Riflessioni buone un po’ sempre

  • Possiamo ancora andare a votare gratis, e ti forniscono pure il materiale di cancelleria.
  • Quando la nazionale perde vi potete bullare con gli amici circa la vostra formazione vincente.
  • Se un politico ruba significa che circola ancora ricchezza.
  • Puoi prenotare una TAC oggi e avere tutto il tempo per organizzare mille altre cose, viaggiare, vedere il mondo, prima che la ASL ti chiami.
  • Il prezzo della benzina è sempre aumentato: ci potevate pensare nel 1974, a comprare una cisterna piena.
  • Le aziende che non pagano i lavoratori consentono comunque ancora il diritto a lasciare il lavoro.
  • Circa il pagare i sacchetti, in Italia non c’è nessun obbligo di comprare la frutta.
  • L’età pensionabile si alza solo per chi vive.
  • Quando luce, acqua e gas aumentano, usate quelli dei vostri genitori.
  • Se sono morti avete ereditato.
  • Se erano poveri e lo siete pure voi vi sarete abituati a consumare poco.
  • Se il/la vostro/a compagno/a vi tradisce avrete un immediato sollievo circa tutti i sensi di colpa per le vostre mancanze nei confronti di chiunque.
  • Invecchiamo tutti, ma ci rincoglioniamo in modo proporzionale, così da non capire il grado di tragedia della cosa.
  • Se state aspettando un pagamento che ritarda avrete il tempo di sognare decine di modi per spendere quei soldi.
  • Nel frattempo non potrete sprecare danaro in cose inutili.
  • Le cose belle della vita non si pagano, ma tanto non le vedreste comunque, chini come siete su quel cazzo di telefono.

Dillo con parole tue

La deriva marchettara presente in ogni cosa rende necessario osare sempre un po’ di più, perché si è abbassata la soglia dello stupore. Dunque, per attirare, impressionare, colpire, tutto è esasperato.
Pensate alle collezioni “esclusive” che trovate a un euro in edicola. Escludono chi?
Ma il top per me resta sempre la descrizione dei vini: là si toccano vette inarrivabili. Dare a un vino una caratterizzazione precisa, renderlo unico, comporta la creazione di un nuovo linguaggio sinestetico, fatto di associazioni sempre più ardite.
E il vino “Rosso della casa” diventa:

Un pregiato blend ottenuto da sceltissimi vitigni autoctoni, di colore rosso rubino con sfumature viola e screziature porpora, dotato di grande complessità aromatica con effluvi che spaziano dalle eleganti note di frutti di bosco – lampone e more delle medie colline toscane fino a scendere nel cuore dell’Umbria – a leggere sfumature erbacee nelle quali si riscontrano con facilità canapa e cannella che portano a reminiscenze asiatiche di un tempo nel quale gli ottomani conquistavano le terre conosciute, con pastosità tipiche del Merlot di Camelot e cavalieri della tavola rotonda che brindano dopo razzie tipiche delle nostre terre.
Il corpo è generoso, ricco, gaudente, paperotto e fiero, di buona sapidità, bassa acidità, sole, vento e trallallà.
Al palato è morbido, al tatto splendido, all’occhio candido e al culo gelido, con retrogusto persistente ma non invadente, certo splendido splendente come sono affascinante faccio cerchi con la mente, con finale armonico, antropico, quasi traumatico.
Si abbina perfettamente a tutti i piatti di carne rossa, bianca, cobalto, basalto, più in alto, costicine di agnello, vitello, sgabello, radicchio di Treviso, Monviso, conciso, brasati di Pescara zona San Donato gira a destra dove c’è il carcere non puoi sbagliare, e formaggi di media stagionatura ma arroccati fieramente grazie a un bisturi tagliente.
Splendido splendente.

Ma pure un giorno da pecora è ok

Un leone si esercita in un tiro da tre durante un’amichevole

Perché non possiamo pensarla tutti allo stesso modo?

Voglio dire: è davvero una buona cosa essere tutti diversi? Pensate agli animali, i leoni per esempio: non è che un leone prende e decide di diventare, che so, vegano, o testimone di Geova, o grillino. Un leone fa il leone, mangia gnu, scopa, dorme, scopa, dorme, scopa, dorme, scopa, dorme, mangia gnu.

Perché l’uomo deve per forza differenziarsi dalle bestie dal punto di vista negativo?

Tutta questa diversità di idee, cosa porta di buono?

Pensate all’Italia, agli scontri politici, alle tensioni sociali, alle divergenze familiari. Ci si scanna per uno spazzolino fuori posto. Avete mai visto uno gnu commettere uno gnuicidio per uno spazzolino fuori posto? Ma già solo impugnarne uno sarebbe un casino, con quegli zoccoli.

Insomma, lo gnu fa lo gnu: cerca erba, è secca, vabbè ci accontentiamo, mangia erba secca, è finita, cerchiamo altra erba, non c’è, muoviamoci di migliaia di km, ma cerca più vicino! No, dobbiamo fare migliaia di km, manca molto? Moltissimo, uff, ho sete, ho fame, CRISTO UN LEO….

E insomma, lo gnu fa lo gnu, non si mette a scendere in piazza per la pensione, non contesta la legge elettorale, non soffre la malasanità.

L’evoluzione ci ha resi veramente migliori? Beh, forse dello gnu sì, ma un leone non vive meglio?

Pensateci.

Per quello si dice “Meglio un giorno da leoni…”.

È che io continuerei con “Che cento giorni da essere umano”, perché le pecore, al giorno d’oggi, non stanno meglio di noi?

Una pecora mangia erba, mangia erba, mangia erba, dio quanta erba, nient’altro che erba, devo cacare, fatto, altra erba, altra erba, altra erba, nessun pericolo, lupi zero, del resto ci sono i cani che ci difendono, altra erba, altra erba, ma non si scopa mai, altra erba, altra erba, ah, si avvicina il pastore, allora si scopa.

Un ORGASMO ti aspetta 

Scusate, chi si intende di Diritto utopistico o Istituzioni di diritto irreale, può rispondere a questa domanda?

Volevo sapere: come si fa per fondare una nazione i cui membri debbano superare un esame di ammissione? Tipo facoltà universitaria, ma alla fine non ti ritrovi dentro un ateneo scalcagnato, privo di prospettive, ma cittadino di uno Stato sovrano e illuminato.

È possibile? Guardate, non è una boutade: uno Stato anche aterritoriale, purché con la forma di Stato. Cioè, non mi importa se i miei neo-connazionali debbano condividere con gli italiani l’italico suolo, purché siano parte di una comunità che risponda ad altra Costituzione, altre leggi: un po’ come la Padania, ma senza velleità scissioniste e con meno suoni gutturali. Uno Stato nello Stato. E non ditemi che è impossibile: neghereste l’esistenza della Mafia, della P2, della casta dei notai, degli uscieri ministeriali e di quella dei tassisti, dei ciclisti, del Regno dei Testimoni di Geova, degli ultras e di tutte quelle associazioni umane che evidentemente già rispondono ad altre leggi.

I ciclisti, sì: vi pare che il codice della strada richieda “i ciclisti amatoriali DEVONO indossare abbigliamento reclamizzato come i professionisti, pagandolo carissimo, e disporsi su minimo tre file parallele, zigzagando per mostrare detto abbigliamento da tutte le prospettive“?

Se si può vediamo anche di prenderci dei terreni sfitti, pagando il dovuto, e creare lì la nostra comunità, espandendoci pian piano ove possibile e sempre nel rispetto delle comunità locali, un po’ come ha fatto Israele.

Forse ho sbagliato esempio.

Qualora la cosa fosse praticabile mi candido come ORGAnizzatore Supremo, Moderato, Obiettivo (l’acronimo ORGASMO è facilmente memorizzabile). Mi impegnerò a stilare un prontuario di domande semplicissime alle quali il candidato dovrà rispondere per verificare il suo grado di idoneità all’appartenenza al nuovo Stato. Domandine semplici, che riguarderanno diritti e doveri civili, che mirino a verificare cultura generale, capacità di apportare crescita e progresso alla nuova creatura statale che sta nascendo; saranno valutate anche apertura mentale, capacità di integrazione sociale, assenza di germi di protesta gratuita, di trollismo e di sindrome da cazzo piccolo.

Gente costruttiva, non importa se vive rinchiusa in casa come gli hikikomori o se passa il tempo a raccogliere fiori come gli ikebana (anche qui potrei sbagliare): a me interessa che sappia riconoscere l’altro come valore e non come minaccia, che riconosca la scienza come risorsa e non la metta in discussione su basi complottiste e idee strampalate, che quando inizia un discorso moderato e coerente non lo mandi poi a puttane con un “…ma“, creando un’avversativa che nega tutto il ben fatto, che non abbia in mente di applicare la soggettività come massimo sistema, estendendo il suo più che legittimo “però con l’omeopatia ho curato molti gravi problemi” anche a noialtri normali.

Per capirsi, se usa il termine “medicina allopatica” facendo una smorfietta, e il termine “olistico” con gli occhi che gli si illuminano, è fuori dal mio progetto.

Dunque, chi è il candidato ideale di questo nascente stato illuminato?

Gente stanca di condividere spazi con persone che votano democraticamente e poi scendono in piazza a fare quei saluti romani che “se ci fosse stato ancora LUI” col cazzo che avrebbero potuto votare democraticamente e scendere in piazza.

Gente che non ne può più di persone che parlano di cose che non conoscono (vi faccio notare che io stesso, con un ego più grande del mio stesso ego di ieri, ho qui esordito chiedendo consiglio a esperti) e che danno il giusto riconoscimento a chi ne sa di più.

Gente che non si riconosce nella gente. Creando un buffo cortocircuito mentale, che sarebbe ancor più buffo con un paio di grossi baffi.

Gente che davvero pensa che un paio di grossi baffi avrebbe reso più buffo il discorso di prima, dimostrando quel senso dell’umorismo demenziale che spesso indica intelligenza.

Gente che sa la differenza tra umorismo demenziale e umorismo demente.

Gente che va ai concerti a guardare il concerto, attraverso gli occhi e non tramite schermo di smartphone.

Gente che però ha uno smartphone e non un Nokia 3310, perché consapevole che siamo nel 2017 e fare i duri e puri tecnologici non significa stare indietro di 15 anni. Se hai le palle vai nelle foreste a nutrirti e vestirti di orsi, perdìo.

Gente che non vive con fissazioni autoimposte per dare un senso alla propria vita.

Gente libera mentalmente. In primis da se stessa, dunque che evita espressioni tipo “no, guarda, io sono [inserire setta, credo, club, rione, contrada, filosofia] e dunque faccio sempre [inserire cazzata tipica di quel raggruppamento] e non faccio mai [inserire cazzata evitata da quel raggruppamento]“, senza che si siano mai fermati a pensare: “Ma davvero è una cosa che mi piace oppure mi piace appartenere a qualcosa per non sentirmi solo in questo mondo?“.

Questi, sono i nuovi cittadini del nascente Stato diretto dal vostro ORGASMO.

Mi arrogo presuntuosamente il diritto di creare un esame che selezioni i migliori. Ma non eugeneticamente, no. I migliori esseri umani, su basi puramente sociali, civili, progressiste.

Nel nuovo Stato nascente non ci sono barriere architettoniche, distinzioni per etnie, confini, struttura corporea, colore della pelle, lingua: siamo tutti uguali.

Qualcuno obietterà: “Ma chi ci garantisce che l’esame che andrai a creare, per cazzi tuoi, sia equo, giusto, e non manifestazione dei tuoi gusti?“.

Ecco: questi non supererebbero la prima domanda: “Hai intenzione di cacare il cazzo già alla prima domanda?“.

I tempi sono maturi per smettere di dire “NO” a cazzo e iniziare con i “SI'” costruttivi.

I tempi sono maturi per avere il vostro ORGASMO.

Una risata ci sta già seppellendo (semicit.)

Quando è stato che abbiamo accettato passivamente ogni porcata, rifugiandoci nello sberleffo senza alcuna reazione concreta, senza una indignazione produttiva che superasse i “VERGOGNA!!!1!” plurisgrammaticati?

Trump esce dagli accordi sul clima e tutto quello che facciamo è prenderlo per il culo per i capelli, o per le gaffe, o le parole inventate?

Immagino una imminente guerra nucleare:

– Cristo, Trump ha usato l’atomica sulla Corea!
– Ahahahah! Quando l’ha sparata ha detto COVFEFE?
– Ma mi hai sentito? L’ATOMICA!
– Ahahahah! Quella che gli è esplosa sui capelli?
– Ma porca troia, sei rincoglionito? Ehi, avete sentito voi cosa è successo?
– Cosa?
– Trump ha lanciato l’atomica!
– Ahahah! E la moglie era tristissima? Ahahahah!
– Occazzo, ma siete tutti deficienti?
– Hai visto il video di Celenza mentre rifà il giuramento di Trump? Ahahah, da scassarsi!
– Ma Celenza cosa! Trump ha usato l’atomica sulla Corea!
– Vabbè, però lasciamolo lavorare.
– MA LASCIARE LAVORARE COSA! C’E’ LA TERZA GUERRA MONDIALE!
– E Renzi allora?
– RENZI COSA?!
– Ah, sei piddino, immaginavo.
– MA QUALE PIDDINO! SIETE TUTTI PAZZI!
– Fammi capire, sei qua a parlare male di Trump ma su Renziloni manco una parola?
– UN INCUBO! E’ UN INCUBO!
– Come le foto di Trump col Papa, ahahahah!
– …
– Una botta alla moglie però… Ahahahah!

Facebook ci permette così tanto di dire la nostra che ha finalmente mostrato cosa abbiamo davvero da dire: una cippa di cazzo.

Un giorno di ordinaria burocrazia

A Roma camion fermi sabato per misure antiterrorismo. Gli attacchi potranno riprendere da domenica. Nessun problema sul resto d’Italia.
#terrorizzareinformati

Trovo buffi questi tentativi di arginare attacchi terroristici random: tu transenni una piazza? Chi mi vieta di entrare in un bar a fare una strage? Cosa vuoi controllare? “Roma blindata”: ok, ma Frosinone? Cioè, chi controlla Frosinone? E Rieti? Nessuno pensa a Rieti?

“Arriva il Papa: misure di sicurezza straordinarie a Milano”. Bene: ma a Lodi? Cioè, se sei un fanatico musulmano, perché dovresti incasinarti la vita a Milano oggi? Tanto i tg parleranno comunque di te. Cosa vuoi prevenire? Blocco dei camion a Roma? Ma mi basta uno Ape Cross per fare una strage, già solo per motivi estetici.

Comunque la parola che più mi fa ridere, in assoluto è “Intelligence”, specie applicata al nostro Paese. “L’Intelligence italiana è al lavoro per prevenire attacchi”. Mi vedo un ufficio coi neon tremolanti, in un edificio ministeriale ristrutturato con soppalcatura condonata, con Gennaro Lavitola, agente di polizia specializzato in antiterrorismo dopo un corso di 2 giorni a Molfetta nel quale tutto quel che ha fatto è stato vedere una cinquantina di slide PowerPoint con scritte blu su layout rosso, con fotografie brandizzate Shutterstock di gente a casaccio col turbante e AK47 in mano, che aspettava solo di firmare per ottenere l’attestato di partecipazione necessario per poter operare come “Agente antiterrorismo qualificato”, insomma, vedo questo Gennaro Lavitola parlare con Oreste Lorenzin, là dopo un concorso per Polizia Postale e riassegnato per motivi di carenza di personale a quella nuova unità operativa, discutere sul da farsi:

– Gennaro, c’è il Papa a Milano.
– Oddio, ma non può starsene a Roma?
– Eh, quello di prima sì che era uno tranquillo. Questo gira sempre. So’ sudamericani, la movida…
– Uff… Ok, fatti dare le strade che vuole fare. Transenniamo tutto. Chiama lo stagista, come si chiama?
– Luigino.
– Ma non era Pasquale?
– Pasquale si deve laureare, dice che non aveva tempo. Del resto gli davamo i voucher una volta sì e una no, si è scassato.
– Luigino, sì, è uguale. Digli di scrivere una cosa su Facebook, tipo che “L’Intelligence italiana sta approntando tutte le misure blablabla”, ché quello mi pare è filosofo e lo sa come si scrive.
– Laureato in filosofia, sì.
– Ecco. E facimm’ambress, ché è venerdì e oggi alle 14 stacco.
– Io ho il rientro.
– Ecco bravo, allora fai fare pure un comunicato stampa, sempre uguale alla cosa di Facebook ma stavolta fagli togliere le faccine.
– Dice che comunicano meglio.
– Che non rompesse il cazzo: senza faccine stavolta!
– Va bene.
– Ce l’abbiamo due cecchini?
– Veramente c’era coso, quello di Oristano, come si chiamava… col cognome con la U. Ma ha vinto il concorso e adesso fa la scorta a Renzi.
– Renzi? Ma che ha ancora la scorta?
– No, ma è ancora assegnato a lui e le carte per la riassegnazione non sono ancora pronte. Intanto sta a casa.
– E non c’è nessun altro? Giusto per dire che ci sono i cecchini sui tetti.
– Anselmi, ma si è operato tre mesi fa di cataratta ed è in malattia.
– Ancora! E che cazzo di cataratta teneva?!
– Eh, dice che per mirare serve l’occhio che stia bene bene… Manda i certificati ogni settimana.
– Va bene, ho capito. Fai dire a Luigino che comunque i cecchini ci sono. Tanto chi li vede.
– Però…
– Cosa?
– Mi sono ricordato che Luigino stamattina ha detto che usciva prima.
– Che cazzo! E allora scrivi qualcosa tu, che ti devo dire, tanto c’hai il rientro. E riprendi il post vecchio di Luigino, va bene uguale.
– Va bene.
– E metti il timbro!
– Dove?
– Boh, su tutto! Serve il timbro! Senza non ci danno i rimborsi!
– Ma su Facebook…
– Il timbro, Lorenzin! Senza non vale niente! Senza timbro ci danno retta come alla Coop.
– Il timbro, va bene.
– E togli le faccine!
– Sì.

Nostalgia canaglia

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“Sì, lo voglio”

L’effetto nostalgia, quello che ci porta a dire “NOOOOO!” quando veniamo a conoscenza che sta per cambiare o morire qualcosa legata al nostro passato, è il vero male dell’uomo. Vi lamentate, borbottate quando venite a sapere che mettono fuori produzione le Rossana, quando probabilmente non le avete manco mai comprate, essendo – credo – spacciate al mercato nero esclusivamente alle nonne. Aderite a campagne sui social per riavere il caro Winner Taco, non sapendo che le stesse magari le ha avviate l’Algida che non sapeva come rientrare nei costi di quelle formine abbandonate troppo presto. E quando vogliono smantellare una giostrina del vostro paese, quella sulla quale giravate voi da bambini, siete capaci pure di scendere in strada, per difendere l’aeroplanino dal crudele 2016 che avanza.

Tutto questo però avviene in relazione alle cose del passato che non possono incidere più di tanto nella nostra vita, altrimenti avreste l’effetto-nostalgia anche riguardo vostra moglie, che invece state adoperando sempre meno per motivi ludici e sempre più come oggetto domestico. Va detto che il suo essere ormai indistinguibile dalla lavastoviglie non la aiuta, ma voi siete davvero senza cuore.

Condividi se hai sposato una ragazza e oggi ti ritrovi una Indesit.

La solitudine dei numeri verdi

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Ieri non ho ricevuto neppure una telefonata da un call center, niente, zero.
Mi sono preoccupato e verso le 19 ho chiamato Fastweb, per chiedere cosa avessi che non andava per loro.
Dapprima sono un po’ caduti dalle nuvole, ma io ho insistito e ho chiesto se avessero ancora disponibile l’offerta “20 Mbit, due sim al costo di una, che parlano tra loro senza manco bisogno che tu partecipi, all inclusive, acqua e olio a posto”. Mi ha risposto Caterina Di Fastweb, che – guarda i casi della vita – aveva pure il cognome preciso dell’azienda. Molto gentile, mi dice che l’offerta ce l’avevano ma che in genere sono loro a chiamare e non viceversa. Le ho fatto presente che a me piace così, prendere l’iniziativa, pure a letto, e penso di aver fatto colpo: ha immediatamente attaccato. Probabilmente è già in viaggio da Cagliari per raggiungermi (i call center sono tutti dislocati in Sardegna, forse per giocare sul fatto che poi possono dirti che sei stato tu a non aver capito bene).

In natura esistono gay, commercialisti e filobus (ma più commercialisti)

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“Abbiamo evitato qualcosa contronatura” (A. Alfano).

Quando sento parlare di “natura” in questi termini mi viene un brivido: possibile che ancora si viva questo equivoco circa il considerare “non naturali” alcune cose che si trovano comunque nella nostra realtà? Se esiste significa che la Natura, nel suo complesso, lo ha permesso. Anche un intervento dell’uomo è parte della Natura.

Non sarebbe “naturale” se la Luna prendesse e iniziasse a rimbalzarci addosso, o ci sfuggisse via contro ogni legge fisica o imparasse a suonare il bongo. Ma se la Luna venisse distrutta da qualcosa, seguendo le leggi della Fisica, quello sarebbe un evento “naturale”, nel senso più stretto e veritiero del termine: una bomba costruita dall’uomo, sufficientemente potente a spazzarla via, sarebbe in questi termini “naturale”. Il che non va confuso con “desiderabile”, “accettabile”, “tollerabile”. “Naturale” indica una semplice previsione di un evento all’interno di una catena causale: mi piace una donna > cerco una donna; mi piace un uomo > cerco un uomo; sono Adinolfi > mi spiace.

Per voi è “naturale” un cane? Penso di sì. Eppure senza l’intervento dell’uomo noi oggi avremmo solo dei branchi di lupi: quelli che ci sbavano sulle scarpe e cercano di accoppiarsi con le nostre caviglie sono il risultato di manipolazione umana, incroci, errori, obbrobri.

Non si può guardare
“Carino” stocazzo

Oggi i cani sono ritenuti cosa buona, socialmente positiva, coccolosi e utili, e questo li fa ritenere più “naturali” di un pugno di cellule geneticamente manipolate. Ma non è così. Pure quelle sono naturali tanto quanto il rottweiler o il dogo argentino, solo meno “tollerabili socialmente” da una certa fascia di popolazione, che però parla di “Natura”. Ma se le leggi di Natura lo consentono, la cosa è naturale.

Qualcuno si scaglia contro il non essere “naturali” dei farmaci? No, eh? Ehi, in natura non esiste l’antibiotico che ti sta salvando la vita! Ma neppure quell’automobile esiste in natura. Nell’accezione di natura che stai così caldeggiando, dico.

Il giudizio sulla “gradevolezza” di qualcosa, sulla sua “tollerabilità sociale”, sul fatto che quella cosa naturale debba essere combattuta o incoraggiata è altra storia.

È ovvio che in questi termini anche un omicidio è “naturale”, ma non sarebbe certo “desiderabile”, dunque andrebbe naturalmente combattuto. E questo lo si fa tramite le normative, le regole di comportamento.
Ma nessuno si sognerebbe di scendere in piazza, in occasione di un omicidio qualunque, protestando con dei cartelli con su scritto “L’OMICIDIO NON È NATURALE!”. Cazzo significa? La storia dell’uomo ci ha insegnato quanto sia un evento “naturalmente” presente in ogni epoca.
Invece gente scende in piazza con questi identici cartelli quando si parla di aborto, parlando di “natura”, come se un embrione fosse più “naturale” di un adolescente. Boh, magari la puzza di piedi fa la differenza.

Dunque, ancora oggi, quando sento parlare di stepchild adoption, unioni civili, Cirinnà varie, il vessillo che viene innalzato comprende sempre quella frase: “NON È NATURALE!”, addirittura arrivando a scomodare termini realmente troppo impegnativi in bocca a persone spesso sgrammaticate pure nella postura: “IL DIRITTO NATURALE”.
Ma in natura esistono le persone. Le persone fanno cose, e le cose che fanno sono sempre naturali. Se la natura lo consente, le persone fanno cose naturali. Se invece una cosa non rientra nelle possibilità offerte dalla natura state tranquilli che sarà la natura stessa ad impedirla.

– Cosa stai facendo?
– Voglio trasformarmi in un flacone di Mastro Lindo.
– Ci riesci?
– No.
– Allora non è una cosa naturale.
– Ma io voglio!
– Riprova. Ci riesci?
– No.
– Mi spiace, è la natura.

Ecco, quella è una cosa innaturale.

Invece:

– Che fai?
– Voglio infilare il mio pene in una bistecca cruda.
– Ci entra?
– Mmmhhh, sì.
– Allora è una cosa naturale.
– E posso farla?
– Tecnicamente sì. Dal mio punto di vista non fai una cosa che io farei.
– E perché?
– Beh, intanto io la farei a casa mia e non per strada, per esempio. E poi quella era la mia bistecca.
– Mi stai giudicando?
– Certo. Ma non importa: il mio è un giudizio sociale circa una tua scelta naturale, che resta tale.

Direte: è solo una questione semantica allora? Posso parlare direttamente di “opportunità” invece che di “naturalità”?
Proviamo. Perché in piazza le persone che si oppongono alle unioni civili e cose così non parlano tanto spesso di “opportunità” ma più sovente di “natura”? Perché si rendono conto (o non se ne rendono conto ma sono fortunate in tal senso) che sarebbe facile controbattere “Opportuno? E per chi? Per te? Ma è la mia vita, non la tua!”. Parlando invece di “Natura” chiamano in causa forze superiori: hanno bisogno di “garanti”, come tutti quelli privi di basi solide. E la natura è un garante eccezionale, in grado di rendere ogni argomento estremamente credibile.

 NON È NATURALE!
– Veramente lo è, essendo io un essere naturale e facendo cose che la natura mi consente, tipo amare una persona del mio sesso, crescere con questa un bambino meglio di come lo crescerebbe un istituto o un coglione.
– Ma un bambino ha il diritto naturale ad avere un padre e una madre!
– Lei conosce il diritto naturale?
– Certo! Tutti lo conoscono! È scritto dentro!
– Ma il mio magari è diverso. Pensi che per me il diritto a scegliere come e quando morire liberamente rientra nel mio diritto naturale.
– Allora il suo è sbagliato! Solo Dio può scegliere!
– Mi porti una copia del suo diritto naturale, lo confrontiamo.
– Ma non ha senso.
– Esatto. Perché il suo diritto naturale è solo una sua invenzione di comodo, per proteggere le sue false certezze. Senza l’ombrello di tutela di questo termine, le sue motivazioni sono inesistenti e pretestuose.
– Questa non l’ho capita.
– Perché non legge UMC.
– Chi?

Peccato che pure questa pratica, circa il volersi fare i cazzi degli altri impedendo che ciascuno viva naturalmente la propria vita come vorrebbe, per quanto sgradevole, odiosa, medievale e manichea, sia anch’essa possibile in natura e dunque, tecnicamente, “naturale”.

Pensate, pure essere leghista è naturale, anche se mi rendo conto che lì siamo proprio al limite.

Racconto di una esperienza mistica: l’osteopata

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Vi racconto il mio primo (e ultimo) incontro con un osteopata: risale a qualche anno fa, ma oggi ho letto questo articolo su Medbunker e mi è tornato alla mente.

Avevo un problema alla spalla, da diversi mesi. Non l’avevo trattata in alcun modo, se non con qualche cerotto antinfiammatorio e un po’ di riposo, saltando a piè pari ogni rimedio della nonna, essendo la stessa morta da tempo.

Passavano le settimane ma non il dolore. Al che mi risolvo per la visita dal medico, che mi prescrive infiltrazioni. Gli chiedo se non ci fossero alternative, mi fa:

Puoi provare con un osteopata, ma non garantisco“.

Sul “Non garantisco” mi sono incuriosito e ho iniziato a informarmi. Pareri discordanti, gente entusiasta (“Mi ha rimesso al mondo!“), scettici (“È ciarlataneria“), complottisti (“COSA STANNO SPRUZZANDO NEL CIELO?????”).

Insomma, forte della mia nota appartenenza al gruppo-entusiasti, decido di fare un test sul campo, per non parlar male sempre di tutto e di tutti senza un controprova.

Anche se c’è più gusto in quel modo.

Arrivo, su consiglio di gente che conosco, da “uno bravo”, che pare aver sistemato “fin dalla prima seduta” anche casi disperati. La spalla mi fa male da quattro mesi, ma pare andar un po’ meglio di qualche tempo prima. “Un po’ meglio” significa che da fermo non provavo dolore, ma non potevo sollevarla, né respirare troppo spesso.

Entro, ci sono, sulle pareti, attestati ovunque, in A4, di certificazioni autostampate del tipo “Onyryx Fiorenzuola, attestato di partecipazione al convegno osteopatia e fiori di Bach: un connubio vincente“, oppure “Oltre l’osteopatia: mente e corpo in una prospettiva di autoguarigione“, o “International Osteopathy School – Buccinasco“.

C’è anche un calendario astrologico e una grande foto di Osho: senza battute sotto fa riderissimo.

Sto buono.

Accanto a me ci sono:
– una ragazza sui venti, che smanetta sul telefono nonostante unghie coloratissime, lunghissime e invalidanti.
– una coppia sui trenta, con lei che indossa vistose pietre un po’ ovunque, credo per ancorarla a terra visto che non superava i trenta kg. Lui mi sembra il classico marito passivo alla sìccàra. Per tutto il tempo lei gli parla di come dovessero andare in quel ristorante vegano.

Arriva il mio turno. Una ragazza mi dice di accomodarmi.
La stanza prevede scrivania, sedia, lettino. Nient’altro.

Entra il tizio, mi saluta, mi inizia a chiedere di me, che lavoro faccia, cosa mi piaccia nel tempo libero. La prendo come un modo di rompere il ghiaccio anche se non ho mai visto un medico che mi chiedesse tutto tranne che del problema.

Dopo una decina di minuti di chiacchiere che sono arrivate persino al tempo e non ci sono più le mezze stagioni signora mia, mi chiede finalmente cosa abbia. Gli parlo della spalla e un lampo gli illumina gli occhi, come se avesse già una soluzione! Mi chiede di spogliarmi e di “togliere le scarpe”. Non capisco la cosa delle scarpe e gli chiedo il perché. Lui mi dice una cosa sibillina: “per agevolare il flusso”. Non resisto: “Che flusso?”. “Il flusso delle energie: il corpo deve essere il più possibile libero”. Penso che questa cosa De Sica e Boldi l’avrebbero rigirata alla “PROOOOT”, “MA CHE SCHIFO!”, “È IL FLUSSO!”, “MA SI METTA UN TAPPO NEL CULO!”. Ma adesso va Zalone e al massimo ci avrebbe scritto una canzone sulla Prima Repubblica e come i flussi allora fossero migliori.

Quando mi chiede di allentare la cinta lo guardo malissimo e inizio a chiedermi se poi il mio appoggiare costantemente il riconoscimento dei diritti ai gay non vada ridimensionato.

Ma a questo punto mi chiede:
– ha bevuto?
– eh?
– ha bevuto prima di venire qua?
– perché? Puzzo di alcol?
– nono, parlo di acqua.
– ah! Oddio, no, cioè, non più di tanto.
– MALISSIMO!

Mi sento in difetto: pensavo che la cosa dei due litri di acqua al giorno fosse solo un consiglio.

Mi dice di aspettare.

Dopo cinque minuti torna con un bicchierino di plastica da caffè, pieno d’acqua:
– mi scusi ma sono finiti i bicchieri.
– che devo fare?
– beva l’acqua.
– ma perché?

Mi dico che al pronunciare ancora “flusso” l’avrei colpito alle palle con un chakra.
– serve idratazione per procedere.

In quel bicchiere ci sono tracce d’acqua:
– non credo che il quantitativo di acqua possa idratare alcunché.
– ma poi gliene porto un altro.
– se non evapora nel tragitto.
– come?
– niente.

Capisco che non ha senso dell’umorismo. Il che mi sarebbe ampiamente sufficiente a terminare la seduta. Ma voglio vedere dove vuole arrivare, tipo Bud Spencer che aspetta l’assoluzione, per picchiare il finto-vero prete.

Mi porta un secondo microbicchiere d’acqua:
– come va?
– mi sento ben idratato.

Capisco che posso prenderlo per il culo e non ottenere alcuna reazione, il che è estremamente buffo.

Inizia a manipolarmi la spalla:
– ecco, sente?
– cosa?
– è qui che le fa male, vero?
– beh sì, è la spalla.
– ma qui di più.
– va bene.

Dopo cinque minuti di massaggio mi chiede se vada meglio:
– veramente non saprei, cioè, dovrei fare dei movimenti per capire.
– prima mettiamo i patch.

Sui “patch” sgrano gli occhi, non so se più per la curiosità di come mi sentirò a essere trattato come una versione di Windows o per la curiosità di capire che fossero ‘sti patch.

Prende quattro cerottini tondi. Mi inumidisce il torace (IL TORACE, NON LA SPALLA), poi lo asciuga (male) e applica i quattro cerottini SUL TORACE, NON SULLA SPALLA. Capisco che ormai è tutto collegato e mi chiedo se per pisciare là dentro mi debba tirar fuori una caviglia.
I cerottini SUL TORACE, NON SULLA SPALLA, si staccano. Del resto era inumidito, anche grazie alla mia ampia idratazione. Asciuga meglio e li riapplica. E si ristaccano, Asciuga ancora e li riapplica. Gli chiedo cosa siano quelle cose. Non ci crederete ma mi torna a parlare di flusso.

A questo punto mi impunto:
– mi spiega di cosa stiamo parlando?
– vede, nel corpo fluiscono energie. Ora, la sua spalla è bloccata in questo circolo energetico. I cerotti servono per aiutare a fa scorrere meglio le energie.
– di cosa sono fatti i cerotti?
– i cerotti sono composti particolari, magnetici ed energetici.
– ma la batteria dov’è?
– nono, nessuna batteria [sorride come un vecchio volpone: pensa che abbia detto una cazzata. Io]. Prima di andare a dormire li toglie e li mette nel freezer.
– nel freezer.
– sì. Poi, domattina, li riapplica.
– e nel freezer che accade?
– si ricaricano.
– di cosa?
– di energia.
– per il flusso.
– esattamente!

Penso di avere da un paio di mesi dei sofficini Findus carichissimi, buttati là dentro.

– allora, per oggi a posto così. Ci vediamo martedì.
– ma devo portare i cerotti?
– no, dopodomani sera li può buttare via.
– ma se li ricarico?
– eh, magari. Ma c’è un limite alle ricariche.
– niente summer card, ho capito.

Non ride. E a me fa ridere tantissimo.

A questo punto coglie in me un leggero velo di scetticismo e mi fa:
– guardi che in questo tipo di terapie conta moltissimo la volontà del paziente.
– ma io voglio guarire. Chi non vorrebbe?
– ma bisogna crederci.
– lo dicevano pure per gli occhiali a raggi X e le scimmie di mare. Quanto le devo?
– passi dalla mia segretaria.

Lascio alla tizia settanta euro (SETTANTA EURO) (70.00 €) e vado via.

No, martedì non ci sono tornato: mi sono fatto un giro su Amazon e ho ordinato il poster che Fox Mulder aveva alle spalle. Credo abbia la stessa efficacia.
Pure senz’acqua, né freezer, né cerottini SUL TORACE, NON SULLA SPALLA.

Ah, poi la spalla ha smesso di farmi male, dopo qualche mese.

Mi piace pensare si sia riattivato il flusso.

Magari grazie all’aver mangiato quei sofficini ultracarichi.