“Hicks”… “Salute!”


– L’ha fatto davvero?
– Davvero.
– Ma come? Tutta quella storia sull’ironia, l’autoironia, il saper accettare il confronto…
– Bah, non mi dica niente… un vero coglione.
– E perché l’avrebbe fatto?
– Dice che si è rotto il cazzo di ricevere insulti e minacce personali.
– Le voleva collettive?
– Ahahah, lei è spiritosa, sa?
– Grazie, mangio pane e Flaiano la mattina.
– Comunque quello là, se si incazza per semplici minacce ha sbagliato mestiere.
– Decisamente. Pensi pure che dice che manco lo è, il suo mestiere.
– Si vede, eh.
– Sicuramente. Mi dica lei se quella è considerabile “satira”.
– Ah, signora mia. La satira è tutt’altra cosa… noi lo sappiamo bene…
– Certo. Pensi che ieri ad Auchan ho preso tre batracomiomachie fresche fresche.
– Ah, mio marito ne va pazzo. Io niente spesa. Sono stata dal parrucchiere.
– Ma si vede! E’ il taglio alla Izzard, vero?
– Esatto. Si vede che è pratica della vera satira.
– Mica come quello là…
– Noi invece, cresciute con Orazio.
– E Clarabella, signora mia. Clarabella dove la mettiamo?
– Una volta sì che si faceva satira. Oggi invece…
– Vede qui? Una volta era tutto Aristofane.
– Vero. E non si rompevano mai. Io ho una Whirlpool con carica dall’alto e non faccio che chiamare il tecnico.
 – Triste, triste. Che poi, da quando c’è Crozza è raddoppiato tutto.
– Io non riesco ad arrivare a fine Fabula Atellana.
– E chi ci riesce ormai?
– Ma infatti. Una volta invece.
– I giovani sapevano quali erano i limiti da non superare. Tranne Taricone, eh.
– Sì. Su cosa scherzare, su cosa no.
– Infatti. Per fortuna io porto sempre con me una lista completa, delle cose sulle quali si può fare satira e di quelle che no, non si può. Mio figlio la sa a memoria ormai.
– Anche io ho la mia lista! Che coincidenza. Faccia vedere…
– Prego…
– Ma… sono diverse!
– Come? Non è possibile!
– Le dico che i suoi limiti della satira sono assolutamente diversi dai miei!
– Oh Cristo! Ma è terribile!
– E come si fa ora?
– Guardi, ho un’idea: mettiamoli insieme. Avremo un bel listone, grande grande, al quale tutti si dovranno attenere. Che ne pensa?
– Geniale.
– Poi la sbattiamo in faccia a quello là.
– Sì. Quello che denuncia. Che faccia tosta. Sa cosa ha avuto il coraggio di dire?
– Cosa?
– Che gli imbecilli anonimi sono una manna dal cielo.
– E perché mai?
– Perché di anonimo su Internet non c’è un cazzo. E adesso comincia a divertirsi lui. Ha presentato denuncia ieri, con tanto di allegati, indirizzi IP, di gente peraltro già individuata.
– Bah, non ha un cazzo da fare.
– Bah, signora mia. Che brutta gente.
– Brutta brutta.
– Mi stia bene.
– Anche lei. Come ha detto che si chiama?
– Non l’ho detto.
– Troia.
– Anonima, prego.