La consigliera alle grandi manovre

La moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma anche sembrare onesta“.
Il detto deriva da un racconto di Plutarco, celebre cane muto di antichi fumetti greci, che ci racconta di una festa dedicata alla dea Bona, alla quale erano ammesse solo donne. Pompea, moglie di Cesare, accolse nella sua abitazione Publio Clodio, suo corteggiatore, il quale si era travestito da suonatrice. Clodio fu però scoperto, forse per una pessima ceretta, e portato in tribunale.
Cesare fu chiamato a testimoniare sul fatto che conoscesse o meno Clodio ed affermò di non averlo mai visto, aggiungendo che la moglie di Cesare doveva essere considerata al di sopra di ogni sospetto.

“Al di sopra di ogni sospetto”.

Il punto è proprio questo: può la Minetti sfilare in costume da bagno per Parah? Può un consigliere regionale mostrarsi pubblicamente in (non) abiti di quel tipo?
Si rientra sempre nella libertà personale, certo. Nessuno impone ad un politico castità e morigeratezza, un obbligo censorio nel proprio stile di vita, un modus vivendi monastico o diventare suora laica come Claudia Koll, il cui culo è rimasto nel mio eretto immaginario adolescenziale mentre ora gira struccata, in una pesante tunica, a dire cose tipo “Alla pugna contro lo diavolo!“.
Ecco: nessuno lo impone. Ma tu, consigliera, non senti che magari non è il tuo ruolo?.
Era là per sostenere l’industria della moda italiana? Così mi pare abbia detto.
E se la Falqui le proponesse di cacare pubblicamente per magnificare gli aspetti del suo meraviglioso confetto lassativo? Si tirerebbe indietro o aiuterebbe l’industria farmaceutica italiana?
Sappia che io sarei comunque là in prima fila, eh. Ma non per empatia politica, bensì per puro edonismo estetico, come avrebbe detto D’Annunzio.

Non ci vedo nulla di male, – dice la Minetti – un politico non si può mettere in costume da bagno?“. Uhm, dipende.
Ecco, questa è la risposta, signora Minetti: dipende. E la sua generazione politica ha del tutto dimenticato l’accezione di questa parola. Dipende.

Chi l’ha messa là (chi? Non lo nomino) ha completamente stravolto il concetto di liceità e libertà personale, ripetendo ossessivamente il mantra: “la gente la pensa come me e farebbe quel che faccio io”.
Dipende, coso. Dipende, consigliera.
Certo, la gente farebbe la bella vita se potesse permetterselo. E io stesso pasteggerei a caviale e champagne in mezzo alle cosce di gnocche come lei, gentile signora. La trovo molto desiderabile sessualmente, sa? Parliamone, so che mi legge con attenzione: uomomordecane@gmail.com

Il punto è che io sono io, un cazzo di nessuno. E posso sfilare in costume. Io. Oppure andare a puttane. Io. Posso svaccare se perde la mia squadra, saltando sulla poltroncina allo stadio e mandando affanculo l’arbitro. Io. Girare con una palla di fuori, indossare una canottiera unta. Io. Faccio una brutta figura ma la cosa resta limitata a me.
Lei, mentre sfila in costume, mi sta rappresentando. Pure senza palla di fuori. Lei non è più una persona, signora Minetti. Lei ora è una istituzione, come lo è la fascia tricolore appesa al sindaco (non quella di Miss Italia, non confonda), come lo è l’intera persona di Napolitano o ciò che ne resta, come lo è la corona che si depone sulle bare dei morti in Afghanistan che perdono eroicamente la vita nell’atto di ritirare mensilità da favola.

Istituzioni.

Se lo ricordi, gentile signora: lei non è più quel corpo che abita e mostra. Lei ora è un’entità astratta. Arrapantissima, certo.
Lei ora ha potere, un potere diverso da quello che possiede una “semplice” bella donna. Un potere che si può affrancare da quella visibilità patinata che continua a ricercare e di cui non ha più necessità.

Sa cosa può fare adesso, glamourosissima consigliera? Può dimenticare l’involucro e pensare alla sostanza, come una Rosy Bindi qualsiasi. Non ha più bisogno di ancheggiare per dire qualcosa.

E – mi creda – può fare molto addirittura senza muovere bocca.

Ci pensa?