mercoledì, marzo 31, 2010
Proverbi analogico-digitali
Tutti hanno diritto ai propri 15 minuti di Denial of Service.
Chi sta in sleep-mode non prende phishing.
Cielo a pecorelle, desktop Windows classico.
Non si sa mai chi bussa alla backdoor.
Uomo avvisato, invia segnalazioni errori / non inviare.
Impara l’arte e fai un backup.
Se dai a un uomo un pesce lo nutri per un giorno, se gli insegni a programmare avrà fame per il resto della vita.
La skin non fa il monaco.
Sbagliando s’impalla.
Occhio non vede, monitor out of range.
Non c’è 00000010 senza 00000011.
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lunedì, marzo 29, 2010
penso che le mezze stagioni ci possano pure essere, ma in fondo non è questo il punto
L’altra sera, come tutti i mercoledi, sono uscito per la consueta e ormai tradizionale caccia al negro con gli amici.
Era nata come una cosa simpatica, cosi’, per ammazzare la serata e con gli anni si è tramutata davvero in un giocoso must, imperdibile.
Si fa per compagnia, è un piacevole diversivo ai soliti incontri, diventati davvero noiosi ormai, al circolo del New Ku Klux Klan dove se non c’hai l’ultimo grido di cappuccio manco ti guardano in faccia… ahahah, guardano in faccia, questa me la devo segnare… Ormai quelle riunioni le lascio a mio figlio che si diverte tanto…
Siamo io, il Giangi con la sua mazza da baseball fatta arrivare appositamente da Pasadena, L’Alfi e il suo pugno di ferro arrugginito e il Gago che preferisce le mani nude ma c’ha pure una pistola che invero usa davvero di rado, tirchio com’è.
Il problema sta nel fatto che i telegiornali locali, ma ora anche quelli nazionali, non sempre colgono lo spirito goliardico della cosa e sembra vogliano far passare questa bisboccia per una cosa poco carina verso gli immigrati. Che ottusi!
Vorrei rassicurare tutti che non è cosi’: non è questione di provenienza, ci mancherebbe. Noi non facciamo distinzioni tra Senegal, Marocco, India o Corno d’Africa. Per noi va bene tutto. Siamo aperti di vedute e non stiamo là a spaccare il capello in due, se non con tutta la testa… ahahah, buona questa, sono davvero un giocherellone…
Ma vista la mancanza di senso dell’umorismo che ci circonda, abbiamo voluto dimostrare la nostra buona fede, allargando le nostre sortite fino a ricomprendere in esse froci, ebrei e handicappati.
L’altra sera – mi scappa un po’ da ridere, capirete, ci è andato di mezzo pure un vecchio che davvero non c’entrava niente ma siccome zoppicava un po’, il Giangi – che burlone – gli ha spezzato l’altra gamba, quella buona “cosi’, per pareggiare l’andatura” ha detto. Che sagoma! Ma la cosa piu’ carina è stata quando poi l’Alfi ha riconosciuto quel vecchietto essere suo nonno! Ma ci pensate che coincidenza? Il nonno! E’ stato unico quando gli si è avvicinato mentre giaceva a terra e gli ha detto “ma te che cazzo te ne vai in giro a quest’ora, coglione! Ma mori ammazzato…”: non lo trovate esilarante?
Insomma, io alla mia caccia del mercoledi’ sera non rinuncerei per nulla al mondo.
Ah, una cosa: quest’anno contiamo di festeggiare il trecentesimo pestaggio: siete tutti invitati per la festa che prevederà, tra l’altro:
1) Aperitivo a base di superalcolici serviti da extracomunitari nudi ed in catene, liberamente umiliabili
2) Stupro etnico con tombolata finale
3) Visione delle diapositive di Guantanamo sulle torture ai prigionieri iracheni (sarà servito popcorn caldo)
4) Happy hour con rogo finale dello stilista piu’ checca, il negro più sudicio, l’ebreo piu’ tirchio.
Tutti invitati!
P.S. Se fai parte della schiera di persone non in grado di capire l’ironia della mia festa, non avrai le tartine di zingaro.
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venerdì, marzo 26, 2010
Nonq uanto vorrei- ALmeno.
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Non sempre riesco ad essriesco ad essere una person aprecisa.
Per fortuna su internenet ci ono i template che aiuta3no
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giovedì, marzo 25, 2010
Forse non tutti sanno che…
In Vaticano ci sono alcuni preti credenti.
Durante determinate funzioni religiose ai preti è vietato sputare sull’ostensorio.
Nel caso un prete si macchiasse di pedofilia, i suoi superiori provvederebbero immediatamente trasferendolo dove ci sono altri e più numerosi bambini, contando sull’effetto inibitore dell’imbarazzo della scelta.
Qualora reiterasse l’atto pedofilo interverrebbe direttamente il Vaticano, infischiandosene ma in una nota ufficiale.
Ogino Knaus non è il nome del cane del Papa.
Il Papa, in borghese, veste come il Mago Otelma.
Il Mago Otelma, in Borghese, è un figo della Madonna.
La Madonna, in borghese, non levita.
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martedì, marzo 23, 2010
Comicità: prima lezione.
Nella comicità ci sono precisi momenti-chiave nei quali occorre fare qualcosa per creare l’effetto risata – è noto ed intuitivo.
Il tempo è tutto.
Ma non tutto. Cosa voglio dire (oltre a manifestare un evidente bipolarità)? Che ci sono ulteriori elementi necessari per scatenare l’ilarità. Un paio di baffi, per esempio.
I baffi fanno ridere.
Ma quel che più fa ridere è pensare ai baffi.
Pensateci.
I baffi.
…
…
…
Dai, ora ricomponetevi.
Del resto erano solo… ahahahah!
Scusate.
Molto probabilmente questo deriva da un aggancio subcosciente, complesso ed armonico, al concetto infantile di…
No.
Un paio di grossi baffi.
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Oltre questo, c’è anche tutto un campionario di parole che – per loro stessa valenza comica – riescono a scatenare il riso. Ciò che occorre è semplicemente una decontestualizzazione.
Tra queste parole:
– Commercialista
– Citofono
– Culo
Cosa accomuna le parole summenzionate?
I più attenti avranno già notato che iniziano tutte allo stesso modo, vale a dire con –
Ecco, questo intendevo con “elemento-sorpresa”.
E l’obiezione: “non si è mai parlato di elemento sorpresa” rafforza l’elemento sorpresa.
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Se dico: oggi vado dal commercialista non creo ilarità.
Se ci vado col culo di fuori già un sorriso lo tiro su.
Se poi il commercialista mi chiede come stia il mio citofono, ancora di più.
So già cosa state pensando: “E se il citofono avesse i baffi?”. Esatto, vedo che state entrando nel meccanismo.
Perchè è una domanda nonsense. Come volete che stia un citofono? E’ un oggetto, Cristo Santo! Lo capite? Smettetela di chiedere del mio citofono, smettetela! Tutte le volte che scrivo di comicità, qua a chiedermi del citofono. Creando questo effetto demenziale che è uno degli elementi strutturali di un certo tipo di comicità. Ma il nonsense lo tratteremo la prossima volta, quando questo estintore smetterà di compiacersi.
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La prossima lezione parlerò di un altro elemento cardine della comicità, elemento che in questo post non è stato sviscerato perchè merita uno spazio a sè: i tormentoni, vale a dire frasi o parole che in un testo o discorso ricorrono spesso, creando un effetto aspettativa che rassicura il lettore e di per sè muovono il riso. Ma di questo si tratterà la prossima volta: per oggi nessun esempio di tormentone, non mettiamo troppa carne al fuoco.
Invece, vi ho mai parlato dei baffi?
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lunedì, marzo 22, 2010
Dai bello, vieni, hop hop… dai… BASTARDO!
Tutte le volte che rientro a casa, negli ultimi 30 metri che mi separano dal cancello, mi ritrovo rincorso dal cane del mio vicino.
Che sia in moto, macchina, a piedi o in funicolare non importa: lui è là, ad aspettarmi.
Non so se lo faccia anche con gli altri (è un po’ la storia dell’albero che cade in un bosco senza nessuno a sentire) ma a questo punto ne dubito: quel cane ce l’ha con me.
Io non ho un buon rapporto con quel cane. Non l’ho mai avuto.
A dir la verità un po’ con tutti i cani.
Per estensione potrei dire che proprio gli animali mi stanno sul cazzo.
Ma se vogliamo dirla tutta sono gli esseri viventi che non sopporto.
Quel cane però.
E’ uno di quei bastardini (se li chiamano così un motivi ci sarà) che fan dire alla maggior parte delle persone “che carino”.
Io non lo trovo carino. E comunque non penso di aver mai usato questo termine in vita mia. Sicuramente non per qualcosa che caca in strada.
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– Carino il suo cane!
– Grazie
– Uh, guarda cosa sta facendo…
– Eh, fa i suoi bisogni…
– Ma caca tantissimo!
– Beh… non mi pare il modo…
– Mi chiedo dove tenesse dentro tutta quella merda, un cosino così piccino…
– Ma… come si permette?
– Nono, per carità, non fraintenda: più caca e più lo trovo carino. Se tanto mi da tanto però lei avrà il cesso sempre intasato.
– …
– No, nel senso di quel che si dice, i padroni e i cani si assomigliano…
– …
– Niente, buongiorno.
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Quel cane io lo odio profondamente: non provo per lui la tipica indifferenza che nutro verso gli altri animali. Lui vuole interagire con me e questo mi fa incazzare. E’ come se si volesse mettere sul mio stesso piano, come se si arrogasse il diritto di interloquire con uno che, fino a prova contraria, c’ha un patrimonio genetico con i controcazzi, mica i due cromosomi suoi.
Poi ho parlato con un mio amico biologo e mi ha detto che il cane il cane ne ha 78, di cromosomi. E noi solo 46. Dunque non sono i cromosomi a fare la differenza, anzi: più ne hai e più sei coglione.
Il mio vicino di casa è sicuro pieno di cromosomi.
Comunque questa storia sotto casa mia deve finire.
Adesso, quando rientro in macchina, sto cercando di metterlo sotto, facendolo sembrare un incidente.
Prima o poi ci riesco, ne sono sicuro.
E questo vale anche per il cane.
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venerdì, marzo 19, 2010
Il cuore del problema
Si fa tanto un parlare di preti pedofili e ci si dimentica delle polveri sottili. O di cambiare la lettiera del gatto.
Voglio dire, qual’è il vero problema? Davvero qualcuno pensa che siano i preti pedofili?
Secondo me c’è più gente con la lettiera del gatto lurida che genitori con bambini sessualmente molestati. E’ una questione statistica.
Mi aspetto già l’obiezione: “ma a quarant’anni ancora con quei jeans vai in giro?”. Saranno pure cazzi miei, non sviare il discorso.
Dire: “un atto di pedofilia è gravissimo” non può non trovare tutti d’accordo. Ma perchè voi vedete il dito e non la luna. Vi capisco, ho appena rifatto le unghie, ma cercate di seguirmi, dai.
Quel che voglio dire è: tu genitore cosa hai fatto per impedire quell’abominio?
Quell’uomo porta costosi ciondoli e la gonna da una vita, non ha una donna (fissa almeno) e di questo pare pure vantarsi, i suoi referenti vestono in un modo talmente kitch che il Mago Otelma pare in gessato ma soprattutto questi stanno ammazzando milioni di persone con quella storia del preservativo che sarebbe peccato. E in Africa, non si sa perchè, i pupazzi o li usano per ficcarci dentro spilloni o li ascoltano.
Insomma, ci hai messo del tuo ad affidargli tuo figlio. I segnali erano chiarissimi ma tu niente.
Non starò qui a puntualizzare il danno cerebrale che viene arrecato ad un bambino, costretto ad ascoltare favole di santi e diavoli, superpoteri e resurrezioni, padri che lasciano torturare figli e Maddalene mal descritte (quando tutti sanno che una storia ha bisogno dell’elemento-gnocca per essere vincente).
Tu genitore sei doppiamente responsabile se tuo figlio è stato sessualmente molestato. Volevi che si formasse con i principi del cattolicesimo? E allora? Di che ti lamenti? Eccone uno. L’ha imparato benissimo, learning-by-doing. Se sei coerente insegnali a fare la firmetta nella casella dell’8 per mille e avrai formato il tuo bel cristiano cattolico. Perchè è questo che ti chiede la Chiesa.
Ah, è troppo cinico tutto questo?
Lo penso anche io. Per questo mio figlio non ce lo mando. Anzi, per sicurezza, manco lo faccio, un figlio, tiè!
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giovedì, marzo 18, 2010
La sindone di Peter Pan
Da piccolo ero affascinato da come l’acqua si trasformasse magicamente in ghiaccio mettendola nel freezer.
Cioè questa cosa pare una stronzata adesso ma a 4 anni aveva il suo alone di mistero.
Del resto non ero neppure supportato da una cultura scientifica che andasse oltre l’articolazione di parole semplici e lo scagliare pietre ai piccioni. A volte li beccavo pure, senza conoscere nemmeno la formula della gittata. Fortuna del principiante.
Poi scoprii che potevo mettere l’acqua anche in contenitori diversi da semplici bicchieri: dalle tazzine per il caffè passai ai bicchierini per la vodka ma già dopo qualche giorno usavo guanti in lattice, pezzi di parmigiano scavati e astucci del Tic Tac, fino alla testolina staccata del Big Jim.
Ero tenerissimo e credo di aver conservato quest’innocenza, questo spirito giocoso ancora adesso.
Certo, poi si cresce e le teste dei Big Jim non vanno più bene, ma mi diverto con lo stesso gioco: prendo cose, le riempio d’acqua, tutto in freezer e vedo che succede.
In questo periodo sto usando molto le teste dei barboni.
Ci metto un po’ a pulirle (dio i capelli!) ma quando l’acqua ghiaccia dentro e fa saltare le orbite è divertentissimo.
Poi, più le teste sono grandi più gli occhi fanno il botto, uno spasso!
Mantenere il bambino che c’è dentro di noi è importante, l’ho sentito anche da Costanzo.
Costanzo c’ha una bella testa.
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lunedì, marzo 15, 2010
Le dieci cose
Ciascuno ha le proprie fisse.
Io, negli anni, ho tirato giù un elenco delle 10 cose che odio fare, quelle che mi danno fastidio o mi fanno star male.
E’ un modo per esorcizzarle, per cercare di migliorarmi sempre.
Le dieci cose che odio e che mi riprometto di non fare più sono:
…
1) Stilare elenchi
2) Procedere sempre in ordine progressivo
3) Perdere il filo del discorso e cominciare a parlare di tutt’altro, come di quella volta in cui, al ristorante, il cameriere era ubriaco e ci portò tutto quanto avevano ordinato quelli del tavolo accanto, riuscendo persino a trasf4) Interrompere mentre qualcuno racconta qualcosa
4+1) Imparare a non aver più paura del numero cin… quattro più uno
6) Plendele pel il culo i cinesi
7) Ut1l1zz@r& k@r@TT&r1 n0n l&gg1b1l1
8) Insultare la nostra Italietta
9) Mancare di rispetto a chi legittimamente crede in Dio, Gesù e tutti gli altri personaggi di fantasia
10) Inserire, ogni tre parole, un Cristo, una volgarità merdosa, un insulto a chi la pensa diversamente da me (su questo sono tranquillo: nessuno può essere tanto coglione)
11) Non rispettare il numero previsto di punti
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venerdì, marzo 12, 2010
Altri luoghi comuni
Stress da traffico, liti per 6 italiani su 10
Gli altri quattro sono quelli col cappello.
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giovedì, marzo 11, 2010
Mezze stagioni
Avevo appena lavato la macchina quando si mise a piovere. La radio mandava un discorso di un politico, uno dei soliti ladri che magnano alla faccia di chi lavora. Spensi la radio e passando vidi dei ragazzi di colore ballare su dei cartoni, con accanto una grossa radio stereo. Dei giapponesi erano là a fotografarli mentre un tedesco sorseggiava una grossa birra. I ragazzi di colore si muovevano come avessero il ritmo nel sangue. Avrei voluto restare a guardarli, con invidia, perchè si sa, noi bianchi siamo negati, ma volevo tornare presto a casa per continuare la lettura del mio libro sui luoghi comuni.
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mercoledì, marzo 10, 2010
Gatto, da 1 a 10
1 mbra molle, n’gatto fiero, s’aggirava n’a stanza
2 ttava, come n’attore consumato, co’ ‘a polvere che volava e che pareva ‘a neve, fiocchi
3 manti n’a luce, che filtrava da e’ persiane. In
4 e 4otto ‘sto gatto matto se mise a
5 ttare [un po’ sbajata, ma so’ poeta, me sia concesso]! E che se credeva n’canarino?
6 gatto – je ricordai! Nun te vergogni?!
7 prendo te sdereno: li celli te l’hai da magna’!
8 nto che non sei altro – rispose er gatto –
9 di che sto a ffa’? Si me fingo cello pur’io
10 ne pijo, mica uno!
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lunedì, marzo 08, 2010
Delle renne e di altri deliri
Stavo facendo una TAC per ammazzare il tempo – l’estate puo’ essere cosi’ noiosa, sapete.
Nel frattempo giocavo nel tubo della TAC a tennis col Nintendo Wii contro Wiilander (il rovescio mi andava pure benino ma gli smash proprio non riuscivo).
Tra un game e l’altro mi idratavo con della panna montata (non avrei avuto il tempo di montarla io, anche se lei l’avrebbe voluto, mi faceva tanto gli occhi dolci): io adoro la panna montata, da quando vidi quel film porno nel quale se ne faceva un uso-abuso esagerato. Era la storia di quattro burocrati che per eccitarsi si spruzzavano di panna, tra scartoffie e atti di vendita. Mi sembra che il film si chiamasse “Gola proforma” o qualcosa del genere.
Nel frattempo sfogliavo un catalogo Costa Crociere, nella parte riservata ai viaggi del Nord Europa, quelli tra i fiordi e le altre piantde.
La cosa mi intrigò notevolmente: che cazzo ci faceva un catalogo Costa dentro una Tac?
Ma soprattutto, che cazzo ci facevo io dentro una TAC? Ah, la noia. No, non ho detto gioia.
Tutto divenne ragionevole quando mi si parò innanzi una renna di Babbo Natale a spiegarmi l’arcano. Praticamente l’aveva portato lei, il catalogo, perchè stava cercando un’alternativa al solito viaggio alle Seychelles di Capodanno (le renne sono assai stressate in quel periodo).
Si avvicino’ a me e attaccò bottone. Inveì a lungo anche contro una spilla da balia (ve l’avevo detto che erano stressate).
Mi raccontò che oltre a fare la renna riprendeva i paesaggi. Non che loro, i paesaggi, poi cambiassero il loro maleducato atteggiamento dopo essere stati ripresi.
Era appena tornata dalla Contea di Finmark, dove per metà dell’anno i giorni sono lunghi e prendono il nome di luuuuuunedi, maaaaartedi, etc, mentre l’altra metà dell’anno vanno a puttane in Brasile.
La contea di Finmark non la conosce nessuno praticamente, ma tutti conoscono Capo Nord, il punto più a nord di Città del Capo [in effetti è molto, ma molto a nord di Città del Capo], tanto che il suo nome doveva essere Città del Capo Nord ma problemi logistici (Città del Capo è troppo a sud rispetto a Capo Nord, a parte la periferia) ne hanno sconsigliato l’uso.
In verità Capo Nord è sì considerato il punto più settentrionale d’Europa, ma in realtà lo è il promontorio Knivskjelodden (71°11’8″), raggiungibile a piedi. Ma con quel cazzo di freddo non mi pare il caso.
Decisi di approfondire il discorso. Lasciai a metà la partita di tennis, la TAC e tagliai in due anche anche la renna, che aveva francamente rotto le palle con le sue mattane.
Lessi tutto quanto possibile sulla Norvegia, sulle loro tradizioni, il sole di mezzanotte e l’aurora boreale.
Lessi tutto. Ci metta poi della noce moscata, un pizzico di sale e serva in tavola.
Paesaggi magnifici, aria pura, posti da incanto. Stavo scoprendo qualcosa di elettrizzante. Richiusi il pannello dei cavi dell’alta tensione e ripresi a sognare.
Entrai in un’agenzia di viaggi e prenotai.
Sarei partito di lì a poco.
Quindici minuti dopo ero su un aereo, in ciabatte e pantaloncini, destinazione Cuba.
A me il freddo fa cacare.
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venerdì, marzo 05, 2010
Annuncio
Avendo vinto un’autobotte intera di birra in un prestigioso concorso nazionale,
CERCO
compagna di bevute, profondamente amante della birra.
Rigorosamente alla spina.
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Siccome qua non si butta via niente
CERCO
donna amante del pissing.
Rigorosamente stessa attitudine.
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mercoledì, marzo 03, 2010
Le prove dell’esistenza di Dio. Mica cazzi.
Leggevo Sant’Anselmo d’Aosta (Men’s Health in edicola era finito).
Interessante perchè dice che poiché Dio è l’essere che, per definizione, ha ogni perfezione, deve necessariamente avere anche la perfezione di “esistere”.
In soldoni, da’ per scontata l’esistenza di Dio per dimostrare che Dio esiste.
Come a dire poichè notoriamente io so volare (!) nel momento in cui dimostro che indosso un costume da Superman implicitamente dimostro anche il mio saper volare.
Oppure: poichè io sono un premolare cariato, nel momento in cui dimostro che soffro dolore dimostro d’essere un premolare cariato.
Potrei continuare a lungo ma sono stanco. Dimostrando cosi’ d’essere una felce.
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Sant’Anselmo d’Aosta fornisce 4 prove idonee, a suo dire, a dimostrare che Dio esiste. Le chiama “prove a posteriori” perchè partono dall’assunto dell’esistenza del mondo per dimostrare che Dio ha creato il mondo stesso.
L’esempio di Superman, del premolare e della felce di prima.
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1) Ognuno tende a impossessarsi delle cose che giudica buone. Ma se esistono cose buone, il loro principio dovrà essere unico. Dovrà esistere cioè una Bontà Assoluta.
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L’argomentazione è fuffa: la capziosità epistemologica dell’incipit è fenomenale (“ognuno tende ad impossessarsi delle cose buone”. E ci mancherebbe altro: almeno la tendenza c’è. Se poi non ci riesco mi accontentero’ di roba meno buona) e ci tornero’ subito ma il prosieguo è realmente allucinato: “se esistono cose buone il loro principio dovrà essere unico”.
Perchè?
Non possono esistere cose buone da fonti diverse?
Ma torno alla frase di partenza, che manco Lapalisse: “ognuno tende ad impossessarsi delle cose che giudica buone”.
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– Ognuno tende a impossessarsi delle cose che giudica buone.
– Eh? Beh, sì, meglio prendere una cosa buona che una cosa cattiva.
– Le cose buone sono migliori delle cose cattive.
– Beh, certo, l’ho appena detto.
– Una cosa cattiva è piu’ cattiva di una cosa buona.
– Ok, è piu’ che chiaro.
– Se ho una cosa buona ed una cosa cattiva e le metto a confronto, la cosa buona risulta piu’ buona di quanto buona possa essere la cosa cattiva.
– Basta!
– Alle svedesi piace l’uomo italiano.
– Eh?
– Rosso di sera…
– E non ci sono piu’ le mezze stagioni, no?
– Ah, la sai anche tu?
– Vabbe’, va…
…
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2) L’esistenza di varie grandezze determina l’esistenza di una grandezza somma che include tutte le altre, di cui tutte le altre sono partecipazione.
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La prosopopea dell’affermazione dissimula con la sua apparente forza endogena la fallacità dell’argomentazione. Sono secoli che si tenta di unificare in una sola legge le grandezze dell’universo e nessuno ha mai trovato una grandezza somma che includesse tutte le altre. Ma il vero punto è la comprensione del termine “somma”.
…
– L’esistenza di varie grandezze determina l’esistenza di una grandezza somma che…
– Aspetta, aspetta… dici che c’è una grandezza somma, nel senso che è “superiore” oppure che “le addiziona”? “Somma” in che accezione?
– “Somma”, questo è quanto.
– Non mi hai risposto.
– Le altre sono partecipazione de…
– Non mi hai ancora risposto.
– …per cui tutte le grandezze…
– Mi ascolti?
– …sono partecipazione.
– Ti va a fuoco la spalla destra.
– Che?! Fuoco? Dove?
– Allora mi senti!
…
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3) Tutto ciò che esiste, o esiste in virtù di qualcosa, o esiste in virtù di nulla. Dunque, dato che ciò che esiste in virtù del nulla è il nulla stesso, e dato che qualcosa esiste, ciò esisterà grazie a un Essere Supremo, l’essere in virtù (di qualche cosa).
…
Perchè?
Semplicemente: perchè?
Partendo da una tautologia si giunge ad una affermazione del tutto svincolata dalla premessa. A quel punto si potrebbe affermare tutto ed il contrario di tutto.
…
– Tutto ciò che esiste, o esiste in virtù di qualcosa, o esiste in virtù di nulla.
– Continua, ti seguo.
– Eh? Ah, sì, bene… dicevo… dato che ciò che esiste in virtù del nulla è il nulla stesso, e dato che qualcosa esiste…
– Sì?
– Eh… allora, dato che dato che ciò che esiste… no, che il nulla ha creato…
– Prima avevi detto che dal nulla si crea solo il nulla.
– Eh? Cosi’ ho detto?
– Sì, proprio cosi’.
– Allora deve essere così. E siccome dal nulla si crea solo il nulla, allora le patatine Pai.
– Che?
– “Che” che cosa?
– Che c’entrano le patatine Pai?
– Tutto è riconducibile a qualcosa. E questo qualcosa riguarda anche il bue muschiato.
– Il bue muschiato? Guarda che stai facendo una gran confusione…
– … dici? E’ che c’ho pensieri…
– Dimmi pure.
– No, la bambina mi dà da pensare, non studia… pure mia moglie adesso ci si mette. Dice che non la so educare.
– Ma dai, stai tranquillo… si sistema tutto…. pure mio figlio faceva cosi’…
– Dici davvero?
…
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4) Dovrà esistere un essere a sommità della gerarchia che sia perfetto. Una perfezione prima e assoluta.
…
Qui leggo germi di nazionalismo: l’essere perfetto, a capo degli altri esseri viventi, implicitamente imperfetti.
…
– E dunque se noi siamo esseri viventi, qualcuno dovrà pur stare a capo della gerarchia di noi fallaci mortali.
– E chi, di grazia?
– Mah, questo non lo so veramente…
– Beh, non puoi lasciarci adesso col dubbio.
– Ci penso un po’?
– Si’ ma cerca di sbrigarti.
– … uhm, Ceausescu?
– Morto. Ha fatto pure una pessima fine.
– Hitler?
– Ma stai fuori? Dai, uno piu’ nazional popolare, ma meno “nazional”.
– Ce l’ho! Pippo Baudo.
– Sei stanco.
– E’ che lo sapevo pero’ adesso…
– Dai, riposati un po’.
– Succede sempre cosi’: vai che la sai una cosa e quando poi ti serve te la scordi.
– Comunque stavi andando bene, su.
…
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Anselmo si rese conto ben presto dei limiti del proprio elaborato sulle cause “a posteriori”, e ne cerco’ altre, “a priori”, che potessero dimostrare l’esistenza di Dio.
Il punto di arrivo di quarant’anni di studi fu l’enunciato:
“Id quo maius cogitare nequit” (“Dio è ciò di cui non si può pensare il maggiore”).
…
– Fratello, dopo quarant’anni di studi e riflessioni ho la prova provata dell’esistenza di Dio!
– Dimmi!
– Dio è ciò di cui non si può pensare il maggiore.
– In che senso?
– Che non ce ne sono di maggiori. Lui è maggiore di ogni cosa.
– Ma cosi’ affermi semplicemente che se esistesse un Dio questo sarebbe maggiore di ogni altra cosa. Non dimostri affatto l’esistenza di Dio.
– Hai ragione, mi ero distratto. Caffè?
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lunedì, marzo 01, 2010
Scollamento dalla realtà
– muoviti, usciamo! Vestiti!
– dai, fammi fare…
– ma perchè stai al computer sempre in mutande?
– mah, abitudine. Tanto non mi vede nessuno, non lo sa nessuno
– lo sa chi legge i tuoi post
– ma io in nessun post dico che scrivo in mutande
– l’hai appena scritto qui. Comunque vestiti, ti ho trovato una ragazza
– e com’è?
– carina, si chiama Roberta
– il nome è bello. E’ pure da femmina stavolta
– dai staccati da quel computer!
– tra un po’, devo finire di scrivere ‘sto post
– il solito post su Dio?
– no, in questo non si nomina nemmeno
– sei sicuro?
– in effetti, viene nominato, ma solo per dire che non viene nominato
– e comunque cinque righe su Dio ce le hai messe sicuro
– facciamo sei
– io ne leggo sette
– devo pubblicarlo prima di uscire
– ma lo puoi fare stasera! Dai che stanno aspettando!
– un secondo, ho quasi finito
– che post è?
– è un dialogo
– tra?
– tra me e te
– e di che tratta?
– niente, praticamente siamo noi che parliamo e tu dici che mi hai trovato una ragazza ma io traccheggio perchè sto scrivendo un post
– e ti pare divertente?
– beh, sì, è carina questa cosa: chi legge si trova di fronte la descrizione di quello che stiamo facendo ora io e te, ma non si capisce se nella vita reale, nel post o nel racconto di ciò che il post contiene. E’ una cosa cervellotica sottile
– a me sembra roba da sciroccato
– un po’ troppo cerebrale?
– già
– a me sembrava una cosa geniale
– e certo, tutto quello che scrivi tu deve essere per forza geniale. Poi non si capisce
– allora limo qualcosa qua e là. Magari prima corrego gli erori di battittura
– non c’è tampo per gli erorri, ci aspettano!
– Aspetta, trovo un finale!
– che finale?! Muoviti!
– ma ci stanno leggendo proprio ora, non posso mica finire così!
– ma chi ti sta leggendo?! Sei completamente pazzo! Nemmeno l’hai pubblicata ‘sta cosa!
– l’ho appena fatto. ma in realtà no. Cioè sì ma qui sul post no… sì…
– io vado!
– che dici se finisco con una frase spezzata, come a far sembrare che ho lasciato tutto a metà?
– come ti pare basta che usciamo adesso!
– allora faccio così: scrivo questa cosa come se tu mi prendessi per un braccio e non mi lasciassi fi