Perché io so’ io…

Maratona di Venezia, altra grande impresa di Zanardi: aiuta un compagno di gara ad arrivare fino in fondo e tagliare il traguardo. Dopo aver vinto anche le Paralimpiadi, Alex continua così a primeggiare nello sport per disabili, umiliandoli in ogni settore e disciplina.
“Prima qualche gara riuscivo a vincerla”, dichiara un paraplegico della bocciofila di Vigevano, “adesso c’è questo sempre in mezzo”.
Il mondo dello sport per diversamente abili insorge: “Ha rotto il cazzo! E manco possiamo spezzargli le gambe!”.
“Io faccio l’usciere al Comune e non ho il tempo di allenarmi come fa lui”, dichiara Sergio, disabile dal 1998. “E’ una vergogna!”.
“Come pilota non era un granché. Adesso è sempre in prima pagina. Secondo me l’ha fatto apposta!”, così Antonio, centralinista cieco in una grande azienda. O piccola, non sa.
Ma Zanardi va dritto per la sua strada e dichiara che sta già studiando nuovi modi per combattere i pregiudizi e mostrare al mondo che essere diversi non è un limite. Se non per chi gli arriva dietro.

[Si scherza, Alex, qua ti si vuole bene. Cazzo, ma un semplice giro ai giardinetti ogni tanto?]

Jo Donatello canta: “Il Calippo”

Ho chiesto a mio nipote – 10 anni – cosa volesse fare da grande. Mi aspettavo il solito “calciatore”, “astronauta” o “presidente del mondo”. Mi ha detto invece “il cantante neomelodico”. Neomelodico! Cioè, questo non mi vuole diventare rockstar, partecipare ad un X-Factor o sbattersi due groupie fatte di MDMA nel backstage.
Il cantante neomelodico.
A parte il fatto stesso che un bambino di 10 anni sappia cosa sia un neomelodico – e la cosa mi sconvolge già – trovo inquietante che quello possa essere un modello di riferimento per chiunque altro non sia nato in una precisa zona italiana ed in un determinato contesto socioculturale altamente camorristico disagiato.

– Ma tu sai cos’è un cantante neomelodico?
– Certo.
– E che fa?
– Canta.
– Ma cosa canta?
– Canta canzoni romantiche, che parlano di amore.
– Ma questo lo fa anche – che so – Brian Adams. Persino Thom Yorke, se si capissero le parole.
– Ma il cantante neomelodico mantiene un contatto con la propria realtà, con le tradizioni.
– Quanti anni hai?
– Dieci.
– Mi fai paura.
– Giochiamo?

Insomma, si è preso la fissa per questo filone e ha iniziato a tappezzare la cameretta coi poster di Zerottantuno, Jò Donatello, Rocco Gitano, Raffaello, Tony Colombo ed altri personaggi che non solo l’anagrafe ma anche la frenologia ha già condannato.
Io non riesco proprio a capire come gli sia nata questa idea: in casa sua circolano Led Zeppelin e Radiohead, Sigur Ros e Smashing Pumpkins. Persino qualcosa di Vasco, per apprezzare meglio le differenze coi primi. Ma di neomelodico, giuro, zero.
Poi ho trovato questo video:

E ho capito che ci troviamo di fronte un vero e proprio toccasana anticrisi, efficacissimo. Invitare questi piccoli oggetti di devastazione mentale a comunioni, matrimoni, cresime e cristisanti mette in moto l’economia e fa fluire denaro da persone culturalmente svantaggiate a furbi sfruttatori di questi cosi partenopei. I quali poi rimetteranno in circolo quel denaro acquistando auto, vestiti, case.
Si tratta di un’azione organica e articolatissima, che parte dai gratta&vinci per passare ai videopoker fino a scommesse, Superenalotto, casinò online, morra cinese, VanneMarchi, sistemi piramidali, Diete Dukan, soloperoggi, pacco, contropacco e contropaccotto. Tutto per togliere agli umili ed affondarli sempre più.
Giustamente.
Ma ai neomelodici non avevo davvero pensato – diabolico!

Mio nipote contro l’avanzata dello spread, ora so.

#LULZ

E comunque c’era la #fornero, che pucciava una brioche nello #zabajone, corretto come se fossero le #settemmezzo a #PiazzaNavona. Niente, un giornalista #freelancearmstrong passa di là e la vede. Le chiede un po’ di come va il #lavoro e se c’è qualcosa per suo cugino che cercava. Dice la #fornero che no, deve andar di #meritocrazia e basta #favoritismi, ma il giornalista insiste, dice che il cugino è bravo e la #fornero si stizzisce, smette di #pucciare e comincia a creare un meme dopo l’altro: #choosy #lacrime #pizzeriagino. Alla fine il giornalista si scopre che era lui, suo cugino, ma più #ggiovane. Arrivano le #ragazzine uscite da scuola, con l’#IPhone5 e vestite da #cosplayer e la #fornero le blandisce: “Smettetela di pensare al posto fisso!” e loro cambiano muretto. Una sembra Amanda Palmer: @parecchiomorta. Alla fine sei talmente dentro il 2.0 che ti aspetti @serra scriverci una cosa sull’#amaca [Venerdì da #LIDL, 14 euro]. C’è chi si #arrampicasuuntraliccio a protestare contro l’#ilva ma scende presto ché alle otto c’è la #champions. Sotto, ancora la #fornero che dice qualcosa su #saviano e sul #bidet, #fermatela. Per fare bene le cose alla fine #doilmiopermessoallapoliziaalminiostrodellinternoeavoifratelli di considerarmi su #tumblr. Oppure #Vendola.

\mm/_ O__o _\mm/

Via ildecessodivivere, reagenti e detrattori, @LeCorbusier non sei nessuno, lasco, blasco e intrusori anali.

 

E la pillola era blu, non azzurra

Mi sono imbattuto in un articolo dal titolo interessantissimo: “Matrix, finzione o realtà?”, che partiva da una domanda: “Il mondo che ci circonda è solo una simulazione di un’intelligenza artificiale o è reale?”.

A me la fantascienza ha sempre affascinato (lo dimostra l’essermi sposato) ed una domanda come questa non poteva lasciarmi indifferente. Clicco sull’articolo e lo leggo. E mi incazzo.


Viviamo o no in una realtà artificiale come nel film Matrix? E’ una domanda che sembra confinata alla fantascienza ma ora la scienza sta tentando di dare una risposta.

Perfetto: non che chieda la risposta, ma il tuo articolo sicuramente mi darà un qualche indizio, informazione, spunti di riflessione.


Gli scienziati di Bonn non si sono lasciati affascinare dalla finzione e dalla filosofia ma hanno iniziato una ricerca a livello di cromodinamica quantistica. Questa teoria fisica cerca di spiegare le leggi che regolano l’universo ad un livello straordinariamente piccolo, descrivendo l’interazione di particelle elementari, come quark e gluoni.

E chiude qua l’argomento. Capisco le esigenze di semplificazione, ma non mi hai detto una emerita mazza su questa teoria. Nulla. Metti almeno un link a Wikipedia, non so.


Ebbene, proprio lì si troverebbe la risposta alla domanda che assilla molti.

Cos’è “molti”? Non ti pare uno stile di scrittura infantile e banale? E poi: “Domanda che assilla molti”? Come pagare il mutuo? Dai, non assilla molti. Non assilla nessuno in verità. E’ una curiosità filosofica prima che scientifica.


In base alla tecnologia attuale, i fisici sono in grado di riprodurre, coi più potenti supercomputer, una parte molto piccola del cosmo, nell’ordine di pochi femtometri (un femtometro è un milionesimo di nanometro, circa il diametro di un protone).

Cosa significa? Cioè prendono una parte del cosmo, molto piccola, e la rifanno uguale? In che senso? Un clone? Una simulazione? E poi, la costruzione del tutto: mi dici che i fisici sono in grado di riprodurre una parte piccola del cosmo. Ma per un loro limite? O è una precisa scelta? Ne prenderebbero di più grandi ma non ci riescono? Non si capisce niente, dai.


Si tratta del cosiddetto effetto GZK, teorizzato dagli scienziati Greisen, Zatsepin, Kuzmin, che stabilisce un limite massimo all’energia dei protoni che viaggiano nell’universo.

Cioè? E’ questa la parte interessante! Dimmi qualcosa di più! Dai!


Prima di allarmarsi però, e scegliere se prendere la pillola rossa o azzurra come nel film dei fratelli Wachowski, saranno necessarie molte altre ricerche, perchè al momento si tratta di ipotesi, anche se molto affascinanti. Serviranno mezzi ancora più potenti per tentare di svelare finalmente questo segreto.
Alessandro Carlini

Cosa? Cosa? Perché la svolta cazzona ora? Non mi hai detto nulla! Non mi hai detto un cazzo sull’effetto GZK di questo caso specifico! Hai solo preso la parte che parla del limite massimo all’energia, ma poi?
Alessandro Carlini, spero tu sia il lavavetri della redazione del Corriere, capitato su un computer acceso per sbaglio e che si è poi divertito a scrivere un pezzo “per vedere l’effetto che fa”.

Questa la divulgazione della scienza in Italia. Poi non vi lamentate se uno si dà alla religione.

Che è un po’ come pagare per vederle parcheggiare

Un’azione esaltante dell’ala destra manda in visibilio un geco a bordo campo, mentre il pubblico gremisce le uscite

Antonio Cabrini, ex della Juve e dell’Italia di Bearzot, oggi ct della squadra nazionale femminile, dichiara: “Sono bravissime, ma pochi lo sanno. Per colpa del solito maschilismo italiano“.

Ed ecco un’ennesima prova delle devastanti conseguenze del colpire ripetutamente un pallone con la testa.

No, ex Bellantonio, il maschilismo non c’entra un’emerita cippa. Le tue azzurre hanno poca visibilità perché scarso è lo spettacolo che producono, poche storie. Io non pagherei venti-trenta e passa euro per vedere giocare a calcio peggio di come farei io, correre dietro una palla con la tecnica di un mediocre calciatore di Serie D, nè li tirerei fuori per veder controllare uno spiovente dal fondo con la maestria di un don Bruno di una parrocchia qualsiasi. Perché tutti abbiamo visto una donna giocare a calcio almeno una volta, anche le tue azzurre. Ed è un’esperienza che muove il mio interesse una tacca più di una partita di biliardo ma molto meno di fissare un limone per terra (odio il biliardo, impazzisco per i limoni).

Una partita di calcio femminile, priva peraltro della parte nella quale poi le giocatrici fanno la doccia insieme, non provoca nulla più che una sensazione di Bah. Un “Bah” profondo, pieno, viscerale. Tanto più marcato quanto più chi assiste ama il calcio vero, il gesto tecnico.
Se sei infatuato del possesso palla di Messi, se Ibrahimovic ti sta sul cazzo ma riconosci che è l’unico a permettersi colpi di taekwondo su un campo di calcio, se insomma ami questo sport per la bellezza del gesto, dell’azione, dell’intuizione geniale unita a sovrumana rapidità e precisione di esecuzione, allora il calcio femminile non può che crearti un “Bah” grosso come i polpacci delle tue azzurre.
Ed usare termini come “maschilismo” in casi del genere non è solo sbagliato: è pericoloso. Va a depotenziare il termine stesso, in modo da privarlo della forza che gli sarebbe utile in tutte quelle occasioni di reale necessità di denuncia.

Maschilismo è quando a parità di resa una donna non ha i vantaggi dell’uomo. Ma qui la resa (leggasi: lo spettacolo) è tanto, troppo inferiore.

Maschilismo è non riconoscere parità dove c’è, non è rivendicarla a casaccio.

Maschilismo è quando arbitro fischia.

Ed è pure per questo che la Red Bull ieri ha superato la Ferrari

Quando si è seduto gambe penzoloni a 39 km di altezza, con quella camerina che lo riprendeva, mi è venuto un senso di vertigine. Già solo chiederti cosa proveresti tu in quella situazione, i tuoi pensieri, claustrofobia, agorafobia, gerontocrazia… un affastellamento di pensieri tutti per te. Te e la curvatura terrestre.

Quelli che dicono che questa cosa non ha alcun senso, che è solo pubblicità Red Bull, o il partito dell’: “Ma in fondo a che serve?” sono le stesse aride persone che se ne strafottono del macro, la notte non alzano mai la testa per unire i puntini in cielo e hanno solo il proprio piccolo quotidiano ad accompagnarli. Alpha Centauri per loro è un Suv e l’universo in espansione un centro commerciale grandissimissimo.

Il bello di quel che ha fatto Felix è che è una cosa che tutto sommato, potenzialmente, potremmo fare (quasi) tutti, ma in fondo nessuno di noi farà mai. Lo trovo affascinante già solo per questo.

Tutto il resto è “Capre!” (cit.)

Dagli amici mi guardi Dio

1) Quelli che conosco anche personalmente
2) Quelli che non conosco personalmente ma con i quali ho scambi di un qualche tipo
3) Quelli che non conosco personalmente e con cui non ho mai alcun tipo di contatto.

Questi i livelli di amicizia su Facebook. So che per voi è lo stesso.

Ma esiste anche una quarta categoria di “amici”: quelli ai quali sto davvero sul cazzo (ed in certi casi la cosa è reciproca. Non sempre, eh). Si tratta di persone con le quali avevo magari scambi in passato ma che, per qualche ragione, mi sono diventati ostili/semi-ostili/indifferenti-tendenti-all’-ostile. Eppure né io né loro procediamo alla cancellazione. Forse qualcuno mi ha oscurato ma non cancellato.
Insomma: vedo che mettono le loro cose. E le leggo, sì, ma mai un commento, mai un “mi piace”. E lo stesso quando sono io a scrivere o condividere qualcosa. Per uno strano fenomeno sociologico, massmediologico, illogico, manteniamo un flebile, formale contatto, ma ignorandoci del tutto.

Ecco, se trasportassi questa pratica al quotidiano, alla vita vera, sarebbe tipo me che passeggio per strada e davanti a me il tale “amico”; ci guardiamo, manco un cenno del capo, nulla, e passiamo oltre. Potremmo dire come eravamo reciprocamente vestiti, scendere anche nel dettaglio, ma zero interazione.

Siamo al livello sotto il conoscente, che comunque potrebbe un giorno salutarci oppure interagire con noi in qualche modo in ascensore. Con questa tipologia no: anche condividendo uno spazio comune molto ristretto, tipo ascensore appunto, non avremmo alcuno scambio, proprio per la sottostruttura che ci impedisce di riprendere un qualunque tipo di rapporto. Forse anche perché adesso sarebbe difficile riattaccar bottone con un “Ehi, ciao! Come va?”. So benissimo come va, ti leggo sempre, ogni giorno. So delle tue emorroidi a grappolo e che passi da “impegnato” a single con la stessa frequenza con cui cambi le tue foto dei piedi al mare. Giochi a Bubblequalcosa e critichi Vendola ad ogni fuo fofspiro. Adori i Def Leppard e hai ancora un debole per Tinì Cansino. Non rientri ancora da quei cazzo di anni ’80 dunque e il taglio dei capelli me lo conferma. Insomma, so tutto di te. Ma ci stiamo ormai sul cazzo. Il bello è che se per qualche motivo ti mando una frecciatina tu fai altrettanto sul tuo profilo FB.
Insomma, sei attento ad ignorarmi, come lo sono io, ma anche a colpire se attaccato.

Allora ho capito: il nostro tipo di relazione è conflittuale. Il nostro stesso equilibrio si regge proprio su questo: ignorarci tutto il tempo per poi mandarci velatamente a fanculo, quel tanto che basta perché arrivi un messaggio impersonale di sottile disprezzo ma che non superi mai il livello di guardia, altrimenti si romperebbe anche questo tacito accordo di non belligeranza e dovremmo tornare ad avere un qualche tipo di rapporto, già solo per litigare. Esisti, esisto, so che esisti, sai che esisto, condividiamo uno spazio comune ma ciascuno si gestisce le sue cose, se metti male il mio dentifricio ti farò ritrovare spostate le tue chiavi.
Ignorarsi è comunque la parola d’ordine.

Insomma, caro non-amico facebookiano, finalmente ho inquadrato il nostro tipo di rapporto: siamo sposati.

Perché in fondo siamo dei sentimentali del cazzo

Ho letto i post migliori dell’anno, quelli premiati ai Macchianera.
Il primo, quello di Giglioli, sulla pietà civile verso Breivik e le disumane condizioni delle nostre carceri: una riflessione seria su un tema delicatissimo. Il secondo, una struggente storia sulla perdita improvvisa di un amico caro. Il terzo, un’ultima foto del nonno che non c’è più. Il nonno, dico. Appresso, un ritratto di miseria ai tempi della crisi con una fotografia di un’Italia che pare tornare a “Ladri di biciclette”, quando Paolo Belli si faceva ancora chiamare De Sica.
Dopo, solo dopo, uno scritto “di peso” ma confezionato con ironia nonostante la durezza del tema e l'”azzardo” nell’approccio, di certo controcorrente (io avrei premiato questo, e non solo perché sono di parte).

Insomma, alla fine un bel post è quello che ti tocca il cuore, perché in fondo siamo così, ci piace andare al cinema con Muccino che dirige Will Smith e lacrimare (per il solo fatto che Muccino diriga Will Smith) e riteniamo “Sette anime” film “di spessore”. E finché ci si riferisce alle conseguenze sullo scroto degli spettatori ci siamo ancora. Invece consideriamo “filmetti” quelli senza un cazzo di messaggio melenso sotto, quelli che ti fanno passare due orette impegnandoti la testa nel tentativo di prevedere il passaggio successivo oppure la chiave di costruzione della trama e manca un dramma sottostante, un malato in casa, una figlia che perde le gambe, un figlio di Muccino, Muccino.

Io avrei premiato come post dell’anno tutt’altro. Questo, per esempio.

Ma in fondo è solo perché anche io sono un sentimentale del cazzo.

Spam illuminante

Certo aspiazion4 delle canzone popolari, una tradizione che difetta delle TRA4CO tour inc. L’aspirina, da sempre4 farmaco indotto nelle persone l0idea di novivo. Niente di pi$ sbagliato: alla dosi correttamente sciolto in acqua aiuta GROTTE responsabilità per la guida: 1)nessuno pu£ restringi il campo allontanare dalla guida. Altri sistem1 di sicu### coperti segreto istrutto4rio il giudice pu6 sempre st (la cosa non %ale per i centrilinisti e le ( aL termine 3elle BABBO NATALE suca la minchia. Di fatt5, oggi rappresentano pi4 del 20%, condato che tende# a crescer5e

Non so perché l’unica parte comprensibile di questo commento-spam è quella che spiega come mai un attempato uomo di una certa mole decida di intrufolarsi nelle case altrui in piena notte.

Tragedie

Ancona: aggrediti ed uccisi due anziani di 89 e 75 anni. Continua durissima la politica di tagli alle pensioni.
Gli assassini hanno lasciato una impronta di pneumatici in cortile. I carabinieri sicuri: “Si tratta dunque di un uomo in carrozzella, forse un mutante“.
Ritrovata anche una impronta di scarpa. Gli inquirenti stanno cercando di ottenere maggiori informazioni ma la pista è debole e soprattutto di difficile sviluppo. Magari chiedere qualcosa all’uomo che la calza.
A ritrovare i corpi sarebbe stata una delle due figlie, quella con la Lexus nuova.
Era arrivata nel casolare per accompagnarli alla messa. Che, alla luce dei fatti, non verrà persa ma solo posticipata: quando si dice la fortuna.
L’anziano ucciso era anche malato di Alzheimer, dunque potrebbe essersi inventato tutto. Dalla ricostruzione sembra che l’uomo abbia aperto lui stesso all’assassino o agli assassini, venendo subito aggredito: “Conosce il nostro Folletto?“.
In un primo momento si era pensato ad un omicidio-suicidio: questa l’ipotesi paventata dalla figlia, quella con il collier Bulgari.