Morire, dormire, sognare orse

…perché il circo è magia. Anche in un’era in cui tutto pare tecnologico, è qui che il bambino che c’è in noi spalanca la bocca. Sarà per gli animali o l’acrobata, sarà per il giocoliere o i clown, al circo si respirano favole e si accarezzano realtà immaginifiche straordinarie.

Eppure, quelle che vediamo esibirsi sono persone come noi, anche se ci piace immaginarle proprio come ci appaiono: il trapezista è tale sempre – deve esserlo: nessuna coda alle poste, nessun problema con l’assicurazione, nessun ticket da pagare. Lui vive sospeso. E quando i riflettori si spengono, lui resta là, come congelato. In attesa che il biglietto acquistato da un altro bambino lo riporti in vita.

Il domatore, quando il circo si addormenta, riposa nella gabbia dei leoni – so che è così, deve essere così – vestito con gli stessi abiti di scena. Mangia con loro, parla con loro.

Così ci piace immaginarli, sognarli parte di quel mondo magico e senza tempo. Ma sappiamo che sono persone vere, come noi. Che, smessa la loro veste artistica, hanno un nome, una famiglia, una vita normale.

La verità è questa: siamo della stessa materia di cui sono fatti i Togni.