Processi storici demenziali – Calciopoli

[Processi storici demenziali – Atto5 – Calciopoli]

[Processi precedenti: Socrate, Gesù, Galileo, Norimberga]

[Prossimi processi: Berlusconi]

 

Calciopoli

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2006: il nostro calcio è investito dal più grosso scandalo della sua storia dai tempi di Vampeta all’Inter. E di Gresko. E Pancev. E Sforza. E Sukur. E Farinos. E Domorau. E Ventola. E… Scusate. L’Inter, dico.

Vengono rese note intercettazioni dalle quali emerge una serie di incontri illeciti, combine, insabbiamenti, favori e personaggi ambigui. Ma del processo Dell’Utri parleremo un’altra volta.

Le indagini da parte del Procuratore federale Palazzi si concludono alla fine di giugno 2006 e l’intera serie A viene stravolta. Penalizzate duramente Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio. All’Inter viene assegnato il titolo di Campione d’Italia 2005-2006. E ci giocavano WOME, KILY GONZALEZ, BOUMSONG e ADRIANO. Per dire.

La società maggiormente colpita dalla giustizia sportiva è la Juventus: riconosciuta colpevole di illecito sportivo, le viene revocato il titolo di Campione d’Italia 2004-2005 e non le viene assegnato nemmeno quello 2005-2006 in quanto fu retrocessa all’ultimo posto in classifica. La squadra scende così per la prima volta in Serie B, con la sanzione accessoria della penalizzazione di 9 punti e soprattutto di dover andare a giocare col Frosinone. A Frosinone.

Campioni del mondo come Del Piero e Buffon accettano di seguire la loro squadra anche nella serie inferiore, dimostrando attaccamento ai colori, grande professionalità, assenza di reale mercato.

Dal mondo sportivo si passa al penale: il processo di primo grado su Calciopoli ha luogo tra il 2008 ed il 2011 presso il tribunale di Napoli.

L’imputato principale è Luciano Moggi. Le accuse: violazione delle norme di lealtà, correttezza e probità sportiva, illecito sportivo, chiusura arbitri nello spogliatoio, antipatia.

 

Giudice: Allora, chiamiamo a deporre Luciano Moggi

Moggi: Eccomi signor arbitro

G: Giudice

M: Sì, scusi, abitudine.

G: Allora, dalle intercettazioni risulta che lei intratteneva rapporti con i designatori arbitrali.

M: Detta così pare una frociata.

G: In effetti. Insomma lei li chiamava per influenzare le designazioni per le partite delle sue squadre in modo da ottenere arbitri considerati favorevoli.

M: Ma non è così! Io semplicemente mi informavo su chi fosse l’arbitro.

G: Vuole dire che era solo per conoscere la designazione in anticipo?

M: Ma certo.

G: A parte che anche questo è vietato…

M: Eh, mo’ è vietato tutto. Vai a vedere che è vietato pure per una squadra comprare un calciatore.

G: Beh, nel periodo di calciomercato è consentito, certo.

M: …Nel periodo… di… AAAH! “Comprare” in quel senso! Ahahah! Nono, io dicevo…

G: Che diceva?

M: Niente. Quello, sì.

G: Ripeto: ci sono prove su un suo premere al fine di ottenere designazioni di comodo.

M: Eh, “di comodo” adesso. Mica hanno mai concesso a me di arbitrare! Quella sì sarebbe stata di comodo.

G: Signor Moggi, non facciamo ironia.

M: [sottovoce] Veramente io l’avevo chiesto proprio…

G: Che dice?

M: Niente.

G: Allora nega che quando alle sue squadre venivano assegnati certi arbitri lei poteva opporsi e proporne altri?

M: Che dicono le intercettazioni al riguardo?

G: Che le cose stavano così.

M: E allora era così… a meno che…

G: Cosa?

M: Si sentono bene bene le intercettazioni?

G: Sì, certo.

M: E allora è così, cazzo vi devo dire.

G: Tra l’altro in alcune occasioni la si sente lamentarsi vigorosamente di alcune assegnazioni.

M: Magari mi è scappata una parola di disappunto, ma è normale se l’arbitro non accettava i sol…

G: Accettava che?

S: Non accettava di confrontarsi serenamente sulle dinamiche di gioco.

G: Le sue parole furono: “Se non ci mettete Massimo De Santis do fuoco alle vostre case”.

M: Ma non mi pare poi una minaccia grave.

G: Aggiungendo poi: “e alle vostre mogli”.

M: Vede? Già si va a calare.

G: Comunque non si può fare.

M: La cosa delle case?

G: Pure delle mogli.

M: Ne è sicuro?

G: Ma certamente! Credo.

M: Va bene. Però non mi pare un reato grave. Non più di colpire i telespetatori della Domenica Sportiva con quelle luci riflesse da Paola Ferrari.

G: Di quello ci stiamo occupando in altro procedimento, lei non si preoccupi.

M: Va bene. Senta, ne abbiamo per molto? Sta per iniziare Juventus-Sampdoria e devo andare a parlare con un arbitro.

G: E cosa dovrebbe dire all’arbitro?

M: Niente, le solite cose. Che mi interesso di lui, del suo lavoro… della sua famiglia.

G: Lei andrà via quando glielo dirò io. Comunque: sono emerse prove inconfutabili circa un intreccio di telefonate che miravano ad ottenere designazioni di favore, intimidazioni verso arbitri non compiacenti, minacce in caso di non accoglimento delle vostre richieste.

M: Ora mi lusinga.

G: Guardi che è roba grave, sa?

M: Non più di dover avere contatti con Biscardi.

G: Mi rendo conto. Infatti quelle intercettazioni sono quelle che più ci hanno creato problemi di comprensione. Avete usato un codice, eh?

M: Ma che codice?

G: Eh, “Il moviolone! Clamoroso sgup!”. Ma noi siamo furbi.

M: Certo.

G: Insomma, abbiamo acquisito elementi sufficienti.

M: Ma quali elementi! Non avete niente! E’ tutta una montatura!

G: Ma se ci sono ore di intercettazioni!

M: False! Intercettazioni false! Questo stesso processo è una falsità. Lei stesso è un falso! Se ci fosse uno spogliatoio la chiuderei dentro!

G: La richiamo all’ordine! Questo è oltraggio alla Corte!

M: Io ti faccio sostituire da Paparesta!

G: Portatelo via!

M: Buffoni! Buffoni!

G: Via!

[Moggi viene portato fuori a forza]

G: Dio quanto mi sta sul cazzo quello.

 

Moggi viene condannato e radiato. Condannati anche Antonio Giraudo per la Juventus, i fratelli Diego ed Andrea Della Valle per la Fiorentina, Claudio Lotito per la Lazio e Pasquale Foti per la Reggina.

Coinvolti nello scandalo anche i due designatori arbitrali Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo, e diversi arbitri: Massimo De Santis, Paolo Dondarini, Paolo Bertini, Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Tagliavento, Pasquale Rodomonti.

Gianluca Paparesta ottiene uno sconto sulla pena perché aveva già passato un periodo detentivo nello spogliatoio di Reggio Calabria ad opera di Moggi.

 

E grazie a questa decisa azione oggi il calcio è davvero pulito.

Ci scommetto.

[Sipario]

Processi storici demenziali – Norimberga

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Norimberga

 

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20 novembre 1945, dopo una prima udienza a Berlino entra nel vivo il più importante processo della storia: Norimberga. Imputati gli alti gerarchi nazisti in un procedimento che durerà 218 giorni.

Presiede il giudice britannico lord Geoffrey Lawrence.

 

Lord Geoffrey Lawrence: Allora, vediamo un po’ cosa c’è da fare. Di cosa parliamo oggi, cancelliere?

Cancelliere: Dei crimini nazisti, signor giudice.

LGW: Tutti?!

C: Tutti.

LGW: Cristo, non ne usciamo prima di stanotte

C: Penso molto più tardi, signor giudice.

LGW: Dai, facciamo presto ché c’è Norimberga-Colonia stasera.

C: Questa della partita l’ho già sentita.

LGW: Ha capito anche lei che è il filo conduttore di tutti questi atti? C’era pure in Socrate, Gesù…

C: Comunque non penso ce la facciamo, signor giudice.

LGW: Vedremo. Chi sono gli imputati?

C: Karl Dönitz, Frank Hans, Wilhelm Frick, Hans Fritzsche, Walter Funk, Hermann Göring…

LGW: Piano, piano. Quanti ne sono?

C: Parecchi.

LGW: Perché non partiamo con quello che comandava? Quello coi baffetti…

C: E’ morto, signor giudice.

LGW: Cristo! E come?

C: Si è sparato.

LGW: Ma non ne sapevo niente. Era sempre triste, certo, con quella bombetta ed il bastone, ma da qui ad ammazzarsi…

C: Ehm, credo che stia confondendo con Charl…

LGW: Basta basta, andiamo avanti. I capi d’imputazione.

C: Cospirazione, aggressione contro altri Stati, violazione di trentaquattro trattati internazionali, crimini di guerra, violazione della Convenzione dell’Aja, crimini contro l’umanità, genocidio…

LGW: Cancelliere, ha mica preso il fascicolo di Berlusconi?

C: Chi?

LGW: Vabbè. Chi manca?

C: Sono assenti in questo procedimento Adolf Hitler, Joseph Goebbels e Heinrich Himmler, vostro onore.

LGW: Sono assenti giustificati?

C: Sono morti suicidi, signor giudice.

LGW: [sussurrando] In Brasile?

C: [sussurrando] Brasile, sì.

LGW: [sussurrando] Che cazzo aspettiamo pure noi ad andarcene da ‘sto cazzo di freddo?

C: [sussurrando] Maturiamo la pensione e poi via di culi e samba.

LGW: [sussurrando] Sì cazzo. [Voce normale]: Altri assenti?

C: [Brasiiiillll. nanananananananaaaa…] .

LGW: Cancelliere!

C: Mi scusi signor giudice. Martin Bormann è contumace. Manca anche Heinrich Muller, della Gestapo.

LGW: Me lo ricordavo all’Inter.

C: Quello è un altro, signor giudice.

LGW: Capisco. Poi?

C: Manca Adolf Eichmann, responsabile della “Soluzione finale”.

LGW: Un matematico, dunque. E non tornano i conti: ahahahahahah!

C: [silenzio]

LGW: Rida, cancelliere!

C: ahahahahahah!

LGW: Bene, aspettiamo che i servizi segreti israeliani facciano il loro corso.

C: ahahahahahah!

LGW: Questa non era una battuta, cancelliere.

C: Mi scusi.

LGW: Cominciamo. Chi è il primo?

C: Karl Dönitz, grande ammiraglio, comandante della Kriegsmarine, successore di Hitler; firmò la resa.

LGW: Ammiraglio, cos’ha da dire in sua difesa?

Karl Dönitz: “Eseguivo gli ordini”.

LGW: [Con tono da bambino] E allora se uno ti dice di buttarti dal ponte lo fai? Eh? Lo fai?

Karl Dönitz: Ma… io…

LGW: [Con tono da bambino] Gnegnegne. Cancelliere, appresso.

C: Hans Frank, avvocato, dal 1939 fu…

LGW: Avvocato? Mi basta. Appresso.

C: Wilhelm Frick, ex ministro degli Interni.

LGW: Di cosa è accusato?

C: Ha introdotto una legge sulla sterilizzazione chirurgica dei malati.

LGW: Non mi interessano le poche cose buone che pure avrà fatto. Qua si parla di crimini.

C: E’ tedesco, signor giudice.

LGW: E tanto basta. Poi?

C: Walter Funk, ministro dell’economia.

LGW: Il nome però e figo.

C: Magari gli diamo uno sconto di pena?

LGW: Probabile. Che ha fatto?

C: Praticamente tutto. Ha messo in moto la macchina economica a sostegno dell’Olocausto.

LGW: Se condanniamo lui allora pure Monti…

C: Eh?

LGW: Niente, ogni tanto ho dei flash forward.

C: Eh?

LGW: Cancelliere, si è incantato? Avanti.

C: Hermann Göring, il “numero due” della Germania nazista.

LGW: Ah, terzino destro. Cosa ha fatto? Qualche entrataccia?

C: Istituì il Geheimes Staatspolizeiamt che successivamente divenne la GeStaPo.

LGW: Questi campionati minori sono sempre più un casino.

C: Fu uno dei principali artefici della potenza militare tedesca.

LGW: Un pezzo grosso insomma. Implicato nel calcio scommesse, dica la verità.

Hermann Göring: Ma cosa dice!

LGW: Cancelliere, questo lo passiamo a Guariniello. Il prossimo.

C: Alfred Jodl, generale di corpo d’armata. Preparò tutti i piani di guerra della Germania.

LGW: Questo ce lo teniamo per il Risiko. Poi?

C: Ernst Kaltenbrunner, Wilhelm Keitel, Neurath von Konstantin…

LGW: Cancelliere, io mi sarei già rotto.

C: Ce ne sono ancora tantissimi, signor giudice.

LGW: Senta, io ho sentito che è nell’aria un bell’indulto…

C: Non penso che questi crimini ci rientrino.

LGW: Uff… vogliamo sentire un po’ di testimoni?

C: Ce ne sono milioni in effetti.

LGW: Ma cazzo! Non li avevano ammazzati tutti, ‘sti ebrei?

C: Sono tosti, signor giudice.

LGW: Dai, vediamo un po’ di prove.

 

Vennero illustrati dodici anni di regime, attraverso duemila prove documentarie e centinaia di testimonianze. Lavoro coatto nelle industrie tedesche, persecuzione degli ebrei, campi di concentramento. In aula furono proiettati filmati dei lager nazisti subito dopo la liberazione dei campi. Fu poi la volta dell’accusa sovietica circa i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalla Germania durante l’Operazione Barbarossa, che portò quest’ultimo a vincere inopinatamente Sanremo nel 1992 con “Portami a ballare”. Le conseguenze di quell’eccidio di telespettatori sono tragicamente note.

 

LGW: Dunque, qua vedo che l’invasione dell’Unione Sovietica comportò l’eliminazione di ebrei, zingari e commissari politici russi.

C: Esattamente, signor giudice.

LGW: Mi sembra dunque che tutto questo possa legittimamente configurare delle attenuanti generiche.

C: Esattamente, signor g… che?!

LGW: Dai, ora non esageriamo: non vorremo del tutto scagionarli per queste opere, pur meritorie?

C: Ma come? Hanno ammazzato pure bambini…

LGW: Sì, ma zingari. Che poi crescono e si sa.

C: Signor giudice, mi permetto di dissentire.

LGW: Faccia un po’ come cazzo crede, cancelliere. Tanto comando io.

C: Ma, le fucilazioni… gli stermini di massa… Pensi che il generale SS Otto Ohlendorf uccise da solo ben 90.000 ebrei, comprese donne e bambini, nel giro di un anno!

LGW: Che esagerazione! E’ vero, signor Otto? Ahahahah! Signorotto! Ahahahah! E’ buffo, dai.

C: …

LGW: Cancelliere, rida!

C: Ahahahah!

LGW: Allora, signorotto buffotto, è vero che ha fatto cose brutte agli ebrei?

Otto: Sì. E lo rifarei!

LGW: Eddai, dica che è un po’ pentito.

Otto: Affatto! Quel popolo andava sterminato!

LGW: Uff… ma così sono costretto a condannarla.

Otto: Andrò incontro alla mia pena con la testa alta.

LGW: Fino a che non gliela spezziamo con una corda, signorotto. Si metta agli atti che il signor Otto confessa di aver sterminato tantissimi ebrei e che lo rifarebbe.

C: Ahahahah!

LGW: Cancelliere, che cazzo ride?

C: Mi portavo avanti col lavoro.

LGW: Cancelliere, lei è un coglione. Un altro imputato, dai.

C: Il colonnello Friederich Hossbach, ufficiale di collegamento della Wermacht presso il Fuhrer.

LGW: Bel nome cazzuto. Anche se dagli atti ufficiali non mi risulta.

C: Le ricordo che questa è una ricostruzione cazzona degli eventi, signor giudice.

LGW: Ah, grazie cancelliere. Carina questa commistione tra vero, verosimile, rappresentazione teatrale, costruzione demenziale e immane cacata.

C: Più immane cacata, signor giudice.

LGW: Senza dubbio. Veniamo a noi. Dica, lei cosa ha fatto?

Hossbach:  Mi occupai della pianificazione del “Lebensraum”.

LGW: Cos’è, un dolce austriaco?

Hossbach: Conquistare l’Austria e la Cecoslovacchia, come preludio ad un’ulteriore avanzata verso Oriente: espansione dello spazio vitale.

LGW: Bah, non mi sembra una cosa gravissima. E’ quel che fa pure mia moglie a letto. Mi ritrovo sempre per terra.

Hossbach:  Ma infatti! Qua parlano, parlano ma poi scopri che non sono sposati! Ma lo sa che fa mia moglie invece? Prende le coperte e le tira tutte dal lato suo e…

LGW: Pure la mia! Uguale! Con quei cazzo di piedi gelati!

Hossbach: Io ho sempre dubbi che li metta prima in frigo, apposta.

LGW: O che li prenda da qualche cadavere.

Hossbach: Esatto. A volte penso che li stacchi da qualche ebreo accoppato il giorno prima.

LGW: Ahahahah!

Hossbach: Ahahahah!

LGW: Sarebbe da cacciarle di casa a pedate! Ahahah!

Hossbach: Ahahah! Sarebbe da metterle nelle camere a gas!

LGW: Ahahah! E perché pensa che mangi quei fagioli prima di andare a letto? Ahahah!

Hossbach: Ahahah!

LGW: Cancelliere: metta agli atti che questo tizio mi sta simpatico!

C: Non penso sia rilevante ai fini giuridici, signor giudice.

LGW: Questo lo vedremo.

 

Vennero portate altre prove, tra cui il diario di Hans Frank, meno noto di quello di sua sorella, Anna. Hans, nominato da Hitler Governatore generale della Polonia, scrisse quarantadue volumi di diario personale, circa 12.000 pagine. E’ che non c’era Facebook. In queste pagine vi era scritto in modo chiaro che bisognava “annientare gli ebrei” e “prendere misure tali da portare al loro sterminio”. Vi erano anche gli ordini del Reichsfuhrer-SS Himmler per la cosiddetta “soluzione finale”, in altre parole lo sterminio della razza ebraica ed anche delle altre razze considerate “inferiori”, tipo i giocatori di rugby.

Fu poi la volta di Himmler, responsabile della deportazione e dello sterminio e della caccia agli ebrei. Insieme ad Heydrich ed Eichmann diede vita al cosiddetto “Protocollo di Wannsee”, che si proponeva lo sterminio di undici milioni di ebrei, tra cui molti registi. I bambini e tutti gli inabili al lavoro venivano direttamente uccisi nelle camere a gas. Così anche i vecchi, che prima però si fermavano a criticare la lentezza di quelle operazioni di lavoro. Gli altri invece erano costretti a lavorare nei campi: braccia rubate al genocidio.

Insieme a loro venivano soppressi anche i malati di mente ma inspiegabilmente molti tedeschi si salvarono.

 

LGW: Cancelliere: mi porti quell’ometto là dietro che si nasconde.

C: Rudolph Hoess, signor giudice.

LGW: Perché si nascondeva?

C: E’ accusato di cose spaventose, signor giudice.

LGW: Ci dica, cosa avrebbe fatto?

Hoess: Ma niente… un po’ di camere a gas…

LGW: Cioè?

Hoess: Mah, ucciso qualche ebreo, ma non ricordo il numero.

LGW: Qua dice 2.500.000

Hoess: Avrei detto meno. Il tempo vola quando ci si diverte.

LGW: Lei non mi piace, sa?

Hoess: Mi spiace. Eppure sono una persona a modo. Posso offrirle un po’ di questo vinello?

LGW: Cos’è?

Hoess: Zyklon B., lo facciamo noi.

LGW: Magari più tardi. Cancelliere: quando tocca ai russi?

C: Non sono previsti, signor giudice.

LGW: Come non sono previsti? Ma se l’invasione della Polonia era stata concertata proprio con loro!

C: Signor giudice, guardi che questo processo non è mica basato sulla verità reale. E’ un immane pretesto per condannare il nazismo. Abbiamo affossato, insabbiato, cancellato, ricostruito in modo da condannare chi già sappiamo debba esserlo.

LGW: Ah, ho capito: è sempre per la storia della ricostruzione teatrale, demenziale e cazzona…

C: Nono. E’ proprio così che sono andate le cose.

LGW: “Sono andate”? Perché parla al passato ora?

C: Perché ora siamo sì nella rappresentazione teatrale e cazzona.

LGW: Mi sta dicendo che io e lei siamo solo dei pupazzi allora?

C: Esattamente, signor giudice.

LGW: Se è così allora non ci sono nemmeno italiani in questo processo.

C: Nessuno, signor giudice.

LGW: Incredibile: i fascisti italiani erano alleati dei nazisti tedeschi e ora la fanno franca come al solito?

C: All’italiana.

LGW: Pare un film di Monicelli. Che poi si sa che succede alla fine.

C: Si butta da una finestra di ospedale, signor giudice.

LGW: Cancelliere, solo alla fine mi tira fuori quest’umorismo nero?

C: Aspettavo che finissero ‘sti crucchi, signor giudice.

LGW: Avrà detto “signor giudice” un centinaio di volte. Guardi qua: sa cosa sono queste?

C: Borse della spesa?

LGW: Palle, cancelliere… le mie palle.

 

Nei mesi di luglio ed agosto del 1946 vi furono le requisitorie finali dei procuratori generali delle quattro potenze vincitrici. Il giudice Jackson affermò che: “Se voi, signori della Corte, doveste dire di questi uomini che essi non sono colpevoli, sarebbe come dire che non vi è stata guerra, non vi sono cadaveri, non vi è stato delitto”. Una frase rimasta nella storia, che per pochissimo non fu scelta da Moccia al posto di “Io e te, tre metri sopra il cielo”.

Il 1 ottobre 1946 ci fu la sentenza: undici condanne a morte. Che poi non è nulla rispetto agli ottanta milioni di morti stimati per colpa dei tedeschi.

Gli italiani? Vero: nessun italiano fu mai processato a Norimberga, nonostante l’Italia fosse alleata della Germania. Il motivo? Maddai, noi siamo caciaroni e simpatici! [parte una musica tipo tarantella]

 

[sipario]

Processi storici demenziali – Cristo

[Processi storici demenziali – Atto2 – Gesù]

[Processi precedenti: Socrate]

[Prossimi processi: Galileo – Norimberga – Calciopoli – Berlusconi]

 

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[Voce fuori campo]

Ora, quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.

Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.

I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte, ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.

Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni».

Alzatosi il sommo sacerdote disse a Gesù: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?».

Ma Gesù taceva.

Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».

«Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio,e venire sulle nubi del cielo».

(Matteo 26,57)

Sacerdote: Aspetta. “il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio”… cioè?

Gesù: Cosa?

S: Non ho capito. C’è un uomo seduto alla destra di Dio. Chi sarebbe?

G: Suo figlio.

S: Suo di chi?

G: Di Dio.

Ok, ma allora c’è anche un nipote.

G: Che nipote?

S: Hai detto: “il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio”. Dunque c’è un uomo alla destra di Dio, che è il figlio, abbiamo capito. Ma c’è anche un figlio di questo figlio. Dunque è il nipote di Dio. Affermi dunque tu di essere il nipote di Dio?

G: Ma che nipote! Sono il figlio!

S: Il figlio del nipote?

G: Ma cos’è, una sceneggiatura di Mel Brooks?

S: Chi è Mel Brooks?

G: Niente, cose mie. Comunque io sono.

S: Mel Brooks?

G: Il figlio, il figlio!

S: Il figlio di Mel Brooks?

G: Di Dio, porco…

S: Giovane, si moderi. Innanzitutto questo è un Sinedrio serio, mica siamo in Italia. Vede puttane?

G: No, in effetti.

S: E allora prenda atto che qui si segue solo la legge.

G: Non riconosco voi giudicanti!

S: Io sono Caifa, il sommo sacerdote di questo Sinedrio!

G: che secondo la Legge Ebraica, Sanhedrin, Cap. 4, folio 32°, dovrebbe riunirsi solo di giorno, prima del tramonto, per giudicare. Invece è notte. Questa irritualità già inficia il giudizio.

S: Ma è avvocato?

G: Ci mancherebbe: “Guai a voi dottori della legge!”

S: Ah, ho capito. E’ pratico perché è stato già in galera.

G: La sua lingua sta vaneggiando.

S: Allora mi spieghi come fa a conoscere così bene le procedure giudiziali.

G: Io so perché io sono l’uomo.

S: Eccone un altro: di che uomo parla ora?

G: Io, io sono l’uomo.

S: Scusi, ma questa non le sembra una tautologia?

G: Che?

S: Uff…

G: E abbia pazienza, ho fatto le scuole basse. Tutto il tempo in falegnameria…

S: Dicevo, sta dicendo una cosa ovvia. Qua siamo tutti uomini.

[Voce effemminata fuori campo: “Parla per te, carina”]

S: Vabbè, quasi tutti.

G: Io sono l’uomo perché vengo per mano di Dio.

S: Allora lo ammette: lei sta dicendo di essere il figlio di Dio!

G: Veramente è dall’inizio dello spettacolo che lo sto facendo.

S: Che spettacolo?

G: Questo [indica il pubblico]

S: Uh, non avevo notato la gente. Avete pagato voialtri? Vabbè, imbucati. Comunque, torniamo a noi.

G: Chi siete voi, per giudicare l’uomo?

S: Giudici.

G: Ah, scusate.

[Qui inizia un dialogo tutto fuori campo, tra il giudice e il cancelliere. Gesù intanto, mentre aspetta, prende un bicchiere vuoto ed una bottiglia di vino praticamente vuota, con una piccola scolatura. La versa nel bicchiere ma non è evidentemente soddisfatto della quantità. Allora comincia a muovere le mani, come nei giochi di prestigio, senza ottenere risultato]

S: Senta, qui le prove sono schiaccianti. Abbiamo una denuncia di tale… Cancelliere, come si chiama il denunciante?

Cancelliere: Un attimo signor giudice… non lo trovo… ma dove… ma porco… Giuda!

S: Cancelliere, si moderi, di bestemmie qui ce ne sono state già a sufficienza. Allora, questo nome?

Cancelliere: Giuda, Giuda!

S: Proprio non riesce a trovarlo?

C: Giuda, è Giuda perdìo.

S: Cancelliere, alla prossima bestemmia la metto agli arresti.

C: Sembra “Chi gioca in prima base”. Comunque il nome del denunciante è Giuda, signor giudice.

S: Bene. Cosa sappiamo di questo Giuda? Referenze?

C: È morto.

S: Morto? E come?

C: Impiccato ad un ulivo, signor giudice.

S: Oddio che brutta cosa. Ha lasciato un biglietto, qualcosa?

C: Sì ma è in aramaico.

S: Certo che è in aram… Uff… Nient’altro?

C: Aveva un sacchetto con trenta den… vent… vuoto, signor giudice. Un sacchetto completamente vuoto.

S: Insomma il denunciante non può esserci d’aiuto. A meno che il nostro “Figlio di Dio” non ce lo sappia resuscitare. Ahahahah!

C: Ahahahah!

S: e i testimoni? Cancelliere, introduca i testimoni.

C: Certo signor giudice. Ecco. Abbiamo Chmouel Antipa e Hiroshi Shiba.

S: Hiroshi Shiba l’ho già sentito.

C: Sì, anche io.

S: E dove sono?

C: Veramente non si sono presentati. Ma hanno rilasciato dichiarazione orale all’usciere nella quale affermano che Gesù è colpevole di tutto e che ha anche un’igiene personale carente.

S: Mi sembra altamente irrituale tutto questo. Ma tutto sommato ci puliamo ancora il culo con le pietre, a posto così. Signor Gesù, ha finito?

G: Sisi, oggi manco con le colombe funzionava [smette con la bottiglia].

S: Torniamo a noi.

[Gesù si scaccola e appiccica la caccola sotto un tavolo o cose simili]

S: Giovane, cosa sta facendo?

G: L’uomo fa pulizia.

S: Non scarichi responsabilità su gente che non c’è. Lei si stava scaccolando.

G: In verità, in verità vi dico…

S: Cosa?

G: …sì, chiedo scusa.

S: Insomma, questo Sinedrio si è qui riunito per accertare le sue responsabilità. E le assicuro che sta facendo fatica e alle sei c’è Nazareth-Betlemme, vediamo che dobbiamo fare.

G: Tanto vince Nazareth.

S: Ahahah, ma quando mai! Si sono venduti pure Ebreimovic…

G: In verità vi dico: prima che l’arbitro fischi tre volte, Nazareth l’insaccherà in rete.

S: A quanto lo dai?

G: tre e mezzo.

S: Andata: ecco sessanta denari.

G: Ok. [si volta verso il pubblico, ammiccante: “soldi facili”].

S: Torniamo a noi. Ha testimoni che provino che lei è il figlio di Dio?

G: Non ho bisogno di testimoni, io sono l’uomo.

S: Aridaje. Almeno qualche prova di miracoli, qualcosa?

G: Beh, da giovane camminavo sulle acque.

S: Qualche foto?

G: Nulla. Ma moltiplicavo anche pesci e vino.

S: Ricorda il risultato finale?

G: Eh?

S: Il risultato di questa moltiplicazione.

G: Ora no, ma lo sapevo professo’.

S: Uhm, mi dica almeno l’argomento a piacere.

G: Sì, questo lo so. Sono preparato sulle tecniche di rianimazione istantanea.

S: Dica.

G: Per rianimare un morto apparente occorre pronunciare esattamente una frase.

S: Quale?

G: “Lazzaro, alzati e cammina!”. Funziona sempre.

S: Sempre?

G: Garantito.

S: E se non si chiama Lazzaro?

G: Eh?

S: Se non si chiama Lazzaro ma – che so – Alex?

G: allora si dirà “Alex, alzati e cammina!”

S: Bocciato! Bocciato perdìo!

G: Ma come?

S: Provi su Zanardi e mi saprà dire.

G: Cazzo, questa è cattiva!

S: Non come la pena che l’aspetta.

G: Basta domande a trabocchetto! Io sono il figlio di Dio!

[Tuono]

[Voce fuori campo]

Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia, che ve ne pare?».

E quelli risposero: «È reo di morte!».

Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».

Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell’uomo». Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all’aperto, pianse amaramente.

(Matteo 26,65)

[Gesù passeggia in tribunale, si tocca l’orecchio (auricolare bluetooth). Ora la voce fuori campo è di Pietro]

P: [piange]

G: gnegnegne… piangi ora?

P: Oddio, chi ha parlato?

G: Sono il signore dio tuo.

P: Ma… dove sei? Non ti vedo?

G: In verità, in verità ti dico che hai un telefonino, coglione. Mi hai risposto tu. Io sto in vivavoce.

P: Ah, già. Non riesco ancora ad abituarmi. Era tanto bella la cabina…

G: Hai visto che alla fine mi hai tradito? Che io manco mi sono sposato per evitare ‘st’inculature…

P: chiedo scusa mio signore, ma mi stavo cacando sotto.

G: Pietro, perché hai la stessa voce del sacerdote che mi ha condannato?

S: Scarsità di mezzi, Signore.

G: Ok, ok, ‘sta cazzo di crisi… Comunque: [tono militaresco, marziale] io cosa ti ho insegnato tutto questo tempo, soldato!

P: a credere, obbedire, combattere, signore!

G: e allora, soldato?

P: io ho creduto e obbedito, signore. Ma quelli erano armati, signore. E lei non ci ha mai fornito armi, signore.

G: tu hai la fede, soldato! E’ l’arma più potente di tutte.

P: quelli hanno le spade, signore. E sono cattivi, signore.

G: [da qui in poi citazione Hartman] Soldato! I tuoi genitori hanno anche figli normali?

P: Signorsì, signore!

G: Si saranno pentiti di averti fatto! Tu sei talmente brutto che sembri un capolavoro d’arte moderna! Come ti chiami sacco di lardo?

P: Signore Leonard Lawrence, Signore. Cioè no, Pietro, cazzo dico.

G: Lawrence? Lawrence come, d’Arabia?

P: Signorno, signore. Non è manco ancora nato, signore. Sono Pietro, Signore. Cristo, Signore!

G: [Fine tono marziale per Gesù] “Cristo Signore” Suona bene… mi sa che ci si può comporre qualcosa di figo…

S: Sarà uno stracciacoglioni da lavaggio del cervello in bocca agli scout di tutto il mondo, Signore. Una palla immane, Signore.

G: Già, può funzionare… Comunque, Palla di L… Pietro, Pietro. Scusa. Scusami. Pretendevo troppo da te.

P: [Fine tono marziale per Pietro] Dai, fa niente. Amici come prima.

G: Amici come prima stocazzo. Mi stanno condannando a morte, non lo sai?

P: A morte? Oddio!

G: Non ti hanno detto niente?

P: Qua il telefono non prende bene.

G: Motorola del cazzo.

[Tuono]

[Si torna con il dialogo Gesù-Sacerdote]

S: Imputato, abbiamo finito?

G: Sì scusi, era una telefonata di lavoro.

S: Riprendiamo. Abbiamo appurato che ci sono prove sul suo conto assolutamente schiaccianti.

G: Me ne dica una.

S: Il mio parere.

G: Ah, beh.

S: Tuttavia, siccome qui siamo magnanimi e non vogliamo farci dire che siamo come i tribunali sudamericani, ho pensato…

G: I tribunali che?

S: Non so, devo avere inventato una parola nuova.

G: In verità, in verità ti dico che ci hai preso, sai?

S: Silenzio! Questo tribunale, viste le prove a carico dell’imputato e visto che sono le cinque e mezza e alla SNAI c’è un casino di gente, rimanda il giudizio a domani e lo rimette nelle mani – peraltro sempre pulitissime – di Ponzio Pilato.

G: Perché non mi condannate ora, visto che avete già deciso del destino del figlio di Dio?

S: Guardi, in effetti io lo farei anche ma secondo la nuova normativa, pubblicata nella Gahazzetta di Jahvè, solo il procuratore romano può emettere queste sent… NON DEVO STARE A DARE SPIEGAZIONI A LEI!

G: Insomma, vuol dire che domani devo tornare qua?

S: Giovanotto, non deve tornare da nessuna parte. Lei stasera è ospite nostro. Si prenderanno cura di lei questi due centurioni. Vedrà che si troverà benissimo.

Madonna: Fermatevi! Dove state portando mio figlio?

S: e lei chi sarebbe?

M: Io sono la Madre di colui che è.

S: Aspetti, aspetti… la madre di chi?

M: Di colui che è.

S: Cazzo vuol dire?

M: Eh?

S: Si spieghi. Chi è “colui che è”? E perché parla così?

M: Non so, fa pomposo e arcaico.

S: Sì, ma non significa nulla. Tutti sono “qualcuno che è”.

M: Continui.

S: Bene, si accomodi. Il primo a esplicitare il concetto di essere è stato Parmenide di Elea, nel IV secolo avanti Cristo…

M: Avanti che?

S: Avanti Cristo.

Gesù. Mi avete chiamato?

M: Figlio mio!

G: Madonna, la mamma!

S: La mamma, Madonna?

G: La mamma, la mamma!

S: Ordine per Cristo!

G: Per me?

S: No per Cristo! Cioè, qua la cosa sta prendendo una piega demenziale assurda.

M: A me interessa solo che mi ridiate mio figlio. E che mi chiariate il concetto dell’essere di Parmenide e quella del divenire di Eraclito.

S: Signora…

M: Maria, prego.

S: Signora Maria…

M: Signora Maria pare una casalinga di Voghera. Mi chiami Maria, Santa Maria, madre di Dio.

G: Aspe’, questa comincia bene… me la segno… Santa Maria, madre di Dio… come la faccio continuare…?

S: SILENZIO PERDIO!

G: Per papà?

S: BASTA! Fuori tutti! Cacciate fuori la Madonna!

Coro: LA MADONNA!

S: Ma non così! Fuori dall’aula! Fuori tutti!

G: Pure io?

S: Fermo perdio!

G: Per papà?

S: Cristo!

G: Sì?

[Tuono]

[Voce fuori campo]

La mattina presto, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio, legarono Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.

(Marco 15,1)

[Gesù viene condotto innanzi a Pilato]

G: è permesso?

Pilato: prego.

G: Buongiorno, io sarei Il figlio di D… Gesù, mi chiamo Gesù.

P: Gesù. Dica, cosa ci fa qui?

G: Ehm… niente… credo di aver sbagliato. Buongiorno.

P: Buong… UN ATTIMO! Lei è quello che dovrei giudicare oggi.

G: Chi? No. Mi sa che si sta sbagliando con un altro. Noi siamo un po’ tutti uguali.

P: Noi chi?

G: Noi, figli di Dio.

P: Aha!

G: Cazzo.

Pilato: Dunque tu saresti il figlio di Dio.

Gesù – Così dicono [guardandosi e lucidandosi le unghie, con tono altezzoso].

P: Sai che quello che vai in giro a dire è molto grave?

G: La verità è così, la verità può ferire. La verità ti fa male… lo so [accenna movimento braccia anni ’60].

P: Perché sei solo? Dove sono le guardie giudee?

G: I giudei non possono entrare nel pretorio perché zona impura, e impedirebbe loro di poter celebrare la Pasqua.

P: Allora questo dovrebbe valere anche per te, giudeo.

G: Ho fatto il vaccino.

P: Comunque. Che devo fare? Avanti e indietro da qua dentro a fuori? Che cazzo di popolo siete.

G: Siamo il popolo eletto.

P: Bah, forse col proporzionale. La verità è che avete un sacco di fisime, vi fate problemi pure per quello che mangiate. L’acqua poi…

G: Che ha l’acqua?

P: Ma non vedi? Lascia sempre calcare. Ti lavi, ti lavi le mani e ce le hai sempre sporche. Insomma, ora per capire che cazzo hai fatto devo chiedere là fuori?

G: Se vuoi ti racconto io.

P: Ci hai provato. Aspetta, vediamo che mi dicono.

[Si sente parlottare. Rientra Pilato]

P: Mi dicono che sei colpevole.

G: Bel processo del cazzo.

P: Silenzio! Affermano che “Se non fossi colpevole non ti avrebbero consegnato”.

G: Giovanni 18,30.

P: Eh?

G: Niente, niente.

P: Ma non puoi dire semplicemente che ti sei sbagliato? Che era per tirartela un po’ e rimediare fica? Invoco l’infermità mentale? Eh? Dai, con quelle infradito passi pure per ricchione: derubrichiamo il reato a “Frocioneria”, non so come si dica qua… Ti prendi due anni e con gli sconti e tutto domani sei fuori.

G: In verità, in verità ti dico: non mi tentare.

P: Eddai, pensaci su… intanto mi sciacquo le mani… acqua del cazzo…

G: No! Ci ho pensato. Non posso rinnegare quello che sono.

P: Ma chi cazzo pensi di essere, Cristo!

G: Esatto.

P : Nono, non ci mettiamo ora a rifare il giochetto. Ma lo vedi che io ho le mani legate?

G: Bagnate.

P: Legate, bagnate… dai, fai il bravo ché non c’è motivo adesso per attrezzare tutta quella baracconata con la croce e tutto. Abbiamo delle spese qua che manco immagini. Lo sai che è una settimana che non posso mandare in giro le bighe perché non ci sono i soldi per la biada ai cavalli? Su, fai il bravo.

G:  Io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla parte della verità ascolta la mia voce.

P: E questo mo’ che è?

G: Giovanni 18,37

P: Cazzo basta! Cosa devo fare? Vuoi morire? Lo capisci cosa sta per accadere?

G: [tace]

P: Ottocento denari! Ottocento denari mi costa una crocifissione!

G: Pensavo meno in effetti.

P: Eh, perché non è solo la croce – due pezzi di legno messi in croce li trovi.

G: Ahahah!

P: Ahahah! Carina, sì. Dicevo: non è tanto la croce ma tutto l’ambaradan di contorno. Le guardie, i costumi…

G: I costumi?

P: Certo. Che pensi che si possa accompagnare uno da crocifiggere in borghese?

G: No, pensavo…

P: e i permessi per l’occupazione di suolo pubblico, per il corteo, per i certificati…

G: Non avevo mai pensato a tutto questo.

P: Questo mi fa capire che non hai i superpoteri che dici di possedere. Dunque mi vieni incontro. Dai, metti una firmetta qua, dì che hai sparato due cazzate e ce ne andiamo a casa.

G: No.

P: Porca puttena maledetta dell’incoroneta di Foggia

G: Lino Banfi?

P: Boh, non so perché mi sia uscita così. Insomma vuoi morire.

G: Non posso che accettare la volontà di Dio.

P: Che rottura di cazzo. Guarda, ti va di culo perché oggi c’è il pienone e hai ancora una chance di cavartela. Lascio decidere al popolo.

G: Televoto?

P: Che?

G: Niente, cose mie.

P: C’è un tale, Barbabarba…

G: Barabba…

P: Sì, Barabba, allora lo conosci!

G: No, so come va a finire la storia… Dai, niente.

P: Insomma, c’è questo Barbanera, un ladro da quattro soldi… ci resta solo una croce e ve la giocate voi due. Ora chiedo al popolo chi vuole liberare… sicuro? Vado?

G: Vai.

P: Uff… vabbè.

[Rumore di passi e folla]

P: Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili.

P: Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?

[Urla della folla: BARABBA!]

P: “Non ho inteso: chi dei due volete che vi rilasci?”.

[Urla della folla: BARABBA!]

P: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”

[Urla della folla: BARABBA!]

P: Cristo, prendete professionisti al mixer.

[Urla della folla: Sia crocifisso!]

P: Chi? Il tecnico? È una capra in effetti…

[Urla della folla: No, Gesù! Sia crocifisso!]

P: Ma che male ha fatto?

[Urla della folla: Hai rotto il cazzo! Crocifisso!]

P: Cazzo! Ma che mani luride! Acqua, acqua perdìo!

[Pilato rientra, si sentono i passi]

P: Ecco, visto? Hanno scelto Barroso.

G: Barabba.

P: Sì, quello. Ma dico io, tanto ti costava darti per malato di mente?

G: Sia compiuto il mio destino.

P: Cazzo, ma manco il ripescaggio.

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora.

(Giovanni, 19,1)

G: Bene ragazzi, dove si va ora?

[Sipario]