Culture Club

‘sta cazzo di influenza non passava. Dovevo prendere altri antibiotici. Il medico me li ha prescritti ma mi ha anche chiesto di leggere bene il foglietto allegato perchè diverse erano le controindicazioni e così ho fatto. Però era di una noia terribile.
Così ho pensato di leggermelo con la stessa enfasi che ci mette Benigni quando ci parla di Dante, dell’inno di Mameli o di qualunque altra menata. Quelle che fanno oggi dire alle persone “che bella la Divina Commedia, che forte l’inno”, quando a scuola, mentre la prof tentava di recuperare scampoli di attenzione illustrando i drammi di Fetonte o l’ascesa di Dante e Beatrice al secondo cielo, gli stessi oggi rapiti dal toscanaccio sputavano palline insalivate dalle penne Bic sui capelli della stronza davanti.
E ora è tutta cultura che cola.
Per ben mezz’ora.

E’ questa la grandezza di Benigni: ti fa credere di amarla, anche tu, la cultura. Tu, che sei sempre stato una capra. E lo sei ancora. E lo sarai a vita.
Tu, che l’ultima volta che hai preso in mano un libro ti sei tagliato con la carta per incapacità di maneggiare un oggetto misconosciuto. (Ce l’ha messo tua moglie, poi, sotto la gamba del tavolo, quel libro sui luoghi comuni).

Comunque, tornando al foglietto illustrativo, sul “meteorismo e diarrea” mi sono levato in piedi ma sul “convulsioni e pericolo di morte” ho messo fuori dal balcone la bandiera dell’Italia.

E domani mi vado a comprare il cd di ‘sto Mameli.
Spero abbia fatto anche altre cover.