Una goccia sulla bocca

Se ne stava là, sola. Finalmente poteva chiudere quella bocca rimasta troppo tempo aperta ad accogliere qualcosa che dovrebbe esser visto come piacere, ma che lei aveva scelto come lavoro, il suo.
Certo, forse non pensava di arrivare a quel punto: famosa in tutto il mondo, le sue labbra umide erano diventate ormai un marchio. Era da quelle che ne passavano, anche decine alla volta.

“Sono tutti diversi, nessuno uguale ad un altro” – raccontava nelle sue interviste, ma non sembrava poi crederci troppo.
“I migliori? Ma senz’altro gli italiani – usava dire – perché più decisi ma sempre eleganti” . 

Che poi, ma che eleganza può esserci in uno schizzo in bocca?  Oddio, magari messa così è un po’ riduttiva, però non siamo poi troppo lontani dalla realtà delle cose, che in quell’ambiente è spesso volutamente artefatta, sovracostruita, per spararti in una dimensione più vicina al sogno che alla pratica di tutti i giorni.

Ecco, gli aggettivi. Quel che faceva non andava solo su video ma veniva sempre riportato anche sulla cara vecchia carta. E allora c’era da inventarsi ogni volta qualcosa, un testo di accompagnamento che aiutasse a spingere la fantasia nel lettore.
Che poi, “lettore” è un’esagerazione per questo tipo di pubblico. Generalmente fanatici, feticisti, ossessionati. In cerca di un feticcio da adorare.

Ecco, lei lo era. Perfetta, diversa da chiunque, sensuale e professionale. Algida ed ammiccante.

Buttava giù con la stessa consapevole devozione del prete che assume il Corpo di Cristo.

Che fosse anche una donna da favola dava la mazzata finale e la rendeva un personaggio che aveva ormai scavallato i confini del suo mondo, entrando – prepotente – nelle case di tutti tramite inviti a talk-show, reality, scandali privati e copertine.

Lei, che aveva cominciato timidamente in un mondo per sua stessa definizione dominato da uomini, era diventata in poco tempo dominatrice. Assoluta.

E pensare che da piccola sognava di fare la ballerina, mica la sommelier.