Uhuhuh!
– Va bene, non fa niente, sono Dio, cercherò di capire quel che mi dici.
Un po’ per stanchezza, un po’ perchè faceva un cazzo di freddo, Dio riuscì a capire ben poco di quel che diceva la scimmia.
Ma ebbe l’intuizione di notare il pelo che la ricopriva. E pensò di ammantare tutti gli uomini in quel modo. Facendoli riscaldare a costo zero.
Così nacque l’uomo. A immagine e somiglianza di Dio. Ma dai tratti scimmieschi per questioni energetiche.
Man mano che i ghiacci si sciolsero, nel corso dei millenni, Dio uso’ il suo spinzettatore gigante e rese glabre tutte quelle bestie. Che bestie non erano più. E creò l’uomo.
Ora, quando vi dicono che tutto gira intorno ad un triangolo di pelo sapete di cosa si stia parlando.
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mercoledì, aprile 07, 2010
L’estrema unzione
Ho condotto uno studio sull’estrema unzione.
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Diverse le ipotesi sin qui avanzate in merito alle reali origini dell’estrema unzione.
Secondo il teologo polacco Viktor Raczynski tutto ebbe origine da Isaia 14:13 (1):
…
Tu dicevi in cuor tuo: «Io salirò in cielo,
innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio;
mi siederò sul monte dell’assemblea,
nella parte estrema del settentrione;
…
trattando di ascesa al cielo si pensava di facilitare la stessa ungendo il defunto. Il termine “estrema” fu ripreso dall’ultimo verso – nella parte estrema del settentrione – anche per simboleggiare l’ultimo viaggio (estremo).
—
Altra ed autorevole ipotesi quella del filosofo Dmitri Sergjiezny, che riprende il Libro dei Re 1.34 (2), nel quale si dice:
…
“In quel luogo il sacerdote Sadoc e il profeta Natan lo ungeranno re d’Israele. Poi sonate la tromba e gridate: Viva il re Salomone!”.
…
Questo a simboleggiare il positivo trapasso da uomo a re, da mortale ad immortale.
Per estensione il concetto fu portato nell’ambito delle cerimonie per il defunto.
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La mia personalissima ipotesi invece tende a confutare tutte le precedenti:
l’estrema unzione deriva da una malriuscita frittura di pesce.
Come noto, il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (3) permise, da cinque pani e due pesci, di sfamare circa 5.000 persone, piu’ le donne ed i bambini (a quel tempo non considerati), per un totale stimato di oltre 8000 persone.
Il punto è che la moltiplicazione non riguardò altro e, mentre per il pane non vi fu problema, per il pesce si ebbe a creare, dopo la soddisfazione iniziale, un forte malcontento dovuto all’impossibilità di cucinare correttamente gli stessi.
Scarseggiando l’olio per la frittura, all’ultimo cucchiaio dello stesso in padella, l’apostolo Luca ebbe a dire: “Signore, questo è l’ultimo”.
Al che Gesu’ rispose: “Figliolo, allora questa unzione segnerà l’estremo confine tra una buona frittura ed un pesce crudo”.
“E te lo magni te il pesce crudo a’ capello'” ringhio’ la folla.
E la rivolta monto’, costringendo Gesu’ ed i suoi tredici apostoli ad una rovinosa fuga.
Uno di essi, Girolamo, venne raggiunto e lapidato e gli apostoli rimasero in dodici.
Da quell’ultimo cucchiaio di olio, quella estrema unzione fu ricordata come l’ascesa di Girolamo al cielo.
Da allora non manca mai dell’olio nel momento in cui un cristiano viene assistito durante il trapasso.
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Note:
(1)http://www.biblegateway.com/passage/?book_id=29&chapter=14&version=55
(2)http://www.tscpulpitseries.org/italian/ts851009.html
(3)http://biblia.wordpress.com/2006/07/21/il-vangelo-secondo-matteo-capitolo-14/
Chè qua non ci inventiamo niente.