Non è da questi particolari che si giudica un coglione

Non tengo per nessuna squadra di calcio. Ma lo stesso mi piace, seguo il pallone. Vedo le partite più importanti, mi godo il bel gesto tecnico, ma non mi fotte niente se al novantatreesimo la Lazio vincerà sulla Roma.

Questo mi tiene al riparo dagli eccessi tipici del tifoso: perderò le grosse soddisfazioni ma sarò al riparo dalle delusioni cocenti.

Penso che per spiegare il mio stato di grazia a chi invece ha qualche squadra nel cuore potrei ricorrere ad un esempio mutuato da tutt’altro settore.

Per me il calcio è come una bella e sconosciuta ragazza, con la quale passerò una notte di sesso. Non conosco niente del suo passato, nè mi interessa. Quando è nata, chi l’ha posseduta: irrilevante. Non so chi incontrerà domani e se da questi incontri ne uscirà con soddisfazione. E anche questo non mi interessa. Nè se giocherà in casa o fuori: cazzi suoi.

Del resto dubito che quelle fatte fuori casa valgano doppio.

Niente perquisizioni prima di entrare a godere dell’evento. E all’uscita niente code. Tranne le gangbang, certo.

Non mi ci vedo ancora legato tra una settimana, men che meno un mese o un anno: me la godo stasera, magari con un cognac appoggiato sul comodino da gustare nelle pause.

Apprezzerò ciò che mi saprà offrire, ci rimarrò maluccio se non ne sarà valsa la pena ma domani altro giro, altra corsa, nessun dramma. Il calendario offre sempre qualcosa.

Rappresenta insomma un ottimo ammazza-tempo per quei “45 minuti – pausa caffè Borghetti – 45 minuti – tutti sotto la doccia”, ma non è che dopo la scopata andrò poi a comprare una maglietta col suo nome stampato sulla schiena, pur se la ragazza meritava. Al massimo ci rivediamo per un’altra serata. Ma se la stessa sera c’è a disposizione altro deciderò in tutta libertà.

Insomma: magari era una bella mulatta ma non mi lego a vita a quei colori.

Quando si sta per spogliare non sto là con un “oooooooo….” a tamburellare coi piedi a terra.

Nessun gagliardetto appeso allo specchietto della macchina con la sua foto.

Insomma, lei mi piace per quello che mi dà quella sera. Poi amici come prima. Nessun legame, nessun coinvolgimento, nessun niente.

Legarsi invece ad una squadra è esattamente come sposare una donna: sai che è quella, nel bene e nel male.

Ce l’avrai sempre per casa, invaderà le tue giornate, magari l’hai sposata che era da Champions e dopo poco te la trovi a soffrire a metà classifica, per poi impietosamente lottare per non retrocedere. E tu sempre attaccato alla stessa. Preso per il culo dagli amici, a loro volta coglionati quando è la loro, di moglie, a deludere.

Tradire tradiranno entrambe: la moglie/squadra del cuore e la ragazza/squadra qualunque.

In sintesi, una squadra la si sceglie da ragazzini, quando non si ha ancora la maturità per capire l’insano gesto.

Ma poi da adulti perché non si pensa che non è poi necessario continuare quel matrimonio, e che una piena e soddisfacente libertà sportiva è tanto desiderabile quanto la piena libertà sentimentale?

Ora mi chiedo: perché proprio e solo Juve, o solo Milan, o solo Inter o la tua fottutissima squadretta quando puoi avere tutte le sere una semplice, intercambiabile, soddisfacente troia qualunque?