Non siamo immortali

Ci sarà un tempo nel quale l’essere umano dovrà prendere atto della fallacia del proprio innato meccanismo mentale che lo spinge ad escludere l’idea di mortalità dalla propria quotidianità. E questo naturale “avanzamento” deve essere visto non come ostile o potenzialmente produttivo di risvolti negativi; al contrario: andrà inquadrato nell’ambito delle conquiste personali, tra le più importanti e benefiche che si possano desiderare. La definitiva e liberatoria presa di coscienza che solo un tempo limitato potrà essere in grado di muovere l’uomo verso la realizzazione, rapida, puntuale e senza procrastinazioni, dei propri obiettivi. Quell’esistenzialista “hic et nunc” che non va confuso con una triste manifestazione della propria finitezza ma, al contrario, sarà rivendicazione di appartenenza a questo tempo e desiderio di lasciarvi una traccia indelebile, non limitandosi a lasciarsi vivere in attesa di un futuro tutto ipotetico. Se poi si riuscirà a fare un ulteriore, decisivo passo in avanti, sarà ancora più chiaro come questi “obiettivi” coincideranno in tutto con ciò che ci provoca sensazioni positive, semplici ed immediate. Progetti a lungo termine, in quest’ottica, manterranno certamente un elevato valore, ma sarà proprio il micro-obiettivo, la piccola conquista, il piacere fine a se stesso a consentire all’essere umano il reale appagamento ed una piena consapevolezza che quel tempo, proprio perché così breve e limitato, viene vissuto nell’unica maniera possibile: intensamente.

Ecco, io consiglio questa costruzione, in luogo del tradizionale e poco efficace (eppure ancora così diffuso): “Me la dai?”.