Prendere l’amore (quando si fa sera)

sandra-milo-ciro
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E tu la vedi passare, e te ne innamori all’istante. E allora fai di tutto per un contatto: chiedi agli amici il suo nome, la cerchi su Facebook, inizi a correre nel parco insieme a lei, scambi due chiacchiere e finalmente ottieni qualcosa che magari è nulla, ma è un segno che ti indica chiaramente il suo essersi accorta della tua presenza; quelle frasi che ti aspetti da una ragazza bellissima, tipo: “Se non te ne vai chiamo la polizia“. Ma a modo suo, che tu manco la riesci a odiare. E allora le stai vicino, aspettando che le passi questa piccola e femminilissima crisi di nervi. Conti su un suo cedere, magari dopo il quinto km di inseguimento. E finalmente, quando riesci ad incaprettarla per bene e metterla nel portabagagli, legata in modo carino, con una pashmina fiorata come va oggi (lei, sempre così alla moda, gradisce: si vede da come urla), la porti in casa tua, passando per il garage. E lei, dopo sole due bombe di Valium, pare cedere. E si concede a te, lasciva come neppure immaginavi. A te, che hai sempre confuso il termine “lasciva” con “passiva”. A te, che l’hai amata dal primo istante. Che hai amato ogni particolare di lei. E che adesso continui a proiettare il tuo amore anche su quel delicatissimo rivolo di sangue che le nasce dal cranio e pare disegnare sublimi forme di Mandelbrot, tanto ipnotiche quanto suggestive, sul tuo pavimento. Che purtroppo dovrai lavare, come sempre, per evitare noie e domande da parte di gente che non sa amare. Aridi!

Sì, amare, am



Scusate. Si era mossa.
Ah, quanta vita, aveva.

Poteva andare peggio: poteva essere vivo

[Pubblicato su The Lolingtonpost]

E la storia del feto nel freezer dell’Università Bicocca? Ma cosa c’è di strano? Avete mai aperto un frigorifero di universitari? Se c’è un feto ti va di culo. E poi mica puoi campare solo di Sofficini.

Che poi, all’interno di quegli scomparti si crea realmente la vita: quel miscuglio di gas, batteri, elementi organici e residui di capricciosa, uniti ad una piccola scarica elettrica (le lampadine dei frigo sono spesso difettose), che probabilmente hanno dato il via ad una mutazione, magari di un gamberetto scongelato con accanto maionese ammuffita e una scatoletta di tonno aperta (perché un universitario medio apre una scatoletta di tonno da 50 grammi e non la finisce mai?)

Si è fatto un gran parlare di scandalo, di ricerca di cellule staminali boicottata. Ma io sono davvero convinto che dietro ci siano solo studenti affamati. Ma anche ammesso si trattasse di cellule staminali, Cristo se questa era grossa!

I responsabili della struttura hanno parlato di atto deliberato: “Già in passato abbiamo subito sabotaggi. Nel 2009, ad esempio, il contenitore con le cellule staminali adulte raccolte in sette anni di lavoro fu rovesciato sul pavimento“.

Sono cose che succedono, quando affidi roba delicata a delle scimmie. Anche se va precisato che spesso quelli che appaiono come bonobo di taglia media sono semplicemente studenti fuori corso, frequentatori di centri sociali.

Certo, è facile confonderli a causa dell’odore molto simile, ma un occhio attento può distinguerli osservando l’evoluta interazione che interviene nell’atto dello spulciarsi. Cosa che i bonobo non sono in grado di fare.

“La verità è che la nostra posizione etica è in controtendenza e dà fastidio a molti. Con questo gesto hanno voluto colpire noi e le nostre ricerche”, così proseguono i responsabili del reparto. Già, che peccato: ma di sicuro non sarà questo ad intaccare la forte e autorevole immagine dell’Università italiana.

Scusate.

Ho poi letto che il freezer in questione era privo di serratura e si trovava in un’area accessibile a chiunque. Non è assurdo? Stavolta ci è entrato un feto, ma avrebbe potuto essere un extracomunitario, un barbone o persino un calabrese. Se nessuno vigila più neppure un freezer significa che l’Italia è davvero allo sbando.

Dice che c’erano cartelli di divieto: insomma, un vero e proprio invito a fare il porco comodo proprio (il nostro paese è l’unico al mondo nel quale un cartello di divieto invita in modo ammiccante a fare qualcosa: pensate che io prima dei vari divieti non fumavo e ho iniziato apposta).

E mancavano le telecamere a circuito chiuso. Che poi questo lo capisco: ma immaginate che rottura di coglioni stare a fissare un monitor che punta su un frigorifero? Almeno la lavatrice è più sfiziosa.

L’università però ha prontamente istituito una commissione d’inchiesta. Tutti parenti dei docenti, certo.

Cosa ci insegna questa storia? Un cazzo, del resto si è consumata in un’università.