Il bersaglio

Penso di avere un problema. Ho fatto il giochino della Settimana Enigmistica, quello che alla fine s’arriva ad una data parola, partendo da tutt’altra, passando per decine di altre parole.
Io sempre là però vado a parare.

Bellezza – Donne.

Concorso – Miss Italia – Donne.

Televisione – Attori – Presentatori – Mike Bongiorno – Morto – Aldilà – Dio – Barba – Noia – Tutto il resto è noia – Califano – Puttaniere – Donne.

Effetto serra – Innalzamento delle acque – Oceano – Liquido – Bevanda – Drink – Serata fuori – Night Club – Entreineuse – Donne.

Estintore – Pompiere – Fuoco – Sant’Antonio – Miracoli – Chiesa – Confessione – Peccato – Atti impuri – Donne.
Guerra del Golfo – Carro armato – Kalashnikov – Arma – Carabiniere – Giustizia – Reato – Retata – Prostituzione – Donne.

Trasformata di Fourier – Rappresentazione di frequenze – Frequenze radio – Propagazione del segnale – Elettroacustica – Audio – Suono – Velocità – Primo calcolo della velocità del suono da parte di Mersenne – Francia – Le Mans – 24 ore – Competizione – Vincitore – Ricompensa – Soddisfazione – Piacere – Desiderio – Donne.

Big Bang – Formazione della materia – Pianeti – Terra – Evoluzione – Ere geologiche – Fossili – Datazione al Carbonio 14 – Organismi organici – Concrezioni inorganiche – Peridotiti – Rocce – Crosta terrestre – Strato sottostante – Magma – Calore – Stelle – Costellazioni – Acquario – Gemelli – Vergine – Ahahah, tu, vergine… non farmi ridere – Vorresti farmi credere che – Ma se lo sanno tutti che sei stata con – Ah, non era niente per te e nemmeno ci hai fatto sesso? – Ed io dovrei credere a questa cazzata? – Ma anche ammesso, e Giorgio? Lanfranco? Davide? La squadra di pallavolo dell’Istituto? Ho perso il conto – Sai cosa? Neppure il coraggio di ammetterlo! – Si sei una gran zoccola! – Ah, ora fai l’offesa?! Siete tutte uguali voi – Donne.

Lavoro di Concetto

Concetto Rossi, l’altra sera, avvicinandomi mi ha chiesto delle cose… indossava una mucca e dei mocassini neri.
Passi per la mucca ma allora i mocassini mettili marroni, Cristo santo!
Mi ha chiesto se conoscessi uno Starbucks nelle vicinanze: gli ho detto che in Italia no, non ce ne sono.
Un po’ sorpreso me ne ha chiesto le ragioni ed io gli ho detto la mia.

– Beh, secondo me Starbucks si è fatto i suoi calcoli ed ha capito che in Italia la tradizione del caffè è un rito fondamentalista: se lo vede uno che si alza la mattina per bersi un caffè da un tubo di cartone?
– Vabbè, che significa, allora qua possono usare le tazzine!
– Di cartone?
– “Nel” cartone.
– E’ una idea, ma poi lo zucchero?
– Amaro lo pnrendo, graize.
– Almeno corretto.
– Lo prendo amaro, grazie.
– Meglio. Una spruzzatina di latte?
– Faccio da me.
– Ah, la mucca.


Insomma, parlando è venuto fuori che in passato Concetto falsificava cubi di Rubik ma che poi passata la moda, Gabbana lo santo e si è ritrovato col culo per terra.
Una volta le ha dato una dietorella e ha fatto latte senza lattosio. E’ andato a ruba: c’è un sacco di gente che al lattosio è intollerante: siamo nel 2010 e c’è chi ha ancora di questi problemi razziali.
Concetto Rossi, tranne che per la bandana, assomiglia uguale spiccicato ad un profilato in alluminio.
Se anche Concetto portasse la bandana non riuscirei a distinguerli.
Adesso per campare pettina capre: lui lo chiama “lavoro di Concetto” e non si puo’ dargli torto un capello.
E’ una brava persona se non fosse per quella fastidiosa antropofagia. O aerofagia – mi confondo sempre – insomma, mentre sgranocchia tibie umane fa molta aria.
Insomma, che Starbucks qui non venga è una cosa che a lui proprio non va giù ma chi piu’ ne soffre è Pietro.
E’ un amico mio, dai.

la mamma


ta, comunque io non l’ho sapevo perche mamma piangeva. Che glielo avevo pure detto che gli volevo bene, chè non glielo detto mai così senza che gli chiedevo nente come regalo, glielo avevo detto per le cose dell’amore, che volevo sapeva che le voglio bene ebasta che poi mi pensavo pure che quella volta non mi serviva che mi dava l’ovetto kinder ,ero contento che a mamma gli avevo detto ti voglio bene. pero lei piangeva lo stesso e allora opianto pure io perchè se piange la mamma a me viene da piangere pure a me.

E lei mi ha detto tu sei la mia unica gioia ed ioho pensato che era una cosa bella, dellamore come quella che avevo detto io.ma io non piangevo mica quando gliel ho detto e allora perche tu piangi gli ho chiesto a mamma? Che se mi vuoi bene e tutte le cose della felicità non si piange mica, gesù piange insieme a te, me l’ha detto donandrea per la preparazione dello spirito, ed io pensavo che se io piango faccio piangere pure Gesu e allora piangono tutti e non vabene.

io non voglio piu che piange la mamma. Non va bene nemmeno a gesu ma penso che pure se non lo diceva gesu si capiva lo stesso che la mamma non deve piangere pero se lo dice pure lui vuol dire che è proprio sbagliatissimo se piange. allora gli ho portato il fazzoletto e lei pure se sembrava contenta ha pianto un sacco tutto insieme. tutto insieme. forse non dovevo portare il fazzoletto ma a me non viene da piangere di piu se mamma mi porta il fazoletto.

io lo butto il fazzoletto ma tu allora non devi piangere o detto alla mamma. ma lei continuava rideva pero continuava. un po continuava. e allora ho pianto anche io. e mi ha abbracciato tanto e mi ha fatto pure i giochi degli occhi belli pieni di lacrimoni. ma pure i suoi erano pieni di lacrimoni. e adesso so che gli occhi della mamma sono belli pure con i lacrimoni. Ma senza sono belli di piu. senza sono belli di piu’. e non vog

Nesso di causalità

– E come è morto?
– Sai quella targhetta sui treni, dove c’è scritto “è pericoloso sporgersi”?
– Sì.
– Infarto mentre la guardava.

– E come è morto?
– Sai quella missione di pace in Iraq?
– Sì.
– Ictus mentre ne leggeva sul giornale.

– E come è morto?
– Sai quei cartelli “ALTA TENSIONE, PERICOLO DI MORTE, NON TOCCARE”?
– Sì.
– Il vento l’ha staccato e gli ha mozzato la testa.

– E come è morto?
– Sai che aveva 97 anni ed era malato da tempo…
– Sì.
– Gli hanno sparato mentre prendeva le medicine.

– E come è morto?
– Sai che si dice di non dare da mangiare agli orsi perchè può essere pericoloso?
– Sì.
– Lui invece ha voluto provarci.
– Sì…
– E gli ha dato una scatoletta di tonno…
– Sì…
– E…
– E…?
– Si è tagliato con l’apriscatole: setticemia fulminante.

Io e Giorgio

Mentre passeggiavo per strada notai una sagoma a me familiare: era quella di Giorgio. Perchè in strada ci fosse una sagoma raffigurante un mio amico resta un mistero.

Mentre mi avvicinavo a Giorgio, notavo come la distanza tra me e Giorgio diminuisse.

Parlammo del piu’ e del meno ma dopo pochi minuti descrivere dei segni matematici ci era venuto a noia.

Decidemmo allora di andare a prendere qualcosa al bar: io scelsi la specchiera dietro il bancone, Giorgio la plafoniera sopra la cassa.

Mi invito’ a casa sua per pranzo: disse che c’era il soffritto della nonna ma di mangiare una vecchia, per di più fritta, non se ne parlava e declinai l’invito.

Rividi Giorgio una settimana dopo: era con il suo cane che rosicchiava un osso trovato per strada. Anche il cane portava qualcosa in bocca.

Il suo cane era molto affettuoso: saltava dappertutto, scodinzolava, ogni Natale inviava una cartolina.

Giorgio diceva che il suo cane era anche un ottimo coiffeur, forse perchè in passato era stato un cane da riporto.

Ora Giorgio sta pensando di prendersi un bassotto ma credo avrà problemi nell’arrivare a Paperopoli.

Giorgio è sempre stato appassionato di giochi da tavolo, in particolare era bravo a Monopoli. Ma anche nel foggiano non se la cavava male.

Era bravissimo anche con i dadi: al casino’ il suo brodo faceva furore.

Nelle bocce invece era negato: proprio non riusciva a rifare un seno decente.

Ora Giorgio si è fatto un computer: io l’ho sconsigliato ma lui voleva a tuti i costi un rapporto sessuale con quell’oggetto.

Il problema è che di informatica non ne sa niente: ha seguito anche un corso. Fino ad Ajaccio.

Poesia, magia nelle piccole cose

Giaceva come incupita, avvolta solo da se stessa e da quella polvere microscopica che lascia sulle dita quando la sfiori e hai – immediata – la sensazione di aver toccato qualcosa di finto, di artificiale.

Notavo, nette e pronunciate, decine di linee a raggiera; salivano e morivano d’improvviso venature brune, vive solo nel materiale grezzo, che correvano sulle pareti esterne, come a formare un ruvido sistema vitale a pulsare linfa nell’intera struttura e che riportava alla fotosintesi e quelle dolci reminiscenze scolastiche circa il parallelismo tra apparato circolatorio dell’uomo e sistema fibroso delle piante.

Quella scatola di cartone pareva più viva di quanto forse non fosse.

Se ne stava là, come punita da un Dio alterato, con un vivido bozzo, grande quanto una mano, proprio sul lato lungo che le conferiva un aspetto sofferente, quasi pietoso.
E quelle alette: una restava aperta a metà, rivoltata verso l’esterno, come l’orecchio d’un botolo pestato dai ragazzini.

L’ombra che proiettava quel sarcofago marrone invece tradiva un’austerità tutta diversa: sembrava il parallelepipedo immaginato da Kubrik. Mancavano solo le scimmie curiose.
Ed il suo contenuto. Il contenuto. Un oggetto che vive solo per proteggere e celare agli occhi il suo contenuto.

Sarei rimasto ancora ore a fissare quell’opera monumentale e insieme nulla, un corpo deforme eppure pieno di storia, di mani, progetti, idee che l’avevano attraversata.

Ma mi ero già rotto tre quarti di cazzo a guardare una scatola rotta per terra.

Assessorete

Mio malgrado mi trovo in un business meeting con
tante giacche e cravatte contenenti politici.
Quel che più mi colpisce – e ogni volta – è l’ossequiosa deferenza di coloro che stringono la mano all’assessore di turno. E, per converso, l’evidente senso di presupponente, spocchiosa e volutamente non celata espressione del politicante. Come ti stesse facendo un piacere. Oggi sono qua in funzione di mera assistenza tecnica. Ed è fantastico vedere come io sia agli stessi del tutto trasparente. Mi vedono come “il tecnico” (e già questa cosa la trovo fantastica, ne capissi qualcosa) e dunque suscettibile di ordini e vessazioni. Con toni fastidiosi ed ineducati.
Ancor più interessante: i portaborse usano lo stesso tono. Nessuno saluta, nessuno chiede per favore, nessuno ringrazia. Molte cravatte, quello sì.
Chi va con lo zoppo impara ad inzuppare.

Cane, cani, cagnolini

Ho scritto un paio di post che trattavano di cani, il mio nickname è quello che è e questo è sufficiente per far apparire annunci pubblicitari tutti su scatolette per cani, collari per cani, giochi per cani, cani per cani.

Ho parlato con un amico tecnico e mi ha spiegato che è proprio il ripetere la parola “cane” qua sopra ad indirizzare Google e a far sì che ogni pubbblicità o link sia attinente ai cani.

La soluzione è quella di non scrivere così tanto spesso la parola “cane”, in nessuna sua variante: nè “cani” nè “cagnolino”, “cucciolo”, “cucciolotto”, etc.

Ed è quello che ho intenzione di fare: non scriverò più niente con la parola “cane”. Niente. Ma niente.

Scordatevi dunque post con la parola “cane”. Basta. Mai più “cane” su queste pagine.

In compenso vorrei parlare di paradossi.

L’omicidio perfetto

Che c’era quel film in cui uno scrittore si metteva là col suo portatile e iniziava a scrivere di come ammazzare gente, tipo che ci metteva tutti i particolari anche più insignificanti e le tecniche e come occultare ogni indizio possibile e costruirsi un alibi perfetto che manco ne aveva bisogno perchè lui non aveva alcun legame con la vittima e insomma io stavo pensando la stessa cosa tipo ammazzare qualcuno ma prima devo studiare tutto nel dettaglio chè mica uno prende e ammazza così di punto in bianco tranne se lo fai per rapinare e ti prende il panico perchè quello non ti dà i soldi e inizia una colluttazione e ti parte la coltellata più per la sorpresa della reazione di questo deficiente che altro e ti ritrovi da rapinatore ad assassino-rapinatore che però se ti beccano funziona che l’assassinio assorbe la rapina, sconti la pena solo dell’omicidio, un po’ come se stai al matrimonio della tua cugina cessa e mangi quattro primi tre secondi contorno frutta dolce sorbetto torta amaro e caffè che mica ti vengono scrupoli se ci metti un paio di confetti alla fine quando magari quei confetti ti danno il colpo di grazia ma tu li ritieni assorbiti nel piano generale di attacco al tuo corpo preventivato in occasione di ogni matrimonio e per questo inevitabile e insomma pure per la rapina è lo stesso se poi c’è l’omicidio perchè si considera l’omicidio come il pranzo completo e la rapina i confetti alla fine e quindi il giudice è come se ti aprisse la pancia e vedesse tutta quella merda che hai mangiato e i confetti nemmeno li nota e ti fai i tuoi anni di galera per omicidio con l’abbuono della rapina e allora penso sempre che la rapina è poca cosa ma non è di questo che volevo parlare ma del fatto che stavo pensando a come realizzare l’omicidio perfetto tipo che prevedi tutto ma proprio ogni particolare, che sei inattaccabile e pure se poi bussa alla tua porta del motel l’FBI tu resti di ghiaccio perchè sai che non sono là per te, stanno solo facendo delle domande in giro sicuramente su qualche altro caso perchè tu hai davvero previsto tutto mica cazzi e nulla ti può associare a quell’omicidio e poi che cazzo ci fa l’FBI a Pescara ma soprattutto cosa ci faccio io in un motel, vedi che è tutta una fantasia? sono inattaccabile, ho pure pensato a come far sparire il corpo nell’acido e tutti i residui li mescolo ad un composto altamente infiammabile e li brucio in modo che manco CSI ci tira fuori una cippa di DNA e pure se fosse poi disperdo le ceneri al vento e insomma del cadavere non ci sarà nessuna traccia e mi costruisco  un cazzo di alibi che manco Perry Mason mi saprebbe sgamare tipo sto con una donna tutta la notte e la drogo poco prima di finirci a letto che lei sviene mentre si fa sesso ed è allora che esco e faccio quello che va fatto (già parlo come un assassino consumato) e quando rientro lei è ancora svenuta allora le dò una roba per riprendersi e mi metto su di lei e questa si riprende rapidamente per quello che le ho dato ma mi piace credere per la mia bravura a letto e insomma questa si riprende e per lei è come se fosse passato un minuto o due ed io le dico eccoti qua ti sei ripresa, hai perso un attimo i sensi sarà il caldo e cazzate del genere e lei si guarda intorno intontita e smarrita e dice che non si sente bene che vuole tornare a casa ma io le dico che non può chè il marito la potrebbe beccare perchè sa che sta a casa di un’amica e lei annuisce e poi cerca un orologio ma io avevo cambiato l’orario in modo da farle credere che fossero passati pochi minuti e lei non ce la fa ad alzarsi ed io le dico di stare tranquilla a letto che ci vediamo un po’ la tv ad aspettare la mattina e sto attento a che non si addormenti per un po’ sennò mi salta l’alibi e lei accetta e fa pure una doccia e durante la doccia piano piano faccio avanzare le lancette e insomma ammortizzo l’oretta in cui sono stato fuori e lei non si accorge di un cazzo e alla fine risulta che io sono stato tutta la notte con lei e poi l’ho presa oca apposta ‘sta zoccola e per l’alibi sto a posto insomma un genio del crimine ma poi mi sono reso conto che non ho nessuno da ammazzare realmente, non che non mi stiano sul cazzo tantissime persone ma da qui ad ammazzarle per il solo piacere di farlo ce ne vuole ma poi penso che ho preso comunque un impegno con i miei lettori e qualcuno devo pur far fuori non foss’altro che per coerenza e allora penso di ammazzare quel cesso della cugina che s’è sposata chè i confetti alla fine m’hanno messo il senso di colpa forse per l’associazione mentale malata con la rapina e comunque pensavo fossero con le mandorle invece erano al cioccolato e non me l’aspettavo, ci sono rimasto malissimo e ho pensato che avevano ancora più calorie allora sì che meriti di morire brutta troia.

Casa nuova

Da oggi si inaugura questo nuovo spazio.

Ho deciso di traslocare da dov’ero prima perchè non riuscivo più a vivere in quel disordine: ho pensato facessi prima a comprare una casa nuova che a sistemare la vecchia.

Beh, per chi mi ha seguito qua, complimenti per la pazienza.

Gli altri non sanno che si perdono.

O forse sono quelli che lo sanno.