Applausi per Stewart

Una turista italiana col suo bagaglio a mano

L’esperienza Ryanair. Perché di ciò si tratta. A partire dal sito. Un fiorire di hostess – sovente seminude – ammiccanti, pronte a farti accettare qualunque clausola vessatoria in grado di traslare il costo del tuo biglietto da “economico” a “cinquanta euro per imbarcare una racchetta!?“.

La prenotazione online: è tutto molto semplice, certo, ma occorre ragionare in modo inverso. Non si scelgono i servizi extra che interessano, si deselezionano quelli che non si vogliono. Come se al ristorante dicessi al cameriere:
– Guardi, non prendo l’antipasto del cacciatore nè quello rustico, non prendo le penne, i tagliolini, i bucatini, l’arrosto misto, la tagliata, il petto di pollo, le scaloppine, la frutta di stagione, gli amari. Nulla di tutto questo, grazie.

Assicurazione, bagaglio supplementare, macchina a noleggio, sms di avvertimento, albergo, puttane: va tutto depennato. E il pass prioritario. Questo poi: è quello che ti fa saltare la coda e ti fa uscire prima di tutti dal gate riscaldato per attendere gli altri fuori, su una navetta aperta e gelida che non parte fino a che l’ultimo della fila non si sia sbrigato. Il tutto per un piccolo sovrapprezzo.

E il misura-bagaglio? Ti fanno inserire la valigia in quella sorta di grata, a mo’ di bustina da the, misura Golem. Se passa ok, altrimenti vieni punito selvaggiamente. Imbarcare il tuo bagaglio costerà quanto e più del prezzo del tuo volo, di quello dei tuoi figli e dei figli dei tuoi figli, peggio della maledizione di Canaan. Questo si legge infatti sull’opuscolo Ryanair in caso di bagaglio eccedente le misure previste:

– Maledetto sarai nella città, e maledetto sarai nel campo.
– Maledetto sarà il tuo cesto e la tua madia.
– Maledetto sarà il frutto del tuo ventre e il frutto del tuo suolo, i piccoli delle tue vacche e la prole del tuo gregge.
– Maledetto sarai nell’entrare, e maledetto sarai nell’uscire.

Una oscenità tariffaria, un taglieggiamento al quale non puoi opporti.

Certo, anche i viaggiatori italiani ci mettono del loro: sul sito è chiarissima la politica nazista Ryanair che mira ad umiliare le razze inferiori, quale la nostra. Mai visto un viaggiatore tedesco avere problemi con la valigia, né tantomeno protestare se la sua Vergine di Norimberga di due metri e mezzo per uno non entra nel misuratore.
Ho personalmente assistito a pietose scene di gente che svuota la valigia davanti a tutti, per indossare una mezza dozzina di maglioni, pantaloni da sci, mute da sub e cappellini fiorati e poi pressare la valigia così alleggerita nel misuratore, deformarla irrimediabilmente, al fine di dimostrare alla signorina Ryanair che “Ora è ok, ma ci stava anche prima“.

Gli italiani protestano, non ci sono cazzi. Trovano ingiusto che siano loro a dover pagare per la propria negligenza. La colpa è sempre di chi è troppo rigido, di chi non chiude un occhio, di chi non adegua le proprie regole a chi ha di fronte.
Siamo solo noi a cercare di trattare importi inferiori coi vigili che ci multano, figuriamoci se non proviamo ad imbarcare come bagaglio a mano un clavicembalo ben temperato, un sarcofago egizio (trafugato come souvenir del viaggio a Sharm), una suocera obesa.
Poi il passo velocissimo verso l’aereo fermo in pista, per accaparrarsi i posti migliori, cioè nessuno. Corridoio strettissimo, sedili consunti, hostess trovate nel cassone della roba usata della Caritas e impossibilità di appisolarsi per le mille stronzate che queste provano a venderti: dalla lotteria Ryanair ai profumi, da orologi cinesi a porcherie immangiabili (e, di nuovo, costosissime).

Io personalmente nei sedili non ci sto: le mie gambe spuntano fuori dal corridoio e se riesco per puro caso a perdere i sensi un minuto sarà il loro carrello tranciarotule a ricordarmi che “YOU MUST BUY SOMETHING PERDIO!“.

Però è sempre così dolce tornare a casa con un volo Ryanair. Magari sei stato due settimane ad Oslo, con i costumi civilissimi dei norvegesi. E atterri a Pescara. E senza neppure il bisogno di aprire gli occhi capisci che è Italia. Dall’applauso al pilota.
Come se atterrare fosse proprio uno di quei plus previsti da Ryanair, che per una volta abbiamo spuntato senza dover pagare.

Credo l’applauso tutto e solo italico dipenda da questo: “ehi, siamo atterrati, siamo vivi. E non ho tirato fuori un euro per questo extra!“.

In effetti sul sito l’atterraggio non è contemplato.