Io, lei, le olive. E il cavallo, certo

Nell’immagine, una pozzanghera

Saliva le scale con la stessa sicurezza, lo stesso portamento, la stessa grazia con cui saliva le scale.
(Se bisogna fare paragoni è bene essere precisi).
Era qualcosa di incredibile, so che mi crederete. Oppure risolvete questo paradosso.
Quando poi apriva bocca attivava una serie di muscoli, tra cui il massetere, il temporale e lo pterigoideo che le consentivano questo, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Le stavano addosso, sempre. Ma è questo che fanno, gli abiti.
(Tra poco inserirò una “G”).
Io avevo perso la testa per tutto quello che rappresentava (spettacoli teatrali: faceva l’attrice).
Ma sapevo che non avrei mai potuto raggiungerla, non col mio allenamento.
Cosa avrei dovuto fare? Arrendermi? Sì, molti averebbero fatto così. E pure io: non è che poi mi piacesse così tanto.
Mi dedicai così alla spremitura a freddo delle olive. Certo non era la stessa cosa. Ma neppure adottare un cavallo lo sarebbe stato.
La spremitura delle olive ha un fascino tutto suo, sapete?
Lo sapete?!
G
In poco tempo diventai espertissimo: Tondello, Arnasca, Gentile, Leccino. Non avevano più segreti per me.
Ma anche li avessero avuti, erano solo olive, Cristo!
Smettetela di enfatizzare le olive! Io ne sono uscito. E mi ha aiutato tantissimo il cavallo. Sì, ve ne ho parlato sopra. Ero indeciso se chiamarlo Furia o Alfredo Scannamela.
Alla fine pensai che non avrebbe comunque risposto e non lo chiamai.
Ma Alfredo Scannamela è un bel nome, per un cavallo. Pensateci quando ne adotterete uno.
Lo presi a grandezza naturale.
(?)
Era di razza Gypsy Vanner: praticamente si spostava sempre mentre nitriva “Volare”.
Era un gran cavallo ed io lo adoravo.
Solo… non riuscivo a smetterla di fare confronti col mio vecchio amore: le olive.
Il mio cavallo non era extravergine.
Ma io non gliel’ho mai fatto pesare.