Poteva andare peggio: poteva essere vivo

[Pubblicato su The Lolingtonpost]

E la storia del feto nel freezer dell’Università Bicocca? Ma cosa c’è di strano? Avete mai aperto un frigorifero di universitari? Se c’è un feto ti va di culo. E poi mica puoi campare solo di Sofficini.

Che poi, all’interno di quegli scomparti si crea realmente la vita: quel miscuglio di gas, batteri, elementi organici e residui di capricciosa, uniti ad una piccola scarica elettrica (le lampadine dei frigo sono spesso difettose), che probabilmente hanno dato il via ad una mutazione, magari di un gamberetto scongelato con accanto maionese ammuffita e una scatoletta di tonno aperta (perché un universitario medio apre una scatoletta di tonno da 50 grammi e non la finisce mai?)

Si è fatto un gran parlare di scandalo, di ricerca di cellule staminali boicottata. Ma io sono davvero convinto che dietro ci siano solo studenti affamati. Ma anche ammesso si trattasse di cellule staminali, Cristo se questa era grossa!

I responsabili della struttura hanno parlato di atto deliberato: “Già in passato abbiamo subito sabotaggi. Nel 2009, ad esempio, il contenitore con le cellule staminali adulte raccolte in sette anni di lavoro fu rovesciato sul pavimento“.

Sono cose che succedono, quando affidi roba delicata a delle scimmie. Anche se va precisato che spesso quelli che appaiono come bonobo di taglia media sono semplicemente studenti fuori corso, frequentatori di centri sociali.

Certo, è facile confonderli a causa dell’odore molto simile, ma un occhio attento può distinguerli osservando l’evoluta interazione che interviene nell’atto dello spulciarsi. Cosa che i bonobo non sono in grado di fare.

“La verità è che la nostra posizione etica è in controtendenza e dà fastidio a molti. Con questo gesto hanno voluto colpire noi e le nostre ricerche”, così proseguono i responsabili del reparto. Già, che peccato: ma di sicuro non sarà questo ad intaccare la forte e autorevole immagine dell’Università italiana.

Scusate.

Ho poi letto che il freezer in questione era privo di serratura e si trovava in un’area accessibile a chiunque. Non è assurdo? Stavolta ci è entrato un feto, ma avrebbe potuto essere un extracomunitario, un barbone o persino un calabrese. Se nessuno vigila più neppure un freezer significa che l’Italia è davvero allo sbando.

Dice che c’erano cartelli di divieto: insomma, un vero e proprio invito a fare il porco comodo proprio (il nostro paese è l’unico al mondo nel quale un cartello di divieto invita in modo ammiccante a fare qualcosa: pensate che io prima dei vari divieti non fumavo e ho iniziato apposta).

E mancavano le telecamere a circuito chiuso. Che poi questo lo capisco: ma immaginate che rottura di coglioni stare a fissare un monitor che punta su un frigorifero? Almeno la lavatrice è più sfiziosa.

L’università però ha prontamente istituito una commissione d’inchiesta. Tutti parenti dei docenti, certo.

Cosa ci insegna questa storia? Un cazzo, del resto si è consumata in un’università.