Strategia del bimbo leucemico (e del pietismo semaforico)

La haine est un tonique, fait vivre et inspire vengeance. Au contraire la piété tue, affaiblit encore notre faiblesse. [Honoré de Balzac]

 

 

C’è qualcosa di più toccante di un bambino malato?
Forse un bambino più malato, che stringe un peluche. Anch’esso malato.
C’è qualcosa di più strumentale che utilizzare un bambino malato per una questione politica?
Forse una questione più politica, che stringe un peluche. Di Gasparri.
La questione IMU, sparata in questo modo, è del tutto marginale. Può essere fuori luogo che un Ente senza fine di lucro (e con 850 collaboratori in diverse sedi) sia costretto a pagare 360 mila euro di IMU, ma questa è questione politica e quel bambino malato non c’entra nulla. E’ pietismo gratuito. E non sono quei soldi a permettere a quel bimbo di guarire. Ma di più: quella tassa, discutibile quanto si voglia, non è necessariamente destinata a finanziare i SUV dei politici, quelli che “non possono capire cosa voglia dire lottare contro il cancro” (sappiate che l’immunità parlamentare prevede anche immunità alla malattia: mai nessun politico si ammala di cancro, con una capacità di estensione del populismo anche all’ambito sanitario).
Magari quei soldi possono essere girati, investiti, utilizzati per fare qualcosa di concreto e reale. Risanare un condotto idrico, comprare un Canadair, finanziare qualche mese di cassa integrazione. Per il padre del bambino della foto, che so.
Dare per scontato che i soldi delle tasse siano soldi persi è una idiozia demagogica troppo evidente per parlarne.
Dare per scontato che il Mario Negri con quei soldi avrebbe curato tanti bambini malati è una idiozia demagogica troppo evidente per parlarne.
Populismo per populismo, magari Garattini ci ristrutturava casa, che ne sai?

Immagini come queste, che su Facebook imbottiscono le bacheche di chi pensa TUTTO IN MAIUSCOLO e che pure quando fa la spesa si rivolge alla cassiera con innumerevoli punti esclamativi (ottenendo altrettanti bollini in cambio), non sono solo ridicole. Sono dannose. Perché capaci di alimentare un moto distruttivo in anime candide, prive di scudi culturali in grado di agire in loro difesa. E creano catene di Sant’Antonio, e indignazione, e “VERGOGNA!!!!1” e senso di appartenenza a gruppi di non-pensiero, animati da questo sacro fuoco della indignazione pret-a-porter.
Non sono capaci di realizzare quanto abominevole sia questa strumentalizzazione. Il bambino è sempre il bambino. Ed è malato. E i politici sono cattivi. E non lo curano. Anzi, gli prendono i soldi dalle tasche. Per pagarci le puttane. E scoparsele senza preservativo (per la summenzionata refrattarietà alle malattie).
E allora immagini di pubblica indignazione e immensa pietà.

E’ come il mutilato al semaforo, che mostra, evidenzia la sua infermità, per raccogliere più pietà di quanta già ne faccia uno costretto a relazionarsi con gente dentro una Multipla.
E’ una strategia del pietismo, una strumentalizzazione della sofferenza, una parossistica captatio benevolentiae, velenosa perché sposta il fuoco, da un problema sociale ad uno personale che nulla ha a che vedere con la questione de quo. E la questione dovrebbe essere: perché sei costretto a chiedere soldi ad un semaforo? Invece mi vuoi far sentire un fortunato, non perché io abbia il culo al caldo in un tripudio di economiche plastiche avvolgenti e climatizzate, ma perché io ho entrambe le mani e tu no. E questa è una cosa che non ha alcun senso.
Sei al semaforo perché non hai un lavoro o perché hai una mano sola? No, la questione è importante.
Non dirmi che non hai un lavoro perché hai una mano sola, sarebbe una presa per il culo per i disoccupati bimani.
Spiegami perché sei di fronte a me a chiedere soldi, dai. Motivo A o B?
Perché se è per la mano mi dai lo spunto per una riflessione: è come trovarsi di fronte Rocco Siffredi e mostrargli il proprio cazzo, per indurgli compassione e spingerlo a darci due euro.
No? E dove sbaglierei, di grazia? E’ davvero la stessa cosa.
O come chiedere a Bolt un paio di dollari perché non corriamo i 200 come lui.
Che gioco è? Mi dici qual è il tuo reale problema? E’ la mano che ti manca? Mi spiace, ma questo non dipende da me. Magari chiedi a quello rappresentato dalla croce che porti appesa. Perché dovrei risarcirti io per errori altrui?
Il problema è la mancanza di lavoro? Allora al semaforo mostrami il certificato di disoccupazione. Magari una mano (sic) te la dò volentieri.
Ma mostrarmi il moncherino no. Mi fa incazzare. Lo trovo bastardo. E se penso al disoccupato che le mani le ha entrambe ti vedo anche come un cazzo di privilegiato, perché magari tu prendi un assegno di invalidità e lui manco quello.
E poi mi infastidisce anche quella puzza di Tavernello. Che mi genera altre questioni. A partire da come tu faccia ad aprirlo con quella sola mano.
No, è una porcata, la tua. Non ti do nulla. Ricomponiti, mostrami dignità. Sorridimi invece di fare quella faccia bastonata. Non esiste che io debba tirar fuori soldi perché mi fai sentire una merda.

Il bambino nella foto mi fa sentire un bastardo. Per proiezione. Mi sento complice non solo per il fatto che lo Stato prenda soldi ad un Istituto del genere ma un po’ anche per la sua malattia.
Mi crea l’effetto mendicante-col-moncherino. Disagio, non empatia. Senza che lui, il bimbo, ne abbia consapevolezza, essendo probabilmente già morto da un pezzo.
Per colpa dell’IMU.

Non mi sorprenderei se immagini del genere le realizzasse Garattini in persona, con Paint.
Ma forse no. Il bambino avrebbe indossato un dolcevita bianco.