Il Tavernello della musica

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“Non condivido la frase che sento dire ad alcuni giovani: ‘c’hanno rubato il futuro’. Il futuro è nelle vostre mani. Se parli così non hai fiducia nel grande potere della passione. Quando affronti una cosa con grande passione, con impegno bruciante, qualcosa succede. Indipendentemente dalle condizioni che sono intorno a noi. Vorrei comunicare ai ragazzi questo senso positivo della possibilità di fare le cose”.

Chi l’ha detto?

Dai, chi l’ha detto?

Un grande della…?
Della mus…?
Della music…?
No.
Giovanni Allevi.

Giovanni Allevi, l’uomo che dovrebbe avere il nome scritto senza le maiuscole già di suo. Ci penso io.
giovanni allevi, uno che finge di essere bravo, e neppure ci crede, ma simula appunto talmente bene che qualcuno ci casca.
giovanni allevi, il Tavernello della musica.

Troverai sempre qualcuno con un calice di vino in mano che esalterà la “sapida rotondità e l’effluvio di note di tabacco e liquerizia che accarezzano il palato prima di lasciare il posto a…“.
A tua madre.
È Tavernello. E tu sei un coglione.
Senti il tabacco nel vino? Sarà stato mio cognato che non trovava il posacenere.

giovanni allevi è stato talmente tanto massacrato che non meriterebbe neanche la mia attenzione.
Ma adesso spara questa frase…
Il futuro è nelle mie mani?
Ho la possibilità di fare delle cose?
Certo. Ma se sei tu a dirmelo già comincio a dubitarne.
Perché tu sei giovanni allevi.

Cosa dovrei fare per costruire il futuro? Inventarmi musicista e comporre robe talmente banali che non riuscirei a distinguerle tra loro neppure con attento ascolto?
Qualcuno davvero fischietta qualcosa di allevi mentre passeggia?
Pensateci.
La più bella composizione di allevi fa così:

Almeno io così me la ricordo.

Il futuro non è sempre nelle mie mani, allevi. Non farmi fare il qualunquista ma tu sai come funzionano le cose qua.
È per questo che porti i capelli così. È per questo che spari cazzate in ogni dove.
Ti serviva costruire un personaggio, non essendo un musicista. E si sa, i personaggi qua tirano sempre.

“Amo la Sardegna, una terra misteriosa”. Pensa, bastava prendere la Cagliari-Oristano-Olbia e avresti comunque iniziato a conoscere qualcosa.
“L’arte può guarire il mondo e portare luce dove c’è ombra”. Certo, occorre sempre prestare attenzione all’occhio di Sauron.
“Il futuro non è nella spiegazione, ma è nell’incanto del non sapere. Davanti all’universo, alla musica, all’esistenza, semplicemente mi arrendo“. E perché nessuno ne ha mai approfittato?

giovanni allevi avrebbe fatto il cartomante, se non avesse deciso di fare il musicista. Avrebbe confezionato un prodotto in cui l’involucro è tutto, non esistendo alcun contenuto.
giovanni allevi è il packaging di se stesso, l’operazione di marketing che ti vende il niente, l’Aria di Napoli, il Bilancio Creativo, la Fontana di Trevi di Totò, il PDL che parla agli operai dell’ILVA, il Fabio Volo in chiave di violino.
giovanni allevi è un ulteriore tassello della crisi italiana: rastrella denaro che avrebbe potuto validamente essere speso, utilizzato in qualunque altro modo, Campo dei Miracoli incluso.
La gente va ai concerti di giovanni allevi convinta di ascoltare musica. Invece trova giovanni allevi.

“Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia di risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la presunta originalità dell’interprete”. “Mi fa molto male questo inquinamento della verità e del gusto. Trovo colpevole che le istituzioni dello Stato avvalorino un simile equivoco. Evidentemente i consulenti musicali del Senato della Repubblica sono persone di poco spessore”. (Uto Ughi)

Ma io non voglio neppure dar retta a Uto Ughi, uno di quelli che ha la colpa di non aver saputo rubare il futuro a giovanni allevi.

giovanni allevi.

 

E che mi dici di Frenzi Natra?

 

“Pety Prouble”.

E lo diceva con tale sicurezza da farmi pensare che io non fossi poi tanto addentro la cultura musicale come immaginavo.
Un californiano che mi dava lezioni di musica? Assurdo.
Certo, vai a conoscere tutti i cantanti americani. Ma io questo Pety Prouble non l’avevo mai sentito.
Che poi, ma che cazzo di nome era Pety Prouble? Che genere cantava? Era uno di quei “cosi” country che raccontava storie di “Redneck” del Tennessee, tipo Randy Newman ma più sfigato? (E ho detto tutto).

– You should know Pety Prouble… She’s from your country.
– “She”? So, a woman! Ah, ok. But… My country?

Ho immediatamente riavvolto il nastro della memoria e rimandato ai Maurizio Seymandi pre e post calvizie, alle musicassette tenute nell’Alfasud arancione, ai Vittorio Salvetti, ai Cantagiro.
Niente.
Una di quelle cantanti italiane sconosciute in patria, che hanno fatto fortuna all’estero“. Questo pensai.

– She’s very famous in Italy, you betcha.
– Stop kidding me! In Italy nobody knows Pety Prouble! Nobody!
– Maybe you’re not so good in music…
– Please, sing for me, choose a Pety Prouble’s song. Please…
– Ok, I’ll try. “Two me fae jee rar, two me fae jee rar, koomi fosee oona beamboolea”…
– Fuck you.

 

Mi fa…

Ieri ascoltavo musica ma anche gli Spandau Ballet.
Mi fa:
– ma com’è che senti quella roba?
– ci conosciamo?
– sono tua madre
– bastava dirmi “sì”
– non dovresti usare sarcasmo con me
– bene, non lo farò
– l’hai fatto ancora
– allora smetterò da questo istante esatto
– e di nuovo ora!
– dammi tu il via allora
– ancora!

Odio mia madre.

E’ che gli anni ’80 sono irripetibili. Quantomeno nello stesso secolo.
Mi fa:
– e che ne pensi dei Nirvana?
– dai, non hanno inventato niente, è partito tutto dai Green River
– non ti facevo così esperto, nonno
– ci conosciamo?

Il nonno è così: non riconosce le persone care. La malattia poi gli impedisce anche di riconoscere noi familiari.
E comunque, che stesse male lo si capiva anche dalla confusione con le epoche musicali: i Nirvana con gli anni ’80 non c’entrano nulla, se non che sono venuti dopo. Un po’ come Little Tony con Elvis Presley.
Mi fa:
– sai che si dice?
– cosa?
– che Elvis è ancora vivo
– se è per questo lo si dice anche di John Travolta
– ma Travolta è vivo
– visto?

Che poi io Travolta lo preferisco adesso che indossa il suo contenitore.
Mi fa:
– in questi giorni si ricorda Jim Morrison
– Morrison però ha un po’ stancato
– cosa dici?! Morrison è un mito
– ma dai, cos’ha poi fatto di grande?
– a parte la foto con le ascelle?
– esatto
– anche un paio di buone canzoni
– ma pensa a quelle canzoni senza quella foto
– mi sa che hai ragione

Mi sa che anche io ho una foto al mare con le ascelle.