Facepalm (1)

Da ragazzo correvo i duecento metri e facevo anche salto in lungo.
Non ero granché nel salto, forse per l’eccessiva rincorsa: quando mi spiegarono che si trattava di specialità separate ne trassi immediatamente beneficio.

Lacrime a mare

Piangere in quel momento avrebbe mostrato, a me stesso prima che agli altri, il mio lato sensibile, la mia vulnerabilità, il mio essere comunque persona con la capacità di commuoversi di fronte un amico – un vero amico, di quelli sinceri, disinteressati, unici – che se ne va e che sai non rivedrai mai più.

Era il “mai più” a costituire una mazzata emotiva immane. Ne ero consapevole, sapevo che era quella l’occasione vera per mostrare cosa si aveva davvero in corpo, senza più voler trasmettere la solita immagine da “duro”, “cinico”, “spietato”. Davvero ero di fronte a quelle situazioni nelle quali puoi essere totalmente te stesso, dismettere ogni corazza. E quei sentimenti che provi e che tieni compressi in qualche angolo della tua mente, finalmente accompagnarli al di fuori, farli diventare espressioni, abbracci, lacrime.

E così, quel che in quell’istante avevo in testa, mentre lui si accomiatava da me per l’ultima volta (“Non tornerò mai più qui, tu sai che è l’ultima volta che ci rivedremo, sono troppo malato per affrontare un altro viaggio tanto lungo“), quel che solo riuscivo a pensare in quegli istanti che mille volte avevo visto romanzati al cinema, magari accompagnati da struggenti violini in sottofondo e scenari di anonime stazioni e viavai di comparse senza volto, il mio solo pensiero in quell’istante fu: “Ma perché cazzo non mi viene da piangere?”

Niente, manco per Cristo. Nulla.

Quello che mi bloccava era proprio il pensiero che non ci fosse niente a poter fermare la mia commozione: non avevo alibi.

Insomma, se non piangevo in quel momento significa che davvero ero un gran pezzo di merda. E la cosa mi colpiva al punto da spostare totalmente il fuoco della stuazione non più sull’amico che andava via per sempre ma su di me.

E allora presi atto che la mia immagine di “cinico”, di “spietato”, altro non era che la mia proiezione dell’essere realmente “cinico”, “spietato”. Altro che paradossi: “Uno che fa tanto il freddo in realtà nasconde delle fragilità che…”. “Fragilità” stocazzo. Le lacrime non mi escono, non escono!

Ho verificato di possedere una seconda corazza, stavolta fusa con la mia stessa anima, sotto quella che avevo cercato di accantonare per un attimo.

Mi sa che sono Wolverine.

 

Angry lols

Litigo. Litigo moltissimo. Litigo particolarmente con un preciso target di persone: quelle prive di senso dell’umorismo.

La cosa mi gratifica molto, avendo una bassissima considerazione per questo genere di individui. L’ironia e l’autoironia rappresentano per me un indicatore fondamentale di intelligenza. La permalosità il suo nadir. Essere permalosi è secondo me profondo indice di problematicità irrisolte. Non accettare uno scherzo o non riconoscerlo come tale è davvero il punto più oscuro possa attraversare la mente di un uomo. Che ci possano essere argomenti o ambiti dell’esistenza sui quali è vietato prendere e prendersi in giro lo trovo sciocco, buffo di suo. Mi fa ridere. E la cosa fa imbestialire proprio le persone meno autoironiche, quelle che ritengo più ottuse.

Poi mi chiedo: ma se il problema fosse mio? Se in realtà non fosse una questione di ironia (ed autoironia) e fosse un problema puramente di mio approccio a persone che in realtà l’autoironia ce l’hanno, e non poca?

Ma pensare questo è solo un attimo: non è così, non può essere così, mi girano i coglioni, non si scherza su certe cose.

Sei sanissima!

“La maggior parte della bellezza di una donna va via con una secchiata d’acqua” (cit.).

Il trucco femminile è una sofisticata arma di seduzione, della quale poche donne fanno a meno. Ma vi siete mai chiesti perché il trucco aumenti l’attrattiva?
Perché evidenziare zone del corpo, modificarne i colori, alterarne la compattezza porta un maggior interesse e definiscono la persona come “più bella” di quanto non sia al naturale?

Cos’è poi la bellezza?

Non statemi a fare l’ipocrita nenia: “io preferisco la donna così com’è“. Allora spiegatemi perché per i servizi di copertina, per fotografie, spot, film non vediamo mai una come si fosse appena svegliata.
E’ ovvio che il trucco valorizzi, copra i difetti e renda una donna decisamente più attraente.

Per certi versi il discorso vale anche per gli  uomini, ovviamente con tutti i limiti del fatto che per un uomo “truccarsi” al massimo coincide col sistemare barba e capelli, concedersi abbronzatura e poche altre alterazioni fisiche, ma il concetto è assolutamente lo stesso, dunque nessun sessismo. È solo che il trucco, essendo pratica eminentemente femminile, ci aiuta a capire meglio il perché alterare il proprio aspetto trasmetta certe immagini mentali.

ROSSETTO: sto comunicandoti che le mie labbra sono ben irrorate, che c’è buon afflusso di sangue. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute.
RIMMEL e CONTORNO OCCHI: i miei occhi contrastano fortemente sul mio viso, sono in estrema evidenza ed anche la parte più chiara sembra ancora più tale. Questo trasmette una immagine di occhio sano e riposato e dunque di poco stress a livello psicofisico. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute.
FONDOTINTA: la mia pelle è uniforme. Non ci sono zone rovinate dunque non ho passato il mio tempo sotto agenti dannosi come Sole o intemperie. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute.
SMALTO: le mie estremità (dita delle mani e dei piedi) sono perfettamente funzionanti perché il sangue vi affluisce correttamente. Non ho zone congelate o atrofiche. Dunque non ho mai sofferto condizioni climatiche estreme. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute.
Aggiunta: per gli smalti si noti la tendenza al rosso/rosso bruno. Si avvalora il concetto di buon afflusso di sangue. Non si badi all’uso di colori come il bianco o il nero: fanno parte di altri corredi mentali che richiamano oggi idea di agio, di possibilità di vivere senza far uso eccessivo delle mani. Lo smalto mi informa che non faccio lavori pesanti. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute. Altri colori “estremi” come il verde, il fucsia, il blu seguono la stessa tendenza, con un richiamo visivo ancora più evidente. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute.
PRODOTTI PER I CAPELLI: i miei capelli sono sani, forti. Il tempo e le condizioni atmosferiche non li hanno sfibrati ed indeboliti. Questo significa che il mio corpo sta bene, che sono in salute.

In conclusione, si altera il proprio corpo per mandare segnali di salute. La bellezza non è altro che l’immagine di una persona che appare appunto sana e più questa idea passa, più si rafforza l’attrattività.
Una body builder crea abbastanza disagio in un uomo perché tutto sommato trasmette l’idea di persona atletica, ma non è quella la “salute” in senso stretto. Perché mi sta comunicando forza, e dunque potenziale combattimento, aggressività. Cioè si tratta di una persona che tendenzialmente si scontra con altri esseri, vive all’aperto e quindi il suo corpo è sottoposto a continui stress. La body builder non è in salute come la modella: questo il messaggio che il mio cervello elabora in modo a me inconscio. E comunque la modella è più figa.

Se tutto questo è vero, il trucco non è altro che un elaborato certificato medico, col quale mi attesti il tuo stato di sana e robusta costituzione e l’assenza di patologie invalidanti.

Quindi, care donne, se Max Factor non è un immunologo potete anche evitare di spendere con lui tutti quei cazzo di soldi.
A me basta che vi facciate un check up ogni tanto.

– Sei bellissima, sai?
– Grazie, guarda che transaminasi.
– Hai un corpo meraviglioso.
– E dovresti vedere le mie curve glicemiche.
– Ho voglia di fare l’amore con te.
– Anche io. Spero che il tuo tempo di protrombina sia come il mio.

Eh?

– Buongiorno, una copia del Corriere, una del Messaggero e la Settimana Enigmistica.
– Questa è una lavanderia.
– Mi sembrava fosse un po’ sfornita. Arrivederci.

– Buongiorno, una copia del Corriere, una del Messaggero e la Settimana Enigmistica.
– Guardi che non si è mosso di qui. Ha solo messo tre puntini.
– Ah, mi scusi.

– Buongiorno, una copia del Corriere, una del Messaggero e la Settimana Enigmistica.
– Te li vai a comprare tu, caro. Io non mi alzo dal letto.
– Amanda, cosa ci faccio qui?
– Ci vivi.
– Credevo di essere in lavanderia.
– Al solito.

– Buongiorno, una copia del Corriere, una del Messaggero e la Settimana Enigmistica.
– [No woman no cry… No woman no cry…]
– Mi scusi…
– [Little darlin’ don’t shed no tears]
– Mi sente?
– [No woman no cry… No woman no cry…]
– Mi scusiii!
– Quella è un’autoradio.
– E lei chi è?
– Quello dentro la macchina.
– Che macchina?
– La macchina ferma al semaforo con l’autoradio dentro. E lei che si è seduto qua senza un cazzo di motivo.
– Volevo solo una copia de…
– E’ una macchina.
– Ma chiedevo a…
– Autoradio.

– Buongiorno, una copia del Corriere, una del Messaggero e la Settimana Enigmistica.
– La Settimana è terminata, signore.
– Lei chi è?
– L’edicolante, perché?
– Vuole dire che ci ho preso stavolta?
– Non capisco.
– Mi canti qualcosa.
– Eh?
– A sua scelta.
– Mi sta prendendo in giro?
– Nono, benissimo. Allora, mi diceva?
– La Settimana Enigmistica è terminata.
– Fa niente. Prendo Corriere, Messaggero e una stirata alla camicia, grazie.