“Continuiamo così, facciamoci del male”

Sì, il titolo non è la citazione corretta della scena della foto

Un post circa il caricare le spese della sanità su chi abusa del proprio corpo ha creato polemiche (ma tu pensa) e misunderstanding (ma tu pensa). Credo di aver toccato un nervo scoperto, ma nessuna delle obiezioni ha colto nel segno.

In sintesi dicevo che se fumi come un turco, se introduci costantemente cibo-spazzatura nel tuo corpo, se non adotti quelle ordinarie precauzioni per tutelare la tua salute allora dovresti pagarti da solo il costo delle cure per le malattie che ti sei liberamente autoprocurato.

Immediatamente sono scese in campo le forze Camel-late tutrici della libertà di fumo, come se avessi chiesto di abolire le sigarette, ma soprattutto con un unico mono-argomento a ribattere la mia modesta visione delle cose: “I vizi sono la cosa bella della vita! Tu vuoi creare uno Stato Etico senza vizi! Tutto pulito edulcorato senza fumo senza carne senza alcool senza sale!“.

Poi qualcuno meno radicale ha un attimo di lucidità, e propone un: “Al massimo dovremmo ridurre gli eccessi, tipo impedire ai fumatori di farsi più di 10 sigarette al giorno“, con un effetto grottesco all’italiana del “contentino” che praticamente conferma la mia proposta, ma la democristianizza quel tanto per renderla tollerabile.

Gente è arrivata ad affermare: “A questo punto basta seghe e basta videogiochi pure. Si vive di lavoro e letto, e attento a cosa mangi perché potrebbe essere cancerogeno. Ma aspetta anche il lavoro causa stress, potrei stare male, meglio non lavorare“, con la solita estensione argomentativa necessaria a cercare di mandare tutto il ragionamento a puttane, ma senza alcuna possibilità di farlo dato che farsi le seghe e giocare non incide sulla salute se non in positivo (se videogiochi 24 ore al giorno non produci una mazza, sei sì un costo sociale ma te lo sconti tu con la tua povertà. Fino all’avvento del reddito di cittadinanza, certo). E se lo stress ti manda in ospedale, dato che lavorare non è un comportamento autolesionista ma una necessità umana, economica e sociale, certo che il servizio sanitario ti dovà curare, ci mancherebbe. Sull'”attento a cosa mangi” ovvio, ma di cosa stiamo parlando? Se l’OMS ti dice che un eccesso di carne rossa e insaccati è cancerogeno tu non ne puoi non tener conto. Se poi ti piacciono tanto ma certo che puoi mangiarli, ma ti paghi tu le cure se a colazione nel latte ci inzuppi il lardo di Colonnata.

Se guidi e sei ubriaco ti ritirano la patente e ti fanno una multa che vivaddio. Perché metti in pericolo tutti noi. È una “tassa” per un comportamento per nulla virtuoso, in grado di incidere, non solo economicamente, sulle vite di tutti noi.

È allucinante non capire tutto questo.

Ancora una volta si mostra quanta disonestà intellettuale covi l’uomo medio. Che si sforza con tutto se stesso di uscire dalla sua dissonanza cognitiva, che tutela i suoi interessi, il suo recintello, il suo portafogli, e prova in ogni modo a non sentirsi troppo idiota.
E come lo fa? Al solito costruendo risposte ad affermazioni mai fatte e successivamente puntando il dito verso altri colpevoli di danni creati da lui stesso.

Fumi? Ok, le sigarette costano parecchio, ma secondo me sempre poco: se accetti di pagare cinque euro per un pacchetto stai implicitamente accettando una tassa sulla tua salute: lo Stato carica quel costo con una parte (per me sempre troppo esigua) destinata a far cassa e mettere (parzialmente) mano ai casini di salute che ti stai procurando. Essendo il fumo un semplcie vizio, nulla più, se lo vuoi coltivare liberissimo (ehi, ho scritto “liberissimo”, non “vietatissimo”) ma ti accolli INTEGRALMENTE i costi di questo danno ECONOMICO (ehi, ho scritto “economico”, non “morale” o “etico”) alla società. Traduco per i trogloditi: sì, puoi fumare, sei libero.

Mangi cibi-spazzatura col 98% di grassi saturi e non hai patologie metaboliche particolari ma sei un dirigibile per tua pura scelta? Dato che è impossibile caricare di costi un cibo che per sua definizione è economico perché fatto con la merda, quando entri in un ospedale e il medico esclude patologie preesistenti (ehi, ho scritto che se le hai non rientri in queste esclusioni dal servizio sanitario) fa il suo referto e ti paghi lo sturaggio delle tue arterie incrostate da anni di patatine e maiale liquido. Traduco per i trogloditi: sì, puoi mangiare e bere, sei libero.

Ti piace per ragioni del tutto a me ignote (ma libertà assoluta di coltivare le tue passioni) saltare con la moto tra cerchi di fuoco e trampolini chiodati perché magari vuoi fare un filmato cazzone per i social e vincere il
Darwin Awards? Se ti spacchi le ossa sei tu a pagare per rimetterle insieme (ehi, sono motociclista anche io, se mi schianto contro una macchina arriva l’assicurazione e verifica chi abbia il torto e se sono stato io a fare cazzate non mi paga, ed è un sistema che abbiamo accettato tutti, mi pare). Traduco per i trogloditi: sì, puoi farti del male come vuoi, sei libero.

In fase di accertamenti medici semplicemente si valuta la patologia e se dalle analisi del sangue, tac, accertamenti e tutto, risulta che ti sei creato da solo il danno o hai contribuito in modo scientificamente accertato ad aumentarne probabilità e conseguenze, paghi in proporzione.

Certo che sarà un casino a livello pratico, ma la mia è una utopia allo stato attuale.

Ci sono già mille campagne che propongono comportamenti virtuosi, penso che questo farebbe parte di un processo che spinge naturalmente alla autoresponsabilizzazione. Questo non per insegnare a vivere a nessuno ma per non far scontare le spese a chi ha scelto uno stile di vita che minimizza l’impatto sui conti sociali.

Ripeto, se pagate tanto le sigarette già accettate questa logica.

State tranquilli, non mi devo candidare, è solo una mia idea di come uno Stato debba rientrare nelle spese che noialtri gli imponiamo.

Già la gente si ammala di suo, senza alcuna colpa, già la gente si schianta di suo, senza alcuna colpa, già la gente incide sui miei conti senza nessuna colpa. Proporre di tassare comportamenti che statisticamente, scientificamente, praticamente sono dannosi non ha nulla a che fare con l’etica.

Capisco, siamo in una società che premia chi trova modo per fregare il sistema, tipo la “Pace Fiscale”, che consente di pagare somme minime a fronte di evasioni epocali. Non siamo in una società che si cura troppo dei comportamenti virtuosi, lo capisco. Ma sforzatevi un minimo. Provate a fingere di essere civili, giusto cinque minuti, poi tornate alle vostre attività paleolitiche.

Io già pago in proporzione a quanto io incida sui servizi, in mille modi: pago una tassa maggiorata sui rifiuti, sulla base di parametri precisi, più inquino più pago. Pago una tassa se giro di più con la mia auto, tramite le accise della benzina (fino a che Salvini non le toglierà come promesso, certamente): meno giro, meno inquino, meno pago.

Denunciare una idea TUTTA ECONOMICA E PER NULLA DA STATO ETICO perché vi riconoscete in una delle situazioni che crea uscite pubbliche è incredibilmente infantile, è sempre privo di supporto argomentativo e mostra semplicemente uno dei mille modi di esprimere il vecchio concetto, caro a questa pagina, del: “Ahahah, mi piace quando prendi in giro una debolezza, purché non sia mia”.

A te, troglodita, che non hai letto tutto il pippone precedente perché troppo lungo, riassumo così: voglio vietare le sigarette, l’alcol e la fregna.

Tanto solo questo capiresti.

Ehi raga, ciavete una siga?

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Nell’immagine, Humphrey Bogart prima di usare le sigarette elettroniche

La sigaretta elettronica consente di inalare un misto di acqua, glicole propilenico, glicerolo, nicotina, aromi. Dato che provoca sensazioni simili a quelle della normale sigaretta, essendo priva di combustione riduce i rischi per la salute.
È dotata di sistema di riscaldamento di questi vapori; dunque l’idea di avere tra le mani una vera sigaretta è estremamente realistica. Se non fosse una cazzo di sigaretta elettronica.
Parecchi studiosi ravvisano anche nel mero atto di maneggiarla un ulteriore elemento familiare e dunque rassicurante, in grado di farci rinunciare alle tradizionali e dannose sigarette. Ma questo lo si faceva anche da piccoli, con le sigarette di chewingum, quando fingevamo fossero vere: ci prendevamo per il culo, consapevolmente, perché per motivi anagrafici non potevamo permetterci quelle vere.
Oggi? Lo stesso. Senza la scusante dell’età. Cinquantenni sorridenti, dopo anni di Muratti senza filtro, dita ingiallite che ci potresti scrivere senza penna, seduti ai tavolini dei caffè che aspirano aria sporca e calda da piccoli polmoni d’acciaio, non trovando in questo nulla di ridicolo. Finché non passo io a guardarli con gli occhi sbarrati e la faccia di chi ha visto un topo morto, con una sigaretta elettronica in bocca.

Usare una sigaretta elettronica certifica il vostro status di “vorrei ma non posso”.

È questo il messaggio che passa quando passeggiate con questi moderni calumet della tristezza: “Ehi, guardatemi! Non riesco a smettere ma neppure ho le palle per continuare!“.

La sigaretta elettronica è l’equivalente della bambola gonfiabile nel sesso, o del metadone per un tossico: è una soluzione di ripiego perché quella più desiderabile presenta degli inconvenienti.
Nel caso della droga il problema è l’illegalità (scherzo: il costo elevato).
Nel caso del sesso con una donna vera il problema è la donna vera.

Eppure sempre più persone si stanno convertendo alla sigaretta elettronica.

Un’altra ragione per evitarla.