Il dilemma del carrello ferroviario

Probabilmente conoscete il dilemma del carrello ferroviario.
In sintesi un tram (o treno) non può frenare e sta procedendo su un binario sul quale sono legate cinque persone. Su un binario parallelo è legata un’altra persona, sola.
Io posso scegliere tra:
1) lasciare che il tram prosegua
la sua corsa uccidendo le cinque persone,
2) azionare lo scambio e uccidere quella che sta da sola.

È un dilemma famoso che mette in correlazione il peso di un nostro non fare nulla (che però lascia morire più persone) con un nostro “fare” attivo che causa sí una sola morte, ma sentita appunto come direttamente dipendente dalla nostra azione.

Ci sono molte varianti di questo dilemma ma a me piace strutturarlo in modo “personale”: quando sono certo di aver scelto una delle due opzioni introduco una variabile che sposta la scelta dall’altra parte. Esempio: la persona da sola è un neonato mentre i cinque di là sono ultracentenari. Così andrei a salvare il neonato. Ma a quel punto cambio: il neonato ha problemi di salute e probabilmente non sopravviverà che pochi giorni, mentre uno dei cinque ha vent’anni. A quel punto sposto la scelta dall’altra parte ma allora bilancio di nuovo: il neonato ha il 90% di possibilità di guarire. Nuovo spostamento e nuova variabile: il neonato diventerà il nuovo Hitler con una probabilità del 1%.
Insomma, se giocate così con la vostra mente, a un certo punto creerete la situazione di stallo perfetta, un bilanciamento di posizioni che vi metterà in totale difficoltà: scegliere chi salvare sarà per voi impossibile.

Vi invito a compiere questo esercizio mentale per imparare a conoscervi meglio ma anche per abituarvi all’idea che alla fine, è tutta una questione di equilibri delicatissimi, destinati a crollare al più piccolo cambiamento e che è bene che sia così, perché la vita ci ha insegnato a essere adattivi: le scelte ideologiche, i pre-schieramenti e il volersi mostrare duri e puri (“Ah, io sicuro salverei sempre i cinque”, “ah, io sicuro salverei sempre chi è più giovane”, “ah, sicuro io…”) non portano sempre i migliori risultati perché viene a mancare ponderazione, valutazione, mediazione.

Ma soprattutto le scelte “di campo”, le certezze incrollabili, le supercoerenze, deresponsabilizzano perché demandano ogni conseguenza negativa a una scelta già fatta a monte, ideologica e dunque sentita come “superiore” a noi.

Pensateci.

Per la cronaca il mio personale equilibrio, che mi blocca e non mi fa scegliere, ce l’ho se su un binario ci sono cinque meravigliose ragazze a forma di Margot Robbie ma in cinque varianti etniche diverse, intelligenti, di cultura, amanti dell’umorismo, bisex ed economicamente benestanti, pronte a ringraziarmi a vita in ogni modo possibile e sull’altro binario un Piero Angela destinato a vivere altri cent’anni che mi tenga con sé per sempre <3

Un gioco di prestigio

  • Scegli una carta.
  • Fatto.
  • Ok. Che carta hai scelto?
  • Il tre di fiori.
  • Ma sono carte napoletane!
  • Ah. Allora è il sette di bastoni.
  • Ma scusa, la carta l’hai vista?
  • Uff, ok: è il quattro di spade.
  • Io non capisco, ti stavo facendo un gioco di prestigio, perché nemmeno hai visto la carta?
  • Pensavo dovessi indovinarla tu.
  • Ma certo che dovevo indovinarla io! Ma dovevi comunque vederla!
  • Boh, allora perché me l’hai chiesta prima di indovinarla?
  • Perché poi avrei tirato fuori proprio quella che avevi scelto!
  • Da dove?
  • NON È IMPORTANTE DA DOVE!
  • Guarda che non fa niente se hai sbagliato.
  • NON HO SBAGLIATO! MI HAI FATTO SALTARE TU IL GIOCO!
  • Ah, adesso è colpa mia.
  • MA CERTO CHE È COLPA TUA! NEPPURE HAI VISTO LA CARTA!
  • Insomma dovevo fare tutto io.
  • CRISTO, MA SEI COMPLETAMENTE SCEMO!
  • Almeno io non sbaglio semplici giochi di prestigio.
  • AAAARGH! Ok, devo stare calmo, è evidente che hai qualcosa che non va.
  • Ah, io? Io se non so fare i giochi con le carte mica mi metto a proporli.
  • Ok. Facciamo così, ti faccio un altro gioco.
  • Il quattro di spade.
  • QUELLO ERA IL GIOCO DI PRIMA!
  • Volevo aiutarti.
  • Senti, prendi una carta e non dirmi nulla, ok?
  • Ok.
  • Vai.
  • Presa.
  • Ok… Allora…
  • Non è il quattro di spade stavolta.
  • NON MI DEVI DIRE NIENTE!
  • Sì ma poi non ti lamentare se sbagli.
  • CRISTO! BASTA, CI RINUNCIO!
  • Lo capisco, due flop di fila..
  • NON HO FATTO NESSUN FLOP!
  • Va bene ma al posto tuo cambierei mestiere.
  • NON È IL MIO MESTIERE! ERA UN CAZZO DI GIOCO!
  • Senti, per calmarti ti faccio io un gioco, ok?
  • Dai, è divertente.
  • Ok, dai.
  • Prendi una carta.
  • Presa.
  • Che carta hai scelto?
  • Te lo devo dire?
  • Sì.
  • Ok, ho preso il sei di denari.
  • Hai sbagliato carta.

Rasature allucinanti e altri racconti fantastici: proiezioni, possessioni, viaggi oltre l’umano

“Cosa sarebbe se”.
Il genere fantascientifico, così come quello distopico, hanno la capacità di aprirci un universo di possibilità altrimenti sigillate dentro gli angusti spazi del “reale”.

“Cosa sarebbe se” un “essere” prendesse possesso di noi, col nostro stesso consenso?
“Cosa sarebbe se” ci trovassimo a vivere una seconda linea della nostra esistenza?
“Cosa sarebbe se” avessimo concretamente la possibilità di vedere nel passato?

Questi racconti, che portano il lettore a cercare di anticipare le vicende e al contempo gli chiedono di completarle, rappresentano i personali “cosa sarebbe se” dell’autore, nei quali tutti potranno proiettare i propri personali “cosa sarebbe se”, in un viaggio verso l’immaginifico a preconizzare realtà impossibili solo per chi ha smesso di cercare l’uscita dalla gabbia della realtà.

Su Amazon, qui: https://www.amazon.it/dp/B09HG6HZN5

L’algoritmo del caos Social

Nell’universo chimico-social ci sono due coppie di cariche:
Arroganza-Umiltà (AU) e Ignoranza-Competenza (IC).

La carica Arroganza (A) e la carica Ignoranza (I) , singolarmente, hanno valore uguale a 1.
La carica Umiltà (U) e la carica Competenza (C), singolarmente, hanno valore uguale a 0.

Ciò significa che ogni coppia (AU) e (IC) ha carica complessiva uguale a 1.

L’Essere Umano (EU) possiede entrambe le coppie di cariche. Può dunque oscillare tra valore minimo = 0 e valore massimo = 2

L’Essere Umano Virtuoso (EUv) possiede valore 0 o 1.
L’Essere Umano Dannoso (EUd) possiede solo il valore 2.

Ciò significa che è impossibile che EUv possa contemporaneamente possedere le due cariche Arroganza (A) + Ignoranza (I).

Idealmente EUv dovrebbe possedere le cariche Umiltà (U) + Competenza (C), ma anche con carica = 1 EUv continua a legarsi bene con altri EUv.

Dunque EUv con coppia Arroganza + Competenza (AC) e EUv con coppia Umiltà + Ignoranza (UI) non solo legano bene tra loro, ma lo fanno anche con gli altri EUv ideali, quelli a carica = 0, composti dalla coppia (UC).

Certamente gli EUv a carica = 0, detti EUv Ideali (EUv^id) legano meglio di quelli a carica = 1. Questo per l’alto contenuto, da parte degli EUv a carica = 1, di dannose particelle di Burioni.

Gli unici elementi pericolosi per il sistema, incapaci di legarsi con altri EU e distruttivi per l’universo circostante, sono gli EUd, quelli a carica = 2 perché composti dalla coppia Arroganza (A) + Ignoranza (I).
Questo a causa della loro capacità di legarsi solo tra loro e moltiplicarsi a dismisura in modo caotico, spingendo l’intero sistema nell’entropia.

Riassumendo:
EUv^id = UC = 0
EUv = AC e UI = 1
EUd = AI = 2

Riflessioni a margine di “Storie allucinanti e altre rasature”

C’è un gatto che vive sulla strada che passa sotto casa mia.

Si è scelto una precisa zona, che probabilmente ha provveduto a marcare come fanno i felini, tant’è vero che poco prima e poco dopo vi sono altri gatti, ciascuno col proprio “regno”. Non li ho mai visti interagire tra loro, magari sconfinare sì ma alla sera li trovo ciascuno sotto un’automobile, dietro un riparo, nelle proprie zone.

Non so se qualcuno abbia già provveduto a trovare un nome a questo gatto, ma per me è “Hitlerino”: mi è venuto questo nomignolo appena l’ho visto. Il gatto ha colore chiaro ma ha una macchia nera, attorno al naso e il pelo sulla testa sembra un vero e proprio ciuffo. Per me questo basta e avanza a evocare una determinata immagine e dunque a battezzarlo “Hitlerino”, anche se mi rendo conto che probabilmente questo ingrato (per il povero gatto) accostamento è tutto nella mia testa.

Sono diversi anni che incrocio quasi quotidianamente Hitlerino, che è fortemente stanziale, e ogni volta che lo vedo mi costruisco in mente dei discorsi che vorrei fare con lui e che solo l’ultima saldezza mentale che desidero mantenere mi evita.
Non so se tutti funzionino così ma per me è un processo immaginativo quasi automatico: vedo qualcosa e ci costruisco sopra mondi, che prendono pieghe autonome e che poi dal soggetto originario si distaccano completamente.

Ecco, quando vedo Hitlerino, mi viene da chiedergli se innanzitutto io gli sia ormai familiare. E a questa domanda potrei azzardare da solo una risposta: penso proprio di sì dato che sono anni che vede la mia figura, la mia auto. Neppure scappa via quando mi adocchia. E questo già da qualche tempo. Dunque posso presumere che mi riconosca.

A questo punto andrei oltre e gli chiederei delle altre persone, che livello di familiarità abbia con il riconoscimento facciale. Ovviamente gli dovrei formulare la domanda in un modo per lui comprensibile, magari ponendolo di fronte a persone familiari e non, per coglierne le reazioni.

Insomma, quel che manca, tra noi e il gatto e più in generale tra noi e altre specie viventi è solo un sistema comune di comunicazione. Se si trovasse quello avremmo fatto un enorme passo avanti nella comprensione delle reciproche esigenze.
Ma ammettiamo di averlo trovato, un alfabeto comprensibile per entrambi. E di averci costruito su un linguaggio comune, interspecie, che sia utilizzabile sia da noi che da Hitlerino.
Sarebbe necessario e sufficiente a comunicare, certo. Ma non anche a comprendere le rispettive realtà.

Mi spiego.

Come faccio capire a Hitlerino l’origine del suo nome?
Gli mostro una foto di Hitler?
Non sarebbe sufficiente: Hitlerino quale grado di consapevolezza ha del proprio aspetto? E anche se si specchiasse e riconoscesse, riuscirebbe a proiettare quella sua immagine in un essere umano del passato, trovando con esso punti di contatto? Ne dubito fortemente: neppure le persone che conosco associano Hitlerino a Hitler: ho sempre dovuto spiegar loro perché lo chiamassi così.

Vado oltre.

Come spiego a Hitlerino cos’abbia combinato Hitler? Cosa sia stata la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto?
Come gli spiego proprio il concetto complesso di “guerra” se non addirittura di “Lebensraum”? Eppure Hitlerino sa perfettamente cosa sia uno “spazio vitale”: lui stesso ne marca uno. Ma dubito della sua capacità di proiezione di questo concetto a una sovrastruttura, come una nazione, di cui non può avere coscienza né esperienza.

Insomma, Hitlerino è un grande ignorante, circa le cose dell’uomo. E non gliene faccio una colpa.

Avete già capito: la cosa non mi ferma dal compiere ulteriori step nella comunicazione ipotetica con Hitlerino.

Cosa capisce, questo magnifico gatto, dei progetti nucleari di Hitler poi mai portati a termine?
Presumo zero. Gli manca completamente qualsiasi aggancio con la sua dimensione: cos’è un razzo-vettore per un gatto? Solo un coso che fa un rumore fastidioso. E deve vederlo, sentirlo, mica sentirne solo parlare.

Bene.

Caro Hitlerino, a questo punto lascio perdere ogni riferimento al dittatore che ti somiglia e cambio argomento; ti chiedo: mi spieghi come sono progettati i moduli della Stazione Spaziale Internazionale?

Hitlerino mi guarda e si lecca una zampa.

Quando i concetti sono sideralmente distanti dalla cultura, dalle conoscenze ma anche solo dalla capacità di un soggetto, questo non solo non potrà comprenderli ma non avrà mai neppure un vago sentore, neppure abbozzato, neppure per grossi capi, di ciò di cui si sta parlando.
Siamo praticamente allo zero nella comprensione di un qualcosa. Hitlerino non avrà mai, mai, mai alcuna possibilità di rispondere alla mia domanda sulla ISS, neppure se dovessimo finalmente trovare un modo per comunicare: non è la comunicazione qui, il punto nodale ma le capacità di comprensione della realtà

Passo ulteriore in avanti.

Hitlerino non è che viva nell’igiene: è comunque un gatto libero e la natura si sa come sia.
Nel pelo di Hitlerino presumo ci siano dei parassiti, magari zecche, pulci, acari e non so cos’altro.
Ecco, io mi vedo avvicinare questo gatto, smettere di dialogare con lui e iniziare ad affrontare gli stessi argomenti con un suo parassita, mettiamo “Giacomo”, una delle sue pulci.
Giacomo ha, rispetto a un gatto, una capacità di comprensione delle realtà complesse ancora molto, molto inferiore. Non ho la minima idea se riesca a percepire la mia presenza. In ogni caso dubito che mi “riconosca” in qualche modo.
Comunicare con Giacomo sarebbe una impresa titanica, ma immaginiamo che io abbia una macchina ipertecnologica che ci consenta una sorta di dialogo: come spiego a Giacomo della Stazione Spaziale internazionale? Se già Hitlerino, pur con tutta la sua felina intelligenza, era così limitato su questi concetti, immagino Giacomo.

Perfetto, sin qui ci siamo.

Ultimo step: nel sangue di Giacomo la pulce vive un parassita: l’Hymenolepsis. Sono platelminti o vermi piatti che provocano parassitosi intestinali. Esseri viventi anch’essi.
Avete già capito: cerco di spiegare a un Hymenolepsis la Stazione Spaziale Internazionale.

Che probabilità di successo avrò?

Se potessi misurare la distanza che separa Hitlerino dalla comprensione del funzionamento della ISS, potrei dire che è infinita: nessuna possibilità che la capisca (e si badi: si tratta comunque di un oggetto non di un concetto astratto, ancora più difficile da comprendere).
Ma anche da Giacomo la pulce alla ISS c’è una distanza infinita quanto a capacità di comprensione.
Così come per il mio simpatico organismo parassita Hymenolepsis, al quale non ho neppure voluto dare un nome.
Tutti e tre questi esseri viventi, di tre diversi gradi di evoluzione e capacità cognitiva, non potranno mai, mai, mai comprendere un qualcosa di tanto distante dalle loro possibilità ma se avessimo un centesimo da scommettere su quale di questi tre esseri viventi potrebbe avere una minima chance di capirci qualcosina, circa la ISS, lo punteremmo su Hitlerino e non certo su Giacomo la pulce. Figuriamoci sull’ Hymenolepsis.

Chiarito questo veniamo al punto: l’essere umano, in quanto animale, iperevoluto per carità ma pur sempre essere vivente con precisi meccanismi biologici, si potrebbe trovare alla stessa distanza cognitiva che separa la comprensione della ISS dall’Hymenolepsis, per qualche altra realtà, fenomeno, oggetto, concetto. E forse anche molto più lontano.
Niente e nessuno, neppure una civiltà o una entità a noi immensamente superiore potrebbe “spiegarci” il “################”, che qui riporto così proprio a simboleggiare il concetto di qualcosa per noi totalmente incomprensibile, tanto da non poter neppure essere associato a un nome, qualcosa alla stessa distanza di gestione mentale che avrebbe l’ Hymenolepsis con la Stazione Spaziale Internazionale. O più.

Potremmo essere noi stessi degli Hitlerini, dei Giacomo la pulce o degli Hymenolepsis e avere oltre il nostro universo altri universi impossibili da osservare, adesso o mai, perché su altri piani, altre dimensioni, altri concetti che ci sfuggono totalmente.

Potremmo essere Giacomo la pulce per forme di energia di cui non abbiamo alcuna cognizione né potremo mai averla perché su altre scale per noi inconcepibili.

Potremmo essere Hymenolepsis per “xxxxxxxxxxxx”, un qualcosa che non potrei neppure qui scrivere, definire, mancando qualsiasi riferimento persino semantico, alla stessa stregua del concetto di “filosofia” per il povero Hymenolepsis.

E dunque quaggiù ci affanniamo a parlare di Dio, di universo, di vita e di morte, e magari siamo Hitlerino al quale qualcuno vorrebbe spiegare la ISS.

In questi termini potremmo dire che la fantascienza non esiste. Esistono solo stati cognitivi, livelli evolutivi, linguaggi differenti, esperienze non appartenenti alla nostra limitata realtà e dunque non sperimentabili per noi. Ma per qualcun altro o qualcos’altro sì.
La ISS è oltre la fantascienza per Hitlerino, era fantascienza per noi già solo pochi decenni fa, è semplicemente scienza adesso. Ed è questo che qui interessa.
Il fenomeno “##############” continua a essere oltre la fantascienza per Hitlerino, Giacomo o l’Hymenolepsis, ma anche per noi. Invece per un altro “essere” o forma vivente o ancora “cosa” indefinibile coi nostri parametri, potrebbe essere perfetta normalità.
Una realtà infinita, per noi già concetto ostico, significherebbe infinite forme “viventi” con infinite combinazioni e possibilità e capacità di comprensione.

Nessuna fantascienza potrebbe essere tale in un universo infinito perché qualcosa o qualcuno, nello stesso universo infinito, certamente la comprenderà.

L’ISS è fantascienza solo per tre dei quattro esseri presentati qui: godiamoci questo effimero privilegio.

__________________

Clicca sull’immagine per ordinarlo su Amazon

Elegia del rancore

Provo rancore come pochi. E lo coltivo, anche se già sono naturalmente portato per vederlo fiorire in me.

Il rancore è estremamente sottovalutato. Permette di sublimare odio e violenza in qualcosa di discreto ed elegante. Ma consente a chi lo prova di tenere alta la guardia, mantenere le persone che te lo hanno causato a distanza e soprattutto permette che queste lo “avvertano”.

Perché il rancore si percepisce, passa attraverso pareti e attraversa il tempo.

Tutti coloro che gli hanno in me soffiato vita, sanno del mio rancore, e questo crea in loro un ventaglio emozionale che passa dall’imbarazzo al disagio, fino a diventare esso stesso rancore nei miei confronti. Ma quest’ultimo è depotenziato: il rancore di ritorno non ha la stessa portata del rancore che lo ha generato.
È solo utile come arma di autodifesa, per non sentirsi troppo sbagliati.

No.

Il mio rancore è devastante, permanente, ineliminabile.
Non faccio nulla per sfoggiarlo, arriva comunque.
Veste le forme del sorriso di circostanza o della parola in meno.
Del mancato ringraziamento o della minore partecipazione emotiva.
Della prossemica ad excludendum o del silenzio ad libitum.

Della differenza col “prima”.

E no, non è “meglio l’indifferenza”.
Il mio rancore è indistinguibile da essa, non concede nulla più dell’indifferenza, non ostenta più. Resta al mio interno quanto a espressività, ma arriva meglio.
Chi ne è investito non ne ha immediata coscienza. Arriva dopo, anche molto dopo, perché è mescolato ad azioni sempre uguali. All’inizio.
Ma allarga progressivamente la sua azione, si espande. Fino all’acme, al momento in cui ti appare evidente.

Finalmente.

È quello il momento.

Ti esclude dalla mia considerazione, che considero l’unico, vero privilegio di cui posso fare dono. E a quel punto avverti quel senso di spaesamento, quel sentirti privato di qualcosa, spostato di ruolo, rivisto in rango, riposizionato tuo malgrado.
Ed è là che inizia il tuo percorso di analisi e resa dei conti coi motivi, che già conoscevi ma di cui ancora non avevi chiara portata.
Ed è là che il mio rancore ha fatto breccia.

Ha vinto.

Amo il mio rancore.

È la bestia ferita che nasce dalla delusione, mantiene dignità e orgoglio.

E non si volta mai più. 

Ed ecco a voi il manuale di seduzione che stavate aspettando

Un manuale di seduzione? Davvero? L’ennesimo rimedio taumaturgico, la ricetta magica per far cadere ai vostri piedi ogni donna? E chi è costui che conoscerebbe il segreto dei segreti? Avete ragione a nutrire diffidenza. Voi non mi conoscete. Ma neppure io vi conosco, parliamoci chiaro. Quel che vi chiedo è un atto di fiducia, di Fede, anzi. Perché non posso darvi alcuna dimostrazione in queste poche righe circa la veridicità di quanto affermato in copertina. Quel che posso però garantirvi è che al termine della lettura di queste pagine ne uscirete diversi, consapevoli, capaci di attrarre le donne come api al miele, come allodole a specchietti, come metafore a questi esempi.

Che? Un libro solo per uomini? Addirittura misogino? Ah la copertina. Ah, il titolo. Ah, tutto. Nono, credetemi. Il libro piacerà ancor più alle donne. Perché qua chi ne esce con le ossa rotte è l’uomo, il “conquistatore “, quello che del resto ha bisogno di consigli per capirci qualcosa. Io metto a loro disposizione solo la mia esperienza al riguardo. Perché le donne vanno amate, per avere una chance di conquistarle. Amate significa accettarne la schiacciante superiorità. E comportarsi di conseguenza. È solo dopo questo atto di consapevolezza che si potrà nutrire qualche speranza.

Il programma di governo che vorrei

Il mio programma di governo in 11 punti. Come vedrete c’è roba di sinistra, roba di destra, roba trasversale.
Perché è il mio. Quel che vorrei.

1) Lo Stato italiano è laico. Tutti i beni immobili delle diverse Chiese sul suolo italiano che producano reddito, sono tassate esattamente come ogni altro immobile. Nelle scuole si insegna storia delle religioni, tutte. Nessuna ingerenza della religione nella politica. Se volete credere a qualcosa fate pure. Ma ogni tanto chiedetevi se sia poi necessario.
2) Le tasse si pagano in proporzione al proprio reddito. Più guadagni, più l’aliquota sale. Hai una sola vita, se vuoi più soldi di quelli che potresti mai spendere sei un malato mentale e ti devi curare. La ricchezza non è un qualcosa da denigrare, ma se sei ricco devi aiutare chi ne ha davvero bisogno. Questo crea uno Stato Sociale. È nelle tasche dei più abbienti che lo Stato va a pescare per primo, non dei dipendenti e pensionati. Esattamente l’opposto del concetto di flat tax.
3) Lo Stato Sociale non è una balia. Tu cerca un lavoro adatto a te. Se non lo trovi lo Stato ti aiuta. Se non lo trovi ancora lo Stato ti aiuta anche a formarti. Se non lo trovi ancora lo Stato dà sgravi alle imprese che assumono. Se non lo trovi ancora magari adattati a impieghi meno qualificati. Se non lo trovi ancora lo Stato ti sostiene per un po’. Se non lo trovi ancora non è che possiamo mantenerti a vita. Se intanto fai tre figli da disoccupato lo Stato ti chiede i danni. Perché sei libero di rovinarti la vita, ma non puoi rompere il cazzo alla collettività con la tua irresponsabilità. Sì, i figli sono bellissimi, ma i conti te li devi fare, non sei un bonobo.
4) Le persone si giudicano sulla base del loro valore, non per caratteristiche somatiche, idee, somiglianza a te. Se sei nato sul suolo italiano hai solo avuto culo, non è che meriti un trattamento di favore rispetto a uno che dimostra di voler contribuire al benessere collettivo più e meglio di te. Se di lavoro fai l’ultras in curva e nel tempo libero condividi fake news sui social, non stai contribuendo più di uno che si fa un dottorato in medicina interna, pure se allo stadio urli fortissimo. Lo Stato italiano vuole crescere e aumentare il benessere di tutti i cittadini: se non vali un cazzo stai buono là, ché già e tanto che ti sopportiamo. Ogni anno ogni cittadino sosterrà un esame di cultura generale e un test psicologico. Se risulti ignorante come la merda e non hai i mezzi per studiare, lo Stato organizza gratuitamente corsi di recupero obbligatori. Se ti impegni, vorresti migliorare ma sei proprio stupido e non ci riesci nessun problema. Però il tuo diritto di voto viene pesato e verrà decurtato in proporzione al risultato del test. Perché hai una responsabilità sociale e se non capisci un cazzo fai danni agli altri. Se si vota per la Regione e tu pensi che Vercelli sia una Regione il tuo voto varrà 0.9. Se credi che una sensazione valga più di una legge il tuo voto varrà 0.8. Del resto nessuno si scandalizza se pure per fare il bidello devi superare un test. Se uno Stato vuole creare benessere deve partire dalle istituzioni di alto livello e se un cittadino non sa sceglierle crea un problema a tutta la collettività.
5) L’ambiente è di tutti. Chi viene preso a fare cose da troglodita come buttare frigoriferi per strada, viene trascinato per un orecchio a raccogliere quello e tutta la merda che altri trogloditi hanno gettato nel raggio di un km.
6) La scuola non è un diplomificio. Se sei un deficiente vai bocciato. Bocciato. I genitori non rompessero il cazzo. Si passa alla classe successiva solo per merito. Le scuole dell’obbligo sono tali, ma se arrivi a diciotto anni e non sei riuscito a superare la terza media sei esonerato dal proseguire. Però se hai davvero voglia del pezzo di carta ce lo dimostri, paghi tu, e se lo meriti lo prendi. Esami ogni anno. Non proforma. Se scrivi come un meme dimostri che la scuola dell’obbligo ha fallito e non possiamo permettercelo più.
7) Se ricopri un incarico pubblico non puoi utilizzare i social come profilo istituzionale ma solo come privato cittadino. Dunque nessuna campagna elettorale su Facebook. Dignità, maturità: cosa sei, un bimbominkia?
8) Diffondere odio è reato. Reato. Oltre che rivoltante.
9) A me il potere non interessa. Io non voglio scendere in campo. Sarebbe una cosa troppo lavorata. Sceglierei solo persone di elevatissime competenze e rettitudine, a mio insindacabile giudizio. E siccome sono intelligente e soprattutto a me non ne verrebbe in tasca un euro, vi potete fidare che creeerei la miglior squadra di governo possibile. Altro che Rousseau: la signora Maria che di competenze ha girare il sugo, girerà il sugo e non deciderà la manovra economica del mio paese, perdío. Uno non vale uno, altrimenti avreste scoperto voi la penicillina. Invece al massimo le muffe le avete sui piedi.
10) Lo Stato italiano valorizza meriti e competenze, cultura e capacità. Le persone con particolari abilità pur prive di mezzi saranno messe in condizioni di studiare e praticare professioni che contribuiscano alla crescita sociale. Non si va avanti per nepotismo, cognome o culi parati. L’accesso a ogni professione presuppone un esame, tarato su quella specifica competenza. Chi imbroglia o tenta di frodare lo Stato viene bandito da quella professione. E subirà azione penale.
11) Non ci si possono fare i cazzi degli altri. Se due si vogliono sposare cazzi loro. Loro. Se uno vuole morire cazzi suoi. Suoi. Finché le scelte individuali non incidono su altri o non comportano costi per lo Stato sono libere. Il tempo delle comari è finito. Se ti rode qualcosa fatti curare e prova finalmente a entrare nel ventunesimo secolo.

Svolte di vita

Io non voglio pensare male, né questa riflessione ha alcunché di politico, ma immagino la vita di Di Maio senza la svolta pentastellata. Un ragazzo come tanti, che arrancava tra un lavoretto e l’altro. E ora vicepresidente del Consiglio, se la spassa con una splendida ragazza che CERTAMENTE lo avrebbe amato anche fosse stato uno spiantato. CERTAMENTE.
Lo immagino rientrare a casa e avere un dialogo con la mamma.

  • Gigi’, ha chiamato la chiattona.
  • Non la chiamare così, mamma, lo sai che mi dà fastidio!
  • Eh, come la devo chiamare, MISSNORVEGGIA? È una chiattona. Tiene pure ‘o monociglio.
  • Senti, Filomena non sarà bellissima o magrissima, però…
  • Bellissima? Aggj vist cacate di cane più avvenenti. E magrissima? Ma quella tiene un culo che se ci giri attorno devi prendere ‘o filobbus! E tieni pure da pigliare la coincidenza!
  • Smettila!
  • Giggi’, sient’a’mme, trovati ‘na fatica bbuona, che la prima cosa che tieni da cambiare è chella cessa.
  • Mamma, sto già lavorando su questa cosa. C’è un Movimento…
  • ‘O movimento lo deve fare chella chiattona, così si smuove pure ‘o Vesuvio.
  • Smettila mamma! Sono dentro un movimento politico che vedrai… mi farà svoltare la vita.
  • E chi comanda?
  • Beppe Grillo.
  • ‘O comico?
  • Sì, ‘o comico.
  • Sient Giggi’, fai quello che ti pare, ma tu davvero pensi che gli italiani votano a un comm’a’tte?
  • E perché, a me che mi manca?
  • Figlio mio, i’ te vogl’bben, ma guardati: tien pur ‘o cul a collo alto, eddaj.

L’esistenza di Dio, ciò che è, ciò che sarà.

Salto ogni preambolo, non è una trattazione scientifica ma una riflessione personale basata su lettura e congetture di anni.

Riprendo la “Teoria del Punto Omega” di Tipler e vado oltre: il principio antropico forte porta anche me a scostarmi da un puro ateismo per abbracciare la teoria dell’esistenza di un Dio Alieno, frutto di puro progresso, un progresso da una (quasi) infinita serie di errori, fallimenti e problemi; il tutto al netto della salvezza dell’umanità, sempre il pericolo più concreto, capace di far fallire ogni progetto evoluzionistico. La distruzione ad opera di agenti esogeni ma soprattutto l’autodistruzione degli esseri umani è sempre dietro l’angolo e farebbe crollare ogni costruzione seguente.
Ma riponiamo fiducia in una superiore volontà “salvifica” di un universo benevolo, o almeno non ostile, quantomeno per elaborare questo costrutto.

Un calcolatore, di cui oggi non abbiamo neppure idea del funzionamento (né della composizione fisica: magari potrebbe basarsi su pura energia), potrebbe ricalcolare a ritroso ogni aspetto del tempo e dello spazio, analizzando ogni elemento, posizione, quantitativo di energia coinvolto. Conoscere lo stato energetico e la posizione di ogni elemento dell’universo – in accordo con una teoria unificata ancora lontana dall’essere trovata – permetterebbe di ricostruire ogni cosa, vite passate comprese, ricreando ogni stato quo ante. Ricreando la vita dove non c’è più.

Per questo si parla di Dio: un’evoluzione scientifica tanto avanzata potrebbe riportare in vita come da Antiche Scritture, rendendo indistinguibili religione e scienza.

Ogni restrizione scientifica si basa sull’attuale stato delle nostre conoscenze, limitatissime: parliamo di millenni di evoluzione e progressivo passaggio da un livello inferiore a I sulla Scala di Kardašëv (dove ci troviamo ora), a un eventuale livello almeno di tipo V, che non possiamo neppure lontanamente immaginare: sarebbe come chiedere a una pulce di calcolare la corrente in un semiconduttore. Forse qualcosa di ancor più complesso, facilmente riportabile all’assiomatico “Non possiamo capire la volontà di Dio“, che in questa prospettiva assume un significato tutto realistico e affatto deresponsabilizzante.

Non tangono le critiche a una scala tutta basata sull’energia: fallace che possa essere, ai fini di questa esposizione trattasi solo di uno spunto tutto escatologico, una “bacino naturale” di orientamento delle riflessioni.

Il mind transfert – mind uploading da una civiltà tanto evoluta sarebbe solo uno degli infiniti aspetti realizzabili una volta trovata questa strada, aprendo di fatto le porte non solo alla resurrezione ma all’immortalità. Con i soli limiti della permanenza in vita di questo universo, il quale, se minacciato nella sua interezza, potrebbe comportare – ancora – estinzione, con l’unica ancora salvifica di un eventuale passaggio al tipo X Scala di Kardašëv e spostamento in universi creati ad hoc. Forse basterebbe anche un tipo IX, qualora gli oggetti non-cosmici si rivelassero “resistenti” a espansione infinita o Big Crunch (non riesco a immaginare come, mio limite, ma anche tipica Singolarità Tecnologica).

Dove Tipler si arena e trova critiche è proprio nella infinita serie di problemi, ostacoli e trappole all’evoluzione perpetua, il che però avrebbe potuto essere obiezione movibile anche 4 miliardi di anni fa, ai principi dell’evoluzione del nostro pianeta, che ha conosciuto una serie casuale fortunatissima di lancio di dadi, tali da portarci qui a riflettere su cio che sarà.

La risposta alla domanda che l’uomo si pone da sempre, a mio avviso, è dunque questa: esiste Dio?

Esisterà.

E ricostruirà ogni momento di ciò che è stato, trovando questo scritto, anticipatore di ciò che in quel momento già è, conoscendo di fatto il suo Profeta.

Massimiliano Zulli, essere umano.
23 Luglio 2019 D.C.