Come nascevano le frasi di Buddha

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Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza.
(Buddha Gautama)
– E a quelle piogge acide, maestro.
– Eh?
– Le piogge acide.
– Sì, le piogge acide.
(Buddha Gautama e allievo osservatore)

Il tuo compito è scoprire qual’è il tuo compito e dedicartici con tutto il tuo cuore.
(Buddha Gautama)
– L’apostrofo, maestro.
– Eh?
– L’apostrofo su “Qual” non ci va.
– Ah.
(Buddha Gautama e allievo osservatore precisino)

Quando l’allievo è pronto, compare il maestro.
(Buddha Gautama)
– Eccomi maestro, sono pronto.
– Chi sei?
– L’allievo.
– Ah. E che vuoi?
– Niente, può comparire.
– Dove?
– Non so, lo dice nell’aforisma.
– Ah.
– Eh.
– Dunque mi vedi?
– Sì maestro.
– Allora funziona.
– Ma la vedevo anche pr…
– Funziona.
– Sì maestro.
(Buddha Gautama risoluto e allievo osservatore mortificato)

Se vuoi conoscere il passato, guarda il tuo presente.
Se vuoi conoscere il futuro, guarda il tuo presente.
(Buddha Gautama)
– E come si fa a conoscere il proprio presente, maestro?
– Chiedi domani.
(Buddha Gautama alterato e allievo osservatore un po’ preso per il culo)

Sii come il bambù, fuori duro e compatto, dentro morbido e cavo.
(Buddha Gautama)
– E questo cosa comporta maestro?
– Ti confonderai con una caramella balsamica.
(un Buddha Gautama sorprendentemente ironico e allievo osservatore spiazzato)

Il falegname piega il legno, l’arciere crea le frecce, il saggio modella se stesso.
(Buddha Gautama)
– E il panettiere cosa fa, maestro?
– Il pane.
(un Buddha Gautama che pare aver preso gusto nel prendere per il culo il suo allievo, sempre più spiazzato. Va detto che pure lui, che cazzo di domanda è ” il panettiere cosa fa maestro?“. Cioè, te le vai a cercare, Cristo!)

Dall’attaccamento sorge il dolore, dal dolore sorge la paura; per colui che è totalmente libero, non c’è attaccamento, non c’è dolore, non c’è paura.
(Buddha Gautama)
– E cosa c’è, maestro?
– Stocazzo.
(un Buddha Gautama invecchiato malissimo)

Morire, dormire, sognare orse

…perché il circo è magia. Anche in un’era in cui tutto pare tecnologico, è qui che il bambino che c’è in noi spalanca la bocca. Sarà per gli animali o l’acrobata, sarà per il giocoliere o i clown, al circo si respirano favole e si accarezzano realtà immaginifiche straordinarie.

Eppure, quelle che vediamo esibirsi sono persone come noi, anche se ci piace immaginarle proprio come ci appaiono: il trapezista è tale sempre – deve esserlo: nessuna coda alle poste, nessun problema con l’assicurazione, nessun ticket da pagare. Lui vive sospeso. E quando i riflettori si spengono, lui resta là, come congelato. In attesa che il biglietto acquistato da un altro bambino lo riporti in vita.

Il domatore, quando il circo si addormenta, riposa nella gabbia dei leoni – so che è così, deve essere così – vestito con gli stessi abiti di scena. Mangia con loro, parla con loro.

Così ci piace immaginarli, sognarli parte di quel mondo magico e senza tempo. Ma sappiamo che sono persone vere, come noi. Che, smessa la loro veste artistica, hanno un nome, una famiglia, una vita normale.

La verità è questa: siamo della stessa materia di cui sono fatti i Togni.

Facepalm (1)

Da ragazzo correvo i duecento metri e facevo anche salto in lungo.
Non ero granché nel salto, forse per l’eccessiva rincorsa: quando mi spiegarono che si trattava di specialità separate ne trassi immediatamente beneficio.