I delfini sono intelligentissimi ed estremamente mammiferi

dolphin
Nell’immagine, un delfino pronto all’accoppiamento

Uno studio guidato dal prof. Sebastiano Renti (il nome è solo di fantasia: in realtà si chiama Matteo Balestra), circa la questione sulla mammiferità (neologismo o semplice puttanata?) dei delfini, che non sono pesci anche se hanno la forma di pesci e vivono in acqua e praticamente sono spiccicati ai pesci ma sono mammiferi per farti il trabocchetto quando stai alle elementari e impari questa cosa e poi te la rigiochi praticamente per tutta la vita convinto che gli altri ancora ci caschino e in effetti qualcuno ancora ci casca e tu ti senti acculturato ma solo perché frequenti ignoranti e questo periodo senza virgole è diventato lunghissimo e allora lo spezzo qua.

Dicevo, uno studio guidato da Matteo Balestra (ormai le carte sono scoperte, dai), noto ricercatore del MIT di Segrate (il MIT ha tantissime sezioni distaccate, una persino a Cambridge), rivela che i delfini in origine erano pesci a tutti gli effetti, ma che a un certo punto svilupparono una intelligenza tale per cui smisero di pagare il canone RAI, smisero anche di deporre le uova e iniziarono a fare figli come le donne e come le vacche (nessun paragone), per una questione di comodità circa le baby sitter: vuoi mettere affidare un bambino a una adolescente che lo mette di fronte la Play e affidarle invece un uovo che poi magari se lo perde dentro la borsetta Carpisa?*
*Le borsette Carpisa sono piccolissime esternamente ma dentro contengono un piccolo buco nero in grado di far scrivere un nuovo libro a Hawking. Senza mani.

Sui delfini sappiano ancora poco: è comunque difficile prendere appuntamento. In ogni caso ciò che appare evidente è la loro estrema intelligenza: giocano, saltano, passano l’intera vita senza lavorare. I pochi ritardati finiscono catturati e sono schiavizzati nei delfinari, costretti a posare insieme a mocciosi scaccolanti per del pesce rancido coltivato in secchi bianchi.

Se c’è un inferno è quello patito da queste povere creature, abusate, costrette a prostituirsi al suono di un fischietto, senza riposo, senza poter pregare un Dio.

Che poi, con quelle pinnette, farsi il segno della croce è un casino.

Sono un ragazzo inadeguato (riferito al “ragazzo”)

Max Pezzali
Max Pezzali prima di salire sul palco

Ieri sera sono andato a puttane. Certo, cominciare un pezzo così può far storcere il naso a qualcuno, ma pensate se questo qualcuno avesse subito lesioni facciali da cocaina: sembrerebbe Peppa Pig dopo un ictus, doppiata da Fabrizio Bentivoglio alle prese con due giovani ninfomani con l’herpes iscritte a Scienze della comunicazione e [inserire descrizioni dettagliate di effetti di farmaci e “Pescara” come evocativa città di provincia. Appuntarsi: “coprolalia”].
(Qualcosa Del Genere mi ha scritto una introduzione terribile. Ricomincio).

Ieri sera sono andato a puttane. Non avendo soldi ma forte dei settemila fan su Facebook ho pensato di intavolare una trattativa in termini di visibilità. Il suo pappone mi ha minacciato con un coltello e ho dovuto pagare. Credo sia uno di quelli con l’account G+.
Dice: “Scrivi anche bene, ma non capisco quelle parolacce“. Al che rispondo sempre: “Chiami un bambino di otto anni e te le fai spiegare“.
Niente, devo sempre fare tutto io.
No, dai, è questione di comunicazione: perché limitare il mio range di parole utilizzabili, escludendone alcune solo perché a te evocano la tua fase orale, nella quale, per conoscere il mondo, ti facevi chiamare “Folletto” per la potenza di aspirazione? Lo so che il tuo disagio di fronte la parolaccia è tutto di matrice sessuale, ma avresti potuto dare altre risposte a quel test militare, invece sempre “fiori”, “fiori” e “fiorai”.
Devi capire che la “parolaccia” è una “parola”, una semplice parola, e come tale in grado di suscitare sensazioni. Magari sgradevoli, ma sensazioni. Perché farne a meno? Perché sono sgradevoli, appunto? Allora dovremmo eliminare tutto ciò che ci è sgradevole, ma poi chi mi pulisce casa?

È che non tutto è applicabile in contesti diversi: prendete la pubblicità dell’uccellino e di Del Piero. Se ci fosse Platinette al suo posto non sarebbe altrettanto efficace. Già solo perché come cazzo fa Platinette a posarsi sulla spalla di Del Piero? Ma battute sulle dimensioni di Platinette mi sembrano ormai utili quanto quel pene* attaccato a Paolo Brosio.
*Ahahahah, scusate l’iperbole.
La sapete invece quella di Giuliano Ferrara e del barile di lardo? Se avessi un centesimo per tutte le volte che l’ho raccontata scriverei ancora su Spinoza.

“I bambini malati di leucemia stanno morendo”.

Niente, volevo farvi capire che non bisogna mai abbassare la guardia. Non è che qua uno entra per farsi due risate. Cioè, vedete saponette nella doccia? Dietro a quei corpi estranei galleggianti nel vostro occhio, dico.
Più che altro mi piace cambiare repentinamente registro. Passare dal surreale alla canzone italiana a questo secchio di bigattini al demenziale nell’arco di un cassetto.
Personalmente adoro il demenziale. Mi sono accorto che questa mia passione non è però molto condivisa e diffusa da queste parti. Quando scrivo qualcosa di demenziale, questa viene abbastanza ignorata. Certo, dipenderà dalla qualità del mio pezzo e gnegnegne. Ma io penso che da noi manchi proprio la cultura Zucker-Abrahams-Zucker, quella che prendeva le mosse dai Monty Python e creava “Top Secret!” etc*.
*”Etc.” è sempre utile per dire cose che non ti va di elencare. Ci avete pensato? Quando Paola Ferrari legge la classifica di serie A potrebbe validamente dire: “Juventus millemila punti, etc.”. Invece perde sempre l’occasione e ci tocca sapere del Livorno.

“Quando il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito”.

Va detto che era un bel dito.

Che poi, scrivere in modo “scemo” non è neppure facile. Il rischio è scadere nell’umorismo sempliciotto, che è esattamente l’opposto di ciò che un buon pezzo demenziale dovrebbe ricercare.
Dopo anni passati a studiare i maestri mi sono reso conto che una buona struttura dovrebbe partire da un meccanismo di “salto” tra fase seria e sorpresa. E quanto più il salto è ampio, tanto maggiore sarà la riuscita comica. Faccio un esempio: se descrivo un pezzo demenziale, nella sua struttura, dal punto di vista storico e dei meccanismi ad esso sottesi, e improvvisamente inizio a parlare poi della nocciolaia, creo un salto logico notevole, spiazzo il lettore, che molto probabilmente neppure conosce le tipiche forme compatte della nocciolaia (Nucifraga caryocatactes), il becco nero a forma di pugnale, la tozza coda corta e quel corpo bruno scuro screziato di bianco che richiama il sottocoda anch’esso bianco, il suo occupare un’area che va dalla Scandinavia fino al Nord Europa, e giù alle foreste di conifere della taiga in Siberia e all’Asia orientale, compreso il Giappone, il cibo di cui si nutre, prevalentemente semi di pigna degli alberi dei climi freddi (estremo nord e altitudini elevate), caratterizzati da grandi dimensioni, il suo becco più spesso per schiacciare gusci duri, con un pettine speciale all’interno del bordo del becco vicino alla base.

E questo è esattamente quel che intendevo. Insieme, abbiamo costruito un pezzo demenziale. Va detto che ho fatto quasi tutto io, eh. Ma il vostro contributo, in qualità di lettori, è stato fondamentale, per via dell’albero che cade nella foresta e non c’è nessuno ad ascoltare perché magari distratto da Max Pezzali che ci spiega di essere un ragazzo inadeguato.
Non so perché avesse bisogno di una canzone.
Ecco: il fatto che Pezzali sia ancora discograficamente attivo e apprezzato mi fa storcere la bocca. A voi? Sì, anche.
Preciso: la nocciolaia.

 

Ed ora qualcosa di completamente nonsense (1)

L’altro giorno ho frugato nella borsa di mia moglie e c’erano le solite cose da donne, i soliti trucchi: coniglio, cilindro, colombe, due mazzi di carte.
Non c’era la donna tagliata in due, credo per motivi di spazio (le donne tagliate in due ingombrano certo meno di quelle intere, ma certo non puoi pensare di tenerle in una borsetta. Dico io: farle almeno in quattro? Che poi c’è anche il detto: “Mi faccio in quattro per te”. Allora sono solo chiacchiere, e questa parentesi è realmente troppo lunga).
(questa è corta).
() è lo stato dell’arte delle parentesi corte.
Mia moglie fa la prestigiatrice, l’avrete capito. È l’unica prestigiatrice donna, ed è questo il suo trucco più famoso.
A proposito: perché i prestigiatori sono tutti uomini? Ci avete mai pensato? A cosa pensate durante la giornata, oltre ad un grosso mazzo di asparagi?
Comunque: io conosco la risposta e ha a che fare col trucco appunto della donna tagliata in due: se fosse un’altra donna a fare quel giochino probabilmente si limiterebbe a graffiare l’altra e a insultarla per quegli abiti succinti. Per certe cose serve un uomo. Anche per imbiancare la casa serve un uomo ma questo non giustifica la presenza di quell’operaio senegalese a casa nostra da dieci mesi.
Comunque mia moglie, ai suoi spettacoli, taglia in due proprio un uomo. Poi scarta sempre la parte di sopra.
È bravissima ed è anche molto famosa: l’altra volta è stata fermata per strada da uno che le ha chiesto libretto e patente.
Quando vado con lei mi piace nascondermi tra il pubblico ma è un po’ difficile visto che spesso sono io il pubblico. Questo magari fa capire un altro motivo per cui i prestigiatori siano tutti uomini. Molto dipende anche dal fatto che mia moglie è negata coi trucchi con le carte: non indovina mai la carta pescata, perché dice che non crede a queste cose.
Con il coniglio invece è bravissima, specie con le patate. Certo, il cilindro esce unto.
Il suo trucco migliore? “Ti amo ogni giorno di più, caro”.
()

Il nonsense del weekend. Corpi cavernosi e burro.

Fuori piove. Dentro meno. Nel deserto del Gobi penso ancor meno ma non è questo il punto ora.
Sento latrare e abbaiare, là fuori, ininterrottamente. Ma no: non la farò rientrare così presto, mia moglie.
Una mosca tenta di trovare la strada di uscita, ma niente. Eppure io abito qua da sempre, bastava chiedere.
Un commesso viaggiatore bussa alla mia porta, vende libri, uno solo anzi: “Morte di un commesso viaggiatore”. È molto depresso infatti.
Niente, non lo compro. Gli dico che aspetto esca il film. Lui muore ma non mi impietosisco così.
Ho un po’ fame e apro il frigo. Niente, sempre fame.
Apro anche le ante dell’armadio e un paio di cassetti. L’appetito non aumenta, del resto vien mangiando.
La crisi mi ha colpito duramente: per risparmiare, da un po’, solo yogurt con fermenti lattici morti.
Esco a fare due passi. Durata totale: 0.8 secondi.
Al mio ritorno è tutto come prima: se non fosse per la fiducia nella scienza comincerei a mettere in discussione il principio entropico.
Il mio gatto è esattamente nella stessa posizione di quando l’ho lasciato. Ma saranno tre mesi ormai.
Per dimenticare i miei problemi comincio a bere, bere, bere finché non arriva un bagnino che mi recupera e mi riporta a riva (quando c’è da bere per dimenticare lo faccio in grande).
Sulla respirazione bocca a bocca sono molto passivo, specie se sono quello da salvare.
Oggi stringerò nelle mani un pettirosso. Che prima non lo era.

La fiala di Bubba

– C’hai una mollica sulla faccia.
– Da che parte?
– La faccia.
– Adesso?
– No.

– Devo cambiare tipo la macchina e me ne compro una nuova.
– La macchina ti porta pure lontanissimo se c’è la benzina.
– Da via Trento a Corso Umberto però c’è l’isola pedonale.
– Vale pure per la macchina nuova?
– Sì.

– Le gru che volavano verso la migrazione.
– Le hai viste?
– Tutte. Era tipo pieno.
– Non ci sono le gru tutti i giorni, sarà il quartiere brutto.
– Sì.

– Martedì viene Peppe.
– Io una volta ho donato il sangue che era martedì.
– Però non c’era Peppe.
– No.

– Al bagno c’erano due mosche.
– Due diverse?
– Una diversa sicuro.
– Forse l’altra era uguale.
– Sì.

– C’è il cappotto nuovo. Due tasche davanti.
– Ieri c’era Sandro qua.
– Il cappotto nuovo.
– Ah, scusa.
– Le tasche davanti.
– Sì.

Procreato

Mi dice la mia amica che dovrei smetterla di chiamarla così. Il nostro rapporto si è evoluto e ora possiamo validamente parlare di fidanzata. Ed è quello che farò d’ora in poi. La mia fidanzata, quando era ancora solo amica, mi parlava sempre di quanto sarebbe stato bello avere un figlio tramite sesso. A me piaceva solo la parte scritta dopo “tramite” ma per lei quella era la parte più pallosa. Forse per questo si dice che l’amore funziona quando si è complementari, così si finisce per stare tutti scontenti allo stesso modo e non solo uno. Comunque alla fine la mia fidanzata ha scelto di fare sesso con me per procreare e ora lei aspetta un bambino. Io non sapevo che quel sesso sarebbe stato diverso dal solito, quello senza il bambino finale. Ho fatto le mie cose proprio come tutte le altre volte ma qualcosa quella volta era andato storto per me e dritto per lei. Insomma adesso le cresce la pancia ogni giorno, anche se non è che lo noti da un giorno all’altro. Se aspetti due settimane però lo noti. Dopo un mese ti ci puoi giocare le palle del nonno. La mia fidanzata ha la pancia sempre più gonfia e prevedo riesca a superarmi entro aprile, se non accelero io prima con la birra. Eppure non mangia niente se non gli yogurt con dentro miliardi di fermenti, fortissimi solo a chiacchiere. Io pensavo che della Marcuzzi ci si potesse fidare. Credo avvierò una raccolta di firme contro il bifido.

Rivivificare vecchi post pubblicati altrove

Scorporato

Ho ricevuto una telefonata della mia ex  fidanzata, quella di quando avevo 8 anni e andavo a scuola in via Matera, che non è vicinissima a casa mia ma poi nemmeno tutta questa strada.
Mi dice “che fai oggi?” e io “niente, porto a spasso il cane e poi prendo   per la Nomentana. Se vuoi però ti mando il percorso completo con le mappe di   Google”.
Lei: “lo sai che non ci sentiamo da trent’anni?”, io:   “ieri sono stato dal dentista però“.
Che non era vero ma ci devo   andare la settimana prossima e le bugie piccole si possono dire.
Lei: “ma   ti ricordi quanto era bello quando eravamo piccoli?“. Io le ho risposto che   non me lo ricordavo perchè è passato molto, moltissimo tempo. E comunque era   anche il cane che mi distraeva. Quando sono tornato a casa che il cane dormiva, però non me lo sono ricordato lo stesso. Domani la chiamo e glielo dico. Anzi,   la chiamo subito, anche se sono le tre e mezza del mattino, hai visto mai che   non dorme per il pensiero.
Però, pure lei, ma stai tranquilla, no? Voglio   dire, aspetti trent’anni per chiedermi una cosa vecchissima e pretendi pure una   risposta subito?
Comunque alla fine il cane ha fatto tutte le sue cose e l’ho   visto molto rilassato ed in pace con il suo intestino. Stavo pensando di   raccogliere delle firme per abolire i maltrattamenti sugli animali.

 

Decisionismo

Mi chiama di nuovo la mia amica di scuola   di trent’anni fa: mi vuole rivedere, offrire un caffè. Io traccheggio, sono   abbastanza in dubbio sulla marca da scegliere. E poi, incontrare qualcuno che   non si vede da trent’anni. E se poi la trovo cambiata? C’è questa possibilità.   Remota magari ma c’è, devo metterla comunque in conto. E poi ho da finire tutta   la roba in frigo: il congelatore s’è rotto, era fuori garanzia, forse il   problema era il caldo di questi giorni. A Cuba servirebbe di più un congelatore   ma ce l’hanno in pochi. C’era uno di Santiago che raccoglieva le firme per   l’effetto serra. Tiro su il moccio dal naso ma questo torna giù ogni volta. Mi   stendo allora, per tirare la testa all’indietro: col sangue ho letto si fa così   e un po’ funziona. Mi addormento per sedici ore. O le cose si fanno bene…   Insomma, la richiamo e le dico “senti, io ti mando la mia foto al mare, col   costume. Tu fai che mi vedi, decidi sei il caso, e poi mi fai sapere. Così, per   correttezza”. Al che lei mi risponde con un fax ma finisce la carta termica e   niente. Alla fine avrei preso un Lavazza quasi sicuramente.

 

Cedimento

Dopo il traccheggiare, ora sì, ora no, nì,   boh, la mia amica ha deciso che non era più il caso di attendere e si è fatta   sotto. Io all’inizio ero un po’ perplesso, preso com’ero dalla raccolta firme   per abolire gli spiaggiamenti di balene. E poi il gazebo, i bonghi, tutti quei   drogati in fila per le cento lire… Comunque alla fine ho ceduto e le ho   regalato un coccio etrusco, trovato a Tarquinia, con sopra inciso un cuore   grande, così non mi chiede di rovinare i tronchi d’albero (sono uno che ci tiene   alla natura). Le iniziali però non sono le nostre perchè già era così. Eccetera.   Alla fine penso che la sposerò per convenienza.

 

Invadenze

Non so perchè le monoporzioni le facciano   così: manca tutta la parte per l’assaggio della fidanzata, quella che lei ti   chiede “mi fai assaggiare?”. Così mi ritrovo a non saziarmi mai. Io gliel’ho   detto alla mia amica che non vedevo da tanti anni “guarda che nel caso la nostra   sarebbe una relazione comunque viziata dal problema monoporzione”. Lei pare   nicchiare. Alla fine resterebbe il take-away. Ma la considero davvero l’ultima   soluzione. Dovremo affrontare la questione prima o poi. Nel caso una fiaccolata   in piazza di protesta, la trovo più efficace della raccolta firme in questo   caso. La gente è sensibile sulla questione cibo e le problematiche annesse,   l’equo e solidale eccetera. Oggi comincio la raccolta delle firme per cambiare   il nome alle zuppe “That’s amore” per farci metter su una roba tipo “That’s   minestrone”. Mi sembra più corretto verso i consumatori.

 

Fruttato

Ci sono due cose che non mi vanno davvero   giù della mia amica: una è che non ha le tette. Lei dice che ce l’ha, più di   Silvia. Ma io Silvia non la conosco e poi non è questione di comparazione. Le   tette vanno in misure assolute: belle grandissime, belle grandi, molto molto   grandi. E poi tutte le altre che rientrano tutte in “quella è   piatta”.
L’altra cosa è che oggi mi ha detto che la sto tirando troppo per le   lunghe, che se continuo così torna con Umberto. A parte il fatto che a me le   minacce non piacciono, come il melone (il melone non mi piaceva nemmeno da   piccolo, mi dava fastidio l’odore, specie quando veniva messo nel frigorifero)   voglio proprio vedere se Umberto se la riprende indietro.
Io credo che a   nessuno piaccia una senza tette che sta sempre là a menartela col melone.
Mi   sembra di ricordare che ad Amsterdam uno vendeva polvere da fumare ricavata dal   melone ma poi hanno raccolto delle firme per abolire le droghe.
Però non   hanno raggiunto il quorum.

 

Adozioni

Gira che ti rigira alla fine la mia amica   ha deciso di venire a vivere con me.Io all’inizio ero un po’ titubante ma poi ho   letto sul dizionario la definizione di “titubante” e ho capito che non lo ero.   Devo dire che lei fa tutto quello che deve fare: mangia, dorme, corre la   maratona. E tutto nella sua stanzina. Adesso le cose si sono assestate, anzi, è   diventato tutto di routine. Per questo stiamo anche adottando un bambino, per   tenerci un po’ occupati. Ma credo che questo lo ridiamo indietro perchè sporca   troppo e non fa di conto (le spese vanno contenute, mica puoi comportarti in   modo irresponsabile solo perchè vieni da un altro paese?). Sabato prossimo lo   porto all’Ikea e scegliersi il lettino. La mia amica invece andrà in piazza per   raccogliere le firme contro le insolazioni.
Ci sono giornate che avere una scimmia aiuterebbe molto, ma non è nemmeno tanto questo.