La preghiera omeopatica

Il Papa torna a pregare per la pace.
Se l’efficacia dei farmaci fosse simile a quella delle preghiere del Papa ci ritroveremmo gente inferocita in piazza, gridare allo scandalo e al complotto: “VERGOGNA! BIG VATICAN LUCRA SULLA NOSTRA PELLE E POI LE PREGHIERE MANCO CI GUARISCONO! I ROSARI CAUSANO AUTISMO! HANNO ALLONTANATO UN PRETE SOLO PERCHE’ HA OSATO DIRE CHE DIETRO LE PREGHIERE C’E’ UN ENORME GIRO DI SOLDI! QUANDO C’ERA LUI I CONCORDATI ARRIVAVANO IN ORARIO! NON SONO ATEO, MA…“.

Invece è tutto ok: tutti i Papi, dal primo all’ultimo, hanno sempre pregato per la pace, e niente, pace manco per cazzo.
E loro dovrebbero ricevere un occhio di riguardo lassù: se pregassi io che sono un balordo capirei pure che nessuno mi accontentasse. Ma il Papa…

Cosa ci insegna tutto questo?

Che la preghiera è omeopatica: sono solo parole pompose, confezionate bene per venderle come efficaci, ma sono efficaci solo nella misura in cui ci vuoi credere, ci distolgono da pratiche che invece sarebbero davvero valide facendoci perdere tempo e denaro.

E allora perché continuiamo a pregare chiedendo questo e quello?

Per lo stesso motivo per cui usiamo l’omeopatia: speriamo che qualcosa accada, che ci sia qualcosa che non conosciamo che agirà sulla nostra vita agevolandocela senza sforzo, fidandoci di chi ci assicura che funzionerà.

Che poi è lo stesso che da tutto questo ci guadagna.

Pregature

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In questi giorni sento dire da tante persone che occorre pregare per le vittime degli attentati in Francia.
Mi sono sempre chiesto quale sia la logica dietro la preghiera, e questo al netto di considerazioni fideistiche: il credere o non credere non è il punto centrale del mio ragionamento. Provo a spiegare.
Perché Dio dovrebbe “fare” o “non fare” qualcosa, indotto dalla mia preghiera?
Se così fosse ci troveremmo di fronte un Dio che “accontenta” o meno a seconda della presenza di preghiera (e probabilmente della partecipazione, messa in scena, fattura della stessa). Il che contrasta molto con un generale concetto di libero arbitrio, ma anche con quello di “volontà di Dio”. Entrambi concetti religiosi, appunto.
La preghiera come richiesta di pace, favori, clemenza, cura, miglioramenti economici, mi sembra dunque contrastare con ciò che la religione stessa insegna.
Allora perché si prega?
Possono esserci anche ragioni più alte e nobili, va detto. Per esempio ringraziare il Signore di ciò che ci ha donato.
Già qui mi pare possiamo capire un ragionamento di un credente.
Però.
Però in questo “ringraziamento” ci dovremmo ricomprendere tutto. Cioè, la “Volontà del Signore” non va esaltata solo quando ci fa comodo, altrimenti sarebbe facile. Anzi, le Scritture insegnano che è quando il cammino è più difficile, che occorre perseguire la Fede, credere, affidarsi alla preghiera.
Dunque, perché se ci viene un tumore preghiamo affinché possiamo guarire? Anche la malattia è “Volontà di Dio”, tanto quanto l’eventuale guarigione (con somma soddisfazione dei medici curanti).
Ecco, un credente dovrebbe sempre ringraziare, per ogni cosa, mai chiedere.
Chiedere è scortese: Dio sa cosa sia meglio per te, ti ha mandato il tumore, il suo Piano non lo conosci, accettalo come accetteresti una vincita alla lotteria.
Invece no. Noi siamo così: chiediamo. Utilitaristicamente chiediamo cose che ci fanno comodo. Anche con la preghiera. Pur essendo assolutamente consapevoli della assoluta inefficacia della stessa.
Che? Cosa ne sappiamo se sia inefficace?
Beh no, fermi tutti qua: finché si filosofeggia vale tutto, pure inventarsi tortuose strade per alla fine chiudere ogni questione con “Noi non possiamo capire”. Ok.
Ma quando si parla di risultati misurabili, beh: misuriamoli.
Volete sapere se una preghiera è efficace? Oltre l’effetto-placebo, intendo.
Beh, io vi porto QUALCHE studio in merito.

W.S. Harris et al. 1999. A randomized, controlled trial of the effects of remote, intercessory prayer on outcomes in patients admitted to the coronary care unit. 1999 Arch Intern Med 159: 2273-2278.
R.P. Sloan, E. Bagiella. Data without a prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1870.
D. Karis, R. Karis. Intercessory prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1870.
J. Goldstein. Waiving informed consent for research on spiritual matters? 2000 Arch Intern Med 160: 1870-1871.
W. Van der Does. A randomized, controlled trial of prayer? 2000 Arch Intern Med 160: 1871-1872.
D.A. Sandweiss. P value out of control. 2000 Arch Intern Med 160: 1872.
R.M. Hamm. No effect of intercessory prayer has been proven. 2000 Arch Intern Med 160: 1872-1873.
J.M. Price. Does prayer really set one apart? 2000 Arch Intern Med 160: 1873.
P.N. Pande. Does prayer need testing? 2000 Arch Intern Med 160: 1873-1874.
D.E. Hammerschmidt. Ethical and practical problems in studying prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1874.
F. Rosner. Therapeutic efficacy of prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1875.
W.C. Waterhouse. Is it prayer, or is it parity? 2000 Arch Intern Med 160: 1875.
D.R. Hoover, J.B. Margolick. Questions on the design and findings of a randomized, controlled trial of the effects of remote, intercessory prayer on outcomes in patients admitted to the coronary care unit. 2000 Arch Intern Med 160: 1875-1876.
J.G. Smith, R. Fisher. The effect of remote intercessory prayer on clinical outcomes. 2000 Arch Intern Med 160: 1876.
S.M. Zimmerman. Prayer can help. 2000 Arch Intern Med 160: 1876-1877.
M.L. Galishoff. God, prayer, and coronary care unit outcomes: faith vs works? 2000 Arch Intern Med 160: 1877.
L. Dossey. Prayer and medical science. A commentary on the prayer study by Harris et al. and a response to critics. 2000 Arch Intern Med 160: 1735-1738.
R. Dalton. Kansas scientists help to oust creationists. 2000 Nature 406: 552-553.
E.J. Larson, L. Witham. Scientists are still keeping the faith. 1997 Nature 386: 435-436.
E.J. Larson, L. Witham. Leading scientists still reject God. 1998 Nature 394: 313.

Ma capisco che possa non essere sufficiente e che abbia più peso quanto detto da un tizio con la terza media e un lungo camice bardato.
E allora, perché non provate voi, a casa? Da soli, un rapido test per togliervi ogni dubbio. Atei, credenti, non importa: in un paio d’ore risolverete il secolare dubbio circa l’efficacia della preghiera nel far accadere cose.
Di cosa abbiamo bisogno?
– Una moneta
– Un foglio di carta
– Una penna
Si procede così: gettate la moneta in aria e segnatevi i “testa” e “croce” che vedrete realizzarsi. Questa cosa va ripetuta alcune migliaia di volte affinché la base statistica dei risultati possa avere una sua credibilità. Durante ogni lancio PREGATE affinché la moneta faccia risultare “croce”. Siate convinti, non consideratelo un gioco ma credeteci con tutte le vostre forze.
Non fermatevi a cento-duecento lanci. Non bastano per avere una base seria.
Tremila, quattromila, diecimila lanci meglio ancora. Sempre pregando.
Bene, alla fine, se tra testa e croce ci sarà un SIGNIFICATIVO SCOSTAMENTO dal 50/50, allora la vostra preghiera sarà stata efficace. Al netto di ulteriori fattori quali bilanciamento della moneta, superfici di taglio irregolari, etc.
Se avrete rilevato un – che so – 75% di “croce”, possiamo considerare superato un primo step e passare a nuove verifiche, ma con una rinnovata fiducia nella preghiera.
Mi chiedo perché un credente non faccia questo esperimento, facilmente realizzabile e verificabile.
L’obiezione è che su queste cose non c’è interesse da parte di Dio a cambiare la realtà delle cose e “accontentare” chi prega.
Vien da chiedersi perché non debba essere considerato importante per Dio il dar soddisfazione, conforto, speranza a un suo figlio.
In ogni caso, l’esperimento è replicabile in molti altri modi. Più elevato il livello di importanza della “posta” in palio, più la preghiera dovrà essere valutata nella sua efficacia.
Tenete presente che se volete valutare se la preghiera abbia fatto guarire il bambino dalla leucemia, prima dovrete consultare i dati statistici circa la remissione di quel tipo di malattia: se risulta che nell’80% dei casi c’è remissione, sarebbe più il caso di ringraziare la Medicina che Dio. Tenuto conto che sicuramente la Medicina non ha responsabilità nell’insorgenza di quella malattia, mentre su Dio avrei i miei dubbi. Quantomeno per omissione di soccorso. Ma questo è il mio pensiero e non importa.
Insomma, io l’esperimento l’ho fatto. E la mia preghiera non è risultata incidere sulla realtà. La moneta cadeva nel 50% dei casi su testa e nel 50 su croce. Questo probabilmente per mio scetticismo.
Perché non provate voi che pregate per la pace?
Perché a me pare che stiate pregando da millenni e non mi pare cambiato granché.
Ma anche qui, magari, è il mio scetticismo.

E qui:

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E qui:

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E qui:

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Rendiamo grazie a Dio.

Intercessioni

– Insomma, sai quelle storie pazzesche, di gruppi di preghiera che si riuniscono nei casi di malattia per pregare per il bambino leucemico di turno?
– Sì.
– C’era questo bambino malato e questo gruppo che si riuniva tutti i giorni, per lui.
– E allora?
– Niente, hanno pregato tantissimo.
– E il bambino?
– Il bambino è morto.
– Ma… allora, quella storia?
– Che storia?
– Del gruppo di preghiera!
– Ah, quello prega per un altro, adesso.
– Ma perché me lo hai raccontato! Mi hai detto delle storie pazzesche di questi gruppi di preghiera e dei malati! Pensavo il bambino fosse guarito!
– Ah, nono. È però pazzesco, dai! Cioè, questi si riuniscono e pregano, convinti che pregare vicini crei un supermessaggio a Dio, tipo una mail con gli emoji, perché stanno vicini. Se stessero ciascuno a casa propria varrebbe di meno. Chissà perché. E Dio apprezza il loro stare vicini e magari cambia idea e sposta il linfoma su un altro. Che storia!
– Sei un cazzone.
– Certo. Oh, stasera andiamo a pregare per la fine della guerra in Israele. Saremo una cinquantina. Cioè, cinquanta! Accendiamo pure delle fiaccole, tipo razzi di segnalazione a Dio, così ci vede pure da lontano. Se non smette così la guerra, non smette più.
– La guerra là c’è da sempre.
– Allora occorrerà maggior impegno. Chiederemo intercessione di qualche santo, tipo le raccomandazioni. Cioè, andiamo da Dio portando avanti San Gabriele: è ovvio che ci ascolterà più volentieri.
– Ma la smetti? Stai riducendo tutto a delle logiche misere e tipicamente umane.
– Serve un santo più potente?
– I santi non sono più o meno potenti!
– Lo dici tu. Pensa a San Procopio e a San Gennaro. Vuoi mettere San Gennaro?
– Ma i santi sono tutti santi, non ci sono livelli!
– Vuoi dirmi che se ti trovassi in punto di morte e sapessi che la salvezza te la può dare uno solo tra San Procopio e San Gennaro tu sceglieresti San Procopio?
– Ma no, che significa! Cioè…
– Cioè?
– Cioè, forse sceglierei…
– Chi?
– San Gennaro…
– Vedi?
– Beh, in effetti.
– Perché noi siamo fatti così: proiettiamo anche sul trascendente le logiche dell’uomo.
– Sì, hai ragione. Ma cosa vuoi dimostrare?
– Ah nulla. Che magari tutte queste storie sono solo un modo per darsi un conforto in questa vita di merda.
– Dunque tutto questo per negare l’esistenza di Dio?
– Nono, io non devo negare niente. Non sono io a dover dimostrare una cosa che non c’è. È chi ne afferma l’esistenza che deve dimostrare qualcosa.
– Là si parla di Fede. Non c’è niente da dimostrare.
– Allora ora te la faccio io una domanda: siamo arrivati a un punto morto della discussione?
– Credo di sì.
– Morto morto?
– Morto morto.
– Morto, a differenza del bambino leucemico miracolato?
– Sì, a diff… ma perché, adesso c’è stato davvero il miracolo?
– Ahahahah, nono, tranquillo: è morto stecchito. Nessun miracolo, nessuna preghiera può risolvere un cazzo.
– Ah, meno male.
– La gente crede a tutto.
– Già.
– …
– …
– Gratta e vinci?
– Andata.
– Giuro che se vinco faccio un casino di beneficienza.
– E io adotto un bambino a distanza. Anzi due.
– Sì.
– Sì.